Nov 28 2009

L’UMILIANTE SEGRETO DELL’ANTICO EGITTO: UNA DEVASTANTE SCONFITTA

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 09:37

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L’iscrizione in una tomba rivela la terrificante sconfitta.

Dalya Alberge riferisce sui dettagli della sconfitta subita dagli antichi Egizi, da parte di un’altra superpotenza del Nilo, e su come tali dettagli siano stati tenuti nascosti.

Gli studiosi sono convinti che gli antichi Egizi siano stati “cancellati” fuori della storia, in una delle loro più umilianti sconfitte in battaglia.

Un’iscrizione di 3500 anni fa, conservata presso il British Museum, dimostra che il regno di Kush sudanese riuscì a distruggere i suoi vicini settentrionali.

La rivelazione è contenuta in 22 linee di sofisticati geroglifici decifrati da egittologi del British Museum e egiziani, dopo la scoperta avvenuta nel mese di febbraio del 2003 in una tomba riccamente decorata a El Kab, vicino a Tebe, in Egitto.

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Nov 26 2009

Salomone era il faraone Amenofi III ? Calunnie antisioniste

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 12:31

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Parigi 1993.   In occasione della mostra al Grand Palais di Parigi, Ahmed Osman, archeologo di origine egiziana, rilancia una tesi che non piace a Israele: il re Salomone descritto dalla Bibbia altri non e’ che il faraone Amenofi III

GERUSALEMME   Chi fu veramente il mitico re Salomone? Non il monarca simbolo della giustizia che regno’ sulla Gerusalemme ebraica nel decimo secolo avanti Cristo, bensi’ il “faraone sole” Amenofi III, che guido’ per quarant’ anni il regno egiziano quattro secoli prima.

Questa la tesi sostenuta dall’ archeologo inglese di origine egiziana, Ahmed Osman, in occasione dell’ apertura dell’ esposizione al Grand Palais di Parigi sull’ arte durante la diciottesima dinastia, al tempo di Amenofi III.

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Mag 16 2009

La tomba di Yuya: elenco degli oggetti della tomba

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 06:47

“Avevamo le candele, ma era talmente fioca la loro luce e talmente abbagliati i nostri occhi che non riuscivamo a vedere altro se non il lucore dell’oro”, riferisce Davis alcune pagine più avanti nel suo libro. “Tuttavia, dopo un momento o due riuscii a scorgere un’ enorme slitta funeraria, utilizzata per contenere tutti i sarcofagi del morto e la sua mummia, e trasportarli alla sua tomba. Era alta circa sei piedi (1,80 m) e lunga otto (2,40 m), realizzata in legno rivestito di catrame  ancora lucente come il giorno in cui era stato spalmato, intorno alla parte superiore del sarcofago c’era una striscia di lamina d’oro, larga circa sei pollici (15 cm), ricoperta di geroglifici. Avendo (io) richiamato su di essa l’attenzione di Maspero, lui mi porse immediatamente la candela che, insieme con la mia, tenni davanti agli occhi, proprio vicino alle iscrizioni perchè lui potesse leggerle. Un solo istante, e disse: “Iouiya”. Ovviamente eccitato da li’ annuncio, e accecato dal bagliore delle candele, le avvicinai inavvertitamente al sarcofago; al che Monsieur Maspero urlò: “Attento!”, e mi spinse via le mani. Immediatamente capimmo che se le mie candele avessero toccato il catrame, cosa che pericolosamente era quasi accaduta, il sarcofago si sarebbe incendiato”.

Quando nella tomba di Yuya fu portata la luce elettrica si scoprì che conteneva anche il sarcofago di Tuya, la moglie di Yuya. 

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Mag 15 2009

Yuya: lista dei titoli

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 09:14

Come già abbiamo visto, Yuya  è l’unica persona a noi nota dall’epoca dei Re hyksos in poi che porti Il titolo it ntr n nb tawiil sacro padre del Signore delle Due Terre (faraone), lo stesso titolo rivendicato da Giuseppe,  ed è l’unico sebbene all’apparenza non di sangue reale a essere stato trovato sepolto nella Valle dei Re e non nella Valle dei Nobili, vicino al villaggio di Sheikh AbdeI Koma. 

Inoltre, a differenza delle tombe degli altri nobili, quella di Yuya non era ne decorata ne iscritta; il suo nome rinvenuto sul sarcofago, sulle tre bare e su altri pezzi dell’arredo funerario non è egizio, e prima di allora non era mai stato trovato in Egitto. 

A differenza delle orecchie della maggior parte delle mummie reali nel Nuovo Regno, quelle di Yuya non erano forate; la posizione delle mani, con i palmi rivolti al collo appena sotto il mento, è diversa dalla solita posizione di Osiride in cui le mani del defunto sono incrociate sul petto. 

Yuya, per quanto ne sappiamo, è l’unica mummia egizia a esser stata ritrovata con le mani in questa postura.

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Mag 14 2009

Straniero nella Valle dei Re – I faraoni ebrei dell’antico Egitto

Category: Bibbia ed Egitto,Libri e fontigiorgio @ 05:15

 

di Ahmed Osman

 

Piu volte il sangue dei patriarchi di Israele si è mescolato con quello delle dinastie dei Faraoni

 

Quando capii che ero sul punto di risolvere un problema cui molti studiosi avevano invano consacrato le loro menti per più di un secolo, mi sembrò quasi un’ispirazione improvvisa, un inatteso istante di rivelazione.

Si trattava di stabilire con certezza se uno dei principali personaggi biblici corrispondeva ad un’importante figura storica egizia. È un enigma cui ho dedicato 25 anni della mia vita. Fra l’altro, per compiere questa ricerca ho lasciato la mia terra natia, l’Egitto, e mi sono trasferito a Londra, allettato dalle migliori strutture che il Regno Unito offre per svolgere studi biblici e storici.

Una fredda notte di quindici anni fa, non riuscendo a dormire, mi alzai dal letto, mi preparai del tè e mi accomodai davanti al caminetto per leggere, come facevo spesso, le storie della Bibbia. L’aprii nel punto del Libro della Genesi in cui è narrata la vita di Giuseppe il Patriarca.

Nella Bibbia e nel Corano si afferma che il Patriarca Giuseppe fu venduto come schiavo in Egitto. Furono i suoi stessi fratelli a cederlo ad una carovana di mercanti, perché erano gelosi del fatto che Giuseppe fosse il figlio prediletto del loro padre Giacobbe. Un ufficiale egizio comprò il giovane ragazzo ebreo e lo nominò sovrintendente della sua casa ma, qualche tempo dopo, la padrona lo accusò ingiustamente di aver tentato di sedurla e Giuseppe fu mandato in prigione. Due anni più tardi, Giuseppe fu rimesso in libertà grazie al faraone che, a sua volta, lo nominò proprio ministro quando Giuseppe riuscì ad interpretare correttamente un suo sogno premonitore.

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Apr 24 2009

Gli Esseni secondo Giuseppe Flavio

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 11:05

 

Da  Guerra giudaica  Libro II cap. 8 ver. 2 e seg.

 

Questi Esseni rigettano i piaceri come un male, ma esaltano la continenza, ed il dominio delle nostre passioni, come virtù.

Trascurano matrimonio, ma scelgono i figli d’altri, quando appaiono docili, per istruirli, e farli divenire loro figli, e li formano secondo i loro costumi.

Non negano assolutamente la necessità del matrimonio, e la continuità del genere umano che attraverso di esso viene assicurato; ma  si tengono lontani dal  comportamento lascivo di donne, ed  sono convinti che nessuna di esse resta fedele ad un solo uomo.

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Apr 15 2009

Il giuramento a Maat

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 12:22

Al termine della vita terrena, nella sala di Maat, o sala della giustizia, si svolgeva la pesatura del cuore del defunto con la piuma della giustizia.

 

 Questa era la tradizionale dichiarazione di innocenza (dal Papiro di Ani) di fronte a Osiride:

 

 Non ho detto il falso

 Non ho commesso razzie 

 Non ho rubato 

 Non ho ucciso uomini 

 Non ho commesso slealtà 

 Non ho sottratto le offerte al dio 

 Non ho detto bugie 

 Non ho sottratto cibo 

 Non ho disonorato la mia reputazione 

 Non ho commesso trasgressioni 

 Non ho ucciso tori sacri 

 Non ho commesso spergiuro 

 Non ho rubato il pane 

 Non ho origliato 

 Non ho parlato male di altri 

 Non ho litigato se non per cose giuste 

 Non ho commesso atti omosessuali 

 Non ho avuto comportamenti riprovevoli 

 Non ho spaventato nessuno 

 Non ho ceduto all’ira 

 Non sono stato sordo alle parole di verità 

 Non ho arrecato disturbo 

 Non ho compiuto inganni 

 Non ho avuto una condotta cattiva 

 Non mi sono accoppiato  

 Non sono stato negligente 

 Non sono stato litigioso 

 Non sono stato esageratamente attivo 

 Non sono stato impaziente 

 Non ho commesso affronti contro l’immagine di un dio 

 Non ho mancato alla mia parola 

 Non ho commesso cose malvagie 

 Non ho avuto visioni di demoni 

 Non ho congiurato contro il re 

 Non ho proceduto a stento nell’acqua 

 Non ho alzato la voce 

 Non ho ingiuriato dio 

 Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio 

 Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene 

 Non ho bestemmiato il nome del dio della città.

