Set 26 2014

ORIANA FALLACI E L’ISLAM: LA PROFEZIA SULL’ISLAM FANATICO, GLI INSULTI DELLA SINISTRA, I PROCESSI: “MI VOGLIONO MORTA PERCHÉ DICO LA VERITÀ”.

 

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(1)

 

Il testo di cui oggi iniziamo la pubblicazione – per gentile concessione di Edoardo Perazzi, nipote e erede della Fallaci – è quello di un discorso pronunciato da Oriana Fallaci nel novembre del 2005. La grande toscana fu insignita del Annie Taylor Award, un premio conferito dal Centro Studi di cultura popolare di New York. Il suo discorso, in versione integrale inglese, fu pubblicato pochi giorni dopo da Il Foglio. Poi, il primo dicembre del 2005, Libero ne pubblicò la versione italiana, col permesso della stessa Fallaci, che volle rivederne personalmente la forma (modificandola tramite memorabili telefonate con l’allora responsabile delle pagine culturali Alessandro Gnocchi). Abbiamo deciso di ripubblicare questo testo perché pensiamo che oggi, a quasi dieci anni di distanza, sia più attuale che mai. 


 

Bé: un premio intitolato a una donna che saltò sopra le Cascate del Niagara, e sopravvisse, è mille volte più prezioso e prestigioso ed etico di un Oscar o di un Nobel: fino a ieri gloriose onorificenze rese a persone di valore ed oggi squallide parcelle concesse a devoti antiamericani e antioccidentali quindi filoislamici. Insomma a coloro che recitando la parte dei guru illuminati che definiscono Bush un assassino, Sharon un criminale-di-guerra, Castro un filantropo, e gli Stati Uniti «la-potenza-più-feroce, più-barbara, più-spaventosa-che-il-mondo-abbia-mai-conosciuto». Infatti se mi assegnassero simili parcelle (graziaddio un’eventualità più remota del più remoto Buco Nero dell’Universo), querelerei subito le giurie per calunnia e diffamazione. Al contrario, accetto questo «Annie Taylor» con gratitudine e orgoglio. E pazienza se sopravvaluta troppo le mie virtù.

 

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Set 22 2014

IL DIALETTO RINASCE PERCHÉ NON È MAI MORTO

Category: Cultura e dintornigiorgio @ 00:07

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di Paolo Di Stefano – (29/12/2013)

 

Corriere della Sera

 

 

«Fra le altre tragedie che abbiamo vissuto (…) in questi ultimi anni, c’è stata anche la tragedia della perdita del dialetto, come uno dei momenti più dolorosi della perdita della realtà».

Con questo grido di dolore Pier Paolo Pasolini, nel 1964, decretava come avvenuta la morte delle parlate dialettali a vantaggio di un italiano medio «tecnologico», modellato a misura della società neocapitalistica.

Italo Calvino, assumendo in polemica con lui un punto di vista decisamente più «moderno», scrisse che l’italiano si giocava il suo futuro in rapporto alle lingue straniere e che gli scambi con il dialetto erano superati: la nostra lingua nazionale doveva porsi un problema di traducibilità. Cinquant’anni dopo, chi dei due aveva ragione? Pasolini o Calvino?

Probabilmente né l’uno né l’altro, se è vero che entrambi davano per spacciato il dialetto (Pasolini con angoscia, Calvino forse con sollievo), mentre il dialetto anzi i dialetti, al plurale, resistono e si rinnovano. Si rinnovano mescolandosi con l’italiano. Del resto, le lingue, come i popoli, sopravvivono solo se sanno rinnovarsi, cioè mescolarsi.

 

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Set 07 2014

COME PREVEDEVANO IL TEMPO I NOSTRI NONNI?

Category: Cultura e dintorni,Geografia e ambientegiorgio @ 00:00

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Barometro a corda

 

 

Come prevedevano il tempo i nostri nonni?

 

In questo articolo vi racconto i metodi che si usavano per le previsioni meteo anni fa e, in alcuni casi, ancora oggi.

Per utilizzarne alcuni è necessario avere molto spirito d’osservazione,solo cosi se ne possono trarre risultati soddisfacenti.

Alcuni sono inapplicabili in città ma molti, invece, si possono utilizzare ovunque.

Tutti o quasi sappiamo che quando le rondini volano basse è indice di maltempo. In realtà, non sono le rondini a sentire il cambiamento atmosferico, ma le miriadi di moscerini che si avvicinano al suolo sentendo l’avvicinarsi di un temporale. E le rondini li seguono.

Ma vediamo di descrivere questi segni ed il significato che la tradizione attribuisce loro.

