Lug 22 2019

L’ANALISI DEI DATI DI MELPUM

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 09:26

 

 

 

Come già visto in precedenza, la prima operazione dell’indagine è di raccogliere tutti i dati disponibili per analizzare significati, motivazioni, tempi degli eventi, luoghi della Padania nord- occidentale, per individuare quale può essere l’ubicazione di Melpum.

 

Tito Livio scrive che le invasioni galliche cominciarono alla fine del VII sec.a.C. con l’arrivo dei Biturigesdi Bellovesus,e continuarono fino al IV sec.a.C.; però l’archeologia ha corretto che vi furono prima solo immigrazioni pacifiche con integrazione di Celti, e solo nel 4° secolo a.C. vi fu una invasione.

 

La grande ondata invasionistica che distrusse Melpumnel 396 a.C., e poi tutte le città etrusco-padane, fu quella delle tribù Galliche deiBiturgi, Edui, Arverni, Ambarri, Carnuti, Aulerci, Senoni, Cenomani, Boi, che fecero fuggire i precedenti Leponzinelle valli alpine dell’Ossola e Canton Ticino, spinsero gli Orobie Camunisui monti loro vicini, nonché cacciarono liguri, umbried etruschi, dalla sponda sud del Po’ all’Interno dell’Appennino. Solo gli Insubriseppero respingere i Galli, conservando il loro dominio sulle colline del Verbano, Ceresio e Lario. La grande massa di gente nuova cambiò il lessico padano, e l’archeologia ha classificato questa nuova Cultura come il tipo La Tène.

 

Quando giunsero i Romani nel 3° sec.a.C. trovarono Galli ovunque e diedero nome di Gallia Cisalpina a tutta la Padania, riservando i nomi dei predecessori ai loro monti (Alpi Leponzie, Retiche, Orobie, ecc.).

 

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Lug 19 2019

GLI INDIZI DI MELPUM

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 21:41

 

Siamo giunti al capitolo principale che indica come fare il riconoscimento archeologico di un sito insospettato, ma questa spiegazione non regge da sola, se non si seguono prima le indicazioni dei capitoli precedenti, e perciò li riepilogo per chi apre questa pagina senza aver già visto le altre.

 

Disegno n. 1 di Pombia reaiizzato nel 1994, per evidenziare meglio le caratteristiche. Si noti che il “Roggione” (a metà disegno sulla destra) non è un torrentello ma è il fosso che si è scavato il deflusso continuo delle acque della cloaca etrusca, che è stata tagliata dai romani quando hanno fatto il canalone che separa il Castrum

 

1° indizio: Le Fonti Storiche:

 

Livio scrive che nel IV sec.a.C. i Galli vinsero gli Etruschi sul Ticino, quindi è lì che si deve cercare, con una buona carta geografica, per valutare i possibili percorsi etruschi sul Ticino.

Mi documento su tutti i testi storici possibili, per sapere come può essere fatto ciò che vado cercando.

 

2° indizio: L’analisi Stradale:

 

La carta geografica indica strade, che non c’erano, ma rispecchiano itinerari fondamentali, valuto distanze tra punti salienti, alture, valichi alpini, laghi, guadi, confluenza di fiumi, incroci tra gli itinerari fondamentali. Con la logica delle probabilità ed esclusioni, stringo il cerchio su poche aree possibili.

 

4° indizio: Riconoscimento del Sito sulla Carta Geografica

 

Con le idee chiare di come deve essere fatto il sito cercato, esploro una carta geografica molto dettagliata (IGM), per identificare un’area che corrisponda alle caratteristiche cercate; in prima battuta se ne trovano due o tre, ma stringendo l’analisi sui dettagli, si scopre che esiste soltanto un punto in cui coincidono tutti i connotati cercati. Mi documento come è la località attuale e organizzo una visita.

 

5° indizio: Riconoscimento del Sito sul posto

 

L’esplorazione del luogo rivela una serie di dettagli geografici, urbanistici, tradizioni, toponimi, che qui vado a confrontare con l’idea di come deve essere fatto il sito cercato, e focalizzo quanto può coincidere e quanto può escludere; si tiene conto di tutto, anche il trascurabile o l’inverosimile.

Il disegno n° 1 allegato mostra la pianta di Pombia, è tratto fedelmente in scala, dalla Carta IGM, che non allego perché troppo complicata dai dettagli, mentre qui serve una chiara visione d’assieme, che consenta di accompagnare le descrizioni della località.

