Set 15 2013

IL MISTERO DELL’INFORMATIVA UFFICIALE CENSURATA: VIOLENZA SULLE DONNE ALLARME SOCIALE GONFIATO, INCENTIVI PER FALSE DENUNCE

CES

 

Pubblicato il 30 dicembre 2012 da Luis

 

C’è qualcosa da salvare nel femminismo, l’ideologia che si è appropriata dei centri antiviolenza? Questa vicenda suggerisce di no.

Più di 30 associazioni femministe spagnole hanno ottenuto la censura di una informativa ufficiale firmata dalla dott.ssa Tatiana Torrejón Cuéllar per il Consejo Económico y Social (CES) de la Comunidad de Madrid, un organo consultivo. Il titolo del documento ufficiale era “Tratamiento de la violencia de género en España y en la Comunidad de Madrid”.

 

Il contenuto viene così descritto nel corso di un dibattito televisivo sulle false denunce: “esponeva i meccanismi di frode stabiliti per incentivare le denuncie false”. Siamo riusciti ad averne una copia che pubblichiamo su questo link e ne traduciamo alcune frasi:

 

le cifre non sono tanto allarmanti come si pensava inizialmente. […]

 

In questi ultimi anni le norme processuali sono state interpretate in un percorso favorevole alle vittime di violenza domestica, fra cui il riconoscere efficacia probatoria in giudizio ad una chiamata al 911. […]

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Set 15 2013

CENTRI ANTI-VIOLENZA: LA RAGIONE DI UN FALLIMENTO CRIMINALE

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Pubblicato il 2 gennaio 2013 da admin2

 

Famiglie distrutte, donne incitate alla conflittualità, false accuse contro i papà separati, bambini privati del loro papà ed adescati all’alienazione genitoriale, negazionismo di questo abuso sull’infanzia, incremento degli omicidi di donne.

 

Tale fallimento dei centri anti-violenza poteva essere anticipato dal fatto difendono non le persone, ma solo le donne vittime di violenza maschile, in base all’ideologia femminista.

L’errore criminale è stato l’aver permesso di inserirsi nelle famiglie con problemi di violenza ad odiatrici di uomini, quali quella stereotipata come Millie Tant dalla rivista inglese Viz:

 

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REALI SONO INVECE LE FRASI DI QUESTE FEMMINISTE:

 

“Tutti gli uomini che stanno combattendo e piangendo per ottenere la custodia condivisa dei figli sono proprio quegli uomini che non meritano nessuna custodia. Non sono altro che violentatori e pedofili”. –Cindy Ross

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Set 14 2013

VIOLENZA SULLE DONNE: DATI VERI

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Pubblicato il 25 dicembre 2011 da Paola

 

Le stime proposte da diverse fonti sono fra di loro discordanti.  Affrontiamo tale tema controverso e politicizzato, riportando solo i dati sicuri.

 

CONTEGGIO DELLE DENUNCE

 

Un conteggio a tappeto delle denunce è stato effettuato nel 2006 nella provincia di Verona dall’Osservatorio Nazionale Violenza Domestica che ha adottato la seguente definizione di violenza domestica:

 

« Ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo. »

 

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Set 14 2013

COME LE FEMMINISTE HANNO FALSIFICATO LE RICERCHE SULLA VIOLENZA PER CALUNNIARE GLI UOMINI

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Pubblicato il 31 dicembre 2012 da Paola

 

In questo articolo il prof. Murray Straus, uno dei massimi esperti mondiali in materia di violenza domestica, descrive i metodi criminali usati da femministe per far credere che gli uomini siano più violenti delle donne.

Grazie a questa totale falsificazione della realtà una donna violenta può assumere  una spietata avvocata nazifemminista, accusare falsamente il marito di violenza, guadagnarsi un processo dove la vittima rischia di venire condannata sulla base del nulla, mentre la criminale, con l’aiuto della giustizia deviata, può alienare ed abusare dei figli.

 

L’articolo è pubblicato su European Journal on Criminal Policy and Research 13 (2007) 227-232.

