Ott 07 2024

LA RUSUMADA – LA MERENDA DELLA TRADIZIONE LOMBARDA 

Category: Alimentazione e gastronomia,Padania e dintornigiorgio @ 12:39

“Ta se giù de corda?” chiedeva la nonna, e subito si metteva a preparare una merenda “speciale”: La Rusumada.

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La rusumada – rosumada, italianizzato in rossumata – per secoli protagonista nelle cucina di Milano e Brianza è, ahinoi, da annoverare nella lista delle bevande estinte, scalzata in pochi decenni dalla concorrenza di prodotti industriali più “moderni”.

Si tratta di una alternativa lombarda allo zabaione, ma al contrario di questo non necessita di cottura. Prende il nome dal tuorlo, il rosso dell’uovo, chiamato in dialetto rüss d’oof o rüsümm. Era la colazione golosa e casalinga di una volta, preparata nei giorni in cui la zuppa di latte e pane secco non bastava più, magari perché c’era una qualche infreddatura da curare o un piccolo goloso da coccolare.

Erano tempi in cui i sicuro un goccio di vino, anche a colazione, non faceva inorridire nessuno e le mamme di una volta ben volentieri preparavano la russumata quando i piccoli di casa avevano bisogno di una sferzata di energia o per contrastare i malanni della stagione fredda. 

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Set 24 2024

IL LATO NASCOSTO DELLE BIBITE. ZUCCHERI, ACIDI E LA NECESSITA’ DI UN DETOX.

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 18:02

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ACQUA NERA DELL’IMPERO

Scopri cosa si nasconde dietro le bibite gassate più famose al mondo e come un detox alimentare può aiutarti a liberarti dai loro effetti nocivi sulla salute.

In un mondo sempre più orientato verso il consumo rapido e spesso inconsapevole, poche cose sono tanto universali quanto l’abitudine di bere bibite gassate. Questi prodotti, apparentemente innocui, fanno parte della vita quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo. Tuttavia, dietro il loro gusto dolce e rinfrescante si nasconde una realtà fatta di sostanze chimiche, additivi e strategie di marketing che mirano a influenzare il nostro comportamento alimentare e, in molti casi, la nostra salute.

Il testo che segue, scritto da un ricercatore americano che ha dedicato anni allo studio e alla produzione di bibite, offre una visione approfondita e critica di questo settore. Non si tratta solo di un’analisi tecnica della composizione delle bibite, ma di un vero e proprio viaggio dietro le quinte di uno dei mercati più potenti al mondo, quello delle bibite zuccherate. Con uno sguardo attento e talvolta ironico, l’autore ci guida alla scoperta delle formule “segrete” di alcuni dei marchi più famosi, rivelando i motivi per cui la Coca Cola e la Pepsi hanno ricette volutamente simili ma legalmente diverse, e quali meccanismi chimici sono alla base della sensazione di “freschezza” che tanto ci attrae.

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Set 08 2024

GLI GNOCCHI VERONESI 

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Gli  gnocchi del Da Vico, non aveva come ingrediente la patate, assomigliavano più alle orecchiette  baresi.  

Si inizio ad usare le patate, solo verso il 1869  dopo che il savoiardo  di Chambéry, Luigi Federico Menabrea    ideò  la famigerata Tassa sul Macinato.  

Prima le patate da noi venivano “consumate”  solo dai maiali.. uno dei pochi animali che potevano mangiarle crude  senza star male…

I primi a soccombere al detto: “Co San Marco comandava se disnava e se senava; soto Franza, “brava gente”,  se disnava solamente; soto casa de Lorena  no se disna e no se sena; soto casa de Savoia de magnar te ga solo voja.…  i n’à portà na fame roja e ne toca andar via… vaca troja…vaca troja.”… e chi rimaneva  a mangiar patate, furono, nello stesso anno, gli abitanti di Vaggimal  di Sant’Anna d’Alfaedo,… e da  li a seguire  tutta la provincia di Verona   e mezza Italia. 


