Gen 31 2019

PROF. SINAGRA. SECONDO IL DIRITTO INTERNAZIONALE LE NAVI DELLE ONG SONO NAVI PIRATA

 

 

NAVIGAZIONE. RIFLESSIONE TECNICO-GIURIDICA DI DIRITTO INTERNAZIONALE

 

 

Riportiamo una riflessione esclusivamente tecnico-giuridica di diritto internazionale del prof. Augusto Sinagra, docente di diritto dell’Unione europea presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma, già docente di diritto internazionale presso diversi atenei italiani.

 

Secondo quanto sostenuto dal prof. Sinagra le navi delle ONG navigano in regime di illegalità essendo vere e proprie navi pirata e mercanti di schiavi.

Per questo motivo viene impedito l’attracco nei porti italiani con la minaccia del sequestro delle imbarcazioni e l’arresto dell’equipaggio.

 

“Cercherò di fare una riflessione esclusivamente tecnico-giuridica di diritto internazionale di cui sono stato Professore Ordinario nell’Università.

 

  1. Le navi che solcano i mari battono una Bandiera. La Bandiera non è una cosa meramente folkloristica o di colore. La Bandiera della nave rende riconoscibile lo Stato di riferimento della nave nei cui Registri navali essa è iscritta (nei registri è indicata anche la proprietà pubblica o privata).

 

  1. La nave è giuridicamente una “comunità viaggiante” o, in altri termini, una “proiezione mobile” dello Stato di riferimento. In base al diritto internazionale la nave, fuori dalle acque territoriali di un altro Stato, è considerata “territorio” dello Stato della Bandiera. 
    Dunque, sulla nave in mare alto si applicano le leggi, tutte le leggi, anche quelle penali, dello Stato della Bandiera.

 

  1. Il famoso Regolamento UE di Dublino prevede che dei cosiddetti “profughi” (in realtà, deportati) debba farsi carico lo Stato con il quale essi per prima vengono in contatto. A cominciare dalle eventuali richieste di asilo politico.

 

  1. Non si vede allora quale sia la ragione per la quale una nave battente Bandiera, per esempio, tedesca, spagnola o francese, debba – d’intesa con gli scafisti – raccogliere i cosiddetti profughi appena fuori le acque territoriali libiche e poi scaricarli in Italia quando la competenza e l’obbligo è, come detto, dello Stato della Bandiera.

 

  1. Da ultimo è emerso che due navi battenti Bandiera olandese e con il solito carico di merce umana, non si connettano giuridicamente al Regno di Olanda e né figurino su quei registri navali, come dichiarato dalle Autorità olandesi.   Allora, giuridicamente, si tratta di “navi pirata” le quali non sono solo quelle che battono la bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate (come nei romanzi di Emilio Salgari).

 

  1. Ne deriva il diritto/dovere di ogni Stato di impedirne la libera navigazione, il sequestro della nave e l’arresto del Comandante e dell’equipaggio.

 

Molti dei cosiddetti “profughi” cominciano a protestare pubblicamente denunciando di essere stati deportati in Italia contro la loro volontà. Si è in presenza, dunque, di una nuova e inedita tratta di schiavi, di un disgustoso e veramente vomitevole schiavismo consumato anche con la complicità della UE, che offende la coscienza umana e che va combattuto con ogni mezzo.”

 

Invitiamo all’approfondimento “L’ASPETTO GIURIDICO NAZIONALE (DIRITTO MARITTIMO E PENALE)” pubblicato sul sito della Marina Militare italiana

 

Fonte: srs di  Augusto Sinagra – docente di diritto internazionale; da Facebook, IO SO, 

 28 gennaio 2019

Link: https://www.facebook.com/io-so-243527245027/

 

 


Dic 18 2018

13 DICEMBRE….IL GIORNO DI CRISTINA PAVESI

Cristina Pavesi

 

 

Ci ho pensato su qualche giorno prima di pubblicare questo post perché il suo contenuto è un po’ delicato, “sensibile” avremmo detto qualche anno fa.

