Giu 28 2012

ISRAELE. OSSUARIO CON I RESTI DI UN PARENTE DEL SACERDOTE CAIFA

Il Mercoledì 29 Giugno 2011 è stata annunciata, dagli archeologi israeliani Boaz Zissu e Yuval Goren, la scoperta di un ossuario di circa 2000 anni, appartenuto a un parente del sacerdote Caifa. L’identificazione è stata possibile per mezzo della traduzione, a opera di Boaz Zissu, di un’iscrizione in aramaico incisa sull’ossuario stesso:

“Maria, figlia di Gesù figlio di Caifa sacerdote di Maaziah di Bet ‘Imri”

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Giu 27 2012

ERANO PADANI I PRIMI ABITANTI D’ITALIA

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 13:51

Ricostruzione dell’ambiente naturale originario del sito di Ca’Belvedere a Monte Poggiolo. Illustrazione di Gabriele Nenzioni

Una nuova datazione conferma il sito di Monte Poggiolo come la più antica testimonianza della presenza umana in Italia. I primi ominidi arrivarono in Pianura Padana, circa 850 mila anni fa, in seguito a un drastico cambiamento climatico

I primi ominidi giunsero in Italia probabilmente seguendo le rotte migratorie dei grandi mammiferi, come l’elefante africano, che dalle savane africane si spostarono verso l’Europa meridionale alla ricerca di un “buen retiro”.

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Giu 26 2012

NEANDERTHALIANO
DI AVESA «RIVELA»
IMPORTANTI SEGRETI: NEL DNA DEL NEANDERTHALIANO VERONESE
I SEGRETI DELLA RESISTENZA AI MORBI INFETTIVI

Ricostruzione del neanderthaliano  scoperto vicino ad Avesa

DNA. Scoperte mutazioni genetiche immunitarie

Verona. Arriva dal Dna dell’uomo di Neanderthal il segreto della sopravvivenza alle malattie infettive, determinante nell’evoluzione dell’uomo moderno.

È quanto emerge da una ricerca condotta con un importante contributo dell’Italia e che fa risalire a circa 100.000 anni fa un evento che portò alla drastica riduzione della popolazione a poche migliaia di individui stanziati in Africa.

La ricerca, pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, è stata coordinata dalla Scuola di medicina dell’Università della California a san Diego assieme al gruppo del dipartimento di Biologia evoluzionistica dell’università di Firenze guidato da David Caramelli e all’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

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DI AVESA «RIVELA»
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I SEGRETI DELLA RESISTENZA AI MORBI INFETTIVI”


Gen 04 2010

Romani in America

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 01:38

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di Osvaldo Carigi

La scoperta nel 1886 in Texas di un antico natante romano e la presenza nello stesso territorio di monete imperiali romane dello stesso periodo suggerirebbero un antico contatto tra romani e nativi americani nel IV secolo d.C. Un incontro le cui tracce resterebbero nell’antica lingua dei Karankawa, la tribù del posto oggi estintasi.

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Gen 04 2010

L’America? La scoprirono i romani

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 01:35

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La scoperta dell’America non è soltanto l’esempio più eclatante di «serendipità», ossia il rinvenimento di qualcosa di imprevisto mentre si sta cercando qualcosa d’altro, come la “formula segreta” della Coca-Cola, saltata fuori mentre si stava preparando ricetta per uno sciroppo per la tosse; o come appunto il Nuovo Mondo, incocciato “per caso” mentre si stava esplorando una diversa via per le Indie.

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Dic 17 2009

Herxheim – Germania meridionale: Un cannibalismo di massa

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 01:28

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F. Haak, GDKE Rheinland-Pfalz, Direktion Archaologie, Speyer

F. Haak, GDKE Rheinland-Pfalz, Direktion Archaologie, Speyer

Secondo uno studio condotto da Bruno Boulestin e pubblicato su Antiquity, nell’insediamento Herxheim (Germania meridionale), in pochi decenni centinaia di persone vennero macellate come animali e mangiate prima che se ne buttassero i resti in fosse ovali.

Il sacrificio rituale sarebbe avvenuto durante (presunte) cerimonie che interessavano schiavi, prigionieri di guerra o altri. I ricercatori sospettano che una crisi sociale o politica abbia innescato varie forme di violenza, tra cui questa.

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Dic 10 2009

I primi mattoni: a Gerico 10.500 anni fa costruivano i muri con i mattoni

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 10:11

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L’edificio di mattoni piu’ antico del mondo e’ stato scoperto quest’anno da un archeologo italiano, Lorenzo Nigro, a Gerico: risale a dieci millenni e mezzo fa, ossia al periodo neolitico pre-ceramico (prima, cioe’, che si fabbricassero oggetti di terracotta).