Finte:NR dig.int


Apr 15 2009

I 42 PRECETTI DEL SAGGIO ANI

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 09:41

 

Da un papiro della XVIII dinastia dei faraoni dell’antico Egitto rinvenuto nella tomba dello scriba Ani e conservato nel British Museum di Londra. Anubi, dalla testa di sciacallo, pesa il cuore di Ani mentre Toth dalla testa d’ibis, protettore della magia, scrive col calamo il verdetto.

 

I 42 precetti sono estratti dal Capitolo CXXV del Libro dei Morti .

E’ stata apportata qualche modifica alla “Dichiarazione di innocenza” del saggio Ani per renderla più intelligibile e porla nella forma di precetto.

Testo originale: Papiro di Ani (British Museum)

Località: Egitto

Epoca: Regno di Amenophis III  (1405-1367 a.C.) o  inizio XIX dinastia Sethos I (1318-1304) – Ramses II (1304-1237)

 

Dalla Tavola 31

1. Non essere cattivo

2. Non depredare

3. Non rubare

4. Non uccidere nessuno

5. Non alterare le misure di grano

6. Non essere perverso

7. Non rubare i beni degli dei

8. Non mentire

9. Non rubare il cibo

10. Non affliggere nessuno

11. Non fornicare

12. Non causare dispiacere

13. Non mangiare il tuo cuore

14. Non trasgredire

15. Non essere cupido

16. Non mietere nei campi

17. Non spiare

18. Non parlare male degli altri

19. Non litigare per i tuoi affari

20. Non unirti con la donna di un altro

21. Non unirti con la donna di un altro

22. Non masturbarti

23. Non terrorizzare

24. Non trasgredire nulla

25. Non arrabbiarti

26. Non restare sordo alle parole giuste

27. Non utilizzare incantesimi

28. Non essere insolente

29. Non causare discordie

30. Non dare giudizi affrettati

31. Non origliare alle porte

32. Non essere pettegolo

33. Non fare del male

 

Dalla Tavola 32

34. Non usare incantesimi contro il re

35. Non andare nell’acqua

36. Non alzare la voce

37. Non essere blasfemo contro il dio

38. Non favorirti

39. Non distruggere le offerte agli dei

40. Non portare via il cibo dei Beati

41. Non portare via il cibo del bambino

42. Non uccidere il gregge divino

 

Fonte: MAAT


Apr 04 2009

Preghiera ad Iside

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 00:10

Ave Iside, gloriosa Dea,

Il giorno è finito

e la notte è giunta,

il sole è tramontato

e le stelle sorgono.

Questo è il rito della sera,

il rito per terminare

il giorno di luce.

Lascia che il tuo strumento suoni

salutandoti con tutti gli onori,

Iside, gloriosa Dea.

Con il fiammifero accendo il fuoco sull’altare preparato per te,

Iside, gloriosa Dea,

E l’incenso notturno sale, dolcemente mischiato,

per mettermi nell’animo per percepire te,

Iside, gloriosa Dea,

Che sorge dietro di me come una fiamma d’oro

e sfiora la mia schiena con le sue abili ali.

Rendo accessibile la base del mio collo a Te.

Lascia che il tuo portale ti dia il benvenuto,

O Iside, Grande e Gloriosa dea.

Sollevo le mie mani e sostengo il curvo inchino dell’esaltazione,

E mi alzo ancora una volta all’acuto angolo dell’invocazione.

Vieni, o grande e gloriosa Dea,

Vieni nella pienezza di forza e amore,

lascia che il tuo indumento per un attimo vesta Te,

O Iside, dea Grande e Gloriosa.

 

 Fonte: Piramide di Unas nella Piana di Giza, Egitto.


Apr 03 2009

IL TUONO, MENTE PERFETTA: CANTO DI ISIDE

 

La Femmina Sacra, Prostituta e Santa

Una delle più strane belle e meravigliose  poesia mai scritte

Questa poesia misteriosa fu scoperta fra i manoscritti gnostici di Nag Hammadi ed è narrata da un divino rivelatore di natura femminile.

 

Il Tuono, Mente Perfetta

 

Io fui mandata dal Potere,

ed io sono venuta presso coloro che riflettono su di me,

ed io sono stata trovata tra quelli che mi cercano.

Cercatemi, voi che meditate su di me,  e voi uditori, ascoltatemi!

Voi che mi state aspettando,  portatemi a voi.

E non allontanatemi dalla vostra vista.

E non fate in modo che la vostra voce mi possa odiare,

e neppure il vostro ascolto.

Non ignoratemi, ovunque ed in ogni tempo.

State in guardia!

Non ignoratemi.

Perché Io sono la prima e l’ultima.

Io sono l’onorata e la disprezzata.

Io sono la prostituta e la santa.

Io sono la sposa e la vergine.

Io sono la [madre] e la figlia.

Io sono le membra di mia madre.

Io sono la sterile

E molti sono i miei figli.

Io sono colei il cui matrimonio è grande, eppure io non ho marito.

Io sono la levatrice e colei che non partorisce.

Io sono il conforto dei miei dolori del parto.

Io sono la sposa e lo sposo, ed è mio marito che mi generò.

Io sono la madre di mio padre e la sorella di mio marito.

Ed egli è la mia progenie.

Io sono la schiava di lui, il quale mi istruì.

Io sono il sovrano della mia progenie.

Ma egli è colui il quale mi generò prima del tempo,  nel giorno della nascita.

Ed egli è la mia progenie, a suo tempo,

ed il mio potere proviene da lui.

Io sono l’appoggio del suo potere nella sua giovinezza,

ed egli il sostegno della mia vecchiaia.

E qualsiasi cosa egli voglia, mi succede.

Io sono il silenzio che è incomprensibile,

e l’idea il cui ricordo è costante.

Io sono la voce il cui suono è multiforme

e la parola la cui apparizione è molteplice.

Io sono la pronuncia del mio nome.

Perché, voi che mi odiate, mi amate,

ed odiate quelli che mi amano?

Voi che mi rinnegate, mi riconoscete,

e voi che mi riconoscete, mi rifiutate.

Voi che dite la verità su di me, mentite su di me,

e voi che avete mentito su di me, dite la verità.

Voi che mi conoscete, ignoratemi,

e quelli che non mi hanno conosciuta,

lasciate che mi conoscano.

Perché Io sono il sapere e l’ignoranza.

Io sono la vergogna e l’impudenza.

Io sono la svergognata; Io sono colei che si vergogna.

Io sono la forza e la paura.

Io sono la guerra e la pace.

Prestatemi attenzione.

Io sono la disonorata e la grande.

Prestate attenzione alla mia povertà e alla mia ricchezza.

Non siate arroganti con me quando io sono gettata fuori sulla terra,

e voi mi troverete in quelli che stanno per giungere.

E non cercatemi nel mucchio di letame

Non andate lasciandomi esiliata fuori,

e voi mi troverete nei regni.

E non cercatemi quando sono gettata fuori

tra coloro che sono disgraziati

e nei luoghi più miseri,

Non ridete di me.

E non lasciatemi fuori tra quelli che sono uccisi nella violenza.

Ma io sono compassionevole ed io sono crudele.

State in guardia!

Non odiate la mia obbedienza

E non amate il mio auto controllo.

Nella mia debolezza,  non abbandonatemi,

e non siate spaventati del mio potere.

Perché voi disprezzate la mia paura e maledite la mia gloria?

Ma io sono colei che esiste in tutti i timori e la forza nel tremare.

Io sono quella che è debole,

ed io sto bene in un luogo piacevole.

Io sono la dissennata ed io sono la saggia.

Perché mi avete odiata nelle vostre assemblee?

Perché io dovrò essere silenziosa tra quelli che sono silenziosi,

ed io dovrò apparire e parlare?

Perché quindi mi avete odiata, voi Greci?

Perché Io sono una barbara tra i barbari?

Perché Io sono la saggezza dei Greci ed il sapere dei Barbari.

Io sono il giudizio dei Greci e dei barbari.

Io sono quella la cui immagine è grande in Egitto

e quella che non ha immagine tra i barbari.

Io sono quella che è stata odiata ovunque e quella che è stata amata in ogni luogo.

Io sono quella che essi chiamano Vita, e che voi avete chiamato Morte.

Io sono quella che essi chiamano Legge, e voi avete chiamato Illegalità.

Io sono quella che voi avete inseguito, ed io sono colei che avete afferrato.

