Apr 03 2022
SVELATA LA PROVENIENZA DELLA PIETRA DELLA CELEBRE “VENERE” GRAVETTIANA DI WILLENDORF: E’ ITALIANA, DELLA LESSINIA!
.
La “Venere” gravettiana di Willendorf
.
La piccola scultura litica femminile di Willendorf, alta 110 mm, risalente a circa 30.000 anni fa e appartenente alla tipologia delle cosiddette “Veneri” del Gravettiano, è un’autentica icona del Paleolitico, rinvenuta sulle rive del Danubio nel 1908 ed esposta nel Museo di Storia Naturale di Vienna. Recentemente è stata ristudiata da un gruppo di specialisti austriaci e tedeschi, che hanno appena pubblicato uno studio su Scientific Reports. Le analisi condotte con tomografie microcomputerizzate rivelano l’origine, la scelta del materiale e le caratteristiche della superficie nella quale è stata scolpita, una tenera oolite del Mesozoico. Dopo aver campionato molti affioramenti oolitici su un raggio di 2500 km dalla Francia all’Ucraina, è stata trovata una corrispondenza sorprendentemente stretta con la granulometria del calcare oolitico del Lago di Garda, soprattutto dall’area di Sega di Ala nei Monti Lessini, tra Trentino e Veneto. Tutto ciò sembra suggerire una notevole mobilità delle popolazioni Gravettiane così come un trasporto su lunghe distanze di manufatti da sud a nord ad opera di gruppi di cacciatori-raccoglitori sapiens, prima dell’ultimo massimo glaciale.
.
Mar 26 2020
FELTRE – MONUMENTO ALL’EMIGRANTE DI ANTONIO BOTTEGAL
Monumento all’emigrante di Antonio Bottegal.
.
Quando andavo a Milano per lavoro, prima di entrare nella stazione di Feltre, mi voltavo a guardare oltre le vette in direzione di San Donato, mio paese natale. Ricordo che provavo una stretta al cuore perché in quel momento era come se tagliassi ogni legame con la mia gente. Io però andavo solo a Milano! Cosa avranno provato allora i nostri emigranti che partivano per l’estero, recandosi in Svizzera, Germania, America e Australia, sapendo che non sarebbero tornati, o solo dopo anni!
Uomini laboriosi, intraprendenti, rotti ad ogni fatica che sono riusciti a fare grande il nome dell’Italia nel mondo, a prezzo di enormi sacrifici e, talvolta, della loro vita. La loro è stata una fuga di forza-lavoro, che ha penalizzato il nostro Paese negli ultimi due secoli. Ecco, allora, che il mio emigrante appare come un uomo imponente, massiccio, che nel modellato scabro rivela il carattere montanaro, simbolo di forza e prestanza fisica, fiero e consapevole delle sue capacità di cambiare il proprio destino in una vita migliore. Mentre si avvia al treno si volta a guardare il paese e il suo viso, pur nella fierezza del portamento, tradisce l’emozione del distacco. Le mani sono grandi, simili a strumenti di lavoro, la sinistra chiusa a pugno sottolinea rabbia e determinazione, grandi i piedi che hanno percorso le strade del mondo e la piccola valigia di cartone, contenente poche e povere cose, resta pur sempre un pesante fardello, inseparabile compagno di viaggio.
Fonte: di Ettore Beggiato; da Facebook di Beggiato del 26 marzo 2020
Ott 11 2019
SCHIAVA GRECA IN VENDITA NEL MERCATO ORIENTALE
Schiava greca in vendita nel mercato orientale , completamente nuda , su un tappeto.
Dipinto del pittore spagnolo José Jimenez Aranda 1897 .
L’insegna appesa al collo recita in greco , rosa (il fiore ) 18 anni in vendita per 800 monete
La ragazza gira la testa a terra per nascondere la sua vergogna , la postura delle mani e dei piedi suggerisce lo stesso, e gambe dei potenziali acquirenti sono visibili dietro il corpo nudo della ragazza .
Questo è stato il destino crudele di molte donne e bambine che sono state rapite da Saraceni e Ottomani (Turchi), furono i Greci ovunque in Asia Minore, Ponti, Medio Oriente ed Egitto.
Questo dipinto è uno dei più emblematici di José Jimenez Aranda .
