Quando guardo questo paese, non credo ai miei occhi! Accadono cose talmente aberranti, inverosimili e inenarrabili, da credere sia il Flashback di un acido fatto in gioventù, di una canna troppo caricata, i postumi una solenne sbornia: un incubo!! Poi capisco che è tutto vero, reale, e ogni aggettivo appartenente al lessico corrente, non è in grado di descriverne la portata, la sua degenerazione morale, etica, e socio/ambientale. Viviamo in un mondo al contrario, dove i posti di responsabilità si raggiungono per demeriti – dove vige il nepotismo, la raccomandazione – dove la capacità di mentire, il mercimonio della dignità, la corruzione, e la propensione a tradire, sono divenute pratiche relazionali e comportamentali: le inedite credenziali per avere accesso al mondo del lavoro e garantirsi così la tanto agognata stabilità economica.
Professore: – Lei avrebbe meritato un ventotto, un ventinove, e ho messo trenta perché ho applicato quello che io chiamo, il cosciente di simpatia, poca cosa, ma quanto basta per farla arrivare al trenta. Qualcuno trova da eccepire su questo mio quoziente di simpatia, ma io credo che, la simpatia nel senso greco del termine sympatheia (συμπάθεια), cioè condividere il pathos, la sofferenza altrui è molto importante per un medico, ad altri applico invece il quoziente di antipatia, cioè tolgo due, anche tre punti, l’antipatia è la cosa peggiore per un medico. Lei è meritevole comunque, complimenti, ma non si monti la testa, ha ancora due esami fare come, e sono sempre in tempo a farla a pezzi.
Professore: – Quei due chi sono, amici suoi? Si porta dietro la clac?
Studente: – No, e che, siccome dovevamo partire, no.. allora sono venuti..
Professore: –Sono del mio corso? Non me li ricordo.
Studente: –E…no! Carlo fa economia, invece Berto studia filosofia
Professore:- Non mi racconti le loro bibliografie, mi basta sapere soltanto che elementi simili andranno a fare danno altrove: economia, filosofia, andiamo bene…
Professore: – Lei promette bene, le dicevo, e probabilmente sbaglio, comunque voglio darle un consiglio, lei ha una qualche ambizione?
Studente : – Ma… Non…
Professore: – E Allora vada via… Se ne vada dall’Italia. Lasci l’Italia finché è in tempo. Cosa vuole fare, il chirurgo?
Studente : – Non lo so, non ho ancora deciso..
Professore: – Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi! Vada in America, se ha le possibilità. Ma lasci questo Paese. L’Italia è un Paese da distruggere; un posto bello e inutile, destinato a morire
Studente : – Cioè secondo lei tra un poco ci sarà un’apocalisse?
Professore: – E magari ci fosse, almeno saremmo tutti costretti a ricostruire. Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri. Dia retta, vada via…
Studente: – E allora professore perché rimane?
Professore: – Come perché? Mio caro, Io sono uno dei dinosauri da distruggere”
Quella che oggi è definita “la cultura”, non ha niente a che vedere con la libertà, la conoscenza, e con quella consapevolezza di sé e delle cose, capace di darci il polso della situazione così da intervenire sui nostri comportamenti e atteggiamenti. E’ una menzogna del Sistema Potere, ripetuta così tante volte da averla trasfigurata nel tempo in verità assoluta. Il branco di allocchi si adegua e ne fa baluardo, trattandola come bene primario, e “condizione senza la quale” nessun individuo potrà mai liberarsi da quel presunto stato di ignoranza e letargia intellettuale che, a oggi, gli preclude ogni vera capacità di giudizio critico. Nei fatti poi, non esiste nulla di più omologante, inconcludente e improduttivo ..
Se oggi la cultura producesse reali vantaggi alla collettività, di fatto non esisterebbe – come del resto la politica e le privatizzazioni, che se fossero di qualche utilità sociale, sarebbero vietate.
Il capo di Stato russo interviene al forum Valdai Club, dedicato all’identità russa, e punta tutto su fede e morale ‘tradizionale’ contro il politically correct occidentale: “Le minoranze vanno rispettate ma i diritti della maggioranza non vanno messi in discussione”.