 

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Lug 04 2019

IL FILO DI ARIANNA, ALLA RICERCA DELLE ANTICHE STRADE

 

 

 

L’antica idea di trovare la strada seguendo la traccia di un filo, è il principio più semplice e sicuro per trovare delle tracce seguendo una strada. Una strada consente di trovare tutto ciò che è stato costruito nell’antichità, perché fu sempre una strada a condurre in ogni luogo.

 

Questo testo prosegue i due precedenti (Annibale e Melpum) nel proporre il metodo di esplorazione dell’antichità per via deduttiva, basando la ricerca sulla percorrenza delle Antiche Strade, invece di percorrere le citazioni dei testi antichi, perché le indicazioni tratte dall’osservazione attenta dei luoghi, rivelano le esistenze del passato più di quanto sappiano spiegare i testi.

 

Questo tipo di indagine potrebbe dirsi archeologia deduttiva, perchè invece di scavare nel terreno, scava nelle ipotesi, per quanto si vede, e guida sulle possibilità di fare ritrovamenti, prima che uno scavo casuale li riveli all’archeologia.

 

Chi volesse proseguire questo metodo, dopo qualche esperienza riscontrerà che non bazzica fantasie inconsistenti, perchè devo dire che per tutta la vita ho lavorato proprio applicando questi criteri.

 

Quel già citato “Tempi e Metodi” è una professione per la quale si fanno ristrutturazioni di stabilimenti, basate sulla attenta osservazione di quello che viene fatto, per “dedurre” come si debba farlo in un altro modo, più semplice, rapido, sicuro, meno costoso, e soprattutto flessibile (da mutare nel tempo).

 

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Giu 26 2019

LE VIE DI MELPUM

Mappa dei fiumi e dei percorsi padani

 

 

 

Secondo il criterio seguito da questo studio, definibile come geo-archeologia, l’analisi dei percorsi dell’antichità (cioè gli itinerari) è il primo passo necessario per individuare tracciati, sentieri e strade, che di conseguenza portano ad individuare dove furono gli insediamenti abitativi, dedotti con la logica che segue le forme del territorio, le distanze dei punti salienti, e l’inserimento del cosiddetto modulo di viaggio (circa 30 km/giorno) che consente la ricostruzione virtuale di dove necessariamente dovevano esservi i punti di sosta, pernottamento, insediamento.

 

Il fatto che una carta geografica mostri le strade attuali, o che si sappia dove sono stati trovati resti di strade romane, è un complemento che indica la storia di un itinerario, ma non è determinante in questo studio perché occorre risalire prima al tracciato preistorico, per poi ridiscendere alle varianti portate dalle strade successive. Spesso la storia ha sfruttato gli antichi tracciati, per ricalcarvi sopra le nuove vie, per cui è frequente trovare antiche strade sotto altre più recenti; però l’obbiettivo di questa ricerca non sono le strade, ma di usare le strade per trovare gli antichi abitati che sono andati distrutti.

 

Per trovare una strada romana è relativamente facile, perché si vede bene con la foto aerea all’infrarosso. Anche quando i basolati sono stati asportati per farne pietre da costruzione, è rimasto comunque il sottofondo, che è una massiccia gettata di ghiaia, che ama farsi notare, e dunque se si cerca una strada allo scopo di valorizzare turisticamente una località, basta scoperchiare 100 metri di strada romana, per metterla in mostra e farci il parco archeologico che dà risalto alla cittadina.

 

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Giu 24 2019

IL MODO DI VIAGGIARE NELL’ANICHITA’

 

 

– Nello studiare le strade antiche è inevitabile occuparsi anche del come venivano percorse, con quali mezzi di trasporto, quali velocità, quali intervalli tra una sosta e l’altra.