Dedicato a chi pensa che l’Impero Ottomano fosse un paradiso del multiculturalismo, e credono che questi tempi siano finiti, perché il califfato dell’ISIS ha fatto lo stesso recentemente in Siria .
Dic 18 2016
L’ELMO DI SCIPIO? SOTTO IL CEMENTO ARMATO
Liternum, in totale abbandono e minacciato dagli abusi il parco corrispondente alla tomba dell’«Africano»
Gli scavi di Liternum (Lago Patria, Napoli). Una parte, corrispondente all’antica dimora di Scipione l’Africano, è finita sotto una costruzione situata a ridosso della zona tutelata dalla Soprintendenza
NAPOLI – «Ingrata patria non avrai le mie ossa».
La leggenda narra che queste siano le parole scolpite sull’epigrafe voluta da Scipione l’Africano sulla tomba, sepolta nel territorio di Giugliano, in provincia di Napoli. A causa di un diverbio con i tribuni della plebe in seguito al quale fu accusato di «peculato» per aver sottratto alle casse dello Stato ben 500 talenti ricevuti dal re di Siria Antioco III, il generale romano fu costretto a vivere i suoi ultimi giorni nella città di Liternum. Scipione, famoso per la celebre sconfitta inferta ad Annibale nella battaglia di Zama, lega da allora inesorabilmente la sua memoria a questi luoghi.
Ebbene, oggi, quegli stessi luoghi sono stati dimenticati e abbandonati: vi insiste un parco archeologico decisamente poco valorizzato e minacciato di tanto in tanto dagli abusi: la costa del giuglianese e quella di Castel Volturno, nel Casertano, sono tra le più disastrate d’Italia dal punto di vista del cemento selvaggio.
Continua a leggere”L’ELMO DI SCIPIO? SOTTO IL CEMENTO ARMATO”
Dic 27 2014
NIGRA SUM: BANCA DATI DELLE MADONNE NERE D’EUROPA
La Madonna Nera di Częstochowa.
Culti, santuari e immagini delle Madonne nere d’Europa
Il Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in collaborazione con la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Oropa, hanno curato la ricerca on line che ha portato alla costruzione della banca dati delle Madonne nere d’Europa presente in questo sito.
Le Madonne di alcuni celebri santuari mariani d’Europa sono nere o brune: Oropa, Crea, Varese e Loreto in Italia, Montserrat in Spagna, Czestochowa in Polonia, Einsiedeln in Svizzera, Rocamadour in Francia, sono i vertici di un diffuso e poco noto fenomeno di immagini mariane caratterizzate dal colore bruno della Vergine.
In ambito europeo le Madonne nere costituiscono un comune patrimonio religioso, storico, culturale e artistico: in questo censimento effettuato sul web sono state individuate 772 Madonne nere così distribuite:
Francia: 428
Italia: 155
Spagna: 107
Germania: 18
Belgio: 17
Malta: 8
Svizzera: 7
Austria: 5
Repubblica Ceca: 4
Regno Unito: 4
Portogallo: 3
Romania: 3
Croazia: 2
Lussemburgo: 2
Polonia: 2
Irlanda: 1
Kosovo: 1
Lettonia: 1
Lituania: 1
Montenegro: 1
Ungheria: 1
Turchia: 1
Nel censimento sono state prese in considerazione le Madonne ritenute “nere” e “brune”: oltre alle Madonne universalmente riconosciute come “nere” infatti, ci sono molti altri casi di Madonne dall’incarnato scuro o persino schiarite in seguito ai restauri, ma venerate come “nere”.
Questa banca dati vuole essere un primo strumento utile alla ricerca e all’individuazione delle Madonne nere europee. Sarà possibile per l’utente segnalare approfondimenti o integrazioni che possano implementare questa documentazione.