 

Prima mi sono consultato. 

 

Poi mi sono detto che vale la pena comunque di pubblicarlo, perché voglio recuperare la memoria di una ragazza, Cristina Pavesi, trevigiana di Conegliano, vittima prima della mafia del Brenta (non è la “mala” del Brenta, no: quella è la Mafia del Brenta) e poi dell’oblio.

 

Ed è un oblio tutto veneto, terribilmente veneto, quello che non ha mai voluto riconoscere il radicamento e la diffusione di associazioni mafiose, provenienti dal sud Italia, e ramificate non solo lungo la riviera del Brenta ma anche ad Eraclea, a Caorle, a Venezia, a Mestre…

 

In breve, questa è la storia di Cristina, una di noi: il giorno di santa Lucia del 1990, Cristina Pavesi, ragazza di Conegliano, ventidue anni, studentessa universitaria. 

 

Tornava, in treno, a casa quel giorno dopo aver concordato la tesi con il suo relatore. Ore 18.30: un rumore assordante, un’esplosione secca.

 

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Nov 09 2018

Protetto: VENEZIA – MOSE: NOMI, CIFRE, MAZZETTE, FAVORI. ECCO TUTTO L’ELENCO NEL DETTAGLIO

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Set 23 2018

L’ITALIA È QUELLA STRANA NAZIONE

 

 

L’Italia è quella strana nazione dove ti mettono i codici identificativi sui sacchetti della spazzatura per multarti se butti un pezzo di carta nel sacco della plastica… ma permettono a migliaia di rom di vivere in campi abusivi dove buttano nei fossi la loro spazzatura.

 

L’italia è quella strana nazione dove ti multano se regali un panino a un senzatetto senza aver fatto lo scontrino… ma permettono a venditori abusivi di vendere le loro merci taroccate agli angoli delle strade.

 

L’Italia è quella strana nazione dove ti multano se dove c’è il limite di 50 km/h.. e  vai a 51 km/h… ma permette a chi ha targa straniera di andare e fare quel cavolo che gli pare.

 

L’italia è quella strana nazione che se un militare delle forze dell’ordine arresta un violento in modo violento… viene indagato per violenza.

 

L’italia è quella strana nazione che mette il divieto di accendere le stufe a legna per non aumentare l’inquinamento atmosferico… ma permette ai rom di fare falò con i copertoni delle ruote per pulire il rame.

 

L’Italia è quello strana nazione dove per comprarti una casa devi farti un mutuo di 30 anni… ma poi permette ad occupanti abusivi di occuparti la casa e cambiare le serrature.

 

L’italia è quella strana nazione dove i giudici condannano i proprietari di casa a rimborsare i rapinatori se questi vengono morsicati dal cane in giardino.

 

L’italia è quella strana nazione dove dopo innumerevoli casi dove maestre d’asilo picchiano i bimbi… non si possono mettere telecamere di controllo perché ledono la privacy.

 

L’italia è quella strana nazione dove i giudici diminuiscono la pena a un assassino perché 48 coltellate non è sinonimo di crudeltà.

 

L’italia è quella strana nazione che sfratta una nonnina terremotata perché nella sua casetta manca un foglio burocratico… ma permette a zecche dei centri sociali di occupare e vivere in aziende capannoni ed edifici.

 

L’Italia è quella strana nazione in cui molti milionari al governo, con pensioni da trentamila euro al mese, ordinano al popolo di tirare la cinghia, fare sacrifici e morire lavorando fino alla fine.

 

Potrei andare avanti x ore, ma la musica e’ sempre la stessa…

L’Italia in una sola frase è 
La potenza dell’impotenza!!! 

 

Se non si opera un vero cambiamento, l’Italia non apparterrà mai  agli italiani.

