Mag 31 2021

LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE ATTRAVERSO I MASS MEDIA.

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“È un falso. Non ne conosco l’origine. Alcune parti sono copiate, o sono simili, a cose che ho detto. Ma non è  un mio scritto”  (Noam Chomsky)

Ma vi è tutto il suo pensiero

Noam Chomsky, uno dei piu’ importanti intellettuali oggi in Vita,  “ha  elaborato” la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. 

Vi dedico alcuni  minuti ….. non foss’altro per ampliare le mie conoscenze. 

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1-La strategia della distrazione 

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. 

La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. 

Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

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Mar 04 2021

DISINFORMAZIONE NO TAV

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Durante una trasmissione  a    favore dei NO TAV,   Crozza disse: 

“per portare le merci a Lione basta un Doblò ogni 15 giorni”

Nessuno lo informò che lʼattuale traffico è già  oggi oltre 42 milioni di tonnellate di merci/anno.

Di Doblò ce ne vogliono almeno 100 di milioni…. infatti solo in Valsusa passano 800.000 TIR allʼanno. 

Altri 2 milioni passano in Liguria e in Val dʼAosta. 

Senza contare camion, furgoni e anche “qualche Doblò”.


Feb 02 2021

ELON MUSK: IL 99,9% DEI MEDIA È DI PROPRIETÀ DEL “NUOVO ORDINE MONDIALE”

Category: Media e informazionegiorgio @ 00:13

Elon Musk

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DA NICOLA ZEGRINI

Elon Musk ha recentemente pubblicato una serie di tweet sottolineando che il “Nuovo Ordine Mondiale” controlla e influenza il 99,9% dei media mainstream.

Il miliardario fondatore di Tesla ha sollevato il coperchio su come i giornalisti dei media mainstream coprano di zucchero le bugie “ottenere il massimo dei clic e guadagnare dollari pubblicitari” per i loro padroni globalisti. Musk non ha perdonato i media, definendoli ipocriti e sottolineando che il pubblico non si fida più di loro.

Musk dice che vuole che i cittadini comuni si “sveglino” e si rendano conto di chi possiede veramente i media che sono costretti a consumare.

Thefreethoughtproject.com riporta: Musk Ha detto che non fa pubblicità per Tesla, la sua compagnia di auto elettriche, il che significa che non contribuisce con denaro ai media, che dipendono dai soldi della pubblicità per rimanere in attività.

D’altra parte, l’industria automobilistica tradizionale e le società di combustibili fossili sono tra i più grandi inserzionisti del mondo, il che significa che sono una delle industrie primarie che mantengono in attività i media mainstream. Quando arriva il momento di coprire una storia che coinvolge queste industrie, i giornalisti e le organizzazioni dei media hanno un evidente pregiudizio e conflitto di interessi che influenzerà la loro copertura della storia anche se non hanno ricevuto ordini espliciti di creare propaganda.

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Ott 15 2019

IL 12 OTTOBRE 1866 USCIVA IL PRIMO NUMERO DE L’ARENA DI VERONA

Tipografia de L’Arena

 

Verona 11 ottobre 2016, Il giornale L’Arena di Verona compie 150 anni

 

Il 12 ottobre 1866 a Verona esce il primo numero del quotidiano L’Arena, «il più antico d’Italia»; quando le notizie arrivavano in redazione sulle ali dei piccioni e i direttori si sfidavano a duello; la collaborazione di Emilio Salgari, il manifesto del Futurismo; l’Arena fascista, Bisaglia e gli anni del boom; giornali, radio, televisioni del gruppo Athesis; Bertani, Galtarossa, Fedrigoni, Armellini, Grigolini, Ferro, Rana, Pedrollo, Veronesi; chi comanda oggi e il tempo della crisi.

 

Quando esce il primo numero del giornale L’Arena è il 12 ottobre 1866, una data importante per Verona perché segna, al termine della Terza guerra di Indipendenza, l’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Gli austriaci stanno per abbandonare la città e il giorno 16 dello stesso mese i bersaglieri arrivano da Viale Venezia e passano porta Vescovo acclamati dalla folla. Editori di quel quartino, che a Verona e provincia costa 7 lire e 12 all’estero, sono Gaetano Franchini Carlo Vicentini, direttore è Alessandro Pandian, condirettore Giusto Ponticaccia, mentre nella sede di via Monte 303, oggi via Sant’Egidio, lavorano due giornalisti.

