Feb 03 2015

ANCHE LE BARCHE AVEVANO GLI OCCHI…

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Hanno un che di misterioso e di arcano, queste imbarcazioni tradizionali dell’arcipelago di Malta, i luzzu, barche di pescatori dagli scafi coloratissimi: rossi, blu o gialli, che sulla prua portano dipinti un paio d’occhi verdi o azzurri. Sono gli occhi di Osiride, decorazioni beneaugurali che si trovavano già sulle barche di greci e fenici. Venivano pitturati per allontanare le tempeste e scongiurare una pesca infruttuosa.

 

 

Perché … cosa sono questi grandi e misteriosi occhi che ci guardano dalla prua delle nostre vecchie lancette o dei vecchi gozzi? …Ebbene, essi sono e si chiamano “occhi apotropaici” (dal greco apotròpaios, derivato di apotròpein che significa allontanare), che, cioè, allontanano gli influssi malefici.

 

Anche oggidì, frequentando appartate località, ove il lavoro marinaro sia rimasto presente in dimensione “non industriale” ma quale attività più o meno individuale (pesca e trasporto locali p.e.), si può notare la sopravvivenza d’una caratteristica un tempo universale in quei mari ove fiorirono le più antiche civiltà, quali sono infatti i mari cinesi e tutto il Mediterraneo: si tratta appunto degli occhi apotropaici, dipinti, uno a dritta ed uno a sinistra, sulla prua dei navigli.

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Feb 02 2015

GROTTA SOLINAS DI FUMANE: LA PARTE NASCOSTA DELLA GROTTA RIVELA ALTRI SEGRETI DEGLI HOMOS SAPIENS

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 00:13

La parte nascosta della Grotta rivela altri segreti dei Sapiens

 

I nuovi scavi riportano alla luce conchiglie, ossa lavorate e ocra con cui gli ominidi disegnarono un animale e il famoso sciamano

 

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Il curatore Marco Peresani davanti al nuovo scavo effettuato in grotta FOTO AMATO

 

 

I nuovi scavi riportano alla luce conchiglie, ossa lavorate e ocra con cui gli ominidi disegnarono un animale e il famoso sciamano

 

«Siamo soddisfatti dei risultati: la Grotta di Fumane produce e restituisce un indotto con caduta internazionale».

Queste le parole del professor Marco Peresani dell’Università di Ferrara alla presentazione dei risultati della campagna di scavi 2014, chiusa in questi giorni.

Una presentazione avvenuta nel sito archeologico, non come al solito in sala consiliare con le slides, per mostrare ai molti intervenuti la parte terminale dell’antro, nascosta dal muro eretto nel 2006 e abbattuto proprio quest’anno.

 

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Feb 01 2015

SCOPERTA IN TURCHIA UNA MISTERIOSA DIVINITÀ

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CONFONDE GLI ESPERTI

Una scultura raffigurante una misteriosa divinità romana, mai osservata prima d’ora, è stata rinvenuta durante gli scavi di un tempio romano in Turchia del 1° secolo a.C.

 

 

L’immagine di un enigmatico dio barbuto che emerge da quella che sembra una pianta o un fiore è stata scoperta durante gli scavi di un tempio romano del 1° secolo a.C. in Turchia, nei pressi del confine con la Siria.

 

Si tratta di una divinità completamente sconosciuta agli esperti. “È chiaramente un dio, ma al momento è difficile dire di chi esattamente si tratta”, ha confessato a Live Science Micheal Blömer, archeologo dell’Università di Muenster, Germania, impegnato nel sito.

 

Il rilievo era inglobato in un muro di sostegno realizzato successivamente per l’edificazione di un monastero cristiano medievale. “Ci sono alcuni elementi che ricordano le antiche divinità del Vicino Oriente, quindi potrebbe essere una divinità più antica del pantheon romano”, continua Blömer.

 

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Ago 19 2014

CHI ERANO I GUANCI DELLE CANARIE? I DISCENDENTI DEI SOPRAVVISSUTI DI ATLANTIDE?

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 00:05

 

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Beneharo re guanche menceyato de Anaga dell’isola di Tenerife.  Beneharo fu  il primo ad opporsi nel 1494 al governatore spagnolo delle Canarie Alonso Fernández de Lugo. Sconfitto alla fine dai Conquistador,  sopravvisse alla conquista del suo paese e prese il nome di Fernando de Anaga o Pedro de los Santos. 