 

Fonte: facebook  settembre 2018

 


Lug 24 2018

COIMPO, UNA STORIA VENETA DI FANGHI TOSSICI SVERSATI NELLE CAMPAGNE

Veneti che tradiscono la loro terra. Un girone dell’inferno solo per loro.

 

La trasformazione di una latteria sociale del Rodigino in un impianto di trattamento. La tragedia del settembre 2014: quattro morti, uccisi dalle esalazioni. I segreti della vasca D.

 

 

La ricerca della verità e dei colpevoli di Gianni Belloni 

 

Gli inizi della storia

 

Era la latteria sociale di Cà Emoun pugno di case perse nella pianura sconfinata tra Adria e Rovigo. Mauro Luiseha il fiuto per gli affari e dal trasporto latte, a metà degli anni ’80, si converte alla gestione dei fanghi di depurazione. In questa operazione è aiutato da un nuovo socio con più esperienza e con le spalle più grosse: Gianni Pagnindi Noventa Padovana.

 

Il procedimento è semplice: dopo la stabilizzazione e il trattamento, i fanghi vengono distribuiti nei campi. Nasce così, nel 1984, la Coimpospecializzata nel trattamento nei fanghi da depurazione.

 

Gli affari vanno bene, i fanghi arrivano da tutta Italia e anche dall’estero stando alle dichiarazioni degli abitanti che annotano le targhe dei camion in arrivo. Ma gli odori sono forti e pungenti.

 

Le proteste e i malumori degli abitanti si concretizzano nella costituzione di un comitato e in una raccolta di firme. Qualcuno ricorda ancora gli appostamenti notturni presso i cancelli della Coimpo per scoprire che cosa succedesse all’interno e che cosa trasportassero i tanti camion in arrivo. Ma la mobilitazione dei cittadini ha vita breve. Luise appare come un uomo potente. La Coimpo sponsorizza diverse manifestazioni compresa la locale squadra di calcio. La gente si acquatta in silenzio.

 

Gli affari proseguono a gonfie vele. Nel 2006 la Coimpo ottiene di gestire 99mila tonnellate annue di rifiuti. Entrano in società anche le figlie dei due fondatori. Nel frattempo Mauro Luise acquista una tenuta in Romania, La Fazenda, e lì si trasferisce, ma continua ad esercitare un controllo ferreo sull’azienda.

 

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Lug 09 2018

SEQUESTRO LEGA, NORDIO: “HA RAGIONE SALVINI, È ATTO POLITICO”

Carlo Nordio

 

 

L’ex procuratore aggiunto di Venezia che fossero necessari i provvedimenti adottati verso la Lega

 

 

“Ha ragione Salvini che parla di atto politico”, lo ha dichiarato Carlo Nordio, in un’intervista a QN in cui definisce “pericoloso” il protagonismo di chi indaga. Così l’ex procuratore aggiunto di Venezia ha commentato il sequestro conservativo da 49 milioni di euro disposto dal Tribunale di Genova sui beni della Lega Nord dopo la condanna di Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito per i rimborsi elettorali.

 

“Bisogna andarci cauti con provvedimenti di questo tipo – ha spiegato – che incidono sullo svolgimento della dialettica politica. Vanno adottati solo se strettamente necessari: non mi pare che lo fossero. Così si rischia di alterare il gioco democratico. In questo senso, ha ragione Salvini che parla di atto politico”. Più in generale ha poi affermato che “la politica deve recuperare fiducia in se stessa se vuole ristabilire il primato sull’azione giudiziaria, altrimenti restera’ subordinata alla magistratura, come succede dal 1993, ovvero da quando è scoppiata Mani Pulite”.

 

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Lug 08 2018

COSA NON TORNA SUI 49 MILIONI DI EURO DELLA LEGA

 

 

Lega, Franco Bechis svela la vergogna dei magistrati contro la Lega: cosa non torna sui 49 milioni di euro

 

 

Una cosa è certa: nessuno, né all’ epoca di Umberto Bossi con il suo tesoriere Francesco Belsito, né in quella successiva di Roberto Maroni o in quella ancora attuale di Matteo Salvini si è preso 49 milioni di euro dalle casse della Lega e se li è messi in tasca.