Mag 11 2024

IL FRICO

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 00:24

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Una breve storia  del frico,   uno dei cibi più conosciuti ed apprezzati in Friuli e dai friulani nel mondo 

Ho trovato su un vecchio libo friulano la storia del Frico e siccome presumo sia abbastanza veritiera ve la voglio far conoscere. 

Il nome Frico pare derivi da una pietanza simile della cucina francese chiamata Fricò e anche in Friuli pare si chiamasse così fino all’800 quando l’accento scomparve e il nome fu quello attuale. 

Si racconta che il primo Frico sia stato cucinato in Carnia per poter usare tutti i pezzetti di formaggio rimasti in cucina o come residui delle forme in latteria. L’aggiunta di patate fu necessaria perché la pietanza non venisse tanto dura visto che a quei tempi soprattutto gli anziani avevano molti problemi di denti. 

La prima vera testimonianza scritta però la troviamo già nel lontano ‘400 quando un certo Martino, cuoco raffinato del Patriarca di Aquileia Ludovico Trevisan, che fu in carica dal 1439 al 1465, lasciò uno scritto su cui scriveva la sua ricetta del Frico a cui lui aggiungeva cannella e zucchero. Il famoso cuoco diceva che lui usava solo formaggio di quello migliore cotto nel burro e l’aggiunta della cannella, come già detto, era solo dovuta alla golosità del Patriarca.

Adesso i tipi di Frico sono molti, da quello “morbido” cotto con aggiunta di patate, cipolle, altre verdure o salsiccia, a quello più “asciutto” in cui viene cotto del formaggio grattugiato o tagliato a fettine nel burro o nell’olio. 

Un cibo povero ma che piace a tutti, dai più piccoli ai più grandi, dai più abbienti ai più miseri, dagli italiani agli americani e via di questo passo fino ad arrivare sulle tavole dei migliori ristoranti che lo propongono assieme alla poverissima polenta, ora divenuta gradita pietanza ricercata e richiesta come rarità.

Eugenia Monego


Mag 10 2024

RICETTA BASE PER IL  GOULASCH

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 11:51

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Questa è la ricetta di mio marito, perché questo piatto lo prepara sempre lui. ( Lo cucinava quando era cuoco e lavorava nei ristoranti)



Ingredienti per il goulasch ( per 4 persone)

• 800 g manzo di taglio anteriore (girello o sottospalla)

• 300 g di cipolle 

• 80 ml di olio extravergine d’oliva

• 1 bicchiere di vino rosso

• 1 cucchiaino di paprica forte
o quanto basta per i propri gusti 

sale quanto basta
Farina bianca, quanto basta per infarinare i pezzi di carne 

Come carne va bene anche il taglio detto cappello del prete. Quello che ho usato io. Basta sia tagliato a pezzi non troppo piccoli. 

Infarinare la carne senza esagerare con la farina. 

Rosolare, senza abbrustolire, le cipolle e aggiungere la carne infarinata, rosolare bene anche la carne senza fare attaccare ( meglio usare una padella antiaderente con fondo spesso), quando la carne e ben rosolata, bagnare con vino rosso e aggiungere la paprika, aggiungere poi acqua calda all’occorrenza, quando asciuga, fino cottura ultimata. 

Di solito ci vogliono tre/quattro ore perché deve cuocere lentamente a fuoco basso


Va servito con polenta concia come da ricetta:


INGREDIENTI PER LA POLENTA CONCIA

( tipica della Val di Ledro, in Trentino)

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Mag 09 2024

ZUCCHERO E TUMORI

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 22:31

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Un articolo pubblicato sul New York Times il 4 maggio 1931 (ancora disponibile sul sito del quotidiano), parla delle ricerche su zucchero e tumori dell’eccellente Gladys E. Woodward, una delle poche donne a lavorare nella ricerca all’epoca.

