Ott 28 2024

IL TOPHET E IL RITO DEL SACRIFICIO UMANO

Il Tophet di Cartagine

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Il rito del sacrificio umano “MoIk” come offerta sacra è tipico di una mentalità sociale che non ha riscontro in quella greco-romana.
Se per i Fenici, da segni certi, appariva inevitabile che una divinità avesse in mira l’eccidio di una città o dello Stato, non si doveva indugiare ad offrirle vite umane, scaricando così tutto il suo furore, la maledizione e l’ira sul capo di pochi e tenendola lontana dalla comunità.
Con l’idea che nessun altro sacrificio più di questo rallegrasse e calmasse quella divinità, i Cartaginesi si votarono ai sacrifici umani, e per accrescere il valore del sacrificio, non risparmiarono anche ciò che di più caro e prezioso che possedevano: la vita dei propri figli.

Di conseguenza, nei momenti di necessità, per scongiurare un grave pericolo si ricorreva all’offerta di “primizie” (tra le quali sarebbero stati compresi i figli primogeniti) al dio Baal che assicurava la prosperità ed esaudiva i desideri, e alla dea Tanit che proteggeva la città e garantiva la sua eternità.

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Mag 24 2024

L’IMPATTO DISASTROSO DI 12.000 ANNI FA

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Una gigantesca catastrofe ha cancellato molte civiltà circa 12.000 anni fa, e potrebbe accadere ancora. Questo è quanto hanno scoperto diversi ricercatori recentemente. Cerchiamo di capire di cosa parliamo. 

Abu Hureyra è uno dei siti archeologici più importanti al mondo. Situato a Nord della Siria, è il sito archeologico dove si trovano le più antiche tracce di attività agricola da parte dell’uomo. Gli archeologi vi hanno trovato i resti di diversi tipi di cereali, inclusa la segale. Il sito è datato a circa 13.000 anni fa. Dai resti ritrovati, si nota che circa 1.300 anni dopo che era stata abitata, di colpo la popolazione di Abu Hureyra è andata via, o per qualche motivo, gran parte di essa non esisteva più.

Fino a poco tempo fa non si capiva cosa potesse aver causato tutto questo. Analizzando i resti di Abu Hureyra, recentemente i ricercatori hanno trovato delle microsfere di vetro fuso presenti praticamente su ogni cosa, sia nei resti biologici, sia nei resti in muratura, sia sul terreno. Hanno anche trovato nanodiamanti e tracce di suessite, un minerale raro sulla Terra, ma comune nei meteoriti. Sono state rinvenute tracce di minerali ricchi di cromo, ferro, nichel, solfuri, titanio, ferro, platino e iridio, minerali che tipicamente compongono gli asteroidi.

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Mag 19 2024

SCOPERTO UN RAMO PERDUTO DEL NILO, SCORREVA VICINO ALLE PIRAMIDI. 

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Immagine: Il Ramo di Ahrmat confina con un gran numero di piramidi risalenti all’Antico Regno fino al 2 ° Periodo Intermedio e che abbracciano le Dinastie 3 e 13.

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Quindi ci sono nuove ipotesi sulla costruzione della catena di Piramidi.

Alcune costruzioni potrebbero essere inizialmente sorte accanto a questo ramo, oramai secco, del fiume Nilo. Il ramo perduto potrebbe essersi seccato a causa di un maggiore accumulo di sabbia portata dal vento.

Utilizzando l’imaging satellitare e l’analisi dei nuclei di sedimenti, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment ha mappato un ramo prosciugato del Nilo lungo 64 chilometri a lungo sepolto sotto i terreni agricoli e il deserto. 

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Mag 08 2024

UNA CULTURA INASPETTATA HA COSTRUITO GLI INSEDIAMENTI PIÙ ANTICHI AL MONDO

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I siti archeologici di Amnya furono ufficialmente portati alla luce dal 1987 in poi, ma la recente datazione al radiocarbonio ha trovato la fossa principale nel sito I di Amnya e le sue fortificazioni risalgono a circa 8.000 anni fa. L’antico edificio ora è solo un’ampia avvallamento nel terreno, ma un tempo era protetto da un fossato e forse anche da un’altra fossa. La datazione al radiocarbonio suggerisce che sia stata costruita nell’ultimo secolo del settimo millennio a.C. Successivamente, nel VI millennio a.C., furono costruiti altri due fossati sul retro del sito. Insieme a molti altri edifici, sponde e recinzioni, queste caratteristiche rappresentano un periodo in cui il sito era occupato in modo più consistente. 