Io sono quella che avete dispersa, eppure mi avete raccolta insieme.

Io sono quella di cui prima vi siete vergognati, e voi siete stati svergognati verso di me.

Io sono colei che non riceve festeggiamenti, ed io sono quella le cui celebrazioni sono molte.

Io, io sono senza Dio, ed io sono quella il cui Dio è grande.

Io sono quella sui cui avete meditato, eppure voi mi avete disprezzata.

Io sono incolta, ed essi imparano da me.

Io sono quella che voi avete disprezzata, eppure riflettete su di me.

Io sono quella dalla quale vi siete nascosti, eppure voi apparite a me.

Ma se mai vi nascondeste, io stessa apparirò.

Perché se mai voi appariste, io stessa mi nasconderò da voi.

Quelli che hanno(…) ad esso (…) insensibilmente.

Prendetemi ( …conoscenza ) dal dolore

Ed accoglietemi

Da ciò che è conoscenza e dolore.

Ed accoglietemi dai luoghi che sono brutti e in rovina,

e sottratti da quelli che sono buoni

anche se in bruttezza.

Fuori dalla vergogna, portatemi a voi sfacciatamente,

e fuori dalla sfrontatezza e dalla vergogna,

riprendete le mie membra in voi.

E venite a promuovermi, voi che mi conoscete

E voi che conoscete le mie membra,

e stabilite la Grande tra le prime piccole creature.

Venite ad appoggiarmi presso l’infanzia,

e non disprezzatela perché è piccola e piccina.

E non distaccate le grandezze in diverse parti dalle piccolezze,

perché le piccolezze sono conosciute dalle grandezze.

Perché mi maledite e mi venerate?

Voi avete recato offesa e voi avete avuto misericordia.

Non separatemi dai primi che avete conosciuto.

E non allontanate, né scacciate alcuno

[…] scacciare voi e […conoscer] io per niente.

[…].

Ciò che è mio […].

Conosco quelli che vennero per primi e quelli dopo di loro conoscono me.

Ma io sono la Mente [Perfetta] ed il riposo di […].

Io sono la conoscenza della mia domanda,

e la scoperta di quelli che aspirano a me,

e il comando di quelli che di me domandano,

e il potere dei poteri nella mia scienza

degli angeli, che sono stati mandati al mio ordine,

e degli dei nelle loro ere dal mio consiglio,

e degli spiriti di ogni uomo che esiste con me,

e delle donne che dimorano dentro di me.

Io sono quella che è venerata, e che è pregata,

e che è disprezzata sdegnosamente.

Io sono la pace, e la guerra è venuta per causa mia.

E io sono uno straniero e un compatriota.

Io sono la sostanza e quello che non ha sostanza.

Quelli che sono senza unione con me sono ignari di me,

e quelli che sono nella mia sostanza sono quelli che conoscono me.

Quelli che sono vicini a me sono stati ignari di me,

e quelli che sono distanti da me sono quelli che mi hanno conosciuto.

Nel giorno in cui io sono vicino a te, tu sei distante da me,

e nel giorno in cui Io sono distante da te, io sono vicino a te.

[Io sono …] dentro.

[Io sono …] delle nature.

Io sono […] della creazione degli spiriti.

[…] preghiera delle anime.

Io sono il controllo e l’incontrollabile.

Io sono l’unione e la dissoluzione.

Io sono ciò che è perenne ed Io sono la dissoluzione della materia.

Io sono quella sotto, ed essi vengono sopra di me.

Io sono il giudizio e l’assoluzione.

Io, Io sono senza peccato, e la radice del peccato deriva da me.

Io bramo avidamente l’apparenza esteriore,

e il proprio controllo interiore esiste dentro di me.

Io sono l’ascolto accessibile a tutti

E il discorso che non può essere capito.

Io sono un muto che proprio non parla,

e grande è la moltitudine delle mie parole.

Ascoltatemi in grazia, e imparate di me con approssimazione.

Io sono colei che urla,

e io sono rigettata sopra la faccia della terra.

Io preparo il pane e la mia mente dentro.

Io sono la conoscenza del mio nome.

Io sono quella che grida, ed io ascolto.

Io appaio e [… ] cammino in [… ] sigillo del mio [… ].

Io sono [… ] la difesa [… ].

Io sono quella che è chiamata Verità

e ingiustizia [… ].

Voi mi onorate [… ] e voi mormorate contro di me.

Voi che siete conquistati, giudicate loro (chi conquista voi)

prima che essi esprimano sentenza contro di voi,

perché il giudizio e la parzialità risiedono in voi.

Se voi siete condannati da questo, chi vi affrancherà?

Oppure, se voi sarete liberati da questo, chi sarà in grado di tenervi in custodia?

Perché ciò che è dentro di voi è quello che a voi è fuori,

e quello che vi avvolge all’esterno

è quello che dà la forma all’interno di voi.

E quello che voi vedete fuori di voi,

voi lo vedete dentro di voi;

esso è evidente ed è il vostro vestito.

Ascoltatemi, voi che mi udite,

e imparate le mie parole, voi che mi conoscete.

Io sono la conoscenza che è accessibile a chiunque:

Io sono il discorso che non può essere compreso.

Io sono il nome del suono

e il suono del nome.

Io sono il segno della lettera

e la destinazione della separazione

Ed io […].

(3 linee mancanti)

[…] luce […].

[…] ascoltatori […] a voi

[…] il grande potere.

E […] non rimuoverà il nome.

[…] all’entità che mi ha creato.

E io dirò il suo nome.

Fate attenzione allora alle sue parole

e a tutte le scritture che sono state composte.

Prestate attenzione allora, voi che ascoltate

ed anche voi, gli angeli e quelli che sono stati inviati,

e voi spiriti che vi siete levati dai morti.

Perché Io sono quella che da sola esiste,

ed non ho alcuno che mi giudicherà.

Perché sono molti i gradevoli aspetti che esistono in numerosi peccati

e smoderatezze

e passioni scandalose

e piaceri momentanei

che (gli uomini) assaporano finché non diventano equilibrati

e salgono al loro luogo di riposo.

E loro mi troveranno lì

ed essi vivranno

ed essi non moriranno di nuovo.

Fonte: NR dig da int.

 


Apr 01 2009

Abramo, Re d’Egitto

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 06:30

Primo cartiglio

pronuncia fonetica: AaBManRa

 

Becondo cartiglio 

pronuncia fonetica Aa B Ra Man

 

Se ti dicessi che il biblico Abramo era un Re del Basso Egitto, mi  diresti  che è  il frutto di  una mente malata!

Ma è solo perché abbiamo una conoscenza della storia religiosa impostata su una genesi Biblica ortodossa, tanto da dimenticare che l’Abramo biblico fu un uomo molto potente.

Giuseppe Flavio, lo storico ebraico del I secolo disse di Abramo:

Il faraone Necho, a quel tempo re d’Egitto (dell’alto Egitto) arrivò su questo territorio con un immenso esercito e fece prigioniera la principessa Sara, madre della nostra Nazione. E cosa fece il nostro progenitore Abramo? Si vendicò dell’offesa con la forza delle armi? Egli aveva 318 ufficiali sotto di lui, con una forza di uomini illimitata a sua disposizione…..

Trecentodiciotto ufficiali che erano a capo  di un esercito di alcune migliaia di uomini. Quante altre nazioni in questa epoca avevano un esercito così potente? Questa semplice domanda ha con se’ la chiave della risposta.

La dinastia di  re conosciuta come “Faraoni Pastori“, faraoni di origine semitica che regnarono nel Basso Egitto ( nella zona del delta del Nilo) dopo aver invaso l’Egitto settentrionale, dominandolo dalla XIV alla XVI dinastia. (dal 1750 al 1600 a.C)..

Questi sovrani erano conosciuti come “gli Hyksos”, un termine che si traduce proprio come “Re Pastore”

La Bibbia menziona una stirpe molto speciale di “pastori” di cui dice “Re verranno da te” e, nello stesso modo, i documenti storici ci raccontano di faraoni dell’Egitto settentrionale che erano chiamati Re pastori.

Di questi non se ne conoscono le tombe, sembra certo che non si facessero mummificare. Di essi abbiamo solo alcune liste di nomi di faraoni.

Spulciandoli  a uno a uno, ne è venuto fuori uno che ci ha fatto esclamare “eureka “ Si tratta del Faraone Sheshi Ma-ye-bra (1660 a.C. circa) il cui cartiglio ha una duplice grafia e si pronuncia pertanto  in  duplice modo.

Primo cartiglio: pronuncia fonetica: AaBManRa

Secondo cartiglio:pronuncia fonetica Aa B Ra Man

Variazione che rispecchiano  pienamente il seguente passo biblico

Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham per che padre di una moltitudine di popoli ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei Re” (Gen 17,5). ….

pertanto  se non  è Abramo  e il suo alians

 

Fonte: liberamente  tratto da srs di  Ralph Ellis


Mar 31 2009

Identificata la piu’ antica arte d’Egitto: ha 15.000 anni

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 05:24

Incisioni e disegni rupestri recentemente riscoperti nel sud dell’Egitto sono del tutto simili per età e stile alle pitture dell’Età della Pietra di Lascaux, Francia, e  Altamira, Spagna, hanno dichiarato gli archeologi.