Per questo è incomprensibile l’ accanimento contro la Lega da parte dei magistrati di Genova e ora pure della Corte di Cassazione che considera legittimo sequestrare qualsiasi centesimo giri da quelle parti da qui per non so quanti lustri fino a quando non si raggiungerà quella somma di 49 milioni di euro.

Eppure secondo le varie sentenze emesse a Genova e Milano Belsito e la famiglia Bossi sono stati riconosciuti colpevoli di avere usato per sé e non per le finalità pubbliche circa un milione di euro proveniente dalle casse della Lega.

 

La tesi dei magistrati è che visto quel milione (sono contestati anche altri 5 milioni investiti in Tanzania e a Cipro per il reato di riciclaggio) usato in difformità dalle prescrizioni di legge, fra l’ altro per comprare vestiti a Bossi, debbono essere ritenuti irregolari tutti i rendiconti della Lega di quegli anni, e quindi illegittimi tutti i finanziamenti ricevuti dallo Stato a rimborso delle spese elettorali. Per questo secondo loro andrebbero recuperati all’ erario circa 50 milioni di euro, e se i padri quei soldi non hanno, bisognerà che ci pensino i figli, i nipoti e magari pure i pronipoti: le colpe ricadranno biblicamente sulle spalle delle famiglie leghiste di generazione in generazione.

 

Con questa idea biblica di giustizia ovviamente nessuno poi potrebbe mai tenere in vita la Lega nemmeno sotto mentite spoglie, perché i vari di livelli di giustizia italiana sembrano in questo momento coalizzati per fare fuori Salvini dal panorama politico.

 

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Lug 04 2018

BORSELLINO È STATO UCCISO DALLO STATO ITALIANO E NON DA COSA NOSTRA: LIBRI DI STORIA DA RISCRIVERE!

 

 

 

di Massimo Costa 

 

Noi l’abbiamo detto sempre, l’abbiamo saputo sempre. La differenza tra Cosa Nostra e le altre organizzazioni criminali (come quelle del Sud, tipo Ndrangheta etc.) è la stessa che c’è tra corsari e pirati.  I primi, oltre che per sé, lavorano per uno stato.

Cosa Nostra, sin dalla sua nascita ufficiale (1860, sbarco di Garibaldi) è stata uno strumento dello Stato italiano per tenere sottomessa la Sicilia. Certo, Garibaldi trovò queste consorterie proto-mafiose, non le creò certo lui. E dobbiamo all’ottusità borbonica e al caos del regime poliziesco duosiciliano, l’incapacità di sostituire l’ordine feudale con quello di uno stato moderno. I Borbone impedirono la nascita di uno Stato siciliano moderno, e – nel caos – nacquero quelle consorterie che poi dovevano diventare la mafia.

 

Però il salto politico, il vero battesimo, è stato con lo sbarco delle “Camicie Rosse“. Lì, e solo lì, la mafia diventa un’istituzione riconoscibile e – pochi anni dopo – dal 1876, con l’avvento della “sinistra” al potere, la mafia entra nelle istituzioni dalla porta principale.

Da quel momento stato italiano e mafia sono due facce della stessa medaglia, nonostante si reciti la sceneggiata ipocrita dello Stato che lotta una “organizzazione criminale SICILIANA”.

Da allora la mafia è stata appiccicata alla pelle dei Siciliani come marchio d’infamia, come pretesto per spossessarli di ogni diritto politico ed economico e trattarli da sudditi. Anche durante la parentesi fascista, che non poteva tollerare questa intermediazione, più che di una lotta alla mafia si può parlare di un suo tentativo di superamento inquadrandola stabilmente nel PNF e nella Milizia.