 

 

I Guenci sono gli abitanti antichi delle Canarie, stabilitisi nell’arcipelago migliaia di anni prima della conquista spagnola avvenuta nel 15° secolo. Di origine ignota, nonostante la loro scomparsa, i Guenci si sono lasciati dietro non poche vestigia. Descritti come alti, di carnagione chiara e dai capelli dorati, secondo alcuni potrebbero essere i discendenti diretti dei superstiti si Atlantide.

 

Le Canarie formano l’arcipelago di sette isole situato nell’Oceano Atlantico al largo dell’Africa nord-occidentale .

 

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Giu 23 2014

NEL TERZO SECOLO ROMA FU COLPITA DA UN’EPIDEMIA APOCALITICA

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Resti romani colpiti da una grande epidemia ritrovati in Egitto

 

 

Un team di archeologi italiani ha riportato alla luce i resti di moltissime persone morte nel periodo dell’antico Egitto. I resti ritrovati furono uccisi da un’epidemia che colpi il Mondo intero, i ricercatori l’hanno potuto apprendere grazie ai testi ritrovati di San Cipriano, vescovo di Cartagine e scrittore (Cartagine, 210 – Sesti, 14 settembre 258), che descrisse quella epidemia come la fine del Mondo.

Il ritrovamento è avvenuto durante i lavori sul complesso funerario Akhimenru Harwa e sul bordo occidentale della antica città di Tebe (Luxor moderna) in Egitto, gli scheletri erano ricoperti da uno spesso strato di calce, storicamente utilizzato come disinfettante ed accanto a loro vi erano i resti di un falo’ utilizzato per bruciare le persone colpite dalla peste

 

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Giu 17 2014

IL DIVINO APERITIVO CULTURALE DEL SABATO AI 12 APOSTOLI

Category: Archeologia e paleontologia,Verona cultura variagiorgio @ 00:06

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L’ASSOCIAZIONE ARCHEONAUTE ONLUS ORGANIZZA UNA VISITA GUIDATA DELLE AREE ARCHEOLOGICHE DI CORTE SGARZERIE E DEI RESTI MONUMENTALI SOTTO IL RISTORANTE 12 APOSTOLI, DOVE, A CONCLUSIONE DELLA VISITA, VERRA’ SERVITO UN APERITIVO IN ESCLUSIVA PER GLI OSPITI.

 

L’incontro è previsto per le ore 10.00 presso la Loggia del Mangano, Corte Sgarzerie, 8/P, e terminerà alle 11.30, avrà il costo di € 13 a persona che comprende la guida e l’aperitivo.

 

I posti sono limitati e disponibili solo previa prenotazione per un gruppo max. 30 persone.

 

Per informazioni:  +39 324 0885861 / archeonaute@gmail.com

 

 

per

Associazione Archeonaute Onlus

Via San Martino 1/e, 37127 Verona

web: www.archeonauteonlus.com

fb: http://www.facebook.com/profile.php?id=100000727360303&sk=wall

 

 

 


Mag 04 2014

LA FONDAZIONE DI ROMA PIÙ VECCHIA DI DUE SECOLI: RITROVAMENTI ECCEZIONALI RETRODATANO LA FONDAZIONE DELLA CAPITALE

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Figurazione dei resti scavati del Lapis Niger nel Foro Romano

 

 

Quanti anni ha Roma? Il prossimo 21 aprile, giorno da convenzione storica in cui si celebra il Natale della città eterna, se ne festeggiano la bellezza di 2767. Ma se fossero di più? Almeno duecento in più.

Con tutto il rispetto per una signora di classe (a cui non andrebbe mai chiesta l’età), sono le nuove scoperte archeologiche riaffiorate nel Foro romano a svelarci una possibile nuova data per la fondazione di Roma. Secondo la leggenda, costruita tra fonti storiche e studi secolari, Roma è stata fondata nel 753 a.C. nella zona che corrisponde oggi al Foro romano.

 

IL SANTUARIO DEL RE

Ma è proprio il monumento storicamente più legato alla tradizione delle origini, ossia il Lapis Niger nella piazza del Comizio, di fronte alla Curia del Senato, il santuario arcaico che secondo la leggenda ricorda la sepoltura di Romolo, a restituire la straordinaria scoperta. È qui, infatti, che sono state rinvenute strutture murarie in blocchi di tufo risalenti a oltre 900 anni prima di Cristo, erette per contenere le acque di un piccolo fiume, lo Spino (un affluente del Tevere) alimentato dalla falda acquifera sotto il colle del Campidoglio. Inoltre, accanto ai resti del muro sono riaffiorati frammenti di ceramiche e resti di cibo (cereali). Testimonianze di una frequentazione umana dell’area del Foro romano molto precedente alla messa in opera di Roma da parte dei gemelli Romolo e Remo. E che segna l’inizio della civiltà romana.

