Giu 16 2017

SAN FRANCESCO IL REDDITO DI CITTADINANZA LO AVREBBE BOCCIATO

Il professore Stefano Zamagni, 74 anni

 

 

ZAMAGNI «Per i francescani la cosa più importante è produrre lavoro», spiega l’economista, docente all’Università di Bologna e padre degli studi sul Terzo settore. Che boccia la proposta di Grillo e dei Cinque Stelle

 

Professor Zamagni ha visto Grillo alla Perugia-Assisi? Sostiene il reddito di cittadinanza per tutti nel nome di San Francesco

“Guardi, per mettere fine al dibattito basta una cosa sola: già nel 1300 i frati francescani girando per l’ Italia solevano dire che l’ elemosina serve a sopravvivere ma non a vivere, perché vivere significa produrre e l’ elemosina non aiuta a produrre”.

 

Dunque San Francesco la pensava diversamente?

“Quello che i francescani hanno sempre negato è l’ assistenzialismo. La dignità non si realizza nel mangiare, ma nel produrre. Quindi la missione era dare a tutti la possibilità di produrre, che significa lavorare. La divisione del lavoro, che è un’ idea forte dei francescani, serviva a dare a tutti, anche ai più deboli (i disabili, i poveri) la possibilità di produrre e dunque di lavorare, che è qualcosa di connaturato alla dignità dell’ uomo”.

 

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Giu 01 2017

NON COMPRERÒ PIÙ FIAT

Category: Economia e lavorogiorgio @ 00:39

L’autocarro 18BL del 1917 protagonista della prima Guerra Mondiale

 

 

 I danni di una industria che era parte dello stato e sostenuta da Mediobanca.

 

Con la Prima Guerra Mondiale 1915- 1918 iniziò ad avere degli utili notevoli proprio costruendo veicoli bellici e aerei anche se il paese versava in una crisi tragica e così successe nella II Guerra Mondiale. 

 

Ha letteralmente sconvolto il paese che nel primo dopoguerra fu indotto a lasciare il trasporto fluviale e il trasporto marittimo a favore di quello su gomma. 

 

Ha spostato masse bibliche dal sud a Torino, attraverso il famigerato “treno del Sole”. 

 

Ha intensificato la produzioni di prodotti bellici dalle bombe agli elicotteri.

 

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Mag 09 2017

IL CAPITALISMO AMERICANO È STATO COSTRUITO SULLA PELLE DEGLI SCHIAVI!

 

 

Il problema razziale in America è ancora un grande dilemma nazionale che continua minacciare l’esperimento democratico americano. Il malcontento nelle comunità afroamericane continuerà a crescere verso un pericoloso punto di ebollizione, a meno che la più grande eredità della schiavitù, cioè il capitalismo razziale, non sarà apertamente svelato e smantellato completamente.

 

 

Gli Stati Uniti sono emersi così rapidamente a superpotenza economica sulla scena mondiale non grazie ai loro ideali e al “sogno” di libertà ma più prosaicamente grazie allo sfruttamento intensivo della schiavitù. È così che si costruiscono gli imperi. Grandi imprese e banche americane, celebri ancora oggi, hanno costruito le loro fortune sulla schiavitù. Nella seconda parte l’articolo argomenta che la discriminazione razziale presente ancora oggi in America, la profonda frattura sociale, la violenza contro gli afroamericani di cui ci parla quotidianamente la televisione, sarebbero la conseguenza di un passato che non si è ancora concluso, di una mai avvenuta riconciliazione.

 

di Garikai Chengu

 

Contrariamente alla credenza popolare, la schiavitù non è un prodotto del capitalismo occidentale. È il capitalismo occidentale ad essere un prodotto della schiavitù.

 

L’espansione della schiavitù nei primi otto decenni dopo l’Indipendenza Americana ha guidato l’evoluzione e la modernizzazione degli Stati Uniti.

 

Lo storico Edward Baptist illustra come, nell’arco di tempo di una vita umana, il Sud crebbe da una stretta fascia costiera di piccole piantagioni di tabacco ad un impero continentale del cotone, e gli Stati Uniti divennero un’economia moderna, industriale e capitalista.