Mosca (AsiaNews/Agenzie) – La gente “perderà la propria dignità umana senza i valori del cristianesimo e delle altre religioni del mondo, senza quei parametri morali che hanno impiegato millenni per essere definiti“. A parlare è il presidente russo Vladimir Putin, intervenuto il 19 settembre alla sessione di chiusura del Valdai Club, il forum internazionale organizzato dall’agenzia Ria Novosti e che porta a confronto politici, analisti russi e società civile dalla Russia e dall’estero. L’edizione di quest’anno, la decima, era dedicata alla ricerca dell’identità russa.
“Crediamo che sia naturale e appropriato difendere quei valori – ha detto il capo del Cremlino – ogni minoranza merita rispetto per la sua identità distintiva, ma i diritti della maggioranza non devono essere mesi in discussione“. Putin, che da sempre ha puntato sul ruolo della Chiesa ortodossa russa e sui “valori tradizionali” per cementare l’immenso e multietnico Paese intorno a un’idea comune di patria, è stato ben attento a distribuire ugual peso a tutte le comunità e confessioni. A suo dire, la Russia non potrà andare avanti senza un’autodeterminazione nazionale e culturale, perché in questo caso non sarebbe in grado rispondere alle sfide interne ed esterne.
C’è qualcosa da salvare nel femminismo, l’ideologia che si è appropriata dei centri antiviolenza? Questa vicenda suggerisce di no.
Più di 30 associazioni femministe spagnole hanno ottenuto la censura di una informativa ufficiale firmata dalla dott.ssa Tatiana Torrejón Cuéllar per il Consejo Económico y Social (CES) de la Comunidad de Madrid, un organo consultivo. Il titolo del documento ufficiale era “Tratamiento de la violencia de género en España y en la Comunidad de Madrid”.
Il contenuto viene così descritto nel corso di un dibattito televisivo sulle false denunce: “esponeva i meccanismi di frode stabiliti per incentivare le denuncie false”. Siamo riusciti ad averne una copia che pubblichiamo su questo link e ne traduciamo alcune frasi:
le cifre non sono tanto allarmanti come si pensava inizialmente. […]
In questi ultimi anni le norme processuali sono state interpretate in un percorso favorevole alle vittime di violenza domestica, fra cui il riconoscere efficacia probatoria in giudizio ad una chiamata al 911. […]
Famiglie distrutte, donne incitate alla conflittualità, false accuse contro i papà separati, bambini privati del loro papà ed adescati all’alienazione genitoriale, negazionismo di questo abuso sull’infanzia, incremento degli omicidi di donne.
Tale fallimento dei centri anti-violenza poteva essere anticipato dal fatto difendono non le persone, ma solo le donne vittime di violenza maschile, in base all’ideologia femminista.
L’errore criminale è stato l’aver permesso di inserirsi nelle famiglie con problemi di violenza ad odiatrici di uomini, quali quella stereotipata come Millie Tant dalla rivista inglese Viz:
REALI SONO INVECE LE FRASI DI QUESTE FEMMINISTE:
“Tutti gli uomini che stanno combattendo e piangendo per ottenere la custodia condivisa dei figli sono proprio quegli uomini che non meritano nessuna custodia. Non sono altro che violentatori e pedofili”. –Cindy Ross
Le stime proposte da diverse fonti sono fra di loro discordanti. Affrontiamo tale tema controverso e politicizzato, riportando solo i dati sicuri.
CONTEGGIO DELLE DENUNCE
Un conteggio a tappeto delle denunce è stato effettuato nel 2006 nella provincia di Verona dall’Osservatorio Nazionale Violenza Domestica che ha adottato la seguente definizione di violenza domestica:
« Ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo. »
In questo articolo il prof. Murray Straus, uno dei massimi esperti mondiali in materia di violenza domestica, descrive i metodi criminali usati da femministe per far credere che gli uomini siano più violenti delle donne.
Grazie a questa totale falsificazione della realtà una donna violenta può assumere una spietata avvocata nazifemminista, accusare falsamente il marito di violenza, guadagnarsi un processo dove la vittima rischia di venire condannata sulla base del nulla, mentre la criminale, con l’aiuto della giustizia deviata, può alienare ed abusare dei figli.
L’articolo è pubblicato su European Journal on Criminal Policy and Research 13 (2007) 227-232.
Metodo 1. Nascondere l’evidenza.