Secondo un team internazionale di archeologi, guidato da ricercatori della Libera Università di Berlino, entrambi i siti mettono in discussione la nozione tradizionale di ciò di cui erano capaci i gruppi di cacciatori-raccoglitori. 

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Apr 26 2024

LA GRANDE GERUSALEMME 

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Dal torrente d’Egitto al fiume Eufrate “Secondo Rabbi Fischmann,” la terra promessa si estende dal fiume d’Egitto fino all’Eufrate, comprende parti di Siria e Libano. ” 

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In quel giorno l’Eterno fece alleanza con Abramo, dicendo: “Io do alla tua progenie questo paese, dal fiume d’Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate

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Prima di rompere  i zebedei  a mezzo mondo,  cercate di far pace con i vostri neuroni e mettervi d’accordo con i vostri archeologi  perché  qualcosa  di sicuro storicamente non funziona ….se arrivano a dire:

Dopo 70 anni di scavi intensivi nella Terra d’Israele, gli archeologi hanno scoperto che: gli atti dei patriarchi sono leggendari, gli israeliti non soggiornarono in Egitto né fecero un esodo, non conquistarono la terra. Non si fa nemmeno menzione di dell’impero di Davide e di Salomone, né della fonte della fede nel Dio di Israele. Questi fatti sono noti da anni, ma Israele è un popolo testardo e nessuno ne vuole sapere.”

” (Ze’ev Herzog  , 29 ottobre 1999)

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” Tutti questi eventi [nei libri biblici dell’Esodo e di Giosuè] sono praticamente contraddetti dall’archeologia. ” 

( Ze’ev Herzog , 23 dicembre 1999)


Apr 03 2022

SVELATA LA PROVENIENZA DELLA PIETRA DELLA CELEBRE “VENERE” GRAVETTIANA DI WILLENDORF: E’ ITALIANA, DELLA LESSINIA!

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La “Venere” gravettiana di Willendorf

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La piccola scultura litica femminile di Willendorf, alta 110 mm, risalente a circa 30.000 anni fa e appartenente alla tipologia delle cosiddette “Veneri” del Gravettiano, è un’autentica icona del Paleolitico, rinvenuta sulle rive del Danubio nel 1908 ed esposta nel Museo di Storia Naturale di Vienna. Recentemente è stata ristudiata da un gruppo di specialisti austriaci e tedeschi, che hanno appena pubblicato uno studio su Scientific Reports. Le analisi condotte con tomografie microcomputerizzate rivelano l’origine, la scelta del materiale e le caratteristiche della superficie nella quale è stata scolpita, una tenera oolite del Mesozoico. Dopo aver campionato molti affioramenti oolitici su un raggio di 2500 km dalla Francia all’Ucraina, è stata trovata una corrispondenza sorprendentemente stretta con la granulometria del calcare oolitico del Lago di Garda, soprattutto dall’area di Sega di Ala nei Monti Lessini, tra Trentino e Veneto. Tutto ciò sembra suggerire una notevole mobilità delle popolazioni Gravettiane così come un trasporto su lunghe distanze di manufatti da sud a nord ad opera di gruppi di cacciatori-raccoglitori sapiens, prima dell’ultimo massimo glaciale.

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Dic 16 2021

SEFFORIS LA CITTÀ MISTERIOSA

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Secondo la tradizione, Maria non era di Nazareth, era nata a Sefforis, primogenita di una anziana coppia, Anna e Gioacchino, intorno al 18 a.c. e solo in un secondo tempo si era trasferita a Nazareth. 

Sefforis è in quel periodo la capitale amministrativa della Galilea, è a solo pochi chilometri da Nazaret, anzi è ben visibile da Nazaret essendo situata su una collina, inoltre vi era nata Maria, e lo stesso, non  viene mai citata nei Vangeli. 

Pertanto andiamo a vedere cosa possiamo sapere della  Sefforis nel periodo romano.