Gli Atti del Convegno Internazionale “Nigra Sum. Culti, Santuari e Immagini delle Madonne Nere d’Europa” svoltosi a Oropa e a Crea nel 2010 sono stati pubblicati e sono scaricabili in formato pdf al seguente link: http://www.sacrimonti.net
Fonte: da NIGRA SUM
Link: http://www.nigrasum.it
Dic 26 2014
LA “MADONNA NERA” DI CHARTRES NON È PIÙ NERA
(La madonna nera prima e dopo il restauro)
(foto via http://www.nybooks.com/)
Sta creando un certo scalpore il restauro – ormai in fase molto avanzata – della Cattedrale di Chartres. L’allarme è stato lanciato qualche giorno fa dallo storico dell’architettura Martin Filler, che dalle colonne della sua rubrica sulThe New York Review of Books ha denunciato la pulitura troppo aggressiva cui sono sottoposti l’edificio e le sue sculture (A Scandalous Makeover at Chartres), seguito a ruota da ArtWatch Uk, rivista online che da sempre sostiene l’inopportunità di intervenire sulle opere d’arte se non con intenti esclusivamente conservativi. Per la verità alcuni dubbi erano stati avanzati già nelle prime fasi del cantiere, sempre da parte anglo americana: si veda ad esempio l’articolo Restoration Tragedy uscito su The Spectator nel maggio 2012. Non riesco invece a rintracciare in rete pareri francesi sul tema.
Nonostante le reprimende di ArtWatch si basino su posizioni in gran parte ideologiche e risultino perciò spesso irrazionali ed eccessivamente intransigenti, in questo caso risulta difficile non restare a bocca aperta di fronte all’invadenza dell’intervento e all’inappropriatezza delle tinte da torta Saint Honoré utilizzate.
(La madonna nera di Chartres prima del restauro)
La manomissione più sconvolgente però è quella subita dalla celebre scultura della “Vierge noire” della Cattedrale, completamente sbiancata e ridotta ad una rosea bambola di biscuit (altre info su Art History News). Per rendersi conto della diffusione e dell’importanza storica del culto di questo tipo di immagini sacre – e quindi dell’assurdità di questa scelta – è sufficiente dare un’occhiata al ricco database Nigra Sum, nato dal convegno internazionale tenutosi nel 2010 a Oropa o leggerne gli atti, disponibili a questo link.
Fonte: visto su CONTROCORRENTE di venerdì 10 dicembre 201$
Link: https://controcorrentearte.wordpress.com/2014/12/19/la-madonna-nera-di-chartres-non-e-piu-nera/
Lug 21 2014
BRESCIA, IL SINDACO DEL PD FA SPARIRE IL BIGIO, LA STATUA CHE PIACEVA A BENITO MUSSOLINI
Il Bigio in Piazza Vittoria a Brescia
Può una statua mettere paura alla Leonessa d’Italia?
A raccontare la storia del Bigio, scultura in marmo di Carrara nata dal genio di Arturo Dazzi nel 1932 e posizionata in Piazza della Vittoria a Brescia, si direbbe proprio di sì.
Il colosso, che venne elogiato da Benito Mussolini come raffigurazione dell’Era fascista (nome che divenne poi quello ufficiale dell’opera), riposa in un magazzino comunale, abbandonato dall’amministrazione di centrosinistra insediatasi lo scorso anno. Del resto il Bigio non è nuovo alle contestazioni: nell’immediato dopoguerra fu oggetto di numerosi assalti antifascisti, fino alla deposizione del 1945.
Dopo quasi settant’anni di oblio e proposte sul suo recupero, nel 2013 la giunta guidata dall’allora sindaco Pdl, l’onorevole Adriano Paroli, aveva dato il via al restauro del colosso in vista di un ricollocamento collegato all’apertura della fermata “Vittoria” della metropolitana di Brescia. Ma il Bigio non aveva fatto i conti con il Pd e i suoi alleati “partigiani”. Così, subito dopo aver vinto in Comune, Emilio Del Bono (Pd, già ultimo segretario bresciano della storia della Dc) ha bloccato subito il progetto.
Dic 21 2012
OBAMA BARACK CHE CALPESTA LA COSTITUZIONE
Jon McNaughton – The Forgotten Man
USA: Fa discutere un quadro che ritrae Barack Obama che calpesta la costituzione
Il dipinto intitolato ” The Forgotten Man” (l’uomo dimenticato) dell’artista Jon McNaughton, ritrae un’ arrogante Obama circondato da tutti i 43 presidenti, che ignora un uomo depresso seduto su una panchina mentre il suo piede destro calpesta la Costituzione con James Madison accanto che lo supplica di fermarsi.