Fra i ricercatori non allineati all’ideologia molti (incluso aime alcuni colleghi) hanno nascosto risultati che mostrano che uomini e donne sono violenti in egual misura per evitare di diventare vittime di accuse al vitriolo ed ostracismo. Quindi molti ricercatori hanno pubblicato solo dati su maschi violenti e femmine vittime, omettendo deliberatamente maschi vittime e femmine violente
La benemerita collana italiana di “Sources Chrétiennes” (vedi in questo post la notizia del lancio) ha pubblicato la settima discussione tra l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un dotto musulmano di Persia: testo divenuto famoso perché citato da Benedetto XVI nella sua lezione di Ratisbona del 12 settembre 2006.
Nel brano riprodotto qui sotto trovi l’insieme del ragionamento dell’imperatore bizantino dal quale il papa ha tratto le sue brevi citazioni. In breve: quello che di buono c’è nella Legge musulmana Maometto l’ha preso, prima ancora che da Mosé, da Abramo; così facendo non ha quindi stabilito nulla di nuovo; ciò che invece Maometto ha introdotto di nuovo nella Legge musulmana non è buono, in particolare l’uso della spada nel propagare la fede; e non solo non è buono, è anche irrazionale e quindi “estraneo a Dio”.
La traduzione italiana, che nel volume ha l’originale greco a fronte, è di Federica Artioli. Nel testo qui riportato c’è una nota a piè di pagina, anch’essa citata dal papa a Ratisbona: la nota è del curatore originale della pubblicazione, uscita in Francia nel 1966, l’islamologo Théodore Khoury.
Ecco dunque cosa dice Manuele II Paleologo al persiano, nei punti 2c-3d della settima discussione:
Benedetto XVI durante l’incontro con i rappresentanti del mondo scientifico nell’aula magna dell’Università di Regensburg, il 12 settembre 2006
Fede, ragione e università.
Ricordi e riflessioni.
Illustri Signori, gentili Signore!
È per me un momento emozionante stare ancora una volta sulla cattedra dell’università e una volta ancora poter tenere una lezione. I miei pensieri, contemporaneamente, ritornano a quegli anni in cui, dopo un bel periodo presso l’Istituto superiore di Freising, iniziai la mia attività di insegnante accademico all’università di Bonn. Era – nel 1959 – ancora il tempo della vecchia università dei professori ordinari. Per le singole cattedre non esistevano né assistenti né dattilografi, ma in compenso c’era un contatto molto diretto con gli studenti e soprattutto anche tra i professori. Ci si incontrava prima e dopo la lezione nelle stanze dei docenti. I contatti con gli storici, i filosofi, i filologi e naturalmente anche tra le due facoltà teologiche erano molto stretti. Una volta in ogni semestre c’era un cosiddetto dies academicus, in cui professori di tutte le facoltà si presentavano davanti agli studenti dell’intera università, rendendo così possibile una vera esperienza di universitas: il fatto che noi, nonostante tutte le specializzazioni, che a volte ci rendono incapaci di comunicare tra di noi, formiamo un tutto e lavoriamo nel tutto dell’unica ragione con le sue varie dimensioni, stando così insieme anche nella comune responsabilità per il retto uso della ragione – questo fatto diventava esperienza viva. L’università, senza dubbio, era fiera anche delle sue due facoltà teologiche. Era chiaro che anch’esse, interrogandosi sulla ragionevolezza della fede, svolgono un lavoro che necessariamente fa parte del “tutto” dell’universitas scientiarum, anche se non tutti potevano condividere la fede, per la cui correlazione con la ragione comune si impegnano i teologi. Questa coesione interiore nel cosmo della ragione non venne disturbata neanche quando una volta trapelò la notizia che uno dei colleghi aveva detto che nella nostra università c’era una stranezza: due facoltà che si occupavano di una cosa che non esisteva – di Dio. Che anche di fronte ad uno scetticismo così radicale resti necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione e ciò debba essere fatto nel contesto della tradizione della fede cristiana: questo, nell’insieme dell’università, era una convinzione indiscussa.
Manuele II di Bisanzio (1350 – 1425), Imperatore Bizantino, padre di Giovanni VIII e Costantino XI
Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava.
Citato in Theodore Khoury, Manuel II Paléologue, Entretiens avec un Musulman., 7e Controverse. Sources chrétiennes n. 115, Parigi 1966, pp. 142-143; citato in vatican.va; citato inoltre in Judith Herrin, Byzantium)
Dio non si compiace del sangue, non agire secondo ragione, “σὺν λόγω” [non agire con il logos], è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…
Ognuno di noi ha un ampio potere nei confronti del mondo. Possiamo cominciare cambiando atteggiamento nei confronti di piccole e grandi cose della vita. Quando l’ecologia è rispettata interiormente, diventiamo noi stessi agenti del cambiamento.
