Gen 01 2015

CONTRO L’UNITA’ D’ITALIA

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di Anna Iseppon

 

Fa innervosire leggere che, in epoca preunitaria, un francese vedesse con tanta chiarezza quello che stava succedendo nella penisola e come sarebbe andata a finire. Fa innervosire che lo vedesse prima delle sanguinose guerre risorgimentali, prima del brigantaggio, dei paesi rasi al suolo, prima dell’emigrazione di massa, delle catastrofiche guerre mondiali, prima della dittatura, dello scandalo della banca di Roma, prima di mani pulite, delle olgettine…

 

Eppure, ancora oggi, molti veneti moderni si ostinano a non vedere. O meglio, solo adesso cominciano a vedere. Meglio tardi che mai! Sappiamo che il risveglio è cominciato e con altrettanta chiarezza sappiamo che sarà INARRESTABILE.

 

Leggendo un libro di Lorenzo Del Boca (“Polentoni”) mi sono imbattuta in qualcosa che, da molti anni, avremmo dovuto sapere… tutti noi! Vi riporto alcuni stralci del libro in questione

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Dic 07 2014

SLOGAN FASCISTI

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“Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’Impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.”

Citato  su una abitazione presso la Pieve di Cadellara di Colognola ai Colli, Verona. Tratto dal discorso pronunciato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936 dal balcone di Palazzo Venezia a Roma in occasione della proclamazione dell’Impero in Africa Orientale.

 

 

 

Gli slogan fascisti sono uno strumento di propaganda usato dal Fascismo, attribuiti o coniati da Benito Mussolini e scritti sulle facciate delle abitazioni per iniziativa di Achille Starace.

 

 

Abbiamo dei vecchi e dei nuovi conti da regolare: li regoleremo.[1]

 

Alle sanzioni militari risponderemo con misure militari.[2]

 

Anche con l’opera quotidiana, minuta ed oscura si fa grande la Patria.[3]

 

Andremo contro chiunque, di qualunque colore, tentasse di traversarci la strada.[4]

 

A noi![5][6]

 

Ardisco ad ogni impresa. (da Ludovico Ariosto, Orlando furioso, canto XX, ottava LXXI, verso 2)

 

Audace e cauto è di pattuglia. Saldo nella difesa, rapido all’attacco. Tornerai vittorioso alla tua dolce casa.[7]

 

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Nov 28 2014

L’UNITÀ D’ITALIA FU VOLUTA DAGLI INGLESI PER IL CONTROLLO DEL MEDITERRANEO?

Category: Italia storia e dintorni,Regno delle Due Siciliegiorgio @ 14:58

L’Unità d’Italia fu inglese per il controllo del Mediterraneo? Gli storici protendono per il sì e lasciano intendere che la storia della disunità d’Italia sia il banco di prova per un’unione politica di più ampio respiro.

 

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Lo sbarco dei Mille a Marsala da un disegno di un ufficiale osservatore a bordo di una nave da guerra della Royal Navy in rada nel porto di Marsala

 

 

L’Unità d’Italia fu inglese per il controllo del Mediterraneo? Gli storici protendono per il sì.

 

Per anni tra le aule scolastiche e i programmi ministeriali ci hanno fatto ingurgitare riferimenti e immagini su un passato medievale e retrogrado. Eppure, da qualche anno, sull’onda revisionista di storici professionisti e non, la storia del Mezzogiorno e dei popoli meridionali sembrerebbe ritornare nuovamente patrimonio sentito delle masse subalterne e strumento per la riconquista di una propria identità, e sulla base di questa di una propria progettualità per il futuro (non più solo italiano ma europeo).

 

Tra le tante storie che fuoriescono dal calderone ideologico sabaudo e risorgimentale, una in particolare appare molto più interessante delle altre, in base alla quale, la catena di eventi che portò all’Unità d’improvviso raggiunge un po più di chiarezza e coerenza: l’interesse della borghesia britannica per la destabilizzazione e il rovesciamento violento del Regno delle Due Sicilie, la terza potenza scientifica, industriale e militare del globo e la prima del Mediterraneo.