  • Il commercio minuto italico ed etrusco, consisteva di brevi carovane autonome, con carichi a dorso di mulo, che girovagavano tra città e villaggi, per scambiare merci; con mercanti e trasportatori della stessa famiglia, paragonabili agli attuali ambulanti che fanno i mercati. Più tardi, in età romana, quando vi furono sufficienti vie acciottolate o lastricate, anche questo commercio passò sui carri.
  • I grandi flussi commerciali etruschi invece non erano autonomi, perché il problema principale era la sicurezza dell’attraversamento di grandi territori abitati da altre genti; e dunque il ferro e le merci dello scambio in controvalore, viaggiavano con carovane allestite da gente locale. Gli Etruschi avevano esperienze di rapporti internazionali (conoscenza di lingue e di tipi di gente, di ambienti e di valori delle merci, diplomazia e abilità di trattare gli scambi), perciò i commercianti etruschi viaggiavano assieme a trasportatori dei luoghi attraversati (carovanieri o natanti) i quali conoscevano bene i percorsi migliori e tenevano buoni rapporti con le popolazioni locali. Questo sistema fu il motore dello scambio di costumi, credenze e conoscenze, oltre agli scambi mercantili ed economici.
  • I costumi antichi erano conservatori, cioè la gente faceva sempre le stesse cose allo stesso modo, perché l’unica scuola consisteva nel tramandare esperienze di padre in figlio, perciò esistevano famiglie a tradizione carovaniera (o natante), che per generazioni continuavano sempre gli stessi percorsi e metodi di viaggio, e ciò era quanto di meglio si potesse, per far viaggiare mercanzie, per centinaia di chilometri tra l’Etruria (o le navi etrusche) e le città dell’interno padano e celtico.

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Giu 13 2019

I SEGRETI DELL’ARC…SULLE ORME DI ANNIBALE

 

 

Arc è una parola di sole tre lettere, ma è la chiave di molti significati: c’è un Arc che tende il filo per scoccare la freccia, un Archetto che tende la tela da rammendare, un Arcolaio che dipana il filo, un Arcotrapano usato per fare fori nell’antichità, l’Arco regge il tetto e la strada del ponte, c’è un Arcobaleno ed un’Arco del tempo, fin anche l’Archeologia che spiega la Storia che non fu scritta.

 

Ebbene qui vengo a dire che c’è anche un Arc che potrà spiegare ciò che fu scritto da chi non sapeva scrivere; questo Arc è il più bel fiume della Savoia, dove si potranno organizzare gite a piedi sui monti, per migliaia di appassionati camminatori che, nel cercare la quiete e l’aria pura, cercheranno di fotografare mille graffiti sparsi su tutte le rocce delle vallate attorno, perchè da questo lavoro, nascerà una nuova archeologia, che non solo spiegherà le “Orme di Annibale”, ma anche scoprirà la logica dei Petroglifi, che costellano tutte le montagne del mondo, e che dicono cose più antiche della scrittura.

 

Quello che segue è il prospetto di viaggio, che ho fatto per cercare le “Orme di Annibaie”.

 

IL PERCORSO SULL’ARC – VERIFICA DELLE DEVIAZIONI POSSIBILI

 

Da Camousset sull’Isère dove confluisce l’Arc, quota 350 m, (156 km da Valence) si prosegue per Aiguebelle sur Arc, che dista 9 km dall’Isère e sta sulla curva verso sud del fiume Arc; qui vi è una gola con laghetto che passa tra un cucuzzolo isolato alto 400 m. (Montgilbet), posto tra il fiume ed un monte maggiore. La gola di Aiguebelle deve essere quella dove l’esercito fu bombardato da sassi.

 

Da qui la marcia riprese al 2° giorno dall’arrivo alla confluenza Arc, e per 3 gg consecutivi sul fondo valle, dove era una strada carrabile, alla velocità solita di 28 km/gg, perciò a circa 90 km, incontrò gli abitanti del passo, prosegui senza incidenti per 1 gg ma il giorno dopo fu attaccato sotto una rupe bianca in una gola, e dopo altri due giorni giunse al valico (90+20-30 km =110-120 km tot).

 

Al 10° g. inizia la discesa (forche, frana, neve nuova e vecchia), poi campo 3 gg con pascolo, 13° g. discesa, fine zona dirupata; poi 3 gg per giungere al piano (Pianura Padana).

 

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Mag 29 2019

SINTESI DELLE STRADE ROMANE

 

 

 

Questa sintesi, meglio descritta altrove, vuole essere uno sprone per molti Cultori di Storia Locale che, ciascuno per il suo paese o città, possa portare avanti questo tipo di indagini, per farle confluire in Questo Sito, punto di convegno degli appassionati archeologi, dove si potrà costituire un Forum di confronto, discussione e messa a punto dei dati, per completare sempre più, una mappa geografico-storica-archeologica dell’Italia.

 

Io sono troppo vecchio per continuare questo lavoro, perciò spero di suscitare interesse perché lo facciano altri.

 

Si dice che “nisciuno è nato imparato“, non bisogna preoccuparsi del dire solo cose certe, perché di esse non ce ne saranno mai, servono dati ed idee da porre a confronto con altre persone ed altri dati, perché è questo che porterà al compimento di documentazioni di valore, come servono all’ampliamento della Conoscenza.