“E’ il muro di una torre circolare, costruito con mattoni crudi, con paglia e fango”, ha rivelato Nigro in uno dei convegni della Borsa Mediterranea del turismo Mediterraneo, conclusasi ieri sera a Paestum; “E’ il primo caso di architettura modulare, con i mattoni montati a corsi alterni, che hanno la forma di un filone di pane e sono tenuti insieme da una malta di cenere e fango”.

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Dic 09 2009

Giovanni Todesco scoprì Ciro un baby di Scipyonix… e come ricompensa… una denuncia

Category: Archeologia e paleontologia,Verona cultura variagiorgio @ 20:39

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Giovanni Todesco davanti a foto di Ciro, come battezzò il fossile di baby dinosauro Scipyonix  che trovò a Pietraroja  di Benevento.  Dopo 16 anni, non ha avuto neanche il calco del reperto

Paleontologo   dilettante di San Giovanni Ilarione di Verona, identificò  in un fossile  da lui scavato  un raro cucciolo di dinosauro Scipyonix;  sembrava un visionario quando riconobbe nel film Jurassic Park il suo Ciro.  Gli davano del matto e invece…

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Dic 09 2009

Monteforte di Verona: I dinosauri nelle pietre – 
Solo Antonio Bogoni li sa vedere

Category: Archeologia e paleontologia,Verona cultura variagiorgio @ 10:26

antonio bogoni

Antonio Bogoni con una pietra che dice che è un femore di dinosauro

Paleontologo, libero ricercatore, autodidatta, sfida l’ironia dei benpensanti: «Sotto questa casa c’è uno Stegosauro lungo 9 metri»

Antonio Bogoni ha 3.000 reperti per dimostrare la sua teoria «Dentro queste colline sono stesi colossali animali del passato»

L’Indiana Jones dei dinosauri è un montefortiano, si chiama Antonio Bogoni e fa il muratore. Sa benissimo che qualcuno gli darà del matto, ma sull’argomento non teme confronti: «Macchè trasformati in uccelli: i dinosauri si sono estinti in seguito a una sconvolgente pioggia meteoritica. E le rocce delle nostre colline sono il loro cimitero».

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Solo Antonio Bogoni li sa vedere”


Dic 09 2009

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 00:01

maschera d'oro detta di Agamennone dalle tombe reali di Micene, 1600 a.C., h 20,5 cm, Atene,

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo.

Fu un cataclisma di proporzioni immense: verso la fine del XIII secolo a.C., le grandi civiltà dell’Età del Bronzo nell’Egeo e nel Vicino Oriente improvvisamente crollarono.

Nell’ultima parte della Tarda Età del Bronzo (1400-1200 a.C. circa) la civiltà Micenea fiorì in Grecia ed a Creta. Gli Ittiti controllavano la maggior parte dell’Anatolia e del nord della Siria dalla loro capitale Hattusa (la moderna Bogazkoy, a circa 125 miglia ad est di Ankara). Il Nuovo Regno Egizio imperava non solo nella Valle del Nilo ma anche in Palestina e nel sud della Siria. Il commercio scorreva sulle rotte commerciali che si incrociavano su terra e mare. Una nave della fine del XIV secolo a.C., dissotterrata presso il promontorio Uluburun nel sud della Turchia, per esempio, portava merci provenienti da Cipro, Canaan, l’Egitto, l’Anatolia, e la Grecia micenea.

Un secolo più tardi, tutte queste civiltà avevano cominciato a sfasciarsi. Le città bruciarono, i commerci diventarono quasi inesistenti, e larghi gruppi di popolazione migrarono da un luogo all’altro.

Quando ritornò la calma, era sorto un nuovo mondo. Al risveglio delle civiltà della magnificente Età del Bronzo, crebbero nuovi popoli, inclusi i Greci classici e gli Israeliti biblici;  due dei precursori più significativi delle moderne civiltà occidentali.

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Dic 05 2009

Valcamonica. Cavalieri dell’età del Ferro dipinti su una parete delle Scale di Paspardo

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 08:20

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Cavalieri dell’età del ferro

In seguito alla segnalazione di B. S. Hansen, collega danese che ha individuato una parete con dipinti sulle Scale di Paspardo (pubblicato in Adoranten 2009), una prospezione del nostro Dipartimento, con lo stesso Hansen, ha appurato la presenza di quattro eccezionali nuclei dipinti in rosso, fra cui si distinguono 3 cavalieri, un grosso volto ed una sagoma antropomorfa in bianco: le immagini sono poste in un’unica placca di arenaria, in un punto particolarmente scosceso, di difficile accesso, sul lato destro della forra del torrente Re di Tredenus.