 

“Non è un’esagerazione parlare di Lascaux sul Nilo, ha dichiarato il capo della spedizione Dirk Huyge, curatore della Collezione Egiziana al Museo Reale d’Arte e Storia di Bruxelles, Belgio.

La forma d’arte è diversa da qualsiasi altro esemplare mai scoperto in Egitto. Le incisioni – stimate risalire a 15,000 anni or sono – sono state cesellate sui fianchi calcarei delle colline presso il villaggio di Qurta, circa 640 km a sud del Cairo.

Delle più di 160 figure scoperte fino ad ora, la maggior parte ritrae tori selvatici. La più grande misura circa due metri di ampiezza. Le scoperte del team saranno pubblicate sul numero di settembre della rivista inglese Antiquity.

Si tratta della “seconda scoperta” dell’arte di Qurta. Alcune delle incisioni erano state trovate nel 1962 da un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto, Canada. Il capo della spedizione, Philip Smith, aveva allora ipotizzato – in un articolo del 1964 della rivista Archaeology – che le figure risalissero al Paleolitico (da 2.5 milioni a 10,000 anni or sono). Gli esperti del Paleolitico, risposero allora che si trattava di pura follia – perché “l’Europa era la culla dell’arte”.

Le scoperte di Huyge dello scorso marzo attestano invece che Smith aveva ragione.

Le incisioni saranno esaminate alla ricerca di licheni e materiale organico chiamato “strato di vernice” che possano essere datati al carbonio, o sottoposti ad un altro processo conosciuto come datazione delle serie dell’uranio. Essendo le rocce costituite di materiale inorganico, non possono essere datate direttamente usando questi metodi.

Nel contempo, la scoperta ha sollevato una grande questione: come possano i popoli dell’Europa occidentale e del sud dell’Egitto avere prodotto forme d’arte così simili, e quasi contemporaneamente?

Benché le cave di Lascaux siano meglio conosciute per le immagini pittoriche di tori e mucche, la gran parte della produzione rupestre è comunque costituita da incisioni sulla pietra. E le incisioni di Lascaux sono virtualmente identiche a quelle di Qurta, ha sottolineato Hyuge.

“Non sto dicendo che l’arte delle grotte di Lascaux sia opera di egiziani, o che gli europei arrivarono in Egitto” ha dichiarato. “Ma l’arte è tanto simile da riflettere una mentalità simile, o un simile stadio di sviluppo” ha aggiunto.

Ora gli archeologi sono a caccia di nuovi reperti – potenzialmente più antichi.

“L’arte rupestre deve essere parte di un’evoluzione” ha dichiarato Huyge. “Vi deve essere arte più antica in Egitto… dobbiamo solo riuscire a trovarla. Credo che siti a cielo aperto come questo si trovino in tutto il Nord Africa”

 

Fonte: la porta del tempio /http://news.nationalgeographic.com/news/2007/07/070711-egypt-artwork.html;


Mar 27 2009

Un sigillo della regina Gezabele

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 08:53

Il dottor Marjo Korpel, dell’universit‡ di Utrecht, in un suo studio sostiene che un sigillo scoperto nel 1964 e datato al nono secolo a.C., apparteneva alla regina Gezabele ricordata nell’Antico Testamento.

Fu l’archeologo Nahman Avigad a scoprire il sigillo sul quale si leggeva il nome yzbl scritto in lettere dell’alfabeto ebraico antico. In un primo momento si pensò proprio alla moglie fenicia del re Acab ma, dal momento che il nome era scritto in maniera errata (le consonati non corrispondevano a quelle del nome biblico ndr.), l’attribuzione fu sospesa.

Korpel, dopo un’attenta indagine condotta sui simboli che appaiono sul sigillo, lo ha riattribuito alla legittima proprietaria, Gezabele.

Il sigillo, oltre a segni di chiaro riferimento femminile, porta simboli che designano l’appartenenza a una donna di rango regale. Inoltre ha delle dimensioni maggiori rispetto a quelle di un sigillo appartenente a persone comuni.

Per quanto riguarda il nome Korpel dimostra che nel bordo superiore del sigillo dovevano esserci altre due lettere ora spezzate. Una volta integrate, il nome Gezabele apparre corretto.

Il sigillo si trova presso l’Israel Museum di Gerusalemme e fa parte della collezione dell’Israel Antiquities Authority.

Fonte: SBF Taccuino/ AlphaGalileo/ Press Release – Università di Utrecht (23 October 2007)


Mar 17 2009

Un viaggio moderno alla terra di Punt con la copia di un’antica nave egiziana

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 09:23

 

Gli antichi Egizi possono essere più noti per la costruzione delle piramidi, ma l’archeologa marittima di fama internazionale Cheryl Ward vuole che il mondo sappia che erano anche bravi marinai.

Ward, professoressa associata d’antropologia all’Università di Stato della Florida, con una squadra internazionale di archeologi, di costruttori di navi e di marinai, ha recentemente sviluppato una replica completa di una nave di 3800 anni fa e ha navigato con essa sul Mar Rosso per ricreare un viaggio ad un posto che gli antichi Egizi chiamavano la Terra di Dio o Terra di Punt. La loro spedizione è stata finanziata e filmata per un documentario francese a diffusione internazionale e per un prossimo episodio di “NOVA.„

“Questo progetto ha dimostrato le straordinarie capacità degli Egizi di navigare in mare, „ ha detto Ward. “Molta gente, compresi i miei colleghi archeologi, pensa agli Egizi come legati al fiume di Nilo ed incapaci di andare per mare. Per 25 anni, la mia ricerca è stata dedicata a mostrare la portata della loro abilità ed ora, a rivelarsi il loro modo tutto particolare di costruire navi, funzionanti magnificamente in mare.„

Il progetto si è sviluppato dalla scoperta nel 2006 dei più antichi resti in tutto il mondo di navi destinate a navigare in mare, in caverne artificiali apresso il wadi Gawasis, sul bordo del deserto egiziano. Gli Egizi usavano il luogo per montare e smontare le navi costruite con tavole di cedro e per immagazzinare le tavole, le ancore di pietra e le bobine di corda fino alla spedizione seguente che ovviamente non c’è mai stata. Il malcontento sociale e l’instabilità politica dopo il periodo del Medio Regno (2040-1640 a.C.) probabilmente hanno provocarono un blocco ad ulteriori esplorazioni e le caverne sono rimaste a lungo dimenticate, ha detto Ward.

Ward, principale ricercatrice per l’archeologia marittima al wadi Gawasis, ha determinato che le tavole di legno trovate nelle caverne avevano quasi 4000 anni. Sulla base dei vermi del legno, che avévano scavato una galleria nelle tavole, ha supposto che le navi avessero compiuto un viaggio di circa sei mesi, probabilmente al leggendario centro commerciale di Punt, nel sud del Mar Rosso. Gli studiosi sapevano da tempo che gli Egiziani avevaano viaggiato sino a Punt, ma discutevano riguard alla sua posizione esatta e se gli Egizi avessero raggiunto Punt per terra o dal mare. Alcuni avevano pensato che gli antichi Egizi non avessero la tecnologia navale per viaggiare sul mare su lunghe distanze, ma i risultati degli scavi al wadi Gawasis hanno confermato che gli Egizi compirono un viaggio di viaggio di andata e ritorno di 2000 miglia sinoa Punt, individuabile nelle terre che oggi chiamiamo l’Etiopia o lo Yemen, ha detto Ward.

Dopo la scoperta al wadi Gawasis, Valerie Abita, della compagnia francese di produzione Sombrero Co., ha chiesto alla Ward di partecipare ad un documentario su una ricostruzione moderna del viaggio patrocinato verso Punt dal faraone donna egiziano Hatschepsut. Ward ha progettato e sorvegliato la ricostruzione di una nave di Punt con l’assistenza di un architetto navale, di un costruttore navale e con la consulenza locale di un archeologo egiziano. Il processo ha comportato parecchi viaggi in Egitto per approfondire la ricerca, per selezionare un cantiere navale per costruire il vascello e per scegliere i materiali. (Risulta che l’abete Douglas, l’albero di Natale più comune in America, è molto simile al cedro usato dagli antichi Egizi, in termini di resistenza e densità). Ward ha usato il programma del maestro artigiano di FSU per sviluppare i modelli su scala ridotta della nave, per aiutarla a raffinare i particolari e per modellare la disposizione. Entro l’ottobre 2008, la ricostruzione della nave, lunga 20 metri e larga 5, che Ward ha battewwato “Min” del deserto, è stato completato usando le tecniche degli antichi Egizi – nessuna paratia trasversale, nessun chiodo e tavole adattate insieme come le parti di un puzzle. Dopo l’immersione della nave nel Nilo per consentire ai legnami di gonfiarsi e serrarsi intorno alle legature di legno, dopo aver montato il sartiame e provato il sistema di direzione, hanno trasportato la nave completa in camion al Mar Rosso – piuttosto di trasportarla smontata attraverso il deserto, come avrebbero fatto gli antichi Egizi.