Sefforis, chiamata con vari nomi a seconda del momento storico (Autocratoris, Neronia, Eirenopolis, Diocaesarea, Zippori, Saffurieh), era una grande città di epoca romana-bizantina, situata al centro della Bassa Galilea, cinque km a ovest di Nazareth. 
 Fu anche capitale amministrativa della Galilea al tempo di Erode Antipa, quindi negli anni in cui Gesù fanciullo cresceva a Nazareth. Era abitata da una comunità di ebrei già al tempo di Alessandro Janneo, verso il 100 a.C. Pochi anni dopo, nel 56-57 a.C. il proconsole di Siria, Gabinio, assegnava a Sefforis la sede di un Sinedrio, vale a dire il consiglio del governo interno alla comunità giudaica, e quindi riconosceva il carattere giudaico della città. Negli anni 3-18 d.C. il Tetrarca di Galilea Erode Antipa la eleggeva a sua capitale, prima di trasferirla alla nuova città di Tiberiade. Verso l’anno 200 d.C. Rabbi Yuda Hannassi completò la Mishnah residendo a Sefforis. Sefforis fu abitata anche in epoca bizantina (4º-7º secolo d.C.) da una fiorente comunità giudaica.
Le fonti rabbiniche ci informano che a Sefforis esistevano 18 sinagoghe in epoca bizantina o talmudica. 

Ma la situazione diventa più interessate se analizziamo in dettaglio il periodo a cavallo dell’anno zero.

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Mar 17 2021

RIEMERGE IL PIÙ ANTICO MONASTERO CRISTIANO D’EGITTO

Il monastero. Ph. Ministero delle Antichità dell’Egitto

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Una missione archeologica franco-norvegese ha rivelato, nel fine settimana, la scoperta del più antico monastero cristiano d’Egitto: si trova in pieno deserto e risale al IV secolo d.C.

Una missione archeologica franco-norvegese, guidata dall’Institut français d’archéologie orientale, ha rivelato, nel fine settimana, di aver scoperto il più antico monastero cristiano noto in Egitto. Il sito è stato trovato nell’oasi di Bahariya, nel mezzo del deserto, a una distanza di circa 370 km dalla capitale Il Cairo. “La missione franco-norvegese”, ha spiegato il Ministero delle Antichità dell’Egitto in un comunicato diffuso sabato, “ha scoperto, durante la sua terza campagna di scavo nel sito di Tal Ganoub Qasr-al Agouz nell’oasi di Bahariya, molti edifici costruiti in basalto, altri scavati nella roccia e altri fatti di mattoni di argilla”. Il complesso è suddiviso in sei settori, dove sono state rinvenute le rovine di tre chiese e di celle monastiche le cui pareti mostrano graffiti e simboli con iscrizioni legate alla cultura copta. Sono stati ritrovati anche numerosi ostraka (frammenti di ceramica) con iscrizioni in greco che fanno riferimento ai monaci. Sulla parete di una chiesa sono stati rinvenuti anche alcuni passaggi biblici in greco, da cui si ricavano importanti informazioni sulla vita monastica nella zona. La scoperta risale all’anno scorso, ma gli scavi in quest’area sono cominciati una decina di anni fa.

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Dic 19 2020

LETTERA DELL’IMPERATORE SETTINO SEVERIO ALLA CITTÀ DI NICOPOLIS

Lettera dell’imperatore  Settino Severio  alla città di  Nicopolis

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Una lettera imperiale dell’Imperatore  Settimio Severo alla città di Nicopolis ad Istrum nell’odierna Bulgariasettentrionale, è stata esposta al pubblico per la prima volta da secoli. 

È l’unica lettera intatta di un imperatore romano mai scoperta in Bulgaria. 

E’ sopravvissuta perché è stata scolpita su una lastra di calcare di 2 tonnellate alta 3 metri. 

L’iscrizione fu riscoperta nel 1923 spezzata. I pezzi sono stati conservati al Museo di Storia di Veliko Tarnovo sin dalla loro scoperta, ma sono stati assemblati solo di recente. 

Gli epigrafi hanno ora tradotto completamente le 37 righe dell’iscrizione e la stele è stata reinstallata nella sua posizione originaria presso il parco archeologico vicino a VelikoTarnovo.

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Set 30 2020

IL RETICOLO URBANO DI VERONA

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Verona è sempre stata un perfetto incrocio ortogonale di cardini e decumani, con isolati di dimensioni costanti. 

Il decumanus maximus e il cardus maximus realizzati in età romana misuravano 720 metri ciascuno, a costituire una ‘centuria quadrata’. 

Una superficie iniziale di 477.000 mq, un perimetro di 2,7 km, strade larghe 8 m (6 m la carreggiata, 1 m ciascuno i marciapiedi) crearono isolati a pianta quadrata con lato oscillante tra i 75 e gli 80 metri.