 

Gli inglesi tramarono per l’affermazione del loro modello politico di sviluppo e modernità.

 

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Nov 17 2014

IL LEONE DI VETRO DAL 13 NOVEMBRE AL CINEMA

 IL LEONE DI VETRO

 

A partire da Giovedi 13 novembre 2014 esce nel Veneto e in tutte le sale d’Italia

il film del regista napoletano Salvatore Chiosi

 

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BOICOTTATO IL LEONE DI VETRO: IL FILM ACCUSATO DI INDIPENDENTISMO

 

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Salta la proiezione al Melies, caso politico da Vazzola a Conegliano

 

CONEGLIANO. Le major cinematrografiche boicottano “Il leone di vetro”, che è stato girato anche nel Coneglianese. Doveva uscire anche al Melies di Conegliano, ma non verrà proiettato. «Il motivo? Il ricatto delle multinazionali», è questa l’accusa fatta attraverso i social network dalla produzione del film, il caso è diventato anche politico.

«Il cinema Melies di Conegliano», è la comunicazione dello staff del film, «dopo averci richiesto la pellicola e dato l’ok per la proiezione in sala, mandando anche il trailer tra quelli prossimamente in cartellone, a tre giorni dall’uscita fa dietrofront e ci comunica che non proietterà più il film».

Il film storico narra le vicende di due famiglie venete nell’annessione del 1866. Ha visto molti ciak nella Marca, con protagonista lo storico Borgo Malanotte, di Tezze di Piave, e i suoi abitanti che hanno fatto da comparse. Per questo in molti attendevano l’uscita nelle sale. Invece a Conegliano il film è saltato.

L’Associazione Borgo Malanotte ha commentato con un «Senza parole». Si è sollevato anche un polverone politico, con voci di una “censura” per i contenuti vicini all’indipendentismo.

 

 


Nov 17 2014

VERONA VINITALY: PRESENTATO IL FILM “IL LEONE DI VETRO”

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Verona – Presentazione (martedì 8 aprile 2014 ) nello stand del Consorzio Vini Venezia all’interno del Vinitaly, del lungometraggio storico – culturale “Il Leone di vetro” prodotto dalla padovana Venicefilm con Cultour Active e Running Tv International, che uscirà nelle sale in autunno.

 

Il film, diretto da Salvatore Chiosi, racconta le vicende della famiglia Biasin, produttori di Raboso del Piave, che commerciano in tutta Europa. “Siamo agli albori della Regione del Veneto e dell’Italia, nel 1866, nei giorni del referendum – ricorda Giorgio Piazza, il Presidente del Consorzio Vini Venezia – e i nostri prodotti sono stati inseriti in questa cornice storica, per parlare in modo intelligente del nostro territorio. Basti pensare al Malanotte vino simbolo di grande qualità e spessore che ne Il Leone di Vetro viene raccontato anche attraverso il suo splendido Borgo, Borgo Malanotte”.

Nel film ambientato appunto nel periodo storico dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia, ripercorre, attraverso un flashback, anche le vicende delle Pasque Veronesi del 1797, dell’insurrezione della città di Verona contro l’impero napoleonico.

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Nov 11 2014

BRUNO VESPA SMASCHERA I COMPAGNI SEGUACI DEL DUCE

Scrittori, giornalisti e artisti: erano molti quelli che volevano collaborare alla rivista fondata nel 1940 da Giuseppe Bottai, gerarca illuminato ma anche il più feroce sostenitore delle leggi razziali

 

 