 

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Mag 04 2017

ROTHSCHILD, IL CAZARO CHE SI FECE EBREO PER DOMINARE IL MONDO

Category: Dominio Potere e Violenza,Economia e lavorogiorgio @ 00:10

 

 

 

Rothschild è una famiglia di banchieri molto nota e facoltosa, di origine Ashkenazi (Cazara, razza di origine turcomanna dell’Europa Orientale). 

 

Vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/12/25/storia-di-come-e-nato-il-sionismo-ovvero-se-gli-ebrei-non-sono-ebrei-ma-khazari-convertiti/)  

Questa famiglia  attraverso le sue sedi di Vienna, Parigi, Londra, Napoli e Francoforte controllava più o meno direttamente le politiche dei paesi che finanziava.

La famiglia Rothschild sta lentamente ma inesorabilmente fondando Banche Centrali che hanno la loro sede in ogni paese del mondo, dando loro quantità incredibile di ricchezza e potere. Nell’anno 2000 ci sono stati sette paesi senza una proprietà Rothschild Banca Centrale: Afghanistan, Iraq, Sudan, Siria, Libia, Cuba, Nord Corea, Iran. E’ non è una coincidenza che questi paesi sopra elencati, sono stati e sono tuttora sotto attacco da parte dei media occidentali, dal momento che una delle ragioni principali per cui questi paesi sono stati sotto attacco, in primo luogo perché non hanno ancora un Rothschild di proprietà della Banca Centrale.

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Apr 29 2017

BISOGNA CAMBIARE L’ARTICOLO 53 DELLA COSTITUZIONE

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 00:04

 

 

TASSE

 

La norma contenuta nell’articolo 53 della Costituzione italiana afferma: 

 

Tutti sono tenuti a concorrere  alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. 

 

Potrebbe  sembrare valido in un paese normale.

 

Ma un paese nato sull’oppressione dei suoi popoli, su un’inclinazione mafiosa di parte della sua società, corrotto in tutti i suoi gangli, intriso di tangenti, di rapine più o meno legalizzate, di caste più o meno arroganti e malavitose e, altro, e altro ancora…. tale articolo va cambiato in:

 

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche nella misura in cui  essi fruiscono delle stesse”

 

 


Apr 26 2017

RIFIUTI. COME LIMITARNE IL PROBLEMA

Category: Economia e lavorogiorgio @ 00:14

 

Inceneritore di Ca del Bue

 

 

Ci sarebbe un sistema molto semplice per limitare i rifiuti.


 

Vi sono le mega aziende multinazionali che spendono miliardi per  studi, ricerche, approvvigionamenti di materie prime, manodopera e trasporti, per venderci un prodotto, costruito per esempio a ventimila Km. di distanza, che poi, una volta usato, spetta a noi tenercelo “vita natural durante” nella discarica sotto casa.

 

Bisogna fare in modo, obbligando, che qualunque società inserisca, nella catena di produzione di un suo prodotto, anche il ritiro e riciclaggio dello stesso.

 

 


Mar 26 2017

IL DENARO COME ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA, I 30 UOMINI CHE TENGONO IN OSTAGGIO IL MONDO.

 

 

Attenti a quei Trenta: ricattano il mondo truccando le regole. E nessuno li può fermare, perché maneggiano 650.000 miliardi di dollari, cioè otto volte il Pil del pianeta. In dieci anni, hanno messo in ginocchio l’economia reale. E sono ancora lì, a dettar legge, a cominciare da uno dei loro specialisti, Mario Draghi.Quella del famigerato “Group of 30”, creato alla fine degli anni ’70 da personaggi come David Rockefeller. Obiettivo: piegare le nazioni ai diktat della speculazione finanziaria. Missione compiuta: oggi l’intera Europa è nelle loro mani, e un paese come l’Italia – membro del G8 – è agli ordini della super-lobby che ha commissariato il governo affidandolo al fido oligarca Mario Monti, tecnocrate targato Goldman Sachs, veterano del Bilderberg, della Trilaterale e della micidiale Commissione Europea, quella che oggi dispone il suicidio sociale degli Stati mediante il pareggio di bilancio.