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Dic 06 2013

L’APOCALISSE DEI SUMERI DOPO ERUZIONI VULCANICHE, SICCITÀ, DESERTIFICAZIONE.

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La civiltà che gli italiani stanno cercando di salvare

 

Le sepolture sono sugli strati più alti dell’argilla che copre i resti della città. Uno scheletro di maschio adulto in posizione fetale con un bicchiere di ceramica ancora stretto nel pugno destro. Un infante riposto in una culla di giunchi. Un sarcofago spezzato, probabilmente da tombaroli, già in epoca molto antica. Segno che non vi fu un epilogo violento. Non ci furono assedi epici, non battaglie finali all’ultimo sangue. Non si vedono resti di incendi, le case non furono distrutte, non ci fu massacro di massa come a Ebla o a Troia. Semplicemente gli abitanti se ne andarono via in modo progressivo e forse nell’arco di pochi decenni. Restarono solo i cimiteri, le anfore funerarie piene di granaglie a garantire l’estremo viaggio dei defunti. E gli ultimi vivi, che fu di loro? Cosa li spinse a partire?

 

Abu Tbeirah site in southern Iraq. Photo Credit- Italian Archaeological Mission in Iraq

 

Difficile capire come decade una civiltà antica, ancora di più comprenderne le cause. Di recente due noti archeologi americani, Harvey Weiss e Raymond Bradley, hanno notato in un saggio intitolato What Drives Societal Collapse? («Che cosa provoca il collasso delle civiltà?») che la fine può essere relativamente veloce anche per civiltà durate parecchi secoli. E le cause scatenanti andrebbero ricercate nei cambiamenti climatici. Fu forse così per i cacciatori nomadi nell’Asia sud-occidentale, spinti a diventare sedentari verso la fine dell’ultima glaciazione importante, 11 mila anni fa? Così per i popoli nelle valli dell’Indo, 8 mila anni dopo? Per i «granai» della Roma imperiale nel Nord Africa sempre più arido nei primi secoli dell’era cristiana?

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Nov 30 2013

DAGLI USA PER CERCARE I RESTI ROMANI A TEZZE DI ARZIGNANO

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 00:28

equipe del prof. Visonà

 

L’equipe del prof. Visonà a lavoro nella frazione di Tezze. (M. CASTAGNA.) 

 

 

ARZIGNANO. L’indagine geo-archeologica di un’equipe di studiosi. Ci sarebbero strade ed edifici dal 2° secolo aC al 4° dC

11/07/2012

 

Sono arrivati dal Kentucky per verificare l’ipotesi che sotto la frazione di Tezze, in località Valbruna, si nascondano i resti di un importante insediamento romano. Guidati dal valdagnese Paolo Visonà e da George Crothers, rispettivamente professori di storia dell’arte e antropologia dell’università americana, due studenti armati di georadar, radiometri e magnetometri e due ricercatori italiani, da lunedì e per due settimane, saranno impegnati ad indagare il sottosuolo di un fondo privato.

 

Qui, in base a ritrovamenti e a numerose testimonianze che risalgono al Cinquecento si presume possa esserci stato un insediamento romano, databile dal II secolo a.C. al IV secolo d.C. Per un arco temporale di 500 anni, quindi, è probabile che popolazioni romane abbiano abitato questa zona, che è, lungo il fiume, la più ampia della Valle, e che quindi, nascoste dalla terra e dai secoli siano sepolte strade, resti di edifici, opere di contenimento idraulico.

 

«Abbiamo già grigliato una vasta zona – spiega Visonà -. dove a piedi passiamo con gli strumenti: sono molto precisi ci consentono di capire se sotto c’è metallo, ghiaia, terra o materiale denso che corrisponde ad una costruzione».

 

 

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Apr 12 2013

FORSE SCOPERTI I RESTI DEL PRIMO IBRIDO NEANDERTHAL-SAPIENS

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La ricostruzione di una femmina di Homo neanderthalensis. Fotografia di Joe McNally

 

Un accenno di mento in una mandibola neandertaliana potrebbe essere la prima prova fisica di incroci tra le due specie avvenuti più di 30 mila anni nelle grotte del veronese. Un frammento di mandibola scoperto nel Riparo Mezzena di Avesa nel 1957 potrebbe appartenere al primo ibrido Neanderthal-Sapiens mai scoperto finora.

È il risultato di un nuovo studio internazionale pubblicato su Plos One, che ha analizzato un fossile proveniente dai Monti Lessini, in Veneto, scoprendo caratteristiche tipiche della nostra specie nella conformazione del mento dell’esemplare.

