“Ta se giù de corda?” chiedeva la nonna, e subito si metteva a preparare una merenda “speciale”: La Rusumada.
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La rusumada – rosumada, italianizzato in rossumata – per secoli protagonista nelle cucina di Milano e Brianza è, ahinoi, da annoverare nella lista delle bevande estinte, scalzata in pochi decenni dalla concorrenza di prodotti industriali più “moderni”.
Si tratta di una alternativa lombarda allo zabaione, ma al contrario di questo non necessita di cottura. Prende il nome dal tuorlo, il rosso dell’uovo, chiamato in dialetto rüss d’oof o rüsümm. Era la colazione golosa e casalinga di una volta, preparata nei giorni in cui la zuppa di latte e pane secco non bastava più, magari perché c’era una qualche infreddatura da curare o un piccolo goloso da coccolare.
Erano tempi in cui i sicuro un goccio di vino, anche a colazione, non faceva inorridire nessuno e le mamme di una volta ben volentieri preparavano la russumata quando i piccoli di casa avevano bisogno di una sferzata di energia o per contrastare i malanni della stagione fredda.
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