 

 

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Set 05 2014

LA TRADIZIONE DEL FURTO DELLA SPOSA: UNA LETTURA MULTIDISCIPLINARE

Category: Cultura e dintorni,Storia e artegiorgio @ 00:03

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Nicolas Poussin, Il ratto delle Sabine

 

 

A. NORSA – A. BRUGNOLI – F. CORTELLAZZO – G. MORTARO – A. RIDOLFI

 

1. INTRODUZIONE

Il “furto della sposa”, consolidata tradizione presente in tutte le vallate ladine, è un rito che i giovani del paese, invitati alle nozze, compiono il giorno stesso, abitualmente dopo la celebrazione del matrimonio. Il rituale si ritrova, con similitudini e differenze, oltre le catene montuose anche in altri luoghi più o meno distanti, di diverse culture e religioni e affonda le sue radici nella notte dei tempi, laddove si perdono le documentazioni ed iniziano le interpretazioni.

 

Il presente lavoro è la sintesi di cinque diverse prospettive inerenti il tema proposto, frutto di altrettanti professionisti della Frazer Association for Anthropological Research, associazione che da alcuni anni è impegnata nell’indagine e raccolta di testimonianze nel settore etnoantropologico, competenti in diverse discipline: antropologia, medicina e psicologia, religione, storia ed educazione.

 

Il contributo sarà quindi introdotto da una disamina del rito nelle vallate ladine, continuerà con una lettura dal punto di vista antropologico-sociale, per rintracciare poi una continuità con i testi classici, evidenziandone significative presenze anche nei sacri testi della fede cristiana ed infine con la presenza, più o meno manifesta o mascherata dal simbolo, nel mondo delle fiabe.

Faranno da cornice al lavoro i concetti di esogamia ed endogamia, legami costanti dei diversi contributi.

 

 

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Ago 22 2014

SACRIFICI UMANI NELLE COMUNITÀ DI IMMIGRATI

 

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Se credete che i sacrifici umani siano un antico retaggio di culture selvagge definitivamente estinte e cadute nel limbo, vi sbagliate.

Nonostante la propaganda antirazzista si sforzi costantemente di presentarci un’immagine politicamente corretta dei popoli africani, in Uganda l’uccisione di bambini per rituali stregoneschi è un fenomeno che ha raggiunto proporzioni davvero incredibili, a dimostrazione di come “pratiche che nei paesi civilizzati hanno portato i loro seguaci al patibolo continuano ad essere per il Sud del mondo ordinaria amministrazione” .

 

Silvano Lorenzoni nel Selvaggio mostra come comportamenti che per i selvaggi costituiscono la normalità sono considerati tra i popoli civili sintomi di psicopatologie: “Inizierò mettendo a fuoco quelle manifestazioni che avvicinano il selvaggio ai comportamenti di quei civili che normalmente sono, o dovrebbero essere, confinati nelle istituzioni psichiatriche, e, successivamente, quelle (tossicodipendenza compulsiva, deviazioni sessuali ecc.) che più lo avvicinano all’animalità.

 

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Ago 22 2014

C’E’ UNA SPIEGAZIONE RAZIONALE PER I SACRIFICI UMANI

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C’è qualcosa che vi sembra meno sensato dei sacrifici umani rituali? Quando il filosofo del diciannovesimo secolo Søren Kierkegaard cercava una contraddizione nel pensiero razionale—un chiaro esempio di qualcosa che il solo interesse personale non potesse spiegare—raccontò la storia del Vecchio Testamento in cui Abramo porta Isacco sul monte per essere sacrificato. Diavolo, quale potrebbe mai essere il senso di sacrificare il proprio figlio?

 

Per Kierkegaard, la risposta è che il cristianesimo e la razionalità occupano due sfere separate. Per il tipico utente ateo di internet, la risposta è che la religione fa impazzire la gente. Per Peter Leeson, la risposta sta nel guardare al problema dal punto di vista economico.

Leeson ha indagato il più recente e storicamente confermato esempio di sacrificio umano ritualizzato, praticato da un gruppo etnico dell’India chiamato Kondh. Questi uomini, se mai il pubblico occidentale ne avesse mai sentito parlare, erano noti per essere “una razza feroce e bellicosa, che si dilettava con crudeltà e devastazioni. Di certo anche le loro divinità si deliziavano con le macellazioni, durante rituali insanguinati.”

 

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Ago 07 2014

CHE COSA ESATTAMENTE SONO IL ‘RAZZISMO’ E L”EGUALITARISMO’?