Il primo passo per cambiare il mondo è quello di imparare a “vivere in modo ecologico” in prima persona interiormente! Anche noi siamo un ecosistema, il nostro corpo è solido, è fertile, è antico come l’elemento terra; le nostre emozioni sono fluide, mutevoli e indispensabili alla vita come l’acqua; i nostri pensieri sono vivificanti o distruttivi come l’aria può essere e, infine, il nostro spirito, la scintilla di eternità che alberga in ognuno di noi, può riscaldarci e illuminarci come il fuoco. E può anche bruciarci se non è opportunamente armonizzata con gli altri elementi.
Nella radice etimologica e più ancora nell’uso corrente, diversità e disuguaglianza stanno a indicare situazioni e prospettive del tutto differenti.
La parola “disuguaglianza” porta con sé un connotato di tipo dichiarativo, constatativo: la presa d’atto che due “oggetti” non appartengono allo stesso universo; ciascuno fa mondo a sé. Nella parola “diversità” invece, c’è implicito riferimento a un’origine comune, pur nella differente evoluzione del fenomeno. Quel che si pone l’accento con diversità è che qualcosa volge verso una situazione nuova, ossia che l’oggetto in esame si modifica, si sviluppa per linee discontinue o comunque non proprio identiche.
Disuguaglianza invece è parola più “metallica”, priva di interno dinamismo: dà conto del fatto, non del suo sviluppo.
Nel mondo degli esseri umani vi sono caratteristiche personali, situazioni da cui nascono disuguaglianze. È preciso compito dell’educazione far sì che per quanto possibile, la diversità non diventi disuguaglianza e si trasformi invece in dinamismo e ricchezza, per la persona e per la comunità .(Sabrina Zanetti9
L’occidente è il grande cancro e le sue metastasi hanno avvolto tutto il pianeta come una carta luccicante ingloba dentro di sé un uovo pasquale. Questo processo lo hanno chiamato globalizzazione e la chemio/tecnologia ci sotterrerà.
Lastra con dedica a Publio Licinio Prisco Iuvenziano, sacerdote del culto imperiale, che si impegnò nella costruzione e nel restauro di edifici sacri e di uso atletico: Da Isthmia di Corinto, II secolo d.C. (Verona Museo Lapidario Maffeiano)
“Io arrivai ai confini della morte, posai il piede sulla soglia di Proserpina, e poi tornai indietro passando attraverso tutti gli elementi: nella notte vidi risplendere il chiaro fulgore del sole; mi avvicinai agli dèi inferi e a quelli del cielo, e li adorai da vicino.” (Apuleio, Metamorfosi, XI, 23)
La sacralità nonché tutta la religiosità dell’Occidente nasce dal pensiero Greco, nulla di nuovo sotto il sole ( sembra un paradosso, ma la scienza nasce in parallelo con il sacro, l’aspetto mistico e sciamanico è la Via della conoscenza da cui scaturirò la tecnica)
I Misteri dell’antichità classica erano culti iniziatici che miravano ad assicurare agli adepti un più diretto contatto col divino attraverso un’esperienza mistica indimenticabile, capace di trasfigurare la loro esistenza. L’ iniziazione ai Misteri era una pratica segreta parallela ai culti ufficiali che offriva, prima di Cristo, consolanti prospettive di salvezza e rinascita. Questi riti entrarono nella storia dell’uomo a partire dal VII secolo a.C. e, con l’eccezione dei culti mitraici, erano aperti anche alle donne, che nella comunanza misterica trovavano uno specifico e rispettato ruolo.
Per me non c’è destra centro o sinistra, io faccio solo differenza tra verità e menzogna, e quando la verità ti viene imposta per legge o per imperio, allora stai certo: è una menzogna!
Le prove se sono false le sbugiardi subito, se sono vere le puoi solo distruggere
L'ISTRUZIONE PERVERTE LA MENTE
“L'istruzione perverte la mente, poiché ci opponiamo direttamente al suo sviluppo naturale, ottenendo prima le idee e poi le osservazioni. “ “Questo è il motivo per cui così pochi uomini di cultura hanno buon senso come quello che è comune tra gli analfabeti.” Arthur Schopenhauer
IL MIO PAESE
L’importante non è il paese in cui vivi, ma solo se hai la libertà, perché in quel paese non te l’hanno rubata.