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In quegli anni, Bottai poté contare sulla fervida collaborazione del meglio della cultura italiana: Giorgio Vecchietti (condirettore), Nicola Abbagnano, Mario Alicata, Corrado Alvaro, Cesare Angelini, Giulio Carlo Argan, Riccardo Bacchelli, Piero Bargellini, Arrigo Benedetti, Carlo Betocchi, Romano Bilenchi, Walter Binni, Alessandro Bonsanti, Vitaliano Brancati, Dino Buzzati, Enzo Carli, Emilio Cecchi, Luigi Chiarini, Giovanni Comisso, Gianfranco Contini, Galvano Della Volpe, Giuseppe Dessì, Enrico Emanuelli, Enrico Falqui, Francesco Flora, Carlo Emilio Gadda, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Bruno Migliorini, Paolo Monelli, Eugenio Montale, Carlo Muscetta, Piermaria Pasinetti, Cesare Pavese, Giaime Pintor, Vasco Pratolini, Salvatore Quasimodo, Vittorio G. Rossi, Luigi Russo, Luigi Salvatorelli, Sergio Solmi, Ugo Spirito, Bonaventura Tecchi, Giovanni Titta Rosa, Giuseppe Ungaretti, Nino Valeri, Manara Valgimigli, Giorgio Vigolo, Cesare Zavattini. Musicisti come Luigi Dallapiccola e Gianandrea Gavazzeni. Artisti come Amerigo Bartoli, Domenico Cantatore, Pericle Fazzini, Renato Guttuso, Mino Maccari, Mario Mafai, Camillo Pellizzi, Aligi Sassu, Orfeo Tamburi.

 

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Set 21 2014

QUELL’INGENUO DI COLOMBO? LE ALTRE IPOTESI

Category: Italia storia e dintorni,Storia e dintornigiorgio @ 00:21

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La cosiddetta “Casa di Colombo”,  che attualmente si trova in Piazza Dante a Genova, ben al di fuori delle antiche mura della città – visibili sullo sfondo – contrariamente a quanto riportato dallo storico Staglieno (“entro le mura di Genova, in una casa del Carrogio diritto di Ponticello, a sinistra di chi scende dalla Porta di Sant’Andrea, a poca distanza da questa”), sulla base dei cui studi questo edificio venne considerato appunto la dimora del padre del navigatore .

(Cfr. M. Staglieno – Sulla casa abitata da Domenico Colombo, 1885)

 

 

Pietro Ratto

 

 

  1. PLEBEO E GENOVESE OPPURE NO ?

 

Cominciamo dunque dalle origini del celebre navigatore.  Si sostiene che il padre fosse un tessitore genovese, forse partito da Terrarossa – nei pressi di Nervi – nel 1445. In quell’anno, infatti, dai documenti in archivio comunale egli risulta residente a Genova, in Vico Diritto dell’Olivella, con la moglie Susanna Fontanarossa, discendente da una famiglia di lanaioli. La data di nascita del primogenito “Cristofaro”, però, è già avvolta nel mistero.

Un rogito del 1470, ad opera del Notaio Niccolò Raggio, afferma che il giovane aveva superato i diciannove anni ma non ancora raggiunta la maggiore età (i venticinque). Questo potrebbe indurci a fissare l’anno di nascita tra il 1446 ed il 1451.

Un atto notarile risalente al 1479, trovato negli archivi storici di Genova nel 1904 dallo studioso Nicola Assereto, riporta però una dichiarazione del navigatore, il quale afferma di avere approssimativamente ventisette anni (in virtù di cui potrebbe dunque essere nato anche nel 1552).

In un altro atto ancora, l’Estratto dal libro degli lnstrumenti del fu Giovanni Recco Notaio (1455), si parla di un trasferimento della famiglia Colombo da Vico Diritto dell’Olivella a Vico Diritto di Ponticello,   – ove la tradizione vuole che Domenico abbia aperto anche la sua bottega – quando il piccolo “Cristofaro” era “non ancora quattrenne“. Naturalmente stiamo parlando di quella che ancor oggi è considerata da milioni di turisti la Casa di Colombo, e che Cristoforo avrebbe lasciato solo nel 1470, quando i suoi genitori si trasferirono a Savona, aprendo una taverna in cui vendevano anche formaggi e vino.