Secondo i ricercatori, tra i quali figurano David Caramelli e Martina Lari dell’Università di Firenze, è la prova di un incrocio tra le due specie, avvenuto nel nord della penisola circa 40 mila anni fa.

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La mandibola fossile di Riparo Mezzena oggetto dello studio pubblicato su PlosOne. 

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Apr 02 2013

UNO TSUNAMI NEL MEDITERRANEO

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Nel 365 d.C. un violento terremoto colpì Creta generando un  maremoto (tzunami)  nel Mediterraneo, che mobilizzò una gran quantità di sedimenti marini. Grazie all’analisi proprio di quei sedimenti oggi, al largo delle coste siciliane, i ricercatori guidati da Alina Polonia dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) sono riusciti a ricostruire l’evento catastrofico che interessò il Mediterraneo secoli fa. I risultati delle loro analisi sono stati pubblicati su Scientific Report.

“Il deposito è noto con il nome di ‘Omogenite o megatorbidite Augias’ e occupa larga parte del Mediterraneo orientale”, racconta Alina Polonia illustrando la zona presa in considerazione dallo studio: “Per comprendere la sua origine erano state fatte varie ipotesi; tra queste, la più accreditata era l’esplosione del vulcano Thera (Santorini), avvenuta nel 1627-1600 a.C., che distrusse la civiltà minoica. Secondo gli studi del nostro team la causa di quest’enorme deposito sedimentario fu invece uno tsunami generato dal terribile terremoto che colpì Creta nel 365 d.C., con una magnitudo valutata tra 8 e 8,5 gradi della scala Richter”.

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Set 24 2012

E’ MORTO MARIO PINCHERLE, LO STUDIOSO DEI MISTERI DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE

L’archeologo e poeta, nato a Bologna nel 1919, fu partigiano sulle montagne delle Marche e visse fino al 1992 ad Ancona. Affascinante quanto controversa la sua teoria sulla piramide.

Ancona, 24 settembre 2012 – L’archeologo e poeta Mario Pincherle, autore di un’affascinante quanto controversa ipotesi sulla piramide di Cheope, è morto ieri all’età di 93 anni a Bientina (Pisa), dove viveva dal 1992.

Nato a Bologna il 9 luglio 1919 da un’importante famiglia di origine ebrea, perseguitata durante il fascismo, Mario Pincherle fu partigiano tra le montagne delle Marche. Dopo aver vissuto a lungo a Bologna e per un breve periodo a Vignola (Modena), trasferì ad Ancona dove rimase fino al 1992 per poi spostarsi definitivamente in Toscana.

La carriera di ricercatore di Pincherle subì una svolta nel 1965, quando teorizzò l’esistenza di una torre, detta poi Zed, all’interno della piramide di Cheope. La sua scoperta fu annunciata nel 1969 con uno studio pubblicato dall’Accademia dei Lincei, dove sostiene che la piramide di Cheope non e’ la tomba del faraone, bensì un momento costruito proprio a protezione dello Zed con funzioni di calendario cosmico, osservatorio astronomico e bussola. La scoperta dette impulso ad un nuovo progetto di ricerca volto alla ricostruzione delle tecniche di edificazione impiegate nell’antico Egitto.

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Lug 17 2012

ALCUNE ISCRIZIONI PRESENTI SU UNA SEPOLTURA ANTICA DI 2000 ANNI POTREBBERO FORNIRE INFORMAZIONI UTILI RIGUARDO ALLA MORTE DI GESÙ.

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Il contenitore funerario in calcare, definito come un ossario, potrebbe rivelare quale fosse la patria di Caifa, il sommo sacerdote coinvolto nella crocifissione di Gesù.  L’autorità israeliana per le antichità, che confiscò l’ossario da alcuni saccheggiatori tre anni fa, lo ha poi consegnato al prof. Yuval Goren, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Tel Aviv, che ha condotto il tentativo di autenticazione.

“Al di là di ogni ragionevole dubbio, si tratta di un’iscrizione autentica”, ha affermato Goren, dopo aver condotto un esame approfondito sul contenitore che, oltre all’iscrizione, presenta anche alcune rosette decorative.

Le scoperte di Goren dimostrano che questa insolita iscrizione getta luce su uno degli uomini dietro alla morte di Gesù. L’iscrizione completa recita: “Miriam, figlia di Yeshua figlio di Caiaphus, sacerdote di Maaziah da Beth Imri,” citando quindi il defunto, con tre generazioni di parenti e una potenziale posizione di riferimento.