Nov 14 2012
GUERNICA, LA VERITA’ OLTRE IL MITO
Guernica, il celebre dipinto di Pablo Picasso, è un quadro riciclato.
Fu infatti realizzato dall’artista molti anni prima del bombardamento tedesco della cittadina basca durante la guerra civile spagnola (1936-39).
Come tutti gli spagnoli, Picasso amava le corride e rimasto colpito dalla morte del famoso torero Joselito, suo beniamino, decise di dedicargli un dipinto. Così alcuni anni dopo realizzò una grande tela gremita di figure tragicamente atteggiate, tra cui un toro decapitato e un cavallo sventrato (quello del matador), che titolò per l’appunto ”Lamento en muerte del torero Joselito”.
Giu 29 2012
AUTENTICA LA FIBULA PRENESTINA CON LA PIÙ ANTICA ISCRIZIONE LATINA
Roma – La spilla “prenestina”, risalente al VII secolo a.C., da un secolo era oggetto di una disputa accademica
Roma – La “Fibula prenestina”, risalente alla metà del VII secolo a.C. e recante la più antica iscrizione latina prevenutaci, è autentica e adesso ci sono anche le prove scientifiche.
Si chiude così un dibattito che va avanti dal 1887, quando la preziosa spilla etrusca venne rinvenuta a Palestrina dall’archeologo tedesco Wolfgang Helbig, suscitando accese polemiche sulla sua effettiva attendibilità. Controversie che raggiungessero il culmine nel 1979, quando la celebre epigrafista Margherita Guarducci la dichiarò apertamente un falso e ne attribuì l’iscrizione allo stesso Helbig.
A mettere la parola fine al “giallo” sono state le indagini condotte dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr e dalla Sapienza, che hanno fugato ogni dubbio. Gli accertamenti condotti da Daniela Ferro dell’Ismn e dal restauratore Edilberto Formigli, che da anni conducono analisi multidisciplinari sulla tecnologia orafa antica, ne hanno confermato l’attendibilità. Il gioiello d’oro, lungo 10,7 cm ed esposto al Museo nazionale etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, sulla parte esterna della staffa riporta l’incisione “Manios med fhefhaked Numasioi”. In latino classico, “Manius me fecit Numerio”, ovvero “Manio mi fece per Numerio”.
Continua a leggere”AUTENTICA LA FIBULA PRENESTINA CON LA PIÙ ANTICA ISCRIZIONE LATINA”
Apr 12 2009
Auguri per una Santa Pasqua
Mar 13 2009
Fotografare nei musei
Fotografare i quadri e le opere d’arti nei musei italiani è vietato perché “si rovinano”, al Louvre di Parigi invece si può…
Della serie, vivere nel paese delle balle.
Mar 12 2009
Legge Urbani, ovvero l’ arte italiana scompare dalla rete
Ecco un bel articolo che spiega le conseguenza di una delle più belle legge che poteva partorite questa decadente, confusionaria e incapace legislazione italiana dove la sapienza è un’opzione rarissima.
Esempio eclatante della totale mancanza di rispetto dello stato verso i sui cittadini, visto che è riuscita per i soli meri interessi di potentati economici, culturali e fiscali togliere l’usufrutto dell’arte e delle bellezze dell’ Italia agli stessi italiani e non solo.
Venerdì 21 dicembre 2007
Roma – Pochi giorni fa il Ministro Rutelli ha annunciato il rientro nel nostro territorio di opere d’arte italiane trafugate e portate illegalmente all’estero.
Dal 21 dicembre al 2 marzo, sessantotto manufatti d’epoca romana, greco-romana ed etrusca, avranno temporaneamente casa in una mostra al Quirinale, di ritorno dalle teche di prestigiosi musei e gallerie di tutto il mondo (tra i quali il Metropolitan di New York), per poi trovare collocazione nei più importanti musei della penisola.
L’intellighenzia italiana, con in prima fila il ministro Rutelli, si è felicitata e congratulata per quello che rappresenta indubbiamente un notevole successo per i beni culturali nostrani.
Queste opere però – e non solo queste – sono condannate da una misconosciuta legge italiana ad un limbo burocratico dal quale sarà ben difficile tirarle fuori, e che rischia di consegnarle all’oblio più completo.