 

Un capolavoro, in sole tre mosse.

Primo: attraverso la “superstizione o isteria del debito pubblico”, si distrugge la capacità dello Stato di creare e controllare qualsiasi ricchezza finanziaria significativa, che a quel punto resta unicamente nelle mani dei mercati di capitali, da cui gli Stati finiscono per dipendere in toto.

Seconda mossa: i dominatori finanziari, che ora spadroneggiano, per ottimizzare la rapina globale incaricano la super-lobby dei tecnocrati di ridisegnare leggi e regole, con adeguata propaganda.

Terzo: gli oligarchi impongono le loro condizioni-capestro ai governi, ormai privati della facoltà di creare ricchezza finanziaria e quindi dipendenti dal ricatto, pronti cioè a ingoiare qualsiasi aberrazione speculativa.

 

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Feb 07 2017

LINO MANFROTTO. DOMENICA MATTINA SI È SPENTO A BASSANO DEL GRAPPA UNA DELLE STELLE DEL FIRMAMENTO DELL’IMPRENDITORIA VENETA.

Bassano Del Grappa. Domenica mattina,  5 febbraio 2017,  ci ha lasciato Lino Manfrotto,

 

Lino Manfrotto, l’imprenditore scomparso ieri mattina a 80 anni

 

 

BASSANODEL GRAPPA. Da un garage ad un marchio conosciuto in tutto il mondo. Se ne va uno degli industriali di riferimento del territorio bassanese. Lino Manfrotto, fondatore dell’omonima azienda, si è spento nella prima mattinata di ieri nella villa di via Motton, attorniato dall’affetto dei propri familiari. Aveva 80 anni. Manfrotto ha incarnato l’esempio dell’imprenditore lungimirante che con passione e determinazione riesce a raggiungere i propri obiettivi, riuscendo a gettare lo sguardo oltre l’orizzonte.

 

Ha iniziato la sua carriera sul finire degli anni ’60, in città, come fotoreporter per le testate locali tra le quali il Giornale di Vicenza. A quei tempi le attrezzature di un fotografo erano molto ingombranti, per cui non facilitavano il lavoro dei professionisti.

 

Il mercato offriva una vasta gamma di flash da studio e illuminatori al quarzo, ma trascurava completamente gli accessori di base come gli stativi, i bracci e i morsetti. Così, con l’aiuto del suo assistente, Lino Manfrotto creò i suoi primi prodotti, tra cui un leggero ma robusto supporto per luci.

 

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Gen 25 2017

IL CONO GELATO? LA GENIALE INVENZIONE DI UN BELLUNESE EMIGRATO

 

Italo-Marchioni

Italo Marchioni.

 

 

In pieno revanscismo ideologico musulmano anche l’invenzione del cono gelato è stata rivendicata da loro. Dicono che fu un emigrato siriano negli States, a proporlo per primo, negli anni Venti del ‘900, ma non è così. La paternità indubbia va a un veneto di Belluno (Patria indiscussa del gelato artigianale,del resto) che si chiamava Italo Marchioni. Ecco in breve la vicenda, tratta da un articolo di Marco De Biasi, comparso nella bella rivista “Storia veneta” (nr. 39).

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Nov 25 2016

IL RIMEDIO È LA POVERTÀ

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 00:11

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Questo articolo apparve il 30 giugno 1974, ed è straordinario. Una meraviglia di stile e di pensiero di Goffredo Parise.

 

Troviamo utile pubblicare di tanto in tanto dei gioielli del pensiero. Questo è un articolo di Goffredo Parise tratto dalla rubrica che lo scrittore tenne sul “Corriere della sera” dal 1974 al 1975. Si trova nell’antologia “Dobbiamo disobbedire”, a cura di Silvio Perrella, edita da Adelphi. Questo articolo apparve il 30 giugno 1974, ed è straordinario. Una meraviglia di stile e di pensiero di questo autore sicuramente libero e lontano da ogni appartenenza politica e salottiera. Rappresenta per noi oggi – media compresi che non ospitano più pezzi così controcorrente – uno schiaffo contro la nostra inerzia.