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di REDAZIONE

 

Proponiamo in ANTEPRIMA la traduzione integrale in italiano dell’articolo What Exactly Is ‘Racism’? da parte di Llewellyn H. Rockwell Jr., ex capo dello staff congressuale di Ron Paul, esecutore dell’eredità culturale di Murray N. Rothbard, saggista, direttore del sito LewRockwell.com, amministratore delegato e responsabile del Ludwig von Mises Institute.

(Traduzione di Luca Fusari)

 

 

Voglio guardare a due termini che lo Stato e i suoi tirapiedi utilizzano con molto successo al fine di aumentare il potere del governo. Uno è ‘razzismo’, l’altro è ‘uguaglianza’.

Che cosa è esattamente il ‘razzismo’? Non ne abbiamo quasi mai sentito una definizione.

 

Dubito che qualcuno sappia veramente cosa esso sia. Se siete inclini a contestare questa affermazione, chiedetevi perché se il razzismo è davvero qualcosa di chiaro e determinato non vi è meno disaccordo su quali pensieri e comportamenti sono “razzisti” e quali non lo sono?.

 

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Giu 26 2014

FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA, LA NOTTE MAGICA DEL 24 GIUGNO.

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Stanotte è magica: Se fate così San Giovanni vi protegge dal male tutto l’anno. E se vuoi un bambino…

 

La notte di S. Giovanni, il 24 giugno appunto, rientra nelle celebrazioni solstiziali; il nome associatogli deriva dalla religione cristiana, perché secondo il suo calendario liturgico vi si celebra San Giovanni Battista (come il 27 dicembre S. Giovanni Evangelista).

In questa festa, secondo un’antica credenza il sole (fuoco) si sposa con la luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l’acqua, con cui battezzava.

Nel corso del tempo c’è stato un mischiarsi di tradizioni antiche, pagane, e ritualità cristiana, che dettero origine a credenze e riti in uso ancora oggi e ritrovabili perlopiù nelle aree rurali. I Fuochi di S. Giovanni – I falò accesi nei campi la notte di S. Giovanni erano considerati oltre che propiziatori anche purificatori e l’usanza di accenderli si riscontra in moltissime regioni europee e persino nell’africa del nord. I contadini si posizionavano principalmente su dossi o in cima alle colline, e accendevano grandi falò in onore del sole, per propiziarsene la benevolenza e rallentarne idealmente la discesa; spesso con le fiamme di questi falò venivano incendiate ruote di fascine, che venivano fatte precipitare lungo i pendii, accompagnate da grida e canti.

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Mag 09 2014

MORZINE: DELIRIO SOCIALE E PEDAGOGIA MORALE

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La chiesa di Morzine in una fotografia degli inizi del secolo XX

 

 

by Cosetta Ceschia Donatella Cozzi

La strategia di ”civilizzazione” adottata dal Governo di Parigi nei confronti delle manifestazioni di “isterodemonopatie” verificatesi collettivamente in un paese della Savoia all’indomani dell’annessione alla Francia: negazione dell’esistenza di una cultura precedente, cancellazione dei simboli del passato, creazione di nuovi bisogni, paternalismo assistenziale. In questo modo lo Stato autoritario e centralista riuscì a infrangere ogni possibilità di resistenza culturale e politica. Un raffronto con l’analogo caso friulano di Verzegnis.

 

Rozzo e senza educazione come un Savoiardo”: questa era l’opinione condivisa dalle autorità francesi al momento dell’annessione della Savoia alla Francia, nel 1860, e dall’opinione pubblica, che non vedeva alcun vantaggio nell’accogliere nel territorio nazionale questi “seicentomila infelici”. È con questo pregiudizio che gli alienisti francesi incaricati dalle autorità centrali affrontano e tentano di risolvere l’epidemia di isterodemonopatie di Morzine. Questo caso anticipa, per molti aspetti, quello analogo di Verzegnis (1878-1879) di cui ci siamo già occupate1. Anche qui si tratta di manifestazioni collettive che colpiscono un’intera comunità, impressionandola con la loro singolarità: crisi convulsive si succedono ad atteggiamenti estatici, il ripudio del sacro si alterna ai comportamenti bizzarri.

 

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Mag 05 2014

LIBERTA’ DI PAROLA IN ITALIA? ECCO LA LISTA DI CHI NON CE L’HA

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di MARCO TAMBURELLI*

 

Il Consiglio dei Ministri ha finalmente deciso, dopo 20 anni di attesa, di ratificare la Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie, cosa che in un Paese onesto con sé stesso dovrebbe essere un evento positivo. E invece no. La ratifica, basata sulla famigerata legge 482/99 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), include ovviamente le lingue minoritarie legate a popoli “di confine” o a enclavi dovute ad antiche migrazioni e/o mutamenti geo-politici: albanese (arbereshe), catalano, le varie lingue germaniche, grecanico, sloveno, croato, francese, franco-provenzale e occitano.