 

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Lug 31 2014

GARIBALDI AL SERVIZIO DELLA MASSONERIA INGLESE

Category: Italia storia e dintorni,Storia e dintornigiorgio @ 11:30

 

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Rappresentazione di Garibaldi all’interno di un tempio massonico

 

 

-di Davide Consonni-

 

Fu a Montevideo nel 1844 che indossò il primo “grembiulino” ed “ebbe la luce” massonica iniziatica. Aveva trentasette anni, e la loggia era L’Asil de la Vertud, una loggia irregolare, emanazione della massoneria brasiliana, non riconosciuta dalle principali obbedienze massoniche internazionali, quali erano la Gran Loggia d’Inghilterra e il Grande Oriente di Francia. Sempre nel corso del 1844 regolarizzò la sua posizione(4° grado) presso la loggia Les Amis de la Patrie di Montevideo posta all’obbedienza del grande Oriente di Parigi. La sua affiliazione comparve successivamente anche nella loggia Tomp Kins, a Stapleton nello stato di New York, (Dove ancora oggi sorge una loggia/officina che porta il suo nome).

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Lug 26 2014

LE CURE PER ELIMINARE «QUESTI SLAVI» DAI CONFINI DEL REGNO D’ITALIA

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Le motivazioni della sentenza di morte, contenuta nel Giornale di Udine del 22 novembre 1866, ad un mese esatto dal plebiscito, e che prevedeva l’eliminazione forzata di «questi slavi» erano improntate ad una viscerale insofferenza nei confronti dello «straniero» e ad un palese senso di superiorità nei confronti di altre culture. Il tutto mascherato da un viscido paternalismo che mascherava il profondo razzismo radicato in certe correnti del Risorgimento che avevano prevalso sulle idee federaliste, la solidarietà e la fratellanza tra i popoli oppressi.

 

Verso gli slavi del Friuli, scriveva benignamente il Giornale di Udine, diretto dal giornalista e uomo politico friulano Pacifico Valussi, che pure, assieme a Nicolò Tommaseo, guardava con interesse al mondo slavo e comprendeva la necessità di mettersi in relazione con esso, «non faremo però nessuna violenza; ma adopereremo la lingua e la coltura di una civiltà prevalente quale è l’italiana per italianizzare gli Slavi in Italia, useremo speciali premure per migliorare le loro sorti economiche e sociali, per educarli, per attirarli a questa civiltà italiana, che deve brillare ai confini, tra quelli stessi che sono piuttosto ospiti nostri. Bisogna insomma che coll’agricoltura, coll’istruzione delle scuole e de’ libri, con ogni mezzo più adatto trasformiamo quelle poche popolazioni».

 

Si trattava di un programma vasto, piuttosto vago, ma preciso nelle sue finalità: italianizzare queste popolazioni con interventi in campo scolastico, economico e sociale.

 

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Lug 22 2014

LA TRUFFA DELL’UNITÀ D’ITALIA: DAL LADRO GARIBALDI AI ROTHSCHILD

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Il processo di Unità di Italia ha visto come protagonisti una sfilza di uomini più o meno celebri, i cosiddetti padri del Risorgimento. Dal nord al sud Italia ogni piazza o via principale si fregia di nomi illustri: Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele etc.

 

Il popolo viene indottrinato fin dalla più tenera età a considerare costoro dei veri eroi, gli artisti li raffigurano esaltando il loro valore in maniera da rafforzare il mito che li circonda. Innumerevoli sono infatti le opere d’arte che ritraggono l’eroe dei due Mondi ora a cavallo…ora in piedi che impugna alta la sua spada, alcune volte indossa la celebre camicia rossa…altre volte si regge su un paio di stampelle come un martire.

Tuttavia un ritratto che di certo non vedremo mai vorrebbe il Gran Maestro massone, Giuseppe Garibaldi, privo dei lobi delle orecchie.

E dire che nessuna raffigurazione potrebbe essere più realistica poiché al nostro falso eroe furono davvero mozzate le orecchie, la mutilazione avvenne esattamente in Sud America, dove l’intrepido Garibaldi fu punito per furto di bestiame, si vocifera che fosse un ladro di cavalli. Naturalmente nessuna fonte ufficiale racconta questa vicenda.