LA CASA
La casa è un attributo della personalità e tassare la casa è come tassare l'intelligenza, la bellezza o l'altezza di una persona.
SOCIETA’
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche nella misura in cui essi fruiscono delle stesse
DIRITTO
Riconosco solo le leggi della natura, non quelle scritte da altri uomini alle quali mi riservo il diritto di disobbedire quando in disaccordo
DIRITTO NATURALE ALLA RIBELLIONE
L’ARTICOLO SCOMPARSO DALLA NOSTRA COSTITUZIONE
Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino
GIUSTIZIA
Grido e lotto contro le multinazionali, contro l’informazione controllata e censurata, contro la gestione del potere politico, che diventa la gestione della ricchezza di pochi e della povertà di molti
DIRITTO D’AUTORE E PROPRIETÀ INTELLETTUALE
Noi, per quella decina di anni o poco più, che il Padre Eterno ci lascia su questa terra, siamo il 99,999 periodico il passato e il sapere degli altri, il rimanente, forse, noi, se madre natura è stata generosa, pertanto è ipocrito pretendere e campare diritti autoritari di possesso e proprietà intellettuale.
FOTO E IMMAGINI PRESENTI SU LA VEJA
Le foto presenti su La Veja, sono nella maggioranza dei casi o da me realizzate o di proprietà di “Gio’ ”, e pertanto, come è mia consuetudine e, per il diritto e principio della condivisione delle informazioni, delle idee, della conoscenza, prive di vincoli, e di conseguenza, usufruibile da tutti. Open Source.
Nessuno dei soggetti fotografati di origine archeologica o artistica è di mia proprietà o in mio possesso, ma tutti riprese in “locus”
Le rimanenti sono in larga parte prese da Internet, quindi valutate di pubblico dominio.
Se i soggetti o gli autori si sentissero gravemente lesi "nel diritto di proprietà", non avranno che da segnalarlo a "La Veja" che provvederà alla rimozione delle immagini.
CHE IMPORTA SE OGNUNO CERCA LA VERITA’ A SUO MODO?
Dobbiamo riconoscere che tutti i culti hanno un unico fondamento.
Tutti contemplano le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda.
Che importa se ognuno cerca la verità a suo modo? – domandò Simmaco –
Non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande.
(Quinto Aurelio Simmaco, Relatio de ara Victoriae III,10)
RICERCA DELLA FELICITA’
Ognuno è libero di credere in ciò che vuole e in ciò che lo fa stare in pace con se stesso e con l'universo. È l'inestimabile valore della libertà di pensiero. Il problema sorge quando le persone ritengono che le loro conoscenze siano la verità assoluta e vogliono imporre la loro visione delle cose al resto del genere umano.
VENERA DIO SUL TUO CAMMINO
Le religioni tendono ad avere una memoria selettiva e a prendere le distanze dai loro antichi precursori.
Di conseguenza:
“Venera Dio sul tuo cammino.
Qualunque sia la forma in cui si manifesta.
Che sia abbellito con pietre preziose, o rappresentato da una statua di rame.
Una forma ne sostituirà un’altra, come una nuova inondazione segue la precedente”
(Insegnamento per Merekarie)
AMO LA VITA
Il matrimonio gay non reca in se' la vita e il futuro del mondo
Ma e' una scelta di morte
E un modello culturale di morte costruito contro l'origine e il fondamento della stessa vita umana
PENSIERI E PRINCIPI
«Ama il Creatore».
«Ama la terra».
«Lavora gratuitamente».
«Conta su quello che hai e sii povero».
«Ama qualcuno che se non se lo merita».
«Studia molto sia la natura che gli uomini; più sul terreno che sui libri».
«Non pestare sul terreno senza necessità perché uccidi un essere vivente e lavori alla distruzione di tutti i viventi».
«Non progredire, ma vivere».
«Vendere poco e comperare meno».
«Non comperare roba venuta da lontano».
«Non produrre cose che possano essere esportate lontano».
«Non produrre cose che possano essere trasformate in simboli monetari».
«Non prendere soldi in prestito; se hai risparmiato soldi, non prestarli alle banche».
«Non ti fidare del governo di nessun governo».
«Gli Stati non possono distruggere la cultura dei popoli».