 

In redazione le notizie da pubblicare arrivano per posta e tramite i colombi viaggiatori mentre il telegrafo viene utilizzato con parsimonia perché costa molto. A capo della tipografia, dove le pagine vengono realizzate ponendo a mano i caratteri nei telai di composizione e dove si stampano a torchio alcune centinaia di copie al giorno, è Antonio Todeschini, che per 52 anni rivestirà il ruolo di proto, oltre che di puntuale commentatore sul suo taccuino di tutto ciò che riguarda il giornale. Nel 1870 muore l’editore Vicentini e al posto di Pandian assume l’incarico di direttore Dario Papa, fautore della seconda edizione delle 17 (la prima esce alle 9). Nel 1879 arriva da Parigi una nuova macchina tipografica a vapore, la Marinoni, che consente la stampa di migliaia di copie.

 

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Ott 10 2019

LA SERVITÙ, IN MOLTI CASI, NON È UNA VIOLENZA DEI PADRONI, MA UNA TENTAZIONE DEI SERVI

Cervi e Montanelli

 

Questo volume segna il capolinea della nostra Storia dell’Italia contemporanea. Mario Cervi, di parecchi anni più giovane di me, potrà, se vorrà (e io spero lo voglia) continuare da solo. Io debbo prendere congedo dai nostri lettori. E non soltanto per ragioni anagrafiche, anche se di per sé abbastanza evidenti e cogenti. Ma perché il congedo l’ho preso negli ultimi tempi dalla stessa Italia, un Paese che non mi appartiene più e a cui sento di non più appartenere. 

 

È stato proprio l’impegno profuso nella stesura di questi volumi, nei quali la storia si confonde con la testimonianza diretta, anche questa condivisa pienamente da Cervi, a rendermi consapevole che quello nostro era qualcosa di mezzo tra il resoconto di un fallimento e l’anamnesi di un aborto. Uno dei primi volumi usciti dalla nostra collaborazione, nonostante il titolo L’Italia della disfatta, reca i segni della speranza e delle illusioni con cui ne avevamo vissute le drammatiche ma esaltanti vicende. Credemmo che l’Italia avesse liquidato, sia pure a carissimo prezzo e grazie a forze altrui (ma questo è il leitmotiv della nostra Storia non soltanto di questo secolo), un regime che le aveva impedito di essere se stessa. Ed invece gli eventi che abbiamo seguito passo passo coi volumi successivi ci dimostravano che non era affatto cambiata con il cambio del regime. Erano cambiate le forme, ma non la sostanza. Era cambiata la retorica, ma era rimasta retorica. Erano cambiate le menzogne, ma erano rimaste menzogne. Erano soprattutto cambiate le mafie del potere e della cultura, ma erano rimaste mafie. 

 

Al referendum istituzionale del 2 giugno ’46, Cervi ed io ancora non ci conoscevamo, e ci trovammo su posizioni opposte. Cervi si pronunciò per la Repubblica, io per la Monarchia. Ma entrambi eravamo convinti che quella fosse la data d’inizio di una “vita nova”, molto diversa da quella che avevamo vissuto, o meglio subito; e di questa grande speranza fummo entrambi (anche se io forse un po’ meno di Cervi) partecipi. Essa ci sostenne, e in certi momenti forse anche ci esaltò, fino agli anni del “miracolo”, che furono i primi Cinquanta. Poi… 

 

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Ago 24 2019

PAOLO BERNARD. VERSIONE FINALE DI: NON POSSO PIU’ ESSERE GIORNALISTA. MOTIVI.

Category: Media e informazionegiorgio @ 15:53

 

Io ero giornalista quando potevo fare quello che vedete in foto. Era un altro universo, secolo, epoca, oggi scomparsi per me.

 

C’è un mio video che è circolato molto e in cui lascio una specie di “testamento“, indicato nel mio recente articolo sui metodi ‘fai-da-te’ di procurarsi eutanasia quando il morire ci riduce il fine-vita a un insulto alla dignità e ad un’agonia per nulla, mentre né medici né familiari sanno o possono aiutarci a spegnerci degnamente. Il video si conclude con un addio ai lettori, nel mio rammarico di non aver potuto fare di più come giornalista (si legga però l’ultimo paragrafo).