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Lug 06 2012

ANTIOCHIA. ANTICA MALEDIZIONE CONTRO UN FRUTTIVENDOLO

Lo studioso Alexander Hollmann dell’Università di Washington ha tradotto un’antica maledizione scritta 1.700 anni fa sui lati di una sottile tavoletta di piombo: essa doveva affliggere non un re o faraone, ma un semplice fruttivendolo nella città di Antiochia.

Scritta in greco, la maledizione chiedeva a Iao (la forma greca per Yahweh, il Dio dell’Antico Testamento) di tormentare un fruttivendolo di nome Babylas. La tavoletta elenca anche il nome di sua madre Dionysia, “nota anche come Hesykhia”.

O Iao che scagli lampi e tuoni, colpisci, lega Babylas il fruttivendolo”, recita l’inizio della maledizione. “Come colpisci il carro del Faraone, così colpisci l’offensività (offensiveness) di Babylas“.

O Iao che scagli lampi e tuoni, come uccidi i primogeniti d’Egitto, uccidi il suo [bestiame?] tanto quanto…” (La parte successiva è perduta).

 

È inoltre possibile che il fruttivendolo fosse cristiano: “Esiste un vescovo di Antiochia molto importante chiamato Babylas che è stato uno dei primi martiri”, ha detto Hollmann.

L’uso di metafore prese del Vecchio Testamento aveva inizialmente suggerito a Hollmann che chi scrisse la maledizione fosse ebreo. Ma dopo aver studiato altri antichi incantesimi magici che utilizzano le metafore, si è reso conto che la cosa potrebbe non essere così scontata: “Non credo che ci sia necessariamente un collegamento con la comunità ebraica”, ha detto. “La magia greca e romana a volte inseriva testi ebraici senza comprenderli molto bene”.

Oltre all’utilizzo di Iao (Yahweh) e al riferimento alla storia dell’Esodo, la tavoletta cita anche la storia dei primogeniti d’Egitto:

O Iao che scagli lampi e tuoni, come uccidi i primogeniti d’Egitto, uccidi il suo [bestiame?] tanto quanto…” (La parte successiva è perduta).

“Potrebbe essere semplicemente che l’Antico Testamento è un testo potente, e la magia ama utilizzare testi e nomi potenti”, ha spiegato Hollmann. “Questo è ciò che fa funzionare la magia o fa credere alle persone che funzioni”.

Il manufatto, che ora si trova al Princeton University Art Museum, era stato scoperto negli anni ’30 ma finora non era stato completamente tradotto. La traduzione dettagliata è stata pubblicata sulla rivista Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik.

 

Fonte: da Il fatto Storico  del 21 gennaio 2012

Link: http://ilfattostorico.com/2012/01/21/decifrata-unantica-maledizione-contro-un-fruttivendolo/

Fonte: Live Scienze

Link: http://www.livescience.com/17589-ancient-curse-translated-greengrocer.html

 


Giu 29 2012

AUTENTICA LA FIBULA PRENESTINA CON LA PIÙ ANTICA ISCRIZIONE LATINA

Category: Archeologia e paleontologia,Arte,Storia e dintornigiorgio @ 10:37

 

Roma – La spilla “prenestina”, risalente al VII secolo a.C., da un secolo era oggetto di una disputa accademica

Roma – La “Fibula prenestina”, risalente alla metà del VII secolo a.C. e recante la più antica iscrizione latina prevenutaci, è autentica e adesso ci sono anche le prove scientifiche.

Si chiude così un dibattito che va avanti dal 1887, quando la preziosa spilla etrusca venne rinvenuta a Palestrina dall’archeologo tedesco Wolfgang Helbig, suscitando accese polemiche sulla sua effettiva attendibilità. Controversie che raggiungessero il culmine nel 1979, quando la celebre epigrafista Margherita Guarducci la dichiarò apertamente un falso e ne attribuì l’iscrizione allo stesso Helbig.

A mettere la parola fine al “giallo” sono state le indagini condotte dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr e dalla Sapienza, che hanno fugato ogni dubbio. Gli accertamenti condotti da Daniela Ferro dell’Ismn e dal restauratore Edilberto Formigli, che da anni conducono analisi multidisciplinari sulla tecnologia orafa antica, ne hanno confermato l’attendibilità. Il gioiello d’oro, lungo 10,7 cm ed esposto al Museo nazionale etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, sulla parte esterna della staffa riporta l’incisione “Manios med fhefhaked Numasioi”. In latino classico, “Manius me fecit Numerio”, ovvero “Manio mi fece per Numerio”.

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