 

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Giu 11 2018

L’EX BOSS DI CARLO: “TUTTA LA MIA VERITÀ SULLA FAMIGLIA MATTARELLA”

Bernardo Mattarella coni il  figlio Sergio Mattarella

 

 

-Gea Ceccarelli- Stanno facendo molto discutere, in questi giorni, le dichiarazioni che il collaboratore di giustizia Franco Di Carlo ha rilasciato all’avvocato Fabio Repici riguardo la presunta affiliazione di Bernardo Mattarella, padre del Capo di Stato Sergio, a Cosa Nostra.
 
Tutto nasce dal processo -che si celebra in sede civile- nei confronti del giornalista Alfio Caruso che, nel suo libro “Da Cosa nasce cosa”, edito da Longanesi, aveva gettato ombre sulle parentele del Presidente della Repubblica, finendo così querelato da Sergio Mattarella e nipoti. L’accusa che Caruso deve fronteggiare è quella di aver “infangato” la figura di Mattarella padre e di aver raccontato in “maniera grossolana” i rapporti politici del fratello Piersanti, il presidente della Regione.
 
A difendere Caruso vi è appunto l’avvocato Repici, che ha deciso di ascoltare la testimonianza di Di Carlo, il 3 marzo scorso. Durante questo incontro, l’ex boss di Altofonte ha ribadito quanto aveva già sostenuto negli anni Novanta, ossia che Mattarella padre era mafioso.
 
Articolotre ha avuto modo di leggere i verbali integrali dell’incontro.
 

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Ago 06 2017

«CHEMIO NATURALE» SOSPESO PER 6 MESI IL MEDICO DI BADIA CLAUDIO SAURO

Per non dimenticare

 

Il dottor Sauro in una foto tratta dal profilo Facebook

 

 

A un mese dal processo avvenuto lo scorso 6 giugno, la commissione dell’Albo dei medici di Verona ha deciso una sospensione di sei mesi dall’attività professionale per il medico di Medicina generale e di famiglia Claudio Sauro, ritenendo che non potesse non sapere che altri, esplorando il suo profilo Facebook e il gruppo chiuso denominato «Chemioterapia naturale», avrebbero potuto diffondere in rete informazioni ambigue e non supportate da prove scientifiche in materia di cura dei tumori con l’utilizzo della vitamina D.

 

«Si addebita al dottor Sauro una imprudente e ambigua divulgazione via web di contenuti a carattere medico non adeguatamente supportati da dati scientifici», spiega l’avvocato Enrico Querena, che lo ha difeso davanti alla commissione dell’Albo dei medici di Verona e che ha già annunciato ricorso alla Commissione esercenti le professioni sanitarie del ministero della Salute.

 

«Per noi la decisione di Verona è già un successo», osserva l’avvocato Querena, «perché quanto meno esclude la radiazione dell’albo, che era stata minacciata dal presidente dell’Ordine al dottor Sauro, anticipando i tempi di una decisione che poi si è rivelata diversa».

V.Z.

 

Fonte: da L’Arena di Verona del 6 luglio 2017

Link: http://www.larena.it/territori/città/chemio-naturale-sospeso-per-6-mesi-il-medico-di-badia-1.5816092


Ago 03 2017

DECRETO VACCINI. UNA LETTERA INVIATA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.

 

 

Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica Italiana Dr. Sergio Mattarella,
in rappresentanza dei sentimenti e della volontà delle famiglie e dei cittadini che da mesi manifestano in molte città d’Italia, le chiediamo di non promulgare la legge sull’obbligo vaccinale per i seguenti motivi: 

 