Il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (che chiameremo Codice Urbani, dal nome del suo ispiratore), regola tutte le opere gestite da enti pubblici italiani, e sta creando non pochi problemi alla loro promozione nel mondo.
Tale codice prevede il divieto assoluto di fotografare le opere in mancanza di un’autorizzazione dell’ente che le gestisce (museo, comune, ministero…). Per lo stesso motivo è vietata anche la riproduzione su internet.
Nel silenzio generale dei media, sotto la scure del Codice Urbani sono già passate l’Annunciazione di Leonardo, la Venere di Botticelli, il Bacco di Caravaggio ed altre notissime opere di Raffaello, Tiziano e Rembrandt: tutte scomparse dalla maggiore enciclopedia online del mondo.
Ma non è tutto: altre decine e decine di fotografie di opere notissime stanno scomparendo proprio in questi giorni a causa della suddetta legge.
E con loro, chissà quante altre nel silenzio di siti più piccoli spersi per la Rete.
Anche le opere appena recuperate rischiano la stessa sorte, con la tutto sommato piccola aggravante che il tempo per fotografarle è pure più ristretto. I reperti, infatti, dopo il breve periodo di permanenza al Quirinale, partiranno per le loro collocazioni definitive in musei e gallerie italiane.
A chi volesse fotografarli per inviarne la foto alla nonna che vive in Svizzera, non resta che appostarsi davanti al Quirinale per intercettarli durante il loro ultimo viaggio verso la galera burocratica dei musei italiani (sempre che, com’è ovvio che sia, non siano già ora in gestione a un ente pubblico).
Il governo, interrogato sulla questione, ha recentemente confermato ufficialmente il ruolo e i poteri operativi di questa legge. Nella stessa dichiarazione, il sottosegretario ai beni culturali Andrea Marcucci ha chiarito incontrovertibilmente che anche la “Libertà di panorama” in Italia non esiste.
Riassumendo: non solo non è possibile fotografare le moderne opere architettoniche pubbliche, non è nemmeno possibile fotografare quadri e sculture di qualsiasi epoca presenti nel territorio italiano.
In una società sempre più pervasa dalla tecnologia e dall’immediatezza di comunicazione, dove la maggioranza delle informazioni viene acquisita online, l’Italia si chiude dietro a leggi burocratiche e farraginose che stanno facendo scomparire tutta la sua arte dal Web: coi danni che questo comporterà nel breve ma soprattutto nel lungo termine.
E ora c’è già chi pensa che le opere trafugate stessero molto meglio nei musei che, fino ad oggi, le hanno esposte molto più liberamente.
Fonte Prima comunicazione 21,12,07
Luca Spinelli
luca.spinelli@deandreis.it
Mar 01 2009
Superbia
Colori freddi per la fredda Superbia, così presa d’amore di se stessa da credersi superiore fino al disprezzo degli altri ridotti a manichini ai suoi piedi.
Viso altero, sdegnoso, inavvicinabile, insolente. Occhi di ghiaccio. Tutto intorno diviene un deserto di solitudine.
La casa con piccole e poche finestre è torre e fortezza con feritoie, dove rinchiudersi e separarsi dagli altri.
Triste è il volto della Superbia incapace di uscire dal proprio “Io” e di andare verso l’altro, incapace di quella umiltà “ov’è perfetta letizia”, incapace della cordialità, che è rapporto con gli altri uomini a cuore aperto. Da lei, secondo Bernardo di Chiaravalle, dipende ogni altro vizio dell’uomo, perciò la si incontra nella più bassa delle sette cornici del Purgatorio dantesco, oppressa dal peso di pesanti macigni che curvano i peccatori sino a terra. È la prima delle sette “P” da cancellare per ascendere alla felicità del Paradiso.
Per Superbia Lucifero da Angelo divenne Demone precipitato negli Inferi. Per Superbia Adamo ed Eva furono cacciati dall’Eden. Per Superbia i tiranni di ieri e di oggi, accecati dall’orgoglio delle proprie ricchezze e del proprio potere, sono causa continua di ingiustizie, di distruzione, di morte. Intorno non hanno che una distesa di manichini: servi mutilati nello spirito, o ribelli martirizzati nel corpo.
Pagina successiva »