Oggi le linee perimetrali degli isolati romani si sono perfettamente conservate grazie al loro mantenimento durante l’altomedioevo, come dimostrato dagli scavi archeologici. 

Indagando tre edifici altomedievali, in via Dante, in Corte Quaranta e in vicolo Monachine si è inoltre giunti alla conclusione che Ia mancanza di edifìci al centro degli isolati nel periodo altomediovale non rappresenta, come in altre città, un segno di abbandono. Ci fu invece una parziale occupazione del lastricato stradale romano, che portò all’avanzamento degli isolati altomedievali rispetto a quelli romani. L’isolato di Palazzo Maffei per esempio venne allungato di ben 9 metri. 

Le case finirono dunque per disporsi in fila sul perimetro dell’isolato, lasciando sgombra di edifici la zona centrale. Questa disposizione di più proprietari affìancati sul margine della strada fece sì che all’interno degli isolati si realizzassero orti e giardini ma anche depositi di rifiuti domestici.

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Fonte: srs di Andrea Schiavone, da  facebook:  LA ME BELA VERONA 


Set 14 2020

VERONA. UNA MANSIO SOTTO L’EX CINEMA ASTRA

Category: Archeologia e paleontologia,Verona storia e artegiorgio @ 14:41

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Nell’estate autunno del 2004, sotto l’immobile di via Oberdan 13 (ex cinema Astra), 200 mt da Porta Borsari e dunque appena fuori dalle mura, gli scavi per la realizzazione di un piano interrato hanno portato alla luce una serie di strutture a carattere residenziale.  
Una stazione di posta (mansio), adibita a fornire ospitalità pubblica e privata lungo la Postumia.


Su alcune pareti rimangono consistenti resti dì affreschi che richiamano pitture di III stile, mentre in 7 vani sono stati individuati pavimenti in signino bordati da fasce di tessere musive e contenenti campi centrali decorati da tesselle e crustae. L’edificio doveva essere dotato di un piano superiore di cui è testimoniato il crollo nel vano F. Tale piano era dotato di pavimentazioni musive. Un totale di 20 vani con alcuni ambienti aventi riscaldamento a parete e a pavimento.

Fonte: N.R.  


Ago 05 2019

L’ANTICA PATAVIUM ROMANA SOTTO AL PEDROCCHI

 

Nel 1764, davanti all’ormai diroccata chiesa di S. Giobbe, sul lato nord della Piazzetta Pedrocchi, a 4 – 4,5 m di profondità, fu rinvenuto un lastricato in trachite insieme ad un fusto di colonna, non scanalato, in marmo grigio, che servì poi, l’anno dopo, di sostegno al leone di S. Marco della Serenissima in Piazza dei Signori, e ad un blocco cilindrico di colonna in marmo rosso.

Così nel 1812 alla stessa profondità, demolita la chiesa, durante gli scavi effettuati dal Noale, si trovò un altro resto di colonna, col suo plinto inserito nel pavimento.

Nel 1888 si rinvennero altri frammenti architettonici ed un altro fusto scanalato; mentre, ancor prima, nel 1877, sempre alla stessa profondità, si era notato un altro resto di lastricato, con colonne scanalate e decorate ed altre di misure minori, sfaccettate o lisce.

Tutto ciò fece dunque pensare all’esistenza di un altro colonnato. Inoltre durante i lavori del Caffè si rinvennero altre due basi, con parti inferiori di colonne a 5 m di profondità. Si calcolarono pertanto tre colonne distanti rispettivamente 4,03 m.

Tutto lasciò supporre l’esistenza di un tempio databile ad età flavio-traianea (periodo tra Domiziano e Nerva). che fu distrutto da un incendio (tracce di cenere furono rinvenute durante gli scavi) ed in seguito risistemato in età adrianea.

 

Fonte: (da “Padova e il suo territorio nell’antichità” di R. Mambella)

 


Lug 29 2019

LE RAPIDE DEL TICINO

Pombia-Ticino Cartina-1850

 

 

Questo Capitolo porta a stabilire come fosse il fiume Ticino in età etrusca, per costituire un indizio sostenibile alla tesi dell’identificazione del sito di Melpum con l’attuale Pombia.

 

La tesi poggia molto sul fatto che Melpum dovesse avere un porto fluviale per risalire le rapide, e dunque con questa parte dello studio, cerco di dimostrare che detto porto ci fu veramente, perché se il fiume non avesse avuto percorso e quote adeguate, molte delle mie ipotesi cadrebbero.