 

 

STRADE RADIALI DI ROMA

 

NOME STRADA ASSE VIARIO COSTRUTTORE COSTRUZIONE UTILIZZO KM NOTE

 

L’antica Roma dei sette re, 753-609 a.C. ebbe brevi strade suburbane a disposizione radiale:

 

Campana:  poi Portuense, Roma-Portus, Imp.Claudio I d.C, 28 km. sponda destra Tevere

 

Maccarese:     poi inizio Aurelia fino a Fregene, 241 a.C., 25 km

 

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Mag 26 2019

LE STRADE ROMANE

Verona la Postumia all’ingresso della città

 

 

L’ assetto stradale antico

 

Le più antiche strade ancora esistenti sono quelle romane, che dopo oltre duemila anni continuano ad essere i collegamenti vitali dell’Italia, dell’Europa e del Mediterraneo. Furono fatte per la guerra ma poi servirono alla pace e l’unione tra i popoli.

 

La civiltà romana si forma dal 753 al 509 a.C. col regno dei sette re, tra una etnia Latina che include vari popoli del Lazio centrale: Sabini, Albani, Volsci, ed immigrati Etruschi, Troiani, Greci e Fenici.

 

Poi diventa Repubblica e nel IV sec.a.C. comincia ad espandersi; diventa una società cosmopolita che annette nella capitale gli esponenti di tutte le culture conquistate; si dà una solida struttura urbana di concezione etrusca, protetta dalla grande cerchia delle Mura Serviane, e le strutture di base come la rete di strade, acquedotti, fognature, porto fluviale, senato, leggi scritte, censo, esercito permanente.

 

All’inizio del regno la struttura viaria era quella tipica della griglia etrusca, per la quale ogni città si trova all’incrocio tra una via longitudinale ed una trasversale, ma alla fine diventa a struttura radiale.

 

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Mag 24 2019

ANTICHI FIUMI E LAGUNE ETRUSCHE

 

Questo capitolo è richiamato dal precedente, perché vi è citato l’antico porto lagunare di Ficana, che precedette il porto romano di Ostia. Come già fatto con la spiegazione del Ticino, mi servo delle descrizioni geografiche, per mostrare il perché di certe situazioni archeologiche, ed il perchè di altre descrizioni paesaggistiche che compariranno in quel “Viaggio in Etruria” che seguirà.

 

Quando parlo della osservazione attenta del territorio e del paesaggio, ripenso a come mio nonno mi faceva notare tutto ciò che ci circonda, nel corso delle passeggiate. Tutto ha una storia ed un perché, e lo scoprirlo apre il fascino di vedere le cose in un altro modo, consente di vedere anche ciò che non si vede, e ciò che è stato e non c’è più, perché nulla scompare veramente, ma si trasforma in un’altra cosa. Così ritengo utili queste divagazioni dalla storia ad altri argomenti, perché danno risposte a questo e quello, come io facevo da bambino, e suppongo debba farlo anche chi ama leggere queste cose. Tutto ciò che esiste ha delle motivazioni, e lo scoprirlo trasforma le curiosità del passato in previsioni per il futuro.

 

In questa ottica, questo capitolo pone l’argomento Delta dei Fiumi e Lagune Costiere, perché dominarono il paesaggio delle coste dell’Etruria, ed oggi dopo tremila anni, non ci sono più, perciò torna il discorso che, per poter capire un altro mondo, occorre immedesimarsi nella sua realtà, e dunque occorre ricostruire con l’immaginazione come fu il paesaggio dell’epoca.

 

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Mag 21 2019

SINTESI DELLE STRADE ETRUSCHE RIPARTITE PER LUCUMONIE

 

 

Classifica dei siti

 

CAPOLUOGO – città importante – porto– città secondaria – nome latino, etrusco.

 

LUCUMONIA DI CERE (Caere, Khaire, Cisra, Kisra)         (a        6 km dal mare)

 

Confine NordOvest – fiume Mignone (Minio) a nord monti Tolfa, Lukus Tarquinii,

Confine NordEst      – lago Bracciano, Lukus Veientii,

Confine SudEst       – fiume Arrone{Aro)da Bolsena a Fregene, Lukus Veientii,

Confine SudOvest   – mar Tirreno da Fregene a Civitavecchia,

Strada a Ovest        – Litoranea 40 km, S.Severa (Pyrgi) . S.Marinella (Punicum).Civitavecchia (Centumcellae).