 

Per coloro che non si danno pace su come sia possibile che un Paolo Barnard getti la spugna del giornalismo, a prescindere da ciò che mi accade nella vita privata, è mio dovere ripetere, molto più in sintesi, ciò che già scrissi mesi fa. Eccovelo e un abbraccio a tutti.

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Apr 14 2019

BARNARD: JULIAN ASSANGE VERSO LA MORTE. E VOI CODARDI, ZITTI

 Julian Assange 

 

Ci ha rivelato verità indicibili, rendendoci più consapevoli e quindi più liberi. Ma ora Julian Assange può crepare, nella sua stanzetta-prigione, senza che nessuno muova un dito per salvarlo: giornali, attivisti, intellettuali, politici, governi. Si è immolato per tutti, con le esplosive rivelazioni affidate a WikiLekas. Sperava di suscitare un’ondata di protesta capace di scuotere il potere. E immaginava che l’indignazione lo avrebbe protetto dalla vendetta dell’establishment. Ma si sbagliava: Julian Assange sta morendo giorno per giorno: l’ambasciata ecuadoregna di Londra, che finora l’ha tenuto al riparo dall’estradizione, potrebbe non tutelarlo più. È così forte, la pressione degli Usa – sull’Ecuador, e sulle autorità britanniche – che le teste di cuoio inglesi potrebbero fare irruzione nella sede diplomatica e caricare Assange, il martire dell’informazione libera, sul primo volo per Washington. È sconvolgente il report che Paolo Barnard fornisce da Londra, dove ha trascorso le feste natalizie presidiando il “carcere” di Assange, agitando vistosi cartelli. Desolazione e solitudine. Peggio: i giornalisti del “Guardian”, i primi a presentare Assange come un eroe, ora confessano di essere intimiditi e ricattati. Per questo nessuno rimetterà in prima pagina il direttore di WikiLeaks. Julian Assange è praticamente già morto. Alla faccia dei diritti civili e dei diritti umani di cui l’Occidente si vanta.

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Dic 01 2018

IN PRINCIPIO FU IL WEB LIBERO

 

 

 

Il  fenomeno Grillo è forse il più importante esperimento della creazione di un partito totalitario a partire dal controllo del web e dell’universo mentale che esso ha creato

 

In Italia vi fu un periodo, alla fine degli anni Novanta, in cui il web apparve un nuovo stupendo mezzo ai giovani, agli intellettuali e a tutti coloro i quali volevano parlare, esprimersi, fare proposte.

 

In quel periodo i giovani più attivi hanno costruito il loro blog per comunicare a tutti gli uomini del mondo ciò che pensavano, che sognavano, per costruire insieme il futuro. È stato questo il clima culturale in cui si è incominciato a pensare a una democrazia più partecipata e a una crescita culturale mondiale.

 

Poi avvenne una crisi economica in cui si sono imposte le produzioni dei paesi a basso costo, le imprese hanno delocalizzato, ha cominciato a scendere la qualità e il web è stato colonizzato dalle società sovranazionali come Google, Facebook e Amazon che ne hanno preso il controllo imprigionando il pubblico con una rete di algoritmi segreti, grazie ai quali prima vengono a sapere tutto dei suoi gusti e poi lo indirizzano come pecore a fare le scelte che vogliono loro.

 

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Set 16 2018

I MASS MEDIA OCCIDENTALI? LA PIÙ GRANDE ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA!

Category: Dominio Potere e Violenza,Media e informazionegiorgio @ 22:08

 

 

 

I Mass Media Occidentali? Più efficaci della Bomba Atomica!

  

Non mi stancherò mai di ripeterlo, i mass media sono la più grande arma di distruzione di massa.

 

La riprova l’abbiamo avuta con queste ultime elezioni Politiche.

 

Per diversi giorni, fortunatamente fino ad una quindicina di giorni prima della fine della campagna elettorale, ci hanno propinato dei sondaggi fasulli per influenzare il voto.

 

Già nell’articolo precedente vi ho spiegato la necessità di non pubblicare sondaggi elettorali almeno 2 mesi prima del voto.

 

Il risultato delle elezioni lo testimonia.

 

La sconfitta del Pd è nettamente superiore a quella data dai sondaggi.

 

Così come la vittoria del M5S.

 

Forza Italia era data per prima nella coalizione del centrodestra.

 

Ed invece ha vinto la Lega.