 

«Questa volta non risponderò ad personam, parlerò a tutti, in particolare però a quei lettori che mi hanno aspramente rimproverato due mie frasi: «I poveri hanno sempre ragione», scritta alcuni mesi fa, e quest’altra: «il rimedio è la povertà. Tornare indietro? Sì, tornare indietro», scritta nel mio ultimo articolo.

 

Per la prima volta hanno scritto che sono “un comunista”, per la seconda alcuni lettori di sinistra mi accusano di fare il gioco dei ricchi e se la prendono con me per il mio odio per i consumi. Dicono che anche le classi meno abbienti hanno il diritto di “consumare”.

 

Lettori, chiamiamoli così, di destra, usano la seguente logica: senza consumi non c’è produzione, senza produzione disoccupazione e disastro economico. Da una parte e dall’altra, per ragioni demagogiche o pseudo-economiche, tutti sono d’accordo nel dire che il consumo è benessere, e io rispondo loro con il titolo di questo articolo.

 

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Nov 23 2016

L’ECONOMIA È SOLO UN’ARTE DELLA GUERRA

Category: Dominio Potere e Violenza,Economia e lavorogiorgio @ 06:57

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Basti ricordare le parole che Goethe mise in bocca a Mefisto nel suo Faust:

 

Kriege, Handel und Piraterie, Dreieining sind sie, nicht zu trennen”

“La guerra, il commercio e la pirateria sono una trinità, non si possono separare”.

 


Ott 31 2016

I DIPENDENTI PUBBLICI NON PAGANO LE TASSE, LO DICE ANCHE LA MATEMATICA

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 13:28

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di GUGLIELMO PIOMBINI

 

Da dove viene, e dove va a finire il denaro pubblico? Poiché il “pubblico” è un’astrazione che non può pagare o ricevere nulla, questo denaro esce sempre dalle tasche private di qualche individuo in carne ed ossa e, gira e rigira, finisce sempre nelle tasche private di qualcun altro.

Osservando più da vicino il percorso che compie il denaro pubblico dal suo prelievo fino alla sua destinazione finale ci accorgiamo che il gettito dello stato proviene dai versamenti effettuati dai contribuenti privati (aziende, professionisti, individui), a proprio nome o come sostituti d’imposta; e termina la sua corsa nei conti correnti di due categorie di persone: una componente fissa di “consumatori di tasse” (il ceto politico-burocratico) e una componente variabile (tutti coloro che, pur non facendo parte dell’apparato statale, ricevono pensioni, sussidi o elargizioni dallo stato).

 

In concreto lo stato incassa l’intero gettito dal settore privato, e lo usa per pagare tutti gli stipendi della pubblica amministrazione. Anche la gente comune dimostra di essere consapevole di questa situazione quando rivolge al funzionario scortese o inadempiente la frase: “Guardi che sono io che la mantengo con le mie tasse!”.

 

I dipendenti dello stato, infatti, pagano le imposte solo in maniera figurativa, attraverso un artificio contabile, ma in realtà neanche un euro entra nelle casse dello stato. È ovvio infatti che se la busta paga di un funzionario statale riporta 40.000 euro di stipendio lordo e 10.000 euro di trattenute, ciò significa che egli riceve dallo stato 30.000 euro e paga zero di tasse. Lo stato usa la ridicola pantomima di indicare il lordo e il netto nella busta paga dei propri dipendenti per gettare fumo negli occhi della gente, allo scopo di far credere che i lavoratori pubblici e quelli privati siano trattati in maniera uguale, ma le cose non stanno così.

 

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Ott 30 2016

GIANFRANCO MIGLIO: LE TASSE SULLA CASA SONO UN FURTO

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Gianfranco Miglio

 

 

di CRISTIAN MERLO*

 

Forse non tutti sanno che il mai troppo compianto Prof. Miglio, ormai 20 anni fa, diede alla stampe uno straordinario pamphlet, dal titolo più che eloquente: “Disobbedienza Civile”.