Ma delle 10 lingue regionali storicamente parlate nei territori italiani e censite dall’UNESCO come in “pericolo d’estinzione” solo tre figurano nella ratifica, ovvero friulano, ladino e sardo.

 

Lo Stato italiano azzittisce così in un solo colpo almeno 7 delle lingue regionali censite dall’UNESCO.

Queste sono, in ordine alfabetico: emiliano-romagnolo, ligure, lombardo, napoletano, piemontese, siciliano, veneto.

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Mag 03 2014

LE LINGUE PARLATE ALL’INTERNO DELLO STATO ITALIANO. PROPOSTE PER UNA POLITICA CHE VADA VERSO UN PLURI- LINGUISMO INTEGRALE

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 Una lingua è un dialetto con alle spalle un esercito e una flotta

 

 

Dr. Roberto Bolognesi – Università di Groningen (Paesi Bassi) Matteo Incerti – Giornalista pubblicista

INTRODUZIONE:

 

Nelle proposte che qui presentiamo, ci siamo prefissi l’obiettivo di indicare, in base a criteri il più possibile tecnici, le lingue minoritarie presenti nel territorio dello Stato italiano.

 

Comunque, rispetto al problema della distinzione fra lingue e dialetti, è importante precisare da subito che una simile distinzione è, oltre certi limiti, tecnicamente impossibile, oltreché politicamente pretestuosa. Citiamo in proposito le parole di Guido Barbina: “Tralasciamo, perchè puramente accademico e a volte fuorviante il pretestuoso problema della differenziazione fra lingua e dialetto: una simile distinzione, peraltro impossibile, non ci porterebbe certamente a chiarire il problema di una corretta classificazione dei casi di difformità linguistica italiani”.

 

Al contrario del convincimento diffuso fra i profani, quando un linguista parla del “dialetto X della lingua Y”, non sta descrivendo un rapporto fra due entità linguistiche collegate gerarchicamente, ma sta solo cercando di risparmiare le molte parole che gli occorrerebbero per ripetere che si sta riferendo ad un certo sistema linguistico X, il quale per comodità si può indicare come varietà socialmente e/o geograficamente delimitata di una famiglia di idiomi sufficientemente omogenea da poter essere indicata, sempre per comodità, come lingua Y.

 

Da un punto di vista strettamente tecnico, in effetti, il dialetto X si può altrettanto giustificatamente definire come lingua in quanto sufficientemente definito e circoscritto, mentre la lingua Y andrebbe più giustamente definita come famiglia di dialetti Y.

 

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Dic 08 2013

LE RADICI DELLA VIOLENZA

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Nel mondo occidentale, dove si magnifica la cultura, l’istruzione, il progresso tecnologico, l’informazione interattiva, l’emancipazione e le conquiste sociali (tanto decantate e sbandierate dal Sistema come il livello più alto di civilizzazione mai raggiunto nella storia dell’uomo), ci troviamo amaramente a celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, contro la barbarie del femminicidio – sono 113 in Italia, le donne uccise da inizio anno, di cui 73 dal proprio partner. Più che una società progredita, sembra un inferno!

 

In verità, non esiste alcuna illuminate cultura, ma solo omologazione e arido apprendimento – nessuna vera libertà, ma solo licenza – nessuna emancipazione, ma solo degenerazione – nessuna conquista sociale, ma solo degli escamotages! 
La prova del nove,  la si ricava dall’immagine desolante di questo mondo alla deriva, dove in nome del progresso e di un fasullo benessere, abbiamo contaminato e fatto scempio dell’ambiente, di ogni principio etico e risorsa, che la prodiga natura, dall’origine, aveva dispensato ad ogni uomo.
Oltre al momentaneo e illusorio vantaggio particolare, abbiamo creduto e immaginato che, il divorzio, potesse opportunamente risolvere la questione di coppia, delegando a un atto sottoscritto dalle parti, la soluzione dei nostri problemi personali. In realtà si è rivelato un boomerang, che nella stragrande maggioranza dei casi, ha acuito ulteriormente il disagio esistenziale, lasciando irrisolti i motivi della separazione, e annichilendo ogni sforzo e analisi sulla possibilità di una salutare riconciliazione.