 

 Metodo 1. Nascondere l’evidenza.

Fra i ricercatori non allineati all’ideologia molti (incluso aime alcuni colleghi) hanno nascosto risultati che mostrano che uomini e donne sono violenti in egual misura per evitare di diventare vittime di accuse al vitriolo ed ostracismo.  Quindi molti ricercatori hanno pubblicato solo dati su maschi violenti e femmine vittime, omettendo deliberatamente maschi vittime e femmine violente

 

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Ago 23 2013

MANUELE II PALEOLOGO AL MUSULMANO: CHE COSA GLI HA DETTO PER DAVVERO

DIALOGHI CON UN MUSULMANO

 

La benemerita collana italiana di “Sources Chrétiennes” (vedi in questo post la notizia del lancio) ha pubblicato la settima discussione tra l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un dotto musulmano di Persia: testo divenuto famoso perché citato da Benedetto XVI nella sua lezione di Ratisbona del 12 settembre 2006.

 

Nel brano riprodotto qui sotto trovi l’insieme del ragionamento dell’imperatore bizantino dal quale il papa ha tratto le sue brevi citazioni. In breve: quello che di buono c’è nella Legge musulmana Maometto l’ha preso, prima ancora che da Mosé, da Abramo; così facendo non ha quindi stabilito nulla di nuovo; ciò che invece Maometto ha introdotto di nuovo nella Legge musulmana non è buono, in particolare l’uso della spada nel propagare la fede; e non solo non è buono, è anche irrazionale e quindi “estraneo a Dio”.

 

La traduzione italiana, che nel volume ha l’originale greco a fronte, è di Federica Artioli. Nel testo qui riportato c’è una nota a piè di pagina, anch’essa citata dal papa a Ratisbona: la nota è del curatore originale della pubblicazione, uscita in Francia nel 1966, l’islamologo Théodore Khoury.

 

Ecco dunque cosa dice Manuele II Paleologo al persiano, nei punti 2c-3d della settima discussione:

 

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Ago 22 2013

DISCORSO DI BENEDETTO XVI ALL’UNIVERSITÀ DI RATISBONA. TESTO INTEGRALE. 12 SETTEMBRE 2006.

Category: Chiesa Cattolica,Cultura e dintornigiorgio @ 11:24

BENEDETTO XVI  UNIVERSITÀ DI RATISBONA

Benedetto XVI durante l’incontro con i rappresentanti del mondo scientifico nell’aula magna dell’Università di Regensburg, il 12 settembre 2006

 

Fede, ragione e università.

Ricordi e riflessioni.

 

Illustri Signori, gentili Signore!

 

È per me un momento emozionante stare ancora una volta sulla cattedra dell’università e una volta ancora poter tenere una lezione. I miei pensieri, contemporaneamente, ritornano a quegli anni in cui, dopo un bel periodo presso l’Istituto superiore di Freising, iniziai la mia attività di insegnante accademico all’università di Bonn.  Era – nel 1959 – ancora il tempo della vecchia università dei professori ordinari. Per le singole cattedre non esistevano né assistenti né dattilografi, ma in compenso c’era un contatto molto diretto con gli studenti e soprattutto anche tra i professori. Ci si incontrava prima e dopo la lezione nelle stanze dei docenti. I contatti con gli storici, i filosofi, i filologi e naturalmente anche tra le due facoltà teologiche erano molto stretti. Una volta in ogni semestre c’era un cosiddetto dies academicus, in cui professori di tutte le facoltà si presentavano davanti agli studenti dell’intera università, rendendo così possibile una vera esperienza di universitas: il fatto che noi, nonostante tutte le specializzazioni, che a volte ci rendono incapaci di comunicare tra di noi, formiamo un tutto e lavoriamo nel tutto dell’unica ragione con le sue varie dimensioni, stando così insieme anche nella comune responsabilità per il retto uso della ragione – questo fatto diventava esperienza viva. L’università, senza dubbio, era fiera anche delle sue due facoltà teologiche. Era chiaro che anch’esse, interrogandosi sulla ragionevolezza della fede, svolgono un lavoro che necessariamente fa parte del “tutto” dell’universitas scientiarum, anche se non tutti potevano condividere la fede, per la cui correlazione con la ragione comune si impegnano i teologi. Questa coesione interiore nel cosmo della ragione non venne disturbata neanche quando una volta trapelò la notizia che uno dei colleghi aveva detto che nella nostra università c’era una stranezza: due facoltà che si occupavano di una cosa che non esisteva – di Dio.  Che anche di fronte ad uno scetticismo così radicale resti necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione e ciò debba essere fatto nel contesto della tradizione della fede cristiana: questo, nell’insieme dell’università, era una convinzione indiscussa.