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Set 24 2009

Peter John Hudson chi è.

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L’archeologo  Peter John Hudson

 

Dai suoi scavi durati vent’anni una messe enorme di reperti

 

Peter John Hudson è nato a Manchester il 26 settembre 1954, nella stessa città e nello stesso anno dell’altro famoso «inglese di Verona», lo scrittore Tim Parks (ma non si frequentano e l’unica cosa che li unisce è che a volte Peter legge gli articoli di Tim sul «Guardian», compresi quelli sportivi da cui è stato tratto il discusso libro sui tifosi del Verona). Peter è figlio unico. Il papà comprava tessuti per la Cooperative Society, la più antica catena di supermercati di Manchester, e amava il cricket; la mamma faceva la segretaria part-time in studi d’avvocato del centro.

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Lug 09 2009

Alberto Solinas: appunti congresso Isernia novembre 2008

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 00:14

A sbirciare sulla scrivania di Alberto  si scovano sempre cose interessanti: quattro foglietti di promemoria con appunti  post-congresso Isernia novembre 2008. Un’ osservazione quasi cinica, del congresso di Isernia e indirettamente del  baronaggio scientifico.

Isernia appunti novembre 2008

30 anni dopo

Il Colluvie non esiste.

L’inondazione non esiste.

Il fuoco non esiste.

L’ocra rossa non esiste, è ossido di ferro.

770.000 si forma il travertino.

Nuova datazione paleosuperficie 3a  con la capanna 7000.000-600.000.

Nell’agosto del 2008 si sparge la notizia che dopo 29 anni di scavo  alla Pineta si erano scavati circa 400 metri quadrati, e una situazione come si è presentata  nei primi anni di scavo non era più apparsa su tutta la paleosuperficie. Cioè una concentrazione di reperti archeologici e massi di travertino così grandi non sono più stati trovati. In conclusione si era scavata una capanna senza accorgersi!

Subito si presentò l’occasione di comunicare la scoperta  della Capanna alla Pineta. Commemorandola con una manifestazione pubblica in grande stile per i 30 anni della scoperta di Isernia. Questo si doveva svolgere il 29 ottobre con  autorità scientifiche  e politiche, per veder  se realmente  si trattava di una capanna. Venni a sapere dopo una mia telefonata, che la data era stata spostata al mercoledì   5 novembre e nessuno mi aveva comunicato questo cambiamento!

Questo confronto con gli esponenti scientifici venne spostato a fine serata  quando il pubblico stava andando a casa. Dopo poche diapositive dove illustravo l’esistenza della capanna venni interrotto e mi dissero che non esisteva nessuna capanna e i massi in cerchio di travertino si erano formati naturalmente sulle ossa. Si accesero le luci e tutti a casa!


Lug 05 2009

Alberto Solinas – Isernia La pineta e la capanna scomparsa

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 14:34

E’ piacevole visitare lo studio di Albero Solinas, vi si ritrovano sempre cose interessanti. Sulla libreria una  cartella con scritto “Isernia La pineta,  la capanna scomparsa”,  dentro un CD ed una lista   di diapositive con note.

Alberto mi anticipa: Era  per Isernia.  Quel CD l’avevo preparato nel novembre 2008  in occasione del trentennale della scoperta, ma quando ad Isernia ho iniziato la mia presentazione, dopo alcune diapositive, mi hanno suggerito: Solinas… sai… è meglio terminare qui.  Fine del mio  contributo.

Scusa Alberto,  ma… cosa hai messo dentro lì?

Niente di particolare: qualche mia vecchia diapositiva e alcune fotografie prese  da pubblicazioni  scientifiche,  ma… il problema è un altro. Ho la netta sensazione che  ad Isernia  siano incappati in una “distrazione”. Quando faccio lezione all’ università della terza età, e parlo del sito archeologico di  Isernia La pineta, illustro sempre quella che sarebbe  la  probabile più antica  costruzione dell’uomo in Europa. Invece,  là ad Isernia, questa ipotesi è totalmente sparita.  L’ultima volta, come ti ho detto, mi è bastato ipotizzare che i massi fossero stati collocati sul paleosuolo, che “mi hanno aiutato” a  chiudere  la mia conferenza.  In altre  occasioni ho cercato di porre  qualche domanda  sul perché era stata cancellata questa ipotesi: nessuna risposta precisa,  anzi, quelle poche che mi hanno dato,  hanno rischiato di farmi ricrescere i capelli.

Ti do una copia del CD, prova ad inserirlo su internet, e vediamo cosa ne verrà fuori; non è detto che non mi possa sbagliare, ma io ho la netta percezione che a qualcuno verrà mal di testa.