Verso la fine di dicembre, l’equipaggio internazionale di 24 uomini ha fatto vela sul Mar Rosso. Il capitano era David Vann, professore assistente d’inglese dell’Università di Stato della Florida, marinaio compiuto e scrittore di successo. Le limitazioni politiche così come l’abbondanza di moderni pirati lungo l’estremità sud dell’itinerario hanno trattenuto la squadra dal lasciare le acque egiziane ed il viaggio si è concluso dopo sette giorni e circa 150 miglia, rispetto a quello che sarebbe stato un viaggio di 1000 miglia sino a Punt. Ma il viaggio di una settimana ha fornito una nuova valutazione di apprezzamento per le abilità ed ingegnosità degli antichi Egizi, ha detto la Ward, notando che la squadra è stata sorpresa da quanto velocemente la nave poteva viaggiare – circa 6 nodi, o 7 miglia orarie.

“La velocità della nave significa che i viaggi si sarebbero fatti molto in meno tempo di quanto gli Egtttologi non avessero calcolato, rendendo l’intero viaggio più semplice e più fattibile per gli antichi, „ ha detto, ed ha aggiunto che probabilmente impiegarono circa un mese per veleggiare sino a Punt e due mesi per il ritorno.

“La tecnologia che abbiamo usato non era applicata alla costruzione navale da più di 3500 anni e funziona ancora oggi come allora.„ Non era facile. “Quando era tempo di alzare la vela e di iniziare la nostra rotta verso il sud verso la terra di Punt, abbiamo avuto soltanto la nostra squadra e l’energia dell’essere umano su cui contare, „ ha detto Ward. “Levandoci in piedi e remando sopra la guida, trasportando su una linea per sollevare la vela senza l’aiuto delle pulegge o registrando i nostri progressi lungo la rotta, tutti ci siamo sentiti collegati a quei marinai antichi nei loro viaggi epici.„

 

Fonte: Fornito dall’Università di Stato della Florida (7 Marzo 2009); La porta del tempo

link: http://www.physorg.com


Mar 14 2009

ABRAMO e i collegamenti con l’antica India

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 10:26

 

 

Nella sua Storia degli Ebrei, l’erudito e teologo ebreo Flavio Giuseppe (37 – 100 d.C.) scrive che il filosofo greco Aristotele aveva detto: “… Questi ebrei sono derivati dai filosofi indiani; sono chiamati dagli indiani Calani” (Libro I, 22).

Clearco di Soli ha scritto: “gli Ebrei discendono dai filosofi dell’India. In India i filosofi sono chiamati Calaniani e in Siria sono detti Ebrei. Il nome della loro capitale è molto difficile da pronunciare. Si chiama Gerusalemme”.

“Megastene fu mandato in India da Seleuco Nicator circa trecento anni prima di Cristo. I suoi racconti stanno trovando ogni giorno nuove conferme da nuove ricerche. Egli dice che gli Ebrei “erano una tribù o setta indiana, chiamata Kalani…” (Godfrey Higgins, Anacalypsis, vol. I, p. 400). Martin Haug, Ph.D., ha scritto in The Sacred Language, Writings, and Religions of the Parsis, “si dice che i Magi chiamassero la loro religione Kesh–î–Ibrahim. Essi attribuivano i loro libri religiosi ad Abramo, che si diceva li avesse portati dal cielo” (p. 16).

Ci sono certe notevoli somiglianze, che sono più di pure coincidenze, fra il dio indù Brahma e la sua consorte Saraisvati e l’Abramo e la Sara ebrei.

Nel suo libro Moisés y los Extraterrestres, l’autore messicano Tomás Doreste ricorda che Voltaire era dell’opinione che Abramo fosse il discendente di qualcuno dei numerosi sacerdoti Brahmani che avevano lasciato l’India per diffondere i loro insegnamenti nel mondo intero; a sostegno della sua tesi ricorda la somiglianza dei nomi ed il fatto che la città di Ur, terra dei patriarchi, era vicino al confine della Persia, lungo la strada verso l’India, in cui quel Brahmano era nato.

Anche se in tutta l’India c’è soltanto un tempio dedicato a Brahma, questo culto è la terza setta più grande degli Indù. Il nome di Brahma era altamente rispettato in India e la sua influenza si espandeva, attraverso la Persia, sino alle terre bagnate dai fiumi Eufrate e Tigri. I Persiani adottarono Brahma e ne fecero una propria divinità. Successivamente avrebbero detto che il dio era arrivato dalla Bactria, una regione montagnosa situata a metà strada sul percorso verso l’India. (pp. 46–47). La Bactria o Battriana (una regione dell’antico Afghanistan) era la sede di una primitiva nazione ebrea denominata Juhuda o Jaguda, ed anche Ur–Jaguda. Ur significava “il luogo” o “la città”. Di conseguenza, la Bibbia era corretta nel dichiarare che Abraham era venuto “da Ur dei Caldei”. “Caldeo”, più correttamente Kaul–Deva (santo Kaul), non era il nome di un’appartenenza etnica specifica, ma il titolo di un’antica casta sacerdotale indù di Bramani, che viveva nella zona ora compresa tra l’Afghanistan, il Pakistan e lo stato indiano del Kashmir.

“La tribù di Ioud o del Brahmino Abramo fu espulsa o lasciò il Maturea del regno di Oude in India e, stabilendosi a Goshen, o la casa del Sole o Heliopolis nell’Egitto, diede a quella località il nome del posto che aveva lasciato in India, Maturea”. (Anacalypsis, vol. I, p. 405).

“Egli era della religione o della setta della Persia e di Melchizedek”. (Ibidem, Vol. I, p. 364).

“I Persiani inoltre pretendono che Ibrahim, cioè Abraham, fosse il loro fondatore, così come gli Ebrei. Così vediamo che secondo tutta la storia antica i Persiani, gli Ebrei e gli Arabi sono discendenti di Abramo. (p. 85)… dicono che Terah, il padre di Abramo, fosse venuto in origine da un paese dell’Est chiamato Ur, dei Caldei o dei Culdei, per abitare in una regione denominata Mesopotamia. Qualche tempo dopo che abitava là, Abraham, o Abramo, o Brahma e sua moglie Sara o Sarai, o Sara–iswati, lasciarono la famiglia del loro padre ed entrarono in Canaan. L’identificazione d’Abramo e di Sara con Brahma e Saraiswati in primo luogo è stata precisata dai missionari Gesuiti”. (Vol. I, p. 387).

Nella mitologia indù, Sarai–Svati è sorella di Brahma. La Bibbia presenta due versioni della storia d’Abramo. Nella prima versione, Abramo ammise di al Faraone aver mentito quando gli aveva presentato Sara come sua sorella. Nella seconda versione, disse anche al re di Gerar che Sara era realmente sua sorella. Tuttavia, quando il re lo rimproverò per aver mentito, Abramo rivelò che Sara era in realtà sia sua moglie sia sua sorellastra! “… ma effettivamente è mia sorella; è stata generata da mio padre, ma non è figlia di mia madre; ed è diventata mia moglie”. (Genesi, 20, 12).

Le anomalie non terminano qui. In India, un affluente del fiume Saraisvati è Ghaggar. Un altro affluente dello stesso fiume si chiama Hakra. Secondo le tradizioni ebree, Hagar era la serva di Sara; i musulmani dicono che era una principessa egiziana. Si notino le somiglianze di Ghaggar, Hakra e Hagar.

La Bibbia afferma anche che Ishmael, il figlio di Hagar, ed i suoi discendenti vissero in India.

“… Ishmael trasse il suo ultimo respiro e morì e si riunì alle sue parentele… Abitarono a Havilah (India), a Shur, che è vicino all’Egitto, e lungo tutta la strada che porta ad Asshur”. (Genesi, 25, 17–18).

È un fatto interessante che i nomi d’Isacco e d’Ismaele derivino dal Sanscrito: (Ebreo) Ishaak = Ishakhu (Sanscrito) = “amico di Shiva”. (Ebreo) Ishmael = Ish–Mahal (Sanscrito) = “grande Shiva”. Una terza mini–versione della storia d’Abramo lo trasforma in un altro “Noé”. Sappiamo che un’inondazione guidò Abramo dall’India. “… Così disse il signore Dio d’Israele, i vostri padri abitavano anticamente dall’altro lato dell’inondazione, Even Terah, il padre d’Abramo e il padre di Nachor; ed hanno servito altri dei. Ed ho preso il vostro padre Abramo dall’altro lato dell’inondazione e l’ho condotto per tutta la terra di Canaan”. (Giosuè, 24, 2– 3.)