 

Per evitare di leggere un capitolo noioso, a chi non è interessato all’idraulica fluviale, concludo qui in anticipo che in età etrusca, la rapida del Ticino copriva un dislivello di 20 metri su 2 chilometri, quindi era ripidissima ed invalicabile con le imbarcazioni. Nell’ottocento invece, prima della costruzione delle attuali dighe, la rapida è divenuta alta 30 metri, ma sul percorso di 10 chilometri, per cui divenne meno ripida di quella antica e perciò si è potuta navigare (parzialmente).

 

Il comportamento del fiume

 

Per capire cosa determina lo scorrimento dell’acqua di un fiume, su un territorio composto da sabbia e ghiaia, come sono fatte le colline (morene glaciali) che chiudono a sud il Lago Maggiore, possiamo osservare come si comporta la battigia di una spiaggia al variare della forza delle onde marine.

 

Durante una grossa mareggiata, il mare asporta completamente la spiaggia mettendo a nudo le rocce e trascinando sul fondo tutti i detriti di sabbia e ghiaia. Nei mari aperti (fetch 1000 km) la velocità delle onde è circa metà della velocità del vento che le forma, pertanto con una buriana da 80 Km/h arrivano onde alla velocità di 40 Km/h. Si noti che la velocità di 36 Km/h equivale a 10 metri al secondo, e questo dato è da ricordare perché è una velocità critica di logoramento più volte citata in questo testo.

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Lug 26 2019

ADDIO A GIOVANNI TODESCO, LO SCOPRITORE DEL DINOSAURO «CIRO»

Addio a Giovanni Todesco, lo scopritore di «Ciro», il baby dinosauro italiano.

 

Si è spento ieri a 72 anni, nell’abbraccio della sua famiglia, il paleontologo dilettante che nel novembre del 1980, nel Beneventano, recuperò da una cava la lastra che per milioni di anni era stata la «cuccia» dello Scipionyx Samniticus.

 

Fu questo il nome che il mondo scientifico attribuì a quella che è stata definita come la scoperta paleontologica del Novecento e che è avvenuta grazie alla passione di un tecnico calzaturiero in vacanza nel Sannio assieme alla sua famiglia.

 

La moglie Giovanna, i figli Valeria e Alessio, lo hanno accompagnato mano nella mano nel suo ultimo chilometro, quello di una lunga e difficile «maratona» di malattia, dopo «una vita di emozioni e sorprese» come diceva lui, come accadeva le domeniche di tanti anni fa, passate a «cavar sassi» di qua e di là per il gusto di scoprire il tesoro che millenni di storia ci avevano custodito dentro. 

 

Fonte: srs di Paola Dalli Cani, da  L’arena di Verona del 26 luglio 2019

Link: https://www.larena.it/territori/est/val-d-alpone/addio-a-todesco-lo-scopritore-del-dinosauro-ciro-1.7508198

 

 

SI È SPENTO IL VERONESE GIOVANNI TODESCO, SCOPRITORE DEL «PRIMO DINOSAURO ITALIANO»

 

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Lug 25 2019

PREMESSA ALLA TESI DI MELPUM

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 21:48

Ortelius, 1624, Italia Gallica sive Gallia Cisalpina ex conatibus. Dettaglio. Nella parte centrale dell’immagine ingrandita si può vedere l’indicazione Melpum

 

 

Tengo ad evidenziare che questo Testo, articolato in più capitoli, non espone un qualcosa che è stato trovato, ma l’opinione su come si possa trovarlo, secondo un metodo deduttivo, che conoscendolo, può essere applicato a qualunque ricerca, perché segue logiche precise e solitamente funzionanti.

 

Il problema della ricerca archeologica sta nell’essere autorizzati a farla, e perciò un privato che non lo è, può ugualmente individuare Siti archeologici, con queste analisi che consentono di indirizzare Prospezioni Strumentali preventive, da cui poi si attiveranno veri scavi autorizzati.

 

Nei capitoli precedenti, relativi al Viaggio di Annibale, è stato esemplificato come l’analisi dettagliata di un testo, produce un assemblaggio di indizi, che per confronto con la carta geografica e l’esplorazione territoriale, consente una serie di conferme ed esclusioni, che, con la comune logica ipotetico-deduttiva, porta a scoprire realtà che non sono state citate dai testi storici, o sono state distorte o mentite, così che si possa ricostruire come fu la vera storia.

 

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