– innanzitutto il Decreto Legge sull’obbligo vaccinale, ieri convertito in legge con voto di fiducia e senza che i parlamentari abbiano potuto svolgere appieno il proprio ruolo affidatogli con mandato elettorale, non doveva essere promulgato dal governo perché del tutto inesistenti i motivi di necessità ed urgenza previsti dalla Costituzione (articoli 72, 76 e 77 ) e dall’ordinamento giuridico italiano;
– che il Governo abbia strumentalmente fatto ricorso al principio di decretazione d’urgenza, è stato ampiamente dimostrato anche nel dibattito che è seguito al suo iter parlamentare, come ad esempio nella lucida e articolata ricostruzione di merito scientifico-sanitaria fatta dal medico Senatore Maurizio Romani, così come da altri Parlamentari dell’opposizione; che, viceversa, si sia trattato di una smaccata e sprezzante violazione della Carta Costituzione –oltretutto su un tema socialmente molto sensibile e controverso sotto il profilo scientifico- è stato acclarato dalle clamorose contraddizioni interne della norma decretata; infatti, sostenendo la gravissima imposizione di pesanti quanto inutili e dannose vaccinazioni di massa, attraverso l’alibi del rischio di inesistenti epidemie infettive, il Governo avrebbe dovuto prevedere la vaccinazione della totalità della popolazione, per coerenza con la sbandierata esigenza di raggiungere quel 95% di copertura vaccinale necessario –a suo dire- per garantire la cosiddetta “immunità di gregge”, non certo raggiungibile vaccinando solamente il segmento “agnellini”!
Le inaccettabili violazioni della Carta costituzionale (e dell’etica) non si fermano però, per numero e gravità, a questi primi due vulnus esposti.

 

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Lug 29 2017

A BRESCIA SPARISCE VIA CADORNA, AL SUO POSTO QUELLA DEDICATA DODDORE MELONI

 

 

di REDAZIONE

 

Si tratta di un gesto certo, ma estremamente simbolico anche se illegale.

Questa notte qualcuno ha apposto sopra la targa intitolata a Luigi Cadorna, nella omonima via a Brescia, una altra insegna con scritto Via Doddore Salvatore Meloni. Patriota sardo.

In pratica, al posto di un assassino si ricorda un assassinato dallo Stato.

 

Doddore Meloni indipendentista sardo scomparso 3 settimane fa, dopo un lungo sciopero della fame e della sete.

Perchè a Brescia?

Probabilmente, perchè proprio nella città  della Leonessa Meloni era stato rinviato a giudizio insieme a oltre 40 persone per il processo “Tanko 2” ovvero per aver attentato all’’Unità d’ Italia.

 

Doddore Meloni è stato tumulato a Terralba, dove hanno partecipato decine di persone, provenienti da ogni parte della penisola.

Applausi, “Libertà” e “Indipendentzia” urlate tenendo alta la bandiere dei quattro Mori, quella di Malu Entu e anche quella col Leone di San Marco.

I funerali si sono svolti il 9 luglio scorso a Terralba (Oristano), dove viveva con la famiglia, nella Cattedrale di San Pietro gremita di gente arrivata un da tutta la Sardegna.

 

Fonte: da il miglioverde del 28 luglio 2017-07-28

Link: https://www.miglioverde.eu/a-brescia-sparisce-via-cadorna-al-suo-posto-quella-dedicata-doddore-meloni/

 


Lug 11 2017

FOLLA A TERRALBA PER L’ULTIMO SALUTO ALL’INDIPENDENTISTA DODDORE

 

 

Un lungo applauso e il grido di “Libertà” e “Indipendentzia” con le bandiere dei quattro Mori, di Malu Entu e anche quelle col Leone di San Marco della Serenissima che garrivano al vento per l’ultimo saluto a Doddore Meloni, l’indipendentista sardo morto il 5 luglio in stato di detenzione al’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari dopo 67 giorni di sciopero della fame e 35 della sete. I funerali si sono svolti questo pomeriggio a Terralba (Oristano), dove viveva con la famiglia, nella Cattedrale di San Pietro gremita di gente arrivata un po’ da tutta la Sardegna.
Doddore aveva espresso il desiderio di essere seppellito con il costume tradizionale di Ittiri, il paese in provincia di Sassari dove era nato 74 anni fa e che aveva lasciato da giovanissimo per trasferirsi a Terralba. In costume sardo, dietro la bara, anche la moglie Giovanna che stringeva al petto la fotografia di Doddore e le figlie, e dietro ancora il popolo di militanti della Repubblica indipendente di Malu Entu proclamata da Meloni nel 2008 – dopo l’occupazione dell’isola di Mal di Ventre – e decine e decine di indipendentisti con le loro bandiere.