Genesi 25 accenna ad alcuni discendenti della sua concubina Ketura (nota: I musulmani sostengono che Ketura è un altro nome di Hagar): Jokshan; Sheba; Dedan; Epher. Alcuni discendenti di Noé erano Joktan, Sheba, Dedan e Ophir. Queste varianti mi hanno indotto a sospettare che gli autori della Bibbia stessero provando ad unire vari rami di giudaismo.

Verso il 1900 a.C., il culto di Brahm fu portato nel Medio e nel Prossimo Oriente da vari gruppi indiani, dopo una terribile pioggia e un terremoto che imperversarono sull’India del Nord, cambiando persino i corsi dei fiumi Saraisvati e Indo. Il geografo classico Strabone dice quanto l’abbandono dell’India nord–occidentale fosse stato quasi totale. “Aristobolo dice che, quando egli fu inviato in India per una certa missione, vide un paese di più di mille città, insieme ai villaggi, che erano stati abbandonati perché l’Indo aveva abbandonato il proprio letto naturale”. (Strabone, Geografia, XV, I.19).

“L’essiccamento del Sarasvati intorno al 1900 a.C., che condusse ad uno spostamento importante della popolazione concentrata intorno al Sindhu e alle valli del Sarasvati, potrebbe essere l’evento che causò un’emigrazione verso ovest dall’India. Subito dopo quel tempo l’elemento Indico comincia a comparire dappertutto in Asia occidentale, in Egitto e in Grecia”.

(Subhash Kak, Indic Ideas in the Graeco–Roman World, in IndiaStar online literary magazine, p.14)

Lo storico indiano Kuttikhat Purushothama Chon ritiene che Abramo fosse stato cacciato dell’India e dichiara che gli Ariani, incapaci di sconfiggere gli Asura (la casta mercantile che comandava un tempo nella valle dell’Indo, o Harappani), s’impegnarono per molti anni a combattere segretamente contro gli Asura, sino a distruggere il loro enorme sistema di laghi d’irrigazione, causando l’inondazione distruttiva, che Abramo e la sua famiglia se ne andarono e marciarono verso l’Asia Occidentale. (v. Remedy the Frauds in Hinduism).

Di conseguenza, oltre ad essere cacciati dall’India del Nord dalle inondazioni, gli Ariani costrinsero anche i commercianti indiani, gli artigiani e le classi istruite a fuggire in Asia Occidentale.

Edward Pococke scrive in India in Greece: “… in nessun caso simile sono accaduti eventi carichi di conseguenze di tale importanza, come negli eventi successivi alla grande guerra religiosa che, per un lungo periodo d’anni, infuriò in lungo e in largo per l’India. Quel confronto si concluse con l’espulsione d’ampi gruppi di popolazione; molti dei quali esperti nelle arti e civilizzati e molti di più guerrieri di professione. Stretti a nord dalle montagne himalayane, e bloccati verso sud a Ceylon, la loro ultima fortezza, invasero la valle dell’Indo ad ovest, e questi loro spostamenti generarono i germi delle arti e delle scienze europee. La vigorosa marea umana passò la barriera del Punjab e si diresse verso l’Europa ed il resto dell’Asia, per compiere la propria missione nell’evoluzione morale del mondo. L’ampiezza del movimento migratorio era così grande, il cambiamento dei nomi così completo e le informazioni – che abbiamo da parte dei Greci – riferite in modo talmente fuorviante, che nulla di meno di una negligenza totale dei principi teoretici e la risoluzione della ricerca indipendente, hanno dato la minima probabilità di chiarimento di tale mistero”. (p. 28)

Se tutti quei popoli immigrati e dominanti erano esclusivamente di origini indiane, perché mai la storia non ne fa menzione?

L’esodo dei rifugiati dall’antica India non avvenne in una sola ondata, ma lungo un periodo di mille anni, o più migliaia d’anni. Se tutti quei profughi erano esclusivamente di origini indiane, perché mai la storia non ne fa menzione? Essi sono citati piuttosto come Kassiti, Hittiti, Siriani, Assiri, Hurriti, Aramei, Hyksos, Mitanni, Amaleciti, Etiopi (Atha–Yop), Fenici, Caldei, e con molti altri nomi. Tuttavia saremmo in errore se pensassimo che si tratti di gruppi etnici indigeni dell’Asia Occidentale. I nostri libri di storia li chiamano anche “Indo–Europei” e suscitano l’interrogativo da dove essi realmente provenissero.

“I popoli dell’India giunsero a indicare la propria identità sociale in termini come Varna e Jati (funzioni sociali o di casta), non in termini di razze e tribù”. (Foundations of Indian Culture; p. 8)

Ecco un esempio di come gli indiani antichi identificavano la gente: I capi erano denominati Khassi (Kassiti), Kushi (Kushiti), Cosacki (casta militare russa), Cesari (casta romana di comando), Hattiya (Hittiti), Cuthiti (una forma dialettica di Hittiti), Hurriti (un’altra forma dialettica di Hittiti), Cathay (capi cinesi), Kasheetl/Kashikeh fra gli Aztechi, Kashikhel/Kisheh dai Maya e Keshuah/Kush dagli Incas. Gli Assyrians (in inglese), Asirios (nello Spagnolo), Asuras o Ashuras (India), Ashuriya, Asuriya (Sumeri e Babilonia), Asir (Arabia), Ahura (Persia), Suré nel Messico centrale, ecc., erano coloro che adoravano Surya (il Sole). Naturalmente, nelle zone dove questa religione è prevalsa, sono stati conosciuti come “Assiri”, qualunque fossero i nomi reali dei loro rispettivi regni d’origine. Un altro problema che gli eruditi occidentali hanno nell’identificazione degli Indo–Europei con gli Indiani è che l’India non era allora e non è mai stata una nazione. Ancora di più, non era “l’India”. Era Bharata, e anche il termine Bharata non indica una nazione, ma una collezione di nazioni, proprio come l’Europa è una collezione di nazioni, ed è attualmente tenuta insieme dalla minaccia reale o percepita dell’espansionismo musulmano. Gli eruditi indiani mi hanno detto che quando e se mai questo espansionismo sparisse, “l’unione di Bharata” si scheggerà ancora in molte più piccole nazioni. “Gli storici arabi discutono sul fatto che quel Brahma ed Abraham, il loro antenato, sia la stessa persona. I persiani hanno denominato generalmente Abraham Ibrahim Zeradust. Ciro considerava la religione degli ebrei la sua stessa. Gli Indù devono discendere venire da Abraham, o gli Israelites da Brahma…” (Anacalypsis, vol. I, p. 396).

Il nostro Abramo corrisponde realmente con la divinità indù Ram?

Ram e Abramo furono forse la stessa persona o lo stesso clan. Per esempio, la sillaba “Ab” o “Ap” significa “padre” in Kashmiri. Il termine ebreo primitivo potrebbe aver indicato Ram come “Ab–Ram” o “il padre Ram”. Si può anche pensare che la parola “Brahm” si sia evoluta da “Ab–Ram” e non vice–versa. La parola Kashmiri per “misericordia divina”, Raham, sembra derivata da Ram. Ab–Raham = “padre di misericordia divina”. Rakham = “misericordia divina”, in ebraico. Ram è inoltre il termine ebraico per il capo o l’alto reggente. Lo storico indiano A. D. Pusalker, il cui saggio “Traditional History From the Earliest Times” è apparso in The Vedic Age, ha detto che Ram visse verso il 1950 a.C., all’incirca all’epoca in cui Abramo, gli Indo–Ebrei e gli Ariani fecero la più grande espansione dall’India al Medio Oriente, dopo la grande inondazione.

“Uno dei santuari nella Kaaba inoltre era dedicato al dio creatore degli Indù, Brahma, ma il profeta illetterato dell’Islam pensava che fosse dedicato ad Abramo. La parola “Abraham” è nient’altro che una cattiva pronuncia della parola Brahma. Ciò può essere dimostrato chiaramente se si studiano i significati della radice di entrambe le parole. Abraham sarebbe uno dei profeti semitici più anziani. Si suppone che il suo nome derivi dai due termine semitici ‘Ab’ che indica il Padre e ‘Raam/Raham’ che significa “dell’elevato”. Nel libro della Genesi, Abraham significa semplicemente ‘Moltitudine’. La parola Abraham è derivata dalla parola Sanscrita Brahma. La radice di Brahma è Brah, che significa ‘crescere in numero o moltiplicarsi’. In più il Signore Brahma, il dio del creatore dell’Induismo, sarebbe il padre di tutti gli uomini e il più elevato di tutti gli dei, dato che da lui tutti gli esseri sono stati generati. Così veniamo ancora al significato di ‘padre elevato’. Questa è una chiara indicazione che Abraham non è altro che il padre celestiale Brama”. (Vedic Past of Pre–Islamic Arabia, Part VI, p.2).