Fino agli anni Cinquanta si parlava regolarmente come lo zucchero ed i carboidrati fossero responsabili di molti tumori, anche grazie alle ricerche di Otto Warburg (che gli valsero il premio Nobel) nella Germania degli anni Trenta.


Mag 04 2024

C’ERA UNA VOLTA IL TARASACCO  DETTO ANCHE PISSACANI O BRUSAOCI  

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Prati gialli Campo di Crepis sancta o Radicchiella simile al Tarassaco ma meno buona in cucina

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Ora l’intruso arriva dalla Terrasanta

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Nell’Est veronese la Crepis Sancta, o Radicchiella, sta prendendo il sopravvento. Resiste meglio a stagioni di siccità e piogge altalenanti

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«Pissacani» in via di estinzione nelle campagne dell’Est veronese. Altro segnale del territorio che cambia, a malincuore per chi era solito cibarsi dei fiori o delle foglie di questa verdura spontanea. Cartina di tornasole sono i colori della primavera: il verde della natura che si risveglia, il bianco dei petali dei ciliegi. Alla tavolozza si aggiungeva il giallo delle infiorescenze di tarassaco, il «pissacan» appunto, a tingere prati o filari tra una vigna e l’altra. Ora non più.

«Negli ultimi 15-20 anni è apparso un nuovo fiorellino sempre giallo, il Crepis sancta o radicchiella di Terrasanta, la cui presenza sta soppiantando quella del pissacan», segnala il naturalista Silvio Scandolara che descrive questo «intruso» che presenta talvolta capolini doppi e rosetta basale di foglie molto più piccole, meno saporite e di scarso uso in cucina.

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Apr 20 2024

PASTORIZZAZIONE, FERTILITÀ ED I SOLITI NOTI

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 23:18

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“La fertilità dei ratti alimentati a latte pastorizzato calò del 52%, rispetto a ratti alimentati a latte fresco.”

“[I ratti dell’esperimento alimentati a latte crudo] sono arrivati in eccellenti condizioni alla quarta generazione alla fine dell’esperimento. Di quelli alimentati a latte sterilizzato, alla terza generazione nessuno è vissuto più di un giorno.”

“In un altro esperimento, venne dato a tre gruppi di ratti latte crudo, pastorizzato o sterilizzato. Una volta che le femmine furono mature, vennero fatte accoppiare. Nel terzo gruppo, nessuna rimase incinta. Nel secondo gruppo, 42 rimasero incinta e 21 partorirono cuccioli vivi, nel primo gruppo, 47 rimasero incinta e 41 partorirono cuccioli vivi.”

La pastorizzazione del latte fu proposta da Lord Victor Rothschild, che parlò solo 2 volte nella sua carriera alla Camera dei Lord. Una di quelle due volte fu per promuovere la pastorizzazione.

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➡️ Un nutrizionista italiano in Australia.


Mar 30 2024

LA FAMOSA PEARÀ: IL TESORO VERONESE TRA LEGGENDA E REALTA’. 

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La pearà, o piperata  termine del dialetto veronese, è una salsa povera o, più propriamente, una salsa semplice. 

Non esiste altro piatto che rappresenti la veronesità più della pearà. E d’altro canto la pearà non viene preparata in altre città o regioni se non a Verona e alla sua provincia.

La pearà è una salsa pepata servita assieme al bollito misto. Tuttavia non va considerata un semplice accompagnamento, ma parte integrante del piatto, tanto da comparire nel nome stesso: bollito misto con pearà.

Come tante altre cose, anche questa è legata ad una leggenda la quale narra che, nel 557, fu il cuoco di corte di Alboino, re dei Longobardi, a inventarla perché aveva bisogno di un cibo in grado di ridare forza a Rosmunda, la quale, divenuta forzatamente moglie del re, si stava lasciando morire di fame dopo essere stata costretta a bere dal cranio, trasformato in coppa, del padre Cunimondo re dei Gepidi ucciso in battaglia dallo stesso Alboino. 