 

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Lug 22 2014

GIUSEPPE GARIBALDI, IL PRIMO FASCISTA

 

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di GILBERTO ONETO

 

Garibaldi resta la più intoccabile delle icone sacre dell’italianità: resiste a ogni ricerca storiografica, a ogni rivisitazione o analisi – come si dice oggi – revisionista.

La sua posizione resta solida per la resistenza della vulgata “ufficiale” (favorita dalla scarsa diffusione di cultura storica che per la stragrande maggioranza dei cittadini si limita a quella acriticamente assorbita sui banchi di scuola), per il relativo splendore del personaggio rispetto alle meschine angustie di tutti gli altri padri, zii e cugini della Patria, ma soprattutto per la sua versatilità ideologica.

L’immagine di Garibaldi è andata bene per massoni e anticlericali (ed è facile capirne le ragioni) ma anche per socialisti e comunisti (che nel 1948 ne hanno usato l’effige come simbolo elettorale), fascisti e nazionalisti, e qualche volta (e questo risulta davvero difficile da capire) addirittura per certi cattolici di stomaco buono.

 

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Giu 02 2014

MUSSOLINI PROTEGGEVA GLI EBREI

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MUSSOLINI FU COMPLICE DI HITLER (NEL SUPPOSTO) STERMINIO DEGLI EBREI?

(Con intervento su articolo del Prof. Francesco Perfetti)

 

di Filippo Giannini

 

Ho ricevuto una telefonata da un mio caro amico che indicherò con le sue iniziali, E.S..

Al telefono era un “tantinello” incazzato avendo letto un articolo su “Il Corriere della Sera”, articolo a firma di Roberto Marabini.

E.S. mi ha inviato in seguito l’articolo in oggetto. Il titolo del pezzo è: “I vicini scomodi – essere ebrei nel 1937”. Tratta di <una famiglia che, “negli anni bui” del fascismo (proprio così ha scritto Marabini) aveva due peccati originali: possedere una villetta a Riccione, vicino alla villa del Duce, ed essere ebrea (…)>. Egiù una serie di contumelie contro il Duce, colpevole, secondo l’Autore, dello sterminio degli ebrei sterminio iniziato, sempre secondo il Signor Marabini, nel 1937. Solo questa data indicata dall’Autore ci fornisce il grado di ignoranza dello stesso. Infatti se avesse studiato la storia dovrebbe sapere che le leggi sulla razza furono varate nel 1938.

 

Per iniziare riporto “una lettera ricevuta dall’al di là” da il gatto:

 

Salve, cari posteri,

 

il mio nome è Joseph Iugasvili Stalin, certamente mi conoscete o per lo meno avete sentito parlare di me, più di qualche volta …

 

Ho chiesto il permesso a Dio per scrivervi questa lettera, vi scrivo, dove mi trovo poco vi interessa. Può interessarvi dove si trova il vostro statista Benito Mussolini, che nella Storia è ricordato come “Il Duce”, ve lo dico, anche se non dovrei; si trova, bontà del nostro sommo Dante Alighieri (nostro, perché la Poesia, quella vera, seria, appartiene a tutto il mondo) nel Purgatorio, girone dei co … ni!

 

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Mag 04 2014

LA FONDAZIONE DI ROMA PIÙ VECCHIA DI DUE SECOLI: RITROVAMENTI ECCEZIONALI RETRODATANO LA FONDAZIONE DELLA CAPITALE

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Figurazione dei resti scavati del Lapis Niger nel Foro Romano

 

 

Quanti anni ha Roma? Il prossimo 21 aprile, giorno da convenzione storica in cui si celebra il Natale della città eterna, se ne festeggiano la bellezza di 2767. Ma se fossero di più? Almeno duecento in più.

Con tutto il rispetto per una signora di classe (a cui non andrebbe mai chiesta l’età), sono le nuove scoperte archeologiche riaffiorate nel Foro romano a svelarci una possibile nuova data per la fondazione di Roma. Secondo la leggenda, costruita tra fonti storiche e studi secolari, Roma è stata fondata nel 753 a.C. nella zona che corrisponde oggi al Foro romano.