 

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Ago 21 2013

MANUELE II PALEOLOGO – AFORISMI E CITAZIONI

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Manuele II di Bisanzio   (1350 – 1425), Imperatore Bizantino, padre di Giovanni VIII e Costantino XI

 

Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava.

Citato in Theodore Khoury, Manuel II Paléologue, Entretiens avec un Musulman., 7e Controverse. Sources chrétiennes n. 115, Parigi 1966, pp. 142-143; citato in vatican.va; citato inoltre in Judith Herrin, Byzantium)

 

Dio non si compiace del sangue, non agire secondo ragione, “σὺν λόγω” [non agire con il logos], è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…

(Citato ibidem, pp. 144-145)


Apr 27 2013

IL DECOLOGO: 10 MODI PER SALVARE IL PIANETA

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Ognuno di noi ha un ampio potere nei confronti del mondo. Possiamo cominciare cambiando atteggiamento nei confronti di piccole e grandi cose della vita. Quando l’ecologia è rispettata interiormente, diventiamo noi stessi agenti del cambiamento.

Il primo passo per cambiare il mondo è quello di imparare a “vivere in modo ecologico” in prima persona interiormente! Anche noi siamo un ecosistema, il nostro corpo è solido, è fertile, è antico come l’elemento terra; le nostre emozioni sono fluide, mutevoli e indispensabili alla vita come l’acqua; i nostri pensieri sono vivificanti o distruttivi come l’aria può essere e, infine, il nostro spirito, la scintilla di eternità che alberga in ognuno di noi, può riscaldarci e illuminarci come il fuoco. E può anche bruciarci se non è opportunamente armonizzata con gli altri elementi.

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Apr 17 2013

NEL PRINCIPIO DIO CREO’ LA DIVERSITA’

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Nella radice etimologica e più ancora nell’uso corrente, diversità e disuguaglianza stanno a indicare situazioni e prospettive del tutto differenti.


La parola “disuguaglianza” porta con sé un connotato di tipo dichiarativo, constatativo: la presa d’atto che due “oggetti” non appartengono allo stesso universo; ciascuno fa mondo a sé. Nella parola “diversità” invece, c’è implicito riferimento a un’origine comune, pur nella differente evoluzione del fenomeno. Quel che si pone l’accento con diversità è che qualcosa volge verso una situazione nuova, ossia che l’oggetto in esame si modifica, si sviluppa per linee discontinue o comunque non proprio identiche. 

Diversità implica perciò movimento, trasformazione, dinamicità…

Disuguaglianza invece è parola più “metallica”,  priva di interno dinamismo: dà conto del fatto, non del suo sviluppo.


Nel mondo degli esseri umani vi sono caratteristiche personali, situazioni da cui nascono disuguaglianze. È preciso compito dell’educazione far sì che per quanto possibile, la diversità non diventi disuguaglianza e si trasformi invece in dinamismo e ricchezza, per la persona e per la comunità .(Sabrina Zanetti9

 

L’occidente è il grande cancro e le sue metastasi hanno avvolto tutto il pianeta come una carta luccicante ingloba dentro di sé un uovo pasquale. Questo processo lo hanno chiamato globalizzazione e la chemio/tecnologia ci sotterrerà.