 

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Nov 24 2013

IL BAMBINO CRESCE NELLA DECRESCITA

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In quaranta anni di carriera mi sono dedicato alla scuola e all’animazione sociale per i primi 25.   Poi, visto le vicissitudini del mio paese, l’Italia, ho dovuto ri-inventarmi nel settore privato.  Sono stato pubblicitario e da una dozzina d’anni sono un pubblicitario disertore, uno a cui non piace condizionare la gente al consumismo, ma che per mestiere ha conosciuto molte tecnicuzze che vi convincono a desiderare quello che non vi serve.

 

La cosa più sconvolgente, vi assicuro, è scoprire concretamente l’entità dei budget spesi nell’advertisement (quasi tutto televisivo) in questi ultimi decenni.

Un minuto sulle sei principali reti italiane costa quanto lo stipendio di tutta la vita di una maestra; ciascun italiano, al termine di una vita ha pagato indirettamente (nascosto nel prezzo delle merci) il costo di una discreta casa.

 

Oggi, per mestiere, aiuto le organizzazioni della decrescita (enti, associazioni, movimenti ed aziende dell’altra economia come contadini bio, artigiani del riciclo, installatori solari…) a comunicare senza marketing. Questi imprenditori scommettono la vita per sviluppare forme sostenibili di economia. Li conosco bene, li stimo, vedo che fanno molto sul serio; sono forme di economia che reggono discretamente alla crisi e, tra tutte le forme di investimento per creare un posto di lavoro, quasi sempre sono la più economica in rapporto ai risultati.

 

Tuttavia occorre restare guardinghi: «economia» e «sostenibilità» sono parole trabocchetto, ci sta dentro tutto e il contrario di tutto.

 

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Nov 05 2013

LA LIBERTA’ VA DIFESA E CHE È BELLO COMBATTERE PER ESSA, MA SOLTANTO FINCHÉ SI RIESCE A CONSERVARLA: UNA VOLTA PERDUTA, BISOGNA RASSEGNARSI A CHINARE IL CAPO SENZA PIÙ TENTARLA DI RECUPERARLA.

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Dedico questo brano Il Discorso di Agrippa,  tratto da Guerre Giudaiche di Giuseppe Flavio, alle  genti d’Italia e ai Popoli dell’Europa che stanno perdendo senza difenderle tutte le loro  liberta e come ci ricorda Giuseppe Flavio nella sua “teologia romanofia” :   la LIBERTA’  va difesa e che è bello combattere per essa,  ma soltanto finché si riesce a conservarla: una volta perduta, bisogna rassegnarsi a chinare il capo senza più tentarla di recuperarla.

 

DISCORSO DI AGRIPPA

 

Libro II:

 

345 – “Se io vedessi che voi siete tutti decisi a far guerra ai romani, e non invece che i più onesti e i più semplici preferiscono vivere in pace, né mi presenterei dinanzi a voi, né ardirei darvi consigli; vano è infatti ogni discorso su ciò che convenga fare, quando l’uditorio è tutto concordemente incline al peggio.

 

346 Ma poiché alcuni sono spinti dalla giovanile inesperienza dei mali della guerra, altri da un’infondata speranza di libertà, altri da una certa avidità di guadagno e dal calcolo di sfruttare i più deboli se la situazione dovesse precipitare, nell’intento di richiamare tutti questi alla ragione e d’impedire che le persone dabbene paghino le conseguenze degli errori di pochi, ho ritenuto mio dovere raccogliervi tutti insieme e dirvi quello che mi sembra sia per il vostro bene.

 

347 Nessuno mi disturbi, se sente cose che non gli piacciono; chi è incrollabilmente deciso a ribellarsi potrà continuare ad esserlo anche dopo il mio discorso, mentre, se non faranno tutti silenzio, le mie parole non potranno arrivare a chi desidera ascoltarle.

 

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Nov 03 2013

LA PRESENZA TEMPLARE A VERONA E NEL SUO TERRITORIO

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Isola della Scala 7 dicembre 2013

 

CONVEGNO SULLA PRESENZA TEMPLARE A  VERONA E NEL SUO TERRITORIO

 

Curatore Luigi Pellini

 

Relatori

 

 BRUNO CAVALLERI

“Templari e templarismo. Nascita e manipolazione di una ideologia medioevale”

 

MARCO  PASA

“Fonti archivistiche per la storia dei Templari a Verona”

 

EMANUELA CHIAVARELLI

“I simboli templari”

 

 

Presso Coop. Agr. Ca’ Magre

Via Camagre 69,

Isola della Scala

Verona

 

INGRESSO LIBERO

 

 


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