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Feb 13 2024

GRANO ITALIANO VS GRANO CANADESE

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 20:35

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 A sinistra grano italiano, a destra grano canadese importato e scaricato nel porto di Manfredonia (FG).

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Oggettivamente il grano canadese sembrerebbe quasi marcio.

Non è marcio. È bruciato perché è pieno di glifosfato. A cosa serve e cos’è il glifosfato (giusto per fare chiarezza)? È un erbicida per impedire alle piante infestanti di crescere tra ed intorno il grano.

 Una volta si usava? No. Fino al 1975 il grano era alto 1 metro e 80 e le piante infestanti non erano un problema. Che poi si chiamano piante spontanee… Siccome un grano così alto in caso di tempesta si abbatte al suolo, allora modificandolo lo hanno abbassato a 50 cm…ma così basso le piante infestanti sono un problema. Quindi glifosfato, che ha anche un’ altra funzione. Quella di accorciare i tempi di maturazione, praticamente viene essiccato chimicamente. 

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Dic 29 2023

LA CHITINA  AVVIA  L’INFIAMMAZIONE POLMONARE INNATA DI TIPO 2 . ATTRAVERSO PERCORSI NON  COMPLETAMENTE DEFINITI 

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STUDIO  DEL 2007 SULLA CHITINA, DI CUI COMPOSTI GLI ESOSCHELETRO DEGLI INSETTI 

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Chitina, la sostanza contenuta negli insetti. I media ne esaltano le qualità, ma Nature: “Avvia l’infiammazione polmonare”

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La sostanza contenuta negli insetti e non completamente digeribile, negli anni è stata oggetto di studio di diverse riviste e studi. Tutti collimano verso un unico risultato: la chitina è dannosa verso chi la utilizza

Tra le sostanze presenti negli insetti, verso cui l’Ue è sempre più indirizzata per farli arrivare nei nostri piatti, c’è la chitina: questa è una sostanza, non completamente digeribile, conosciuta anche per essere il principale componente dell’esoscheletro degli artropodi. Uno studio di Nature del 2007 illustra come questa avvii “l’infiammazione polmonare innata di tipo 2 attraverso percorsi non completamente definiti”. Eppure diversi giornali fanno a gara a lodarne le qualità, smentendo o provando a smentire fatti inconfutabili.

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Nov 12 2023

NON MANGIATE GLI INSETTI, MALGRADO LE FALSE ASSICURAZIONI …..

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L’agenda WEF dei mangiatori di insetti rende gli esseri umani suscettibili ai virus ingegnerizzati  (dai laboratori militari e di Big Pharma) – 27 febbraio 2023

Gli esseri umani sono destinati a diventare dei parassiti ambulanti se l’élite globale farà in modo che tutti rinuncino alla carne e inizino a mangiare insetti e grilli.
La ricerca scientifica rivela che questi insetti contengono la perfetta “armatura” che i parassiti e gli agenti patogeni usano per infettare gli esseri umani e gli animali e diffondere le malattie al loro interno.
Se iniziate a mangiare regolarmente insetti, perché credete che questo salverà la Terra dal riscaldamento globale o dal “cambiamento climatico”, potreste mettere voi stessi (e i vostri eventuali figli) direttamente in pericolo, aiutando l’agenda malvagia dei globalisti che vogliono spopolare il pianeta.
Se si esaminano le ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi decenni, prima che le élite e i media iniziassero a promuovere insetti e cimici come cibo, emergono subito alcuni fatti preoccupanti.

Il principale è che gli insetti sono tossici per l’uomo: Gli insetti sono tossici per l’uomo.


Uno studio del 2019, intitolato A parasitological evaluation of edible insects and their role in the transmission of parasitic diseases to humans and animals (Valutazione parassitologica degli insetti commestibili e del loro ruolo nella trasmissione di malattie parassitarie all’uomo e agli animali), ha rilevato che il consumo di insetti comporta gravi rischi per la salute dell’uomo a causa della trasmissione di malattie parassitarie.