 

Strada a NordOvest – interna 50 km, Terme Taurine, Cencelle sul Mignone,Tolfa, Allumiere, collegate ai porti,

 

Strada a Nord          – interna diretta 15 km a Bracciano, poi attraversa il tarquinate e va a Viterbo, Bolsena, Chiana,

 

Strada a SudEst      – litoranea 15 km, Palo(Alsium), Fregene, risale il fiume Arrone, Torrimpietra, Galeria.

 

Le strade locali sono tutte orientate dal mare verso il Lago di Bracciano; le strade a lunga percorrenza sono solo quella litoranea che corre a 4 km all’interno dal mare, e la Dorsale Etrusca per Viterbo, Val d’Elsa, o Valdichiana.

 

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Mag 20 2019

VIE PREISTORICHE NELLA PADANIA

 

Alte Ceccato rilevamenti di una strada preistorica 

 

 

Premetto che qui è solo abbozzato un progetto di esplorazione, in cui gli itinerari sono tratti dalla carta geografica, ma solo alcuni sono stati percorsi sommariamente, tanto per valutare gli ambienti, manca l’esplorazione reale che consente l’analisi dei luoghi, da cui stabilire dove questi itinerari coincidono con il percorso effettivo delle antiche strade.

 

PERCORSI PREISTORICI PADANI con direzione Est – Ovest

 

Nell’antichità la pianura padana era una immensa palude interna alla foresta, dove i fiumi senza argini dirompevano ad ogni piena (come è oggi l’Amazzonia), non era abitata ma veniva percorsa da imbarcazioni, e lungo i fiumi maggiori vi passarono i primi esploratori egeo-fenici. Pochi percorsi preistorici sul terreno asciutto, furono tracciati dai popoli migranti, come detto nel capitolo precedente, e questi passarono in costa ai colli, secondo due grandi direttrici: da est a ovest per i popoli illirici e danubiani, e da sud a nord per i popoli liguri.

 

Flussi migranti dei successivi Celti, aprirono altri percorsi lungo le valli alpine, da nord a sud (Ticino e Adige), e da ovest a est (Dora Baltea e Riparia).

 

Vi sono ancora strade su questi tracciati preistorici, ed i due principali con direzione est-ovest, sono la Pedemontana Superiore, a nord del Po’, e la Pedemontana Inferiore, a sud del Po’.

 

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Mag 19 2019

LE STRADE ITALICHE ED ETRUSCHE

Via etrusca  che attraversa il paesaggio  

 

Il clima europeo si stabilizzò fra il 3° e 2° millennio a. C, in cui le oscillazioni di temperatura, che sempre avvennero (<3500>2800<2000>1200<1000>400°a.C.), divennero simili alle attuali, ed il nuovo clima detto neotermale, fu l’attuale temperato umido atlantico, condizionato dall’anticiclone delle Azzorre. In questa epoca scompare completamente la tundra e si formano immense foreste di abeti, faggi, ontani, querce, con praterie di graminacee sulle alture; si estingue l’alce e arrivano cervi, caprioli, stambecchi, l’orso diventa piccolo e rado, soppiantato da branchi di lupi, volpi, cinghiali, lepri.

 

Muta l’epoca da Preistoria a Protostoria con la Civiltà del Ferro, che in Europa inizia nel 1.000 a.C e si compenetra con l’inizio dell’età storica, attorno al 500 a.C, senza un preciso confine, perché vi sono culture che non scrivono i loro eventi (Celti) ed altre culture che li scrivono ma sono stati cancellati (Etruschi); perciò si pone un confine convenzionale che inizia l’età storica italica, con la Civiltà Romana, e reclude gli Etruschi in un limbo che sfuma tra protostoria e storia; e dunque, questo testo che cerca le tecnologie più delle citazioni storiche, vuole restituire agli Etruschi il pieno titolo che meritano, di inventori delle strade moderne, che poi i romani attuarono su larga scala facendosene il proprio simbolo.

 

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Mag 18 2019

LE STRADE PREISTORICHE

La strada dell’età del bronzo  che porta sul monte Roccolo, detto anche Monte Pagano,  a  Montecchio di Negrar  

 

 

Le Vie dell’uomo paleolitico

 

Fin dalla preistoria, il più importante indicatore della presenza umana in un territorio, furono le strade, perché sorsero prima degli abitati e sono rimaste, ricalcando i percorsi delle migrazioni degli animali.