«Abbraccia gli essere umani del tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica».
«Evita come un diavolo qualunque sport. Sono drogature dei capitalisti per rubare i soldi ai salariati, e aumentare la degradazione dell’ energia. Anche lo sport è una guerra fatta per impinguare i capitalisti ».
«Riconosco solo le leggi della natura, non quelle scritte da altri uomini alle quali mi riservo il diritto di disobbedire quando in disaccordo».
«Grido e lotto contro le multinazionali, contro l’informazione controllata e censurata, contro la gestione del potere politico, che diventa la gestione della ricchezza di pochi e della povertà di molti».
«Approva nella natura quello che non capisci, e loda quella speranza, perché ciò che l’Uomo non ha razionalizzato non ha distrutto».
«Fai le domande che non hanno risposta».
«Metti l'orecchio vicino alla terra e ascolta i bisbigli delle canzoni future».
«Sorridi, il sorriso è incalcolabile».
«Aspetta la fine del mondo».
«Investi nel millennio».
«Pianta castagnari».
(PENSIERI E PRINCIPI DI DON ALBERTO BENEDETTI)
IL VENETO E’ LA MIA PATRIA
Sebbene esista una Repubblica Italiana, questa espressione astratta non è la mia Patria.
Noi veneti abbiamo girato il mondo, ma la nostra Patria, quella per cui, se ci fosse da combattere, combatteremmo, è soltanto il Veneto.
Quando vedo scritto all'imbocco dei ponti sul Piave fiume sacro alla Patria, mi commuovo, ma non perché penso all'Italia, bensì perché penso al Veneto.
(Goffredo Parise, Il Corriere della Sera, 7 febbraio 1982)
TI CON NU, NU CON TI
Perasto 23 agosto 1797: Giuseppe Viscovich, Capitano di Perasto, deponendo sotto l'altare maggiore della chiesa le insegne di San Marco, alla presenza di tutte le milizie e di tutto il popolo pronunciò, con una notevole intensità, il seguente discorso:
"In sto amaro momento, in sto ultimo sfogo de amor, de fede al Veneto Serenisimo Dominio, al Gonfalon della Serenisima Republica, ne sia de conforto, o citadini, che la nostra condota pasada, che quela de sti ultimi tempi la rende più xusto sto ato fatal, ma virtuoxo, ma doveroso par nu.
Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del xorno la farà saver a tuta Europa che Perasto la ga degnamente sostegnudo fin a l'ultimo l’onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co sto ato solene e deponendolo bagnà da el nostro universal, amaro pianto.
Sfoghemose, citadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti, che i sigilà la nostra gloriosa corsa soto el Serenisimo Veneto Governo, rivolgemose verso sta Insegna che lo rapresenta e su de ela sfoghemo el nostro dolor.
Par 377 ani la nostra fede, el nostro valor, la ga senpre custodia par terra e par mar, par tuto indove che i ne ga ciamà i so nemisi, che li xe stai pur queli dela Religion. Par 377 ani le nostre sostanse, el nostro sangue, le nostre vite, le xe senpre stae par Ti, San Marco; e felicisimi sempre se gavemo reputà, Ti co nu, nu co Ti; e senpre co Ti sul mar nu semo stai ilustri e virtuoxi.
Nisuni co Ti ne ga visto scanpar, nisuni co Ti ne ga visto vinti e spauroxi!
E se sti tenpi prexenti, infelici par inprevidensa, par disension, par arbitrii ilegali, par visi ofendenti la natura e el gius dele xenti no Te gavese cavà via, par Ti in perpetuo sarave stae le nostre sostanse, el nostro sangue, la vita nostra, e pitosto che vedarTe vinto e dexonorà dai Toi, el corajo nostro, la nostra fede, se gaverave sepelio soto de Ti.
Ma xa che altro no ne resta da far par Ti, el nostro cuor sia l'onoratisima to tonba, e el più puro e el più grando to elogio le nostre lagrime".
Il Capitano Viscovich, deponendo le insegne, s’inginocchiò davanti all’'Altare, e rivolto al piccolo nipote che gli era accanto, disse:
“Inxenocite anca ti; basile, e tienile a mente par tuta la vita”.
(Discorso del Capitano Giuseppe Viscovich tratto da "Storia Documentata di Venezia" di S. Romanin)
Par stasera basta
Note, cristiani…par stasera basta e, se Dio vol, se catarem doman…