 

IL SANTUARIO DEL RE

Ma è proprio il monumento storicamente più legato alla tradizione delle origini, ossia il Lapis Niger nella piazza del Comizio, di fronte alla Curia del Senato, il santuario arcaico che secondo la leggenda ricorda la sepoltura di Romolo, a restituire la straordinaria scoperta. È qui, infatti, che sono state rinvenute strutture murarie in blocchi di tufo risalenti a oltre 900 anni prima di Cristo, erette per contenere le acque di un piccolo fiume, lo Spino (un affluente del Tevere) alimentato dalla falda acquifera sotto il colle del Campidoglio. Inoltre, accanto ai resti del muro sono riaffiorati frammenti di ceramiche e resti di cibo (cereali). Testimonianze di una frequentazione umana dell’area del Foro romano molto precedente alla messa in opera di Roma da parte dei gemelli Romolo e Remo. E che segna l’inizio della civiltà romana.

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Mag 02 2014

VIVA TORINO CAPITALE

Category: Italia storia e dintorni,Padania e dintornigiorgio @ 14:19

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Scontri in Piazza San Carlo la sera del 22 settembre 1864 (litografia di Giacomelli, Archivio storico della Citta di Torino)

 

 

Il 22 settembre 1864 fu una data dolorosamente significativa per il popolo piemontese: attraverso l’incredibile impiego di battaglioni e reggimenti di fanteria e cavalleria, con una sanguinosa repressione che fece un centinaio di vittime, il neonato Stato italiano stroncò le proteste dei Torinesi di fronte alla clausola della “Convenzione di settembre” che stabiliva il trasferimento della capitale a Firenze. I giochi politico-diplomatici dei “Palazzi” (a cui non erano estranei i maneggi delle consorterie tosco-emiliane) imposero, come al solito dall’alto, alla città subalpina, tradita e declassata, una collocazione periferica che ne garantisse la maggior lontananza possibile dai nuovi centri del potere.

 

La folla si avvicinava sempre più, ed il vocio prima indistinto veniva aumentando di intensità e chiarezza: “Abbasso il Ministero! Viva Torino capitale!”

 

Il cordone di guardie innestò le baionette. Guardandoli bene in viso, da vicino, non dovevano apparire poi così pericolosi quegli operai e garzoni, giovinetti ed anziani, sarti ed impiegati, guidati da un paio di bandiere e qualche bastone da passeggio. Eppure, d’improvviso, s’udì deflagrare una scarica di fucileria, indi un’altra, ed un’altra ancora, mentre le voci si trasformarono in urla e strepiti. Quando un poco si diradò l’acre fumo della polvere da sparo, sul selciato della piazza restarono i corpi di 66 feriti e 26 morti. Era il 22 settembre 1864, data dolorosamente significativa per il popolo piemontese.

 

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Apr 30 2014

MUSSOLINI E GLI EBREI: LA SVOLTA ANTIEBRAICA ITALIANA DEL 1938

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di Gianfredo Ruggiero

 

Le leggi razziali italiane del 1938 furono, senza alcuna ombra di dubbio, una vergogna nazionale la cui responsabilità ricade interamente su Mussolini e su quanti, per ignavia o servilismo, nulla fecero per evitarle.

 

Il rispetto per le vittime della discriminazione razziale non può e non deve però impedirci di affrontare l’argomento con il dovuto distacco e la necessaria serenità di giudizio.

 

Per troppi anni la storia è stata viziata da preconcetti e comodi schematismi che ci hanno portati lontano dalla verità. La stessa storia del popolo ebraico è costellata di stragi e persecuzioni a causa di un pregiudizio – accusa dei cattolici di aver ucciso Gesù – cui se ne sono aggiunti altri nel corso dei secoli: usura, internazionale ebraica per dominare il mondo attraverso il controllo delle economie nazionali, devianza sessuale per la pratica della circoncisione definita un patto con Cristo attraverso il pene, ecc..

 

Hitler in definitiva non ha inventato nulla, ha semplicemente portato alle estreme conseguenze, in modo raccapricciante e disumano, quell’antiebraismo figlio del pregiudizio ancor oggi presente e che viene da lontano.

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