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Mar 25 2013

NON LASCIATE CHE IL RUMORE DELLE OPINIONI ALTRUI OFFUSCHI LA VOSTRA VOCE INTERIORE.

Steve Jobs

 

 

Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun’altro.

Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone.

E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione.

In qualche modo loro sanno cosa volete realmente diventare.

Tutto il resto è secondario.

Siate affamati.

Siate folli.

 

Steve Jobs


Feb 28 2013

I CULTI MISTERICI LEGATI AI SANTUARI GRECI

lastra  dedica Publio Licinio Prisco Iuvenziano

Lastra con dedica a Publio Licinio Prisco Iuvenziano, sacerdote del culto imperiale, che si impegnò nella costruzione e nel restauro di edifici sacri e di uso atletico: Da Isthmia di Corinto, II secolo d.C. (Verona Museo Lapidario Maffeiano)

 

“Io arrivai ai confini della morte, posai il piede sulla soglia di Proserpina, e poi tornai indietro passando attraverso tutti gli elementi: nella notte vidi risplendere il chiaro fulgore del sole; mi avvicinai agli dèi inferi e a quelli del cielo, e li adorai da vicino.” (Apuleio, Metamorfosi, XI, 23)

La sacralità nonché tutta la religiosità dell’Occidente nasce dal pensiero Greco, nulla di nuovo sotto il sole ( sembra un paradosso, ma la scienza nasce in parallelo con il sacro, l’aspetto mistico e sciamanico è la Via della conoscenza da cui scaturirò la tecnica)

I Misteri dell’antichità classica erano culti iniziatici che miravano ad assicurare agli adepti un più diretto contatto col divino attraverso un’esperienza mistica indimenticabile, capace di trasfigurare la loro esistenza. L’ iniziazione ai Misteri era una pratica segreta parallela ai culti ufficiali che offriva, prima di Cristo, consolanti prospettive di salvezza e rinascita. Questi riti entrarono nella storia dell’uomo a partire dal VII secolo a.C. e, con l’eccezione dei culti mitraici, erano aperti anche alle donne, che nella comunanza misterica trovavano uno specifico e rispettato ruolo.

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Gen 23 2013

DISSE LAO-TSE PIÙ DI 2500 ANNI FA

Category: Cultura e dintorni,Libri e fonti,Pensieri e parolegiorgio @ 23:33

lao-tse

 

“Più si governa, meno si raggiunge il risultato desiderato. Più restrizioni e proibizioni ci sono al mondo, più povera sarà la gente… Più leggi vengono promulgate, più ladri e banditi ci saranno. (…)Quando le imposte sono troppo alte, il popolo ha fame; quando il governo è troppo invadente, il popolo si perde d’animo. Agite a vantaggio del popolo. Abbiate fiducia nel popolo, lasciatelo libero di agire. Governare una nazione grande è come friggere un pesciolino; attizzando troppo il fuoco lo  si rovina.”

 

(Il pesciolino si è rovinato innumerevoli volte nella storia dell’umanità.)

 

ALTRI  AFORISMI  DI LAO-TSE

 

Abbandona la santità, getta via la sapienza e la gente sarà cento volte meglio.

Elimina la morale, sopprimi la giustizia e la gente ti riscoprirà di devozione filiale e l’amore materno e materno.

Abbandona l’astuzia, elimina il profitto e non ci saranno più ladri né briganti.

Queste tre cose di per sé sono insufficienti. Ad esse dobbiamo aggiungere: abbraccia la semplicità e sii come un legno grezzo, riduci l’egoismo e abbi pochi desideri, abbandona la sapienza e sgombra l’animo dalle preoccupazioni.

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Gen 23 2013

SUN TZU
 L’ARTE DELLA GUERRA

Category: Cultura e dintorni,Libri e fontigiorgio @ 14:16

Sun-Tzu

 

L’ARTE DELLA GUERRA

Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento, ma bensì sottomettere il nemico senza combattere

La vittoria è prevedibile, ma non sicuramente attuabile. L’invincibilità sta nel sapersi difendere, e la possibilità di vincere sta nel saper attaccare

In ogni  conflitto, le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria

 

VALUTAZIONE
 DI BASE

 

1.  
La guerra è di somma importanza per lo Stato: è sul campo di battaglia che si decide la vita o la 
morte delle nazioni, ed è lì che se ne traccia la via della sopravvivenza o della distruzione. Dunque è indispensabile studiarla a fondo.