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Lug 02 2009

Alberto Solinas: come ho scoperto il sito archeologico di Isernia La pineta

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 15:22

Foto storica.   Lla prima immagine fotografica del sito archeologico de “La pineta”

 

 

Tra gli scritti di Alberto Solinas, rubacchiati, si fa per dire, dalla sua scrivania, questo è uno dei più interessanti  perché  riporta,  gli appunti, le impressioni e gli stati d’animo su una delle più importanti scoperte archeologiche, “La pineta  di Isernia”.  S’intravedono inoltre anche i primi dubbi su quelli che sono stati alcuni dei  risultati  finali  delle ricerche archeologiche.

 

LA SCOPERTA

È necessario ora illustrare la tecnica per l’individuazione dei siti archeologici. Si tratta di un metodo personale, ma già sperimentato nella nostra famiglia da oltre mezzo secolo, e ha permesso la scoperta di importantissimi siti preistorici, alcuni dei quali di importanza anche basilare per la Paletnologia mondiale (Isernia e la grotta “Solinas” nella valle di Fumane, Verona).

Purtroppo la metodologia di ricerca sul terreno non era mai stata ritenuta importante dagli “addetti ai lavori” dal momento che i manufatti raccolti, trovandosi in superficie, erano stati spostati rispetto alla loro posizione originaria, perciò non erano in grado di fornire indicazioni scientifiche sicure.

Solo negli anni ’70 ci si rese conto che la ricognizione a terra era importantissima, non meno dello scavo archeologico, ed anzi necessaria per individuare nuovi siti archeologici, anche in aree in cui si riteneva impossibile la presenza dell’uomo paleolitico e mesolitico.

La nostra tecnica per individuare gli accampamenti estivi dell’uomo del Paleolitico superiore e del Mesolitico in alta montagna (oltre i 1.500 metri d’altezza) può infatti consistere anche solo nell’analisi dei mucchietti di terra, opera delle talpe, poiché queste possono talvolta portare in superficie eventuali manufatti preistorici, consentendo così di individuare l’area da scavare.

Iniziammo ad applicare tale metodo di ricerca in alta quota nel 1967 ed i risultati portarono a rivoluzionare completamente la teoria secondo cui nessun uomo, prima dell’uomo neolitico, poteva aver abitato nelle Alpi, ad altezze simili. Tale metodo è stato ora adottato nella ricerca archeologica ufficiale.

Il  punto di partenza, per chi voglia condurre una fruttuosa ricerca sul territorio senza rischiare di perdere tempo prezioso, è una ricerca bibliografica sull’argomento che non trascuri gli aspetti folcloristici legati alla storia locale e alle leggende. È poi necessario dotarsi di una carta topografica dell’U.T.M. in scala 1:25.000 e segnare tutto ciò che può costituire oggetto di interesse archeologico, come ad esempio i toponimi legati alle fortificazioni (Rocca, Castello, ecc.): questi indicano infatti, in genere, villaggi dell’età del Bronzo o del Ferro. Ad esempio la ricerca di Colle Castellano, a sud di Montaquila, diede subito risultati positivi: si rinvennero manufatti ceramici del periodo medievale e abbondantissime scorie ferrose; si trattava probabilmente di reperti appartenuti al leggendario monastero, spesso ricordato nei racconti dei montaquilani.

Ai piedi di Colle Castellano, accanto ai reperti medievali e romani, ne furono rinvenuti anche di epoca preistorica, di tipologia Musteriana (Paleolitico medio) e genericamente Neolitici.

Questo ritrovamento costituì il punto di partenza per la ricerca successiva: poiché i reperti archeologici erano stati ritrovati ad una quota di 256 metri s.l.m., era opportuno indagare sui terrazzi fluviali del Volturno che presentassero all’incirca la stessa quota altimetrica, vale a dire la piana di Castelvecchio e Valle Porcina, a sud ed a est di Montaquila.  I risultati, dal punto di vista archeologico, furono subito eclatanti: la selce trasportata dalle antichissime alluvioni del Volturno era abbondantissima e i manufatti preistorici ad una prima analisi furono attribuiti, per tipologia, al Paleolitico inferiore e medio, poi al Neolitico e all’età del Rame. Non mancavano reperti di epoca romana e medievale; procedendo con le ricerche, potei constatare che parecchio materiale edile, tra cui embrici, coppi, ecc., proveniva dall’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, il che lascia immaginare che questa, dopo la sua distruzione, sia diventata fonte di reimpiego del materiale da costruzione. Alla fine di ogni periodo di ricerca i manufatti archeologici venivano siglati con la data del rinvenimento e la località di provenienza e poi, naturalmente, consegnati all’Antiquarium di Isernia.

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