Diversi significati possono essere estratti dalla parola “Abram”, ciascuno dei quali indica direttamente la sua posizione elevata. Ab = “padre”; Hir o H’r = “testa; parte superiore; Elevato”; Am = “la gente”. Di conseguenza, Abhiram o Abh’ram può significare “il padre dell’elevato”. Eccone un altro: Ab – î – ram = “padre del misericordioso”. Ab significa anche “il serpente”, e potrebbe indicare che Ab–Ram (serpente elevato) era un re Naga. Tutti i significati che possono essere estratti dalla parola composta “Abraham” rivelano il destino divino dei suoi seguaci. Hiram di Tiro, stretto amico di Salomone, era “gente elevata” o Ahi–Ram (serpente elevato).

In India antica, il culto Ariano era chiamato “Brahm–Aryan”. Gli Ariani adoravano molti dèi. Abraham si allontanò dal politeismo. Così facendo, potrebbe essere diventato “A–Brahm” (non più un Brahman). Gli Ariani chiamarono gli Asura “Ah–Brahm”. Di conseguenza, possiamo supporre logicamente che i padri della civiltà dell’Indo fossero probabilmente precursori degli ebrei.

Gerusalemme era una città degli Hittiti (casta indiana di tipo ereditario) ai tempi della morte d’Abramo. In Genesi, 23:4, Abramo chiese agli Hittiti di Gerusalemme di vendergli un terreno per la sepoltura. Gli Hittiti risposero: “… tu sei un principe fra noi: scegli tra i nostri sepolcri dove vuoi seppellire i tuoi morti; nessuno di noi te lo negherà”. (p. 6). Se Abramo era riverito come principe dagli Hittiti, doveva essere anche un membro stimato della casta ereditaria e guerriera dell’India. La Bibbia non ha mai affermato che Abramo non fosse un Hittita. Dice solo: “sono uno straniero e un ospite temporaneo tra voi”. (Genesi, 23: 4.) Come gli Hittiti hanno detto, essi riconoscevano addirittura Abramo come loro superiore. Come gli Hittiti non avevano un’origine etnica unica, così non l’avevano gli Amoriti o gli Amarru. Marruta era il nome indiano di casta degli uomini comuni. La parola “Amorita” (Marut) era il primo nome della casta dei Vaishya indiani: artigiani, coltivatori, vaccari, commercianti, ecc.

G.D. Pande scrive in Ancient Geography of Ayodhya: “I Marut rappresentavano il Visah. I Marut sono descritti come componenti delle truppe o delle masse. Rudra, il padre dei Maru, è il signore del bestiame”. (p. 177.) Malita J. Shendge li definisce così: “… i Marut sono la gente comune”. (The Civilized Demons, p. 314). Non dovremmo essere sorpresi nello scoprire che i Khatti (Hittiti) e i Marut (Amoriti) fossero i padri (protettori) e le madri (aiutanti o assistenti) di Gerusalemme.

In India, gli Hittiti erano anche conosciuti come Cedi o Chedi (pronunciato Hatti o Khetti). Gli storici indiani li classificano come una delle più vecchie casti degli Yadava. “I Cedi hanno formato una delle tribù più antiche fra gli Ksatriya (la classe aristocratica composta di Hittiti e Kassiti) nei più antichi periodi Vedici. Fin dal periodo del Rgveda i re dei Cedi avevano acquistato grande rinomanza… erano uno dei poteri principali in India del Nord nella grande epica”. (Yadavas Through the Ages, p. 90). I Ram o Rama inoltre appartenevano al clan di Yadava. Se i nostri Abraham, Brahm e Ram sono quello e la stessa persona, Abramo andò a Gerusalemme per stare con la sua propria gente!

Le congregazioni dei Ram si segregarono nelle loro proprie comunità, denominate Ayodhya, che in Sanscrito significa “l’Inconquistabile”. La parola Sanscrita per “il combattente” è Yuddha o Yudh. Abramo ed il suo gruppo appartenevano alla congregazione di Ayodhya (Yehudiya, Judea) che rimase distante dai non–credenti e dagli Amaleciti (Ariani?).

Melchizadek… il saggio di Salem

Se ciò che ho detto finora non è abbastanza convincente, forse la parola “Melchizedek” lo sarà. Melchizedek era un re di Gerusalemme che possedeva poteri mistici e magici segreti. Era inoltre insegnante d’Abramo.

Melik–Sadaksina era un gran principe indiano, un mago e un gigante spiritoso – il figlio d’un re dei Kassiti. In Kashmiri e in Sanscrito, Sadak = “una persona con poteri magici e soprannaturali”. Un certo Zadok (Sadak?) era anche un sacerdote con doti soprannaturali, che unse Salomone. Perché il Kassita (di casta reale) Melik–Sadaksina, un personaggio mitico indiano, compare improvvisamente a Gerusalemme come l’amico e la guida d’Abramo? Secondo Akshoy Kumar Mazumdar, nella storia indù, Brahm era il leader spirituale degli Ariani. Come Ariano (non di Yah), credeva naturalmente negli idoli. La Bibbia dice che persino li fabbricava. Nel vedere come l’aumentare del culto degli idoli e il dubbio religioso stavano contribuendo ad un’ulteriore rovina della sua gente, Brahm ripudiò l’Arianesimo e riabbracciò la filosofia indiana antica (di Yah) (culto dell’Universo Materiale) anche se quello pure stava affondando nelle malvagità umane. Si convinse che l’umanità si sarebbe potuta conservare soltanto occupandosi di cose reali, non immaginarie.

Scossi dalla barbarie e dall’egoismo cieco della gente, gli uomini saggi e la gente istruita fra i proto–Ebrei s’isolarono dalle masse.

Il Dott. Mazumdar ha scritto: “La caduta morale era veloce. I colti e i saggi vivevano staccati dalle masse. Si sposavano raramente e principalmente si dedicavano alle pratiche religiose. Le masse, senza luce e capo adeguati, presto divennero viziose oltre ogni limite. La violenza, l’adulterio, il furto, ecc., diventarono comuni. La natura umana diventava selvaggia. Brahma (Abramo) decise di riformare e rigenerare la gente. Incitò i colti e i saggi a sposarsi e mescolarsi con la gente. La maggior parte rifiutò di sposarsi, ma 30 acconsentirono”. Brahm sposò la sua sorellastra Saraisvati. Quei saggi furono conosciuti come i prajapatis (progenitori).

“L’Afghanistan del Nord era denominato Uttara Kuru ed era un grande centro d’apprendimento. Una donna andò là studiare e ricevette il titolo di Vak, cioè Saraisvati (signora Sara). Si crede che Brahm, il suo insegnante (e fratellastro), fosse rimasto tanto impressionato dalla sua bellezza, formazione e intelletto potente, che la sposò”. (The Hindu History; p. 48, passim)

Dalla santa comunità nell’Afghanistan del sud, simili comunità si sparsero dappertutto: in tutta l’India, Nepal, Tailandia, Cina, Egitto, Siria, Italia, Filippine, Turchia, Persia, Grecia, Laos, Irak, – persino nelle Americhe! La prova linguistica della presenza di Brahm in varie parti del mondo è più di evidente: Persiano: Braghman (santo); Latino: Bragmani (santo); Russo: Rachmany (santo); Rachmanya ucraino (sacerdote; Santo); Ebreo: Ram (capo supremo); Norvegese: From (Divinamente).

Una parola sacra fra gli Indù era ed è la sillaba mistica OM. È associata in eterno con la terra, il cielo ed il paradiso, l’universo triplice. È inoltre un nome di Brahm. Anche gli Aztechi adoravano e recitavano la sillaba OM come il principale doppio di tutta la creazione: OMeticuhlti (principio maschile) e OMelcihuatl (principio femminile). La casta sacerdotale dei Maya era chiamata Balam (pronunciato B’lahm). Se nella lingua Maya ci fosse stato il suono “R”, esso sarebbe stato Brahm. Gli Incas peruviani adoravano il sole come Inti Raymi (Hindu Ram).