 

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 L’ARTE DELLA GUERRA”


Ott 27 2012

CORRISPONDENZA INEDITA DI PIER PAOLO PASOLINI «CALABRESI NON FATE COME GLI STRUZZI»

 

Pier Paolo Pasolini

 

La  lettera inedita di Pasolini riaccende la questione Nord-Sud.

 

ESTATE 1959.

Pier Paolo Pasolini percorre la costa italiana al volante di una Fiat Millecento. Le suggestioni, gli odori e le miserie di quel viaggio nell’Italia del dopoguerra diventarono un reportage di grande bellezza (“La lunga strada di sabbia”) pubblicato dalla rivista “Successo”, diretta da Arturo Tofanelli.

 

Maestro di quel giornalismo “illustrato” che spopolava, quando la televisione era ancora merce di lusso. Nel 2001, il fotoreporter Philippe Séclier  affrontò lo stesso itinerario. Nella prefazione del volume di foto d’autore che, in seguito, pubblicò per la casa editrice “Contrasto”, scrisse: «Ho voluto mettere i miei passi dietro ai suoi, vedere ciò che lui aveva visto, capito e sentito, lanciarmi a mia volta su quella strada in sua compagnia, seguendola come lui l’aveva descritta».

Restò molto sorpreso, quando in un vecchio salone di barbiere di Cutro vide esposta una gigantografia di Pasolini. Non se lo aspettava. Perché Pier Paolo Pasolini aveva descritto con durezza di pensiero e di linguaggio quel piccolo centro, presentandolo come il “paese dei banditi”. Le reazioni ai suoi articoli furono immediate, taglienti e distruttive. Anche a livello istituzionale. Fino al punto che il sindaco della cittadina catanzarese, il ragionier Vincenzo Mancuso, democristiano, presentò querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti dello scrittore presso la Procura della Repubblica di Milano.

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Ott 05 2012

SAREBBE NECESSARIO INSEGNARE I FONDAMENTI ELEMENTARI DELLA NOSTRA TRADIZIONE RELIGIOSA

Massimo Cacciari

“Non lo dico da oggi: sarebbe civile che in questo Paese si insegnassero nelle scuole i fondamenti elementari della nostra tradizione religiosa.  Sarebbe assolutamente necessario battersi perché ci fosse un insegnamento serio di storia della nostra tradizione religiosa.

Lo stesso vale per le università; sarebbe ora che fosse permesso lo studio della teologia nei corsi normali di filosofia, esattamente come avviene in Germania. (…)

Per me è fondamentale il fatto che non si può essere analfabeti in materia della propria tradizione religiosa. È una questione di cultura, di civiltà. Non si può non sapere cos’è il giudaismo, l’ebraismo, non si può ignorare chi erano Abramo, Isacco e Giacobbe. Bisogna conoscerne la storia della religione, almeno della nostra tradizione religiosa, esattamente com’è conosciuta la storia della filosofia e della letteratura italiana. Ne va dell’educazione, della maturazione anche antropologica dei ragazzi.

È assolutamente indecente che un giovane esca dalla maturità sapendo magari malamente chi è Manzoni, chi è Platone e non chi è Gesù Cristo. Si tratta di analfabetismo. La scuola deve alfabetizzare. Quando i ragazzi vanno in giro a fare i turisti vedono delle chiese e dei quadri con immagini sacre. Ma cosa vedono, cosa capiscono? Spesso riconoscono a malapena Gesù Bambino. Non sanno nulla delle nostre tradizioni. La religione è un linguaggio fondamentale.  Come la musica”.

 

Massimo Cacciari, filosofo agnostico

 

 


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