 

–          Il motore primo di tutta la storia fu la variazione climatica, che attraverso quattro oscillazioni di temperatura tra il 10° e I’ 8°millennio a.C, spostò le piogge dalla zona tropicale del Sahara ed Arabia, alla zona temperata dell’Europa ed Asia, per cui lentamente a sud del Mediterraneo, le foreste divennero savane e poi deserto, mentre a nord dello stesso, scomparve la tundra e vi si sostituì la macchia, la brughiera, la foresta. Il cambio di vegetazione diede inizio alle migrazioni di mandrie di animali da sud a nord, e queste furono seguite dall’uomo paleolitico, che viveva di caccia alle stesse.

 

–          Questa epoca pone termine al Paleolitico e porta l’homo sapiens mediorientale, a colonizzare tutta l’Europa e l’Asia, diffondendo la nuova tecnica di caccia con l’arco e le frecce, e perciò produce punte di freccia in pietra scheggiata, da cui il nome di cultura microlita, Questo homo paleolitico vive di caccia ed abita in tende di pelle, che sposta seguendo le mandrie di animali, e poiché questi migrano su itinerari lunghissimi, anche questo homo diventa “migrante”, con spostamenti lungo i percorsi animali, che sono le prime strade della storia, e vengono dette piste, perché sono immense fasce prative che attraversano territori, dove le foreste non sono mai cresciute, per il continuo movimento dagli animali.

 

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Feb 27 2019

LA PRIMA VICENZA SCOPERTA SOTTO LA FUTURA BRETELLA

Category: Archeologia e paleontologia,Veneto e dintornigiorgio @ 17:22

 

 

VICENZA. Lì dove tutto è iniziato, nascerà una tangenziale. Quei primi vicentini non potevano immaginare che 7.300 anni dopo, al posto delle loro capanne, sarebbe passata una strada a scorrimento veloce. Ma non era nemmeno prevedibile che l’area di cantiere della tanto attesa futura bretella dell’Albera nascondesse uno dei siti archeologici più interessanti di Vicenza, capace di raccontare i primi insediamenti di abitanti della città, risalente al Neolitico antico. È qui che sono state ritrovati frammenti di vasi di ceramica, strumenti di selce, tracce di intonaci delle capanne o dei primi focolari. 

 

Una scoperta che gli archeologi della Soprintendenza considerano importantissima. Anche se si attendono ulteriori indagini per confermare le tesi preliminari: il materiale emerso dagli scavi sembrerebbe risalire a un periodo compreso tra il 5.300 e il 4.900 avanti Cristo, quando le comunità che prima vivevano solo di caccia e raccolta, cominciarono a coltivare i campi. E dove prese forma la prima Vicenza. 

 

Fonte: da il Giornale di Vicenza del 23 febbraio 2019

Link: http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/la-prima-vicenza-scoperta-sotto-la-futura-bretella-1.7142789?fbclid=IwAR2LCGrnDop2USXgXKPbnHgdrMobhi0n5U7g_Se1jZpAsL6HSdo5avLAG8I

 


Gen 21 2019

LA STELE VENETICA DI ISOLA VICENTINA….ANCA ISOLA ’NTE ’A PREISTORIA

Stele di Isola Vicentina

 

 

Da Isola Vicentina (VI)

 

La xe stà proprio ’n avenimento stòrico sta scoperta; a no xe da tuti i dì tirar sù da soto tera na pria de tanti sècoi fà, co su scrito ’n po’ de ’a so storia. ’Lora, tornando indrìo ’tel tenpo, serchemo de saèrghene na s-cianta de pi.

 

Sirca diesemila ani fà, la nostra rejon veneta la jera ’ncora prijoniera rento na enorme grosta de giasso (Era Glaciale) ma pinpian, grassie a l’aiuto de ’n caldo e umido ventesèo, el giasso ga scumissià desfarse, provocando ’n cataclisma che ga roersà sotosora le montagne, canbiàndoghe parfin la facia a l’imensa pianura e fasendo sì che se formasse coline, lagheti e na distesa palude de sassi e paltan che faséa védare na desolassion che solo i raji del sole faséa ’ncora slúsare.

Xe passà i ani, xe passà i sècoli e soto ’a magia de ’a man del mistero xe sorta la vita, mace de fili de erba, maciuni de piantine carghe de foje e fiuri, e le montagnole xe deventà boscheti indóe ga catà rifujo animài come camossi, stanbechi e caprioli.

 

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