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Gen 27 2023

COSA SONO I GRANI ANTICHI

Category: Alimentazione e gastronomia,Mondo vegetalegiorgio @ 07:45

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In quest’ultimo periodo il tema dei grani antichi è molto dibattuto sui canali social, in modo non sempre obiettivo e/o documentato.

Si fa a gara per stabilire se una varietà può essere inserita nell’elenco di quelle appartenenti ai grani antichi o se la varietà x o y sia stata bombardata da raggi gamma, raggi x, etc.

La disinformazione è molto diffusa.

Ad oggi non esiste una definizione univoca ed accettata su cosa siano igraniantichi.

Nel giugno del 2018, a Bologna, ha avuto sede la Prima Conferenza Internazionale sui grani antichi, a pagamento (costo di partecipazione 400 €) organizzata da Kamut (?), Ifoam e Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, partecipata da molti dei più grandi esperti mondiali del settore.

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Nov 24 2022

RICETTA FAVE DEI MORTI VENEZIA DOLCI TIPICI VENETO

Category: Alimentazione e gastronomia,Veneto e dintornigiorgio @ 22:54

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Le Fave dei Morti sono un dolce tipico veneziano che affonda le proprie origini in un’antica tradizione: ha sostituito le fave arrostite che si mangiavano in passato in occasione della ricorrenza dei morti. Le autentiche fave dovevano essere confezionate con i soli pinoli perché le mandorle le rendevano più pesanti. Oggi, dato il costo dei pinoli, si preparano quasi esclusivamente con le mandorle.

Le Fave dei Morti veneziane si caratterizzano per essere di tre colori (marrone, pesca e panna). Ma perché questo dolce deve essere simile alle fave? Le fave erano considerate da Plinio un “incantesimo protettore”, il simbolo dei morti e della loro prosperità.

La tradizione di mangiare questo legume durante la “Festa dei morti” pare abbia origini molto antiche e, alcune fonti, le fanno risalire ad un’usanza da cui deriverebbe anche il nome “Calle della fava” a Venezia. Già nel VII – VI sec. a.C. nell’area del Mediterraneo le fave erano legate al mondo dei morti in quanto il fiore di questo legume è bianco ma macchiato al centro di nero (simbolo di morte). Inoltre, se le fave secche vengono lasciate nell’acqua, esse la tingono di colore rosso e ricordano quindi il sangue.

Anche con l’avvento del Cristianesimo, il legame tra le fave e i morti non venne scordato tanto che, fino ai tempi più recenti, era usanza mettere sul davanzale e sugli angoli delle strade ciotole colme di fave. Oggi la fava naturale è stata sostituita con le deliziose Fave dei Morti!

Qui proponiamo la ricetta considerata l’originale.

INGREDIENTI


• 400 g di pinoli
• 400 g di zucchero
• 6 albumi d’uovo
• vaniglia
• 2 bicchierini di liquore (rosolio bianco e alchermes)
• cioccolato grattugiato.

PREPARAZIONE


Tritare i pinoli e impastarli con lo zucchero, la vaniglia e gli albumi d’uovo sbattuti a neve soda. Dividere l’impasto in tre parti, per preparare le fave di tre colori: bianche con l’aggiunta del rosolio, rosa con l’alchermes, marrone mescolando il cioccolato grattugiato. Formare delle palline della grossezza di una noce, e disporle su carta oleata in una teglia. Farle cuocere nel forno tiepido per il tempo necessario.

Fonte: internet  varie


Set 30 2022

COME DIVENIMMO “POLENTONI”

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Fu certamente anche grazie all’OFFICIO delle BIAVE, una Magistratura veneta, che nel XVI secolo, come misura per prevenire carestie dovute a cattivi raccolti, incoraggiò la coltivazione del granturco, in alternativa al grano, abbinandolo anche al riso. Il granturco, introdotto nel 1550, forniva un raccolto più abbondante di quello che era stato possibile ottenere prima e si diffuse in tutto il Veneto nel giro di tre generazioni per diventare infine il prodotto principale. 

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