 

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Giu 21 2017

IUS SOLI? I ROMANI NON SAPEVANO COSA FOSSE. COSÌ SI DIVENTAVA CITTADINI NELL’URBE

Foro Augusteo  

 

 

Di Adriano Scianca – 15 giugno 2017

 

Roma, 15 giugno – Non c’è marchetta all’immigrazione che non tiri in ballo Roma, la “aperta”, “tollerante”, “colorata” Roma, contrapposta alla chiusura delle polis greche.

 

È vero che, a differenza di queste ultime, l’Urbe non conobbe mai mito dell’autoctonia. Da qui a farne l’antesignana della società multirazziale ce ne passa.

 

Proprio il dibattito sullo ius soli è, a questo riguardo, interessante. Come si diventava cittadino, a Roma? Ha scritto Eva Cantarella (pur aggiungendo in seguito le frasi di prassi sui romani come campioni dell’assimilazione): “Back to the Romans, quindi, torniamo ai romani. Per i quali la soluzione era chiara: la cittadinanza si acquistava iure sanguinis.

 

Come scriveva il giurista Gaio, nel II secolo d. C., nel suo celebre manuale di Istituzioni, erano cittadini romani i figli legittimi di un cittadino, ovvero quelli naturali di una cittadina. La regola, infatti, voleva che i figli nati da un matrimonio legittimo seguissero la condizione del padre al momento del concepimento, e che quelli nati fuori del matrimonio seguissero la condizione della madre al momento della nascita”.

 

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Feb 08 2017

IN NOME DELLA LIBERTÀ DI PENSIERO E DI STAMPA

Girava l’anno 2010 ma non è cambiato nulla

 

 

In Francia, uno scrittore, Vincent Reynouard, padre di otto figli, è in carcere per le sue ricerche storiche.

E la stampa cosiddetta “libera” non ne parla!

 

Nato nel 1969, sposato e padre di otto figli, il Francese Vincent Reynouard è laureato in ingegneria chimica presso l’ISMRA (“Istituto delle scienze dei materiali e delle radiazioni atomiche”) a Caen in Normandia. Egli si presenta apertamente come un cattolico tradizionalista e non nasconde le proprie idee politiche ultra-conservatrici. Ma il fatto più rilevante è che egli contesta pubblicamente, per mezzo di DVD e scritti, la versione classica della storia della Seconda Guerra Mondiale. È uno di quei ricercatori che affermano di essere “revisionisti” e che sono qualificati come “negazionisti”, poiché non credono nell’esistenza delle camere a gas omicide nei campi di concentramento tedeschi.

 

Nel 2005 Reynouard ha scritto e inviato alle aziende autonome di turismo, ai musei e ai municipi un libretto di 16 pagine dal titolo “Olocausto? Ciò che se vi nasconde…”, in cui sostiene il contrario della storia accademica. La giustizia francese lo colpì immediatamente.

 

Nel 2007 al termine del processo istruito contro di lui dal tribunale penale di Saverne (Alsazia), fu condannato ad 1 anno di prigione senza condizionale, una multa di 10.000 euro e 3.000 euro di danni per la lega anti-razzista, “LICRA”. In appello, nel giugno 2008, la corte di Colmar confermò la condanna in prigione e lo condanna a pagare un totale di 60.000 euro (20.000 euro di multa + la pubblicazione forzata e spese legali). Cose mai viste!

 

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