Nomi che innegabilmente derivano letteralmente da Rama si trovano nelle lingue dei Nativi americani, particolarmente le lingue di quelle tribù che si estendono dal sud–ovest degli Stati Uniti al Messico e sino nel Sudamerica, oltre il Perù. Gli indiani Tarahumara di Chihuahua sono un esempio ideale. Il loro nome reale è Ra–Ram–Uri. Come in Sumeria ed in India del Nord, Ra–Ram–Uri “Uri” = “la gente”. Poiché la R spagnola ha un suono particolare, questo “Uri” potrebbe anche essere Udi o Yuddhi, il nome Sanscrito per “Guerriero; Conquistatore”. Molte tribù messicane ricordano che una razza straniera di Yuri invase una volta la loro parte del mondo. Il dio del sole dei Ra–Ram–Uri è Ono–Rúame. In Kashmiri, Ana = “figlio favorito”; La dea della luna dei Ra–Ram–Uri, consorte di Ono–Rúame, è Eve–Ruame. In Kashmir Hava = “Eva, o il principio femminile”. Un governatore dei Ra–Ram–Uri si chiamava Si–Riame. In Sanscrito/Kashmiri, Su–Rama = “Grande Rama”. Secondo le antiche leggende messicane, gli Yori appartenevano ad una tribù denominata Surem (Su–Ram?). Prima della conquista, il Messico centrale ed il sud–ovest degli Stati Uniti, sino al Colorado orientale, erano conosciuti come Suré. Suré = “Sole” in Kashmiri. Il medico curatore o guida spirituale dei Tarahumara è un Owi–Ruame. In Sanscrito, Oph = “speranza”. Il loro diavolo è denominato Repa–Bet–Eame. Kashmiri: Riphas (Comparsa) + Buth (Spirito maligno) + Yama (Angelo della morte). Molte altre sorprendenti corrispondenze con il Kashmiri e il Sanscrito compaiono nella lingua dei Ra–Ram–Uri. Il loro rapporto con l’antica Fenicia, la Sumeria e l’India del Nord è ovvio.

I Fenici… navigatori globali

La maggior parte di noi pensa che i Fenici fossero un popolo di navigatori e commercianti, che abitava in quello che oggi chiamiamo Libano. Tuttavia, i Pancika o Pani, come gli Indù li chiamavano, o Puni, come li chiamavano i Romani (un altro nome derivato da Rama), erano, come gli zingari, sparsi su tutto il globo.

Gli spagnoli chiamarono la terra dei Ra–Ram–Uri Chihuahua, pronunciata come Shivava dagli stessi nativi. In Sanscrito, Shivava = “tempio di Shiva”. Secondo gli eruditi religiosi indù, Ram ed il dio Shiva erano una volta la stessa divinità. Il nome di Yah e di Shiva (lo stesso di cui leggiamo nella Bibbia) è inoltre prevalente nelle pratiche religiose dei Nativi americani e può essere trovato iscritto in petroglifi dappertutto nel sud–ovest americano. (Cfr. il mio libro India Once Ruled the Americas! )

Ayodhya era inoltre un altro nome per Dar es Salaam in Tanzania (Africa) e per Gerusalemme (Giudea). È vero che gli abitanti di Gerusalemme erano conosciuti come Yehudiya o Giudei (guerrieri di Yah), un fatto che rende le origini indiane degli ebrei incontrovertibili.

Non c’era parte del mondo antico, compresa la Cina, che non fosse influenzata dai punti di vista religiosi di Ram. Per esempio, i cristiani e gli ebrei hanno subito un lavaggio del cervello per credere che Mohammed copiasse i suoi insegnamenti dalle fonti ebree. La verità è che, nel tempo di Mohammed, la teologia di Ram o d’Abramo era la pietra di fondamento di tutte le sette religiose. Tutto ciò che Mohammed ha fatto fu di eliminarne il culto degli idoli.

“… Il Tempio della Mecca è stato fondato da una colonia di Bramini provenienti dall’India. Era un posto sacro prima dell’epoca di Mohamed, e fu loro consentito di fare pellegrinaggi ad esso per parecchi secoli dopo il suo tempo. La sua gran celebrità come luogo sacro molto prima del periodo del profeta non può essere contestata”. (Anacalypsis, vol. I, p. 421)

“… I bramini dicono, dall’autorità dei loro antichi libri, che la città della Mecca è stata fondata da una colonia proveniente dall’India. I suoi abitanti a partire dall’era più antica hanno avuto una tradizione che è stata sviluppata da Ishmael, il figlio di Agar. Questa città, nella lingua dell’Indo, sarebbe denominata Ishmaelistan”. (Ibidem, p. 424)

Prima del tempo di Mohammed, l’Induismo della gente araba era denominato Tsaba. Tsaba o Saba è una parola Sanscrita, significante “L’Assemblea degli Dei”. Tsaba si diceva anche Isha–ayalam (tempio di Shiva). Il termine Musulmano o Moshe–ayalam (tempio di Shiva) è solo un altro nome di Sabaismo. La parola ora è limitata al mondo dell’Islam. Mohammed stesso, essendo un membro della famiglia di Quraish, era inizialmente un Tsabaista. I Tsabaisti non consideravano Abramo come un dio reale, ma piuttosto un’incarnazione o un insegnante divino chiamato Avather Brahmo (Giudice del mondo sottoterra).

Ai tempi di Gesù, le lingue, il simbolismo religioso e le tradizioni degli arabi e degli ebrei erano quasi identici. Se potessimo prendere una macchina del tempo verso il passato, la maggior parte di noi non vedrebbe alcuna differenza reale fra gli arabi e gli ebrei. La storia ci dice che gli arabi del tempo di Cristo adoravano gli idoli. Così facevano le classi più basse e gli ebrei rurali. Per questo motivo, la controversia del Medio Oriente fra gli ebrei ed i musulmani e l’avversione fra i musulmani e gli Indù in India è ridicola. I musulmani stanno combattendo gli ebrei e gli Indù, o vice–versa, sulla base di niente. Tutti e tre i gruppi sono scaturiti dalla stessa fonte. L’equivalente Kashmiri–Sanscrito di Hebron (Khev’run in ebraico) grida le origini indiane dei più antichi abitanti di Gerusalemme: Khab’ru (tomba). (V. il dizionario del Grierson, p. 382). Anche nell’ebraico, Kever = “tomba”.

Il libro del linguista ed orientalista indiano Maliti J. Shendge The Languages of Harappans salda insieme, una volta per tutte, l’Asia Occidentale e la civiltà della valle dell’Indo. Non solo dimostra che Harappa era accadica e sumerica, dimostra anche che il primo “Abramo” non era altri che Adamo, prima che Eva fosse generata da una delle sue costole.

“… Si può dire che la regione dal Tigri–Eufrate all’Indo ed al suo oriente fosse abitata dagli Accadi che parlavano una lingua semitica, i quali successivamente chiamarono se stessi Asshuraiu. Il loro nome indiano come conosciuto dai Rgveda è Asura, che non è stato dimenticato da molto tempo. Non è molto sorprendente che questa regione fosse abitata in da clan differenti della stessa razza. Tuttavia sarebbe errato pensare che fosse un gruppo razziale omogeneo. La nostra conoscenza linguistica prova che si trattava d’una popolazione mista di Accadi e Sumeri. Altri gruppi etnici potevano essere presenti, le cui tracce potranno essere identificate grazie i lavori futuri.

Questa composizione mista della popolazione non è in contraddizione con lo stato attuale delle conoscenze, perché la presenza di questi elementi etnici nella valle dell’Indo conferma ed estende un modello demografico identico, che esisteva probabilmente a partire dai tempi più antichi della preistoria e della civiltà.

Se questi Accadi fossero gli stessi del clan omonimo dell’Asia Occidentale, ci dovrebbe essere una preponderanza uguale di questa coppia primigenia nella mitologia vedica. Tuttavia, oltre un cenno enigmatico, non c’è riferimento a loro. Ciò stava confondendo. Sembrava improbabile che questo clan fosse privo dei genitori primordiali, benché il loro dio fosse Asura. C’è la predominanza di Brahma in Rgveda come il padre primordiale, ma appare inadeguato che vi sia un principio maschile da solo. Uno sguardo da vicino a Brahma ha rivelato che la sua ascendenza derivava da due parole Abu + Rahmu che è l’accoppiamento primordiale in mitologia Semitica. La controparte Accade di Rahmu è Lahmu che successivamente è diventata la dea Laksmi, nata nel mare e corteggiata sia dai dei sia dai demoni. Lahmu è un drago in Accadico ma in Ugaratico Rahmu è la parte femminile di Abu.

Brahma (abu + rahmu = abrahma = brahma): tutti i cambiamenti qui postulati corrispondono alle connessioni di cui sopra, o la femmina di Abu, il Dio supremo dei Semiti, ha subito molte trasformazioni ed ha molte controparti nel pantheon indiano, fra le quali Laksmi è uno di quelli importanti, adorata come la dea di tutta la creazione materiale. Così il clan di Asura della valle dell’Indo adorava Abu–Rahmu come la coppia primigenia”. (pp. 269 – 270)

La ricerca della signora Shendge rafforza la mia convinzione che i resti d’Abramo e di Sara a Hebron possano essere quelli di Brahm e della Saraisvati reali. Il nostro Abramo era evidentemente un sacerdote, forse persino il fondatore del culto di Abu–Rahmu (Adamo ed Eva), che portò la sua religione monoteistica nell’Asia Occidentale. Benché lui e Sara fossero divinizzati in varie forme nella loro India natale, sono rimasti come esseri umani nel giudaismo.

 

di Gene D. Matlock, B.A, M.A. (5 Marzo 2009)

 

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la porta del tempo


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