In questo scritto, Miglio andò alla riscoperta di una figura tanto affascinante, quanto negletta, nell’ambito dell’asfittico contesto italiota: quell’Henry David Thoreau, che, in nome del diritto alla resistenza individuale e della disobbedienza civile, affermò, nei fatti peraltro, che è del tutto ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell’uomo. Thoreau è un classico del pensiero libertario, che influenzò, in seguito, anche personaggi del calibro di Gandhi e Martin L. King. Miglio se ne servì quale formidabile prisma, per formulare delle radicali e profondissime riflessioni sullo stato di prostrazione, morale prima ancora che economica, in cui versava questo simulacro di Paese all’indomani del ciclone di Tangentopoli. Quando, per dirla tutta, si stava ancora bene…

 

Ma quel che ancora, forse, in meno sanno è che qualche anno più tardi, nel 2001 per la precisione, venne edito un bellissimo e storico numero di una rivista, “Quaderni Padani” (num. 37 e 38), dedicato allo straordinario spessore intellettuale del Professore lariano, venuto a mancare qualche mese prima.

Il titolo era emblematico: “Gianfranco Miglio: un uomo libero”. Si trattava di una bellissima raccolta di saggi, di scritti, di punti di vista e suggestioni che onoravano e omaggiavano la statura, scientifica ma forse ancor più morale, di uno dei più grandi scienziati della politica, cui questo disgraziato Paese ha dato i natali. Un’antologia magistralmente curata, da cui traspariva passione, trasporto, condite da una competenza e da una professionalità fuori dal comune. Il curatore era un giovane brillante, acuto e di belle speranze. Al curatore toccò anche la stesura di un pezzo importante ed impegnativo, che rendesse giustizia alla figura dell’ultimo Miglio, quello, per così dire, libertario e secessionista. Ne uscì un affresco memorabile, bellissimo, che ancor oggi, a distanza di anni, mi tocca le corde del cuore e mi induce ad un continua elaborazione di pensieri e di riflessioni.

Il titolo non poteva essere più azzeccato: “Disobbedire ai tiranni è obbedienza a Dio. Il diritto di resistenza in Gianfranco Miglio”. Lo scritto è denso, articolato, argomenta e spiega con dovizia di particolari: si parla di diritto alla resistenza, si ricostruisce la coeva situazione italiana, si introducono i concetti di resistenza civile e di sciopero fiscale. Ma, per darvi un’idea del respiro dell’opera conviene forse citare qualche passo, preso qua e là, dall’ autore. Ma ciò non rende comunque ancora l’idea delle emozioni che il testo veicola.

 

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Ott 22 2016

LOCALISMO E POTERE GLOBALE

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Con la fine dell’apparente dicotomia USA-URSS, il mondo ha assunto una struttura multipolare. Al trust dei Paesi dominanti si affiancano Paesi emergenti, termine usato per indicare le aree in via d’integrazione in un unico grande mercato che, nelle intenzioni delle oligarchie beneficiarie, dovrebbe assumere sempre più una dimensione planetaria.

 

L’attuazione del progetto non è pacifica, sia per la conflittualità interna al gruppo delle nazioni industrialmente avanzate, sia per i fattori di instabilità impliciti nella progressiva estensione dell’universo capitalista. Al tempo stesso, la molteplicità del locale sembra resistere, e talvolta contrapporsi, all’avanzata del globale, facendo ragionevolmente dubitare della ineluttabilità di certi processi così come descritti dalla propaganda mondialista.

 

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Ott 21 2016

MONDIALISMO E GLOBALIZZAZIONE

mondialismo

 

 

Da quando la parola globalizzazione è entrata nel linguaggio comune, è sorto anche un movimento variegato che ne contesta gli aspetti più drammatici. Inizialmente fu definito popolo di Seattle, dal nome della città canadese dove, alla fine del 1999, si è svolta la prima imponente manifestazione di piazza conto la World Trade Organization (WTO). Da subito fu ridefinito no global, dal momento che indirizzava i suoi attacchi contro le principali istituzioni della global governance, comprese World Bank e International Monetary Fund.

Prima di essere cooptati dal potere mondialista, alcuni suoi promotori amavano definirlo il movimento oppure il movimento dei movimenti. Una volta intruppati nelle schiere dei riformisti, si sono ribattezzati new global o altermondialisti per sottolineare che, non sono contro la globalizzazione, ma ne sognano una diversa.

 

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