 

È inutile sottolineare quanto questi risultati sarebbero stati diversi con sondaggi più veritieri, e non falsati per ragioni puramente speculative.

 

Il risultato elettorale, infatti, con sondaggi reali, sarebbe stato ancora più “polarizzato” rispetto a quello ottenuto il 4 marzo.

 

I sondaggi non hanno fatto altro che “calmierare” una sconfitta annunciata per alcuni ed una vittoria annunciata per molti, influenzando un voto, che, altrimenti, sarebbe stato ancora più “plateale”.

 

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Gen 21 2018

CHI SONO GLI SCRITTORI FANTASMA…GLI “GHOSTWRITER”

Category: Libri e fonti,Media e informazionegiorgio @ 12:40

 

 

 

Quanto guadagnano, per chi lavorano e soprattutto: perché non scrivono libri propri?

 

«Qualche mese fa sono andata a una festa per l’uscita di un libro di una mia autrice», dice Francesca Parravicini, ghostwriter, «e all’improvviso mi sono accorta che intorno a me c’erano tutti i miei personaggi. Almeno… molti. Erano tutte persone di cui avevo scritto i libri. È stato molto straniante».

 

Il mestiere di Francesca Parravicini è scrivere libri senza comparire. Il suo primo libro da ghost – pubblicato da Aliberti nel 2009 – si intitolava In viaggio con Alberto. Parole, storie, ricette della buzzicona che incantò il grande Sordi di Anna Longhi. «È l’unica di cui svelo il nome», dice Parravicini, «perché so che ne sarebbe stata contenta».

 

In sette anni Francesca Parravicini ha scritto una quarantina di libri, con punte di dieci all’anno, molti dei quali per Mondadori, firmati da cantanti, attori, magistrati, sportivi, gente della tv, fotografi, cuochi, insomma da chiunque abbia un po’ di celebrità da spendere sul mercato. «Quando racconto che mestiere faccio, tutti mi chiedono perché non scriva libri miei, come se ci potessi vivere. Certo che scrivo anche cose mie, ma non le divulgo. Penso che alla gente non interessi. Sono molto riservata e non comparire non mi dà problemi, anzi: quello che mi piace è entrare nel personaggio e cercare di restituire la sua voce attraverso la scrittura».

 

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Set 12 2017

LEONARDO FACCO – CARO ORDINE DEI GIORNALISTI IO NON RISPETTO LE LEGGI DEMENZIALI

Category: Media e informazionegiorgio @ 00:04

 

 

di LEONARDO FACCO

 

A Luglio, m’é giunta una lettera dall’ Ordine dei giornalisti in cui si minacciava un mio “rinvio a giudizio disciplinare” per non essermi aggiornato secondo i loro dettami e le leggi vigenti.

Immediatamente, risposi loro con una mail, che vi riporto qui sotto.

Ad oggi, a quasi due mesi di distanza, attendo ancora una risposta.

 

Spettabile Ordine dei giornalisti.

 

vi scrivo a seguito della Vostra lettera, inviatami con il seguente OGGETTO: Inadempienza obbligo formazione professionale continua.

 

Ebbene, con riferimento a quanto mi scrivete con lettera protocollo n 3469/17/GD/am, sono a segnalarvi che non è mia intenzione rispettare una legge che definisco semplicemente demenziale, visto che il sottoscritto – che attualmente non lavora per alcuna testata iscritta ad alcun Tribunale della Repubblica – si aggiorna quotidianamente attraverso la lettura di almeno 2000 saggi all’anno, 50 libri di filosofia politica ed economia annuali, approfondimenti scelti personalmente e percorsi di studio altri con fior di professionisti, che riguardano i miei interessi e, soprattutto, gli interessi dei lettori (peraltro molto soddisfatti) della mia casa editrice, che ho fondato 25 anni fa e che non percepisce finanziamenti pubblici.

 

Peraltro, visto che ho sempre regolarmente pagato il “bollino annuale” per rimanere, comunque, iscritto all’ordine professionale (a questo punto chiederò il rimborso di tutto quanto pagato), trovo davvero sconcertanti i toni intimidatori usati nella Vostra missiva, soprattutto quando affermate che “in caso di perdurante inadempienza, saremo costretti, con rammarico, a segnalare il tuo nominativo al Consiglio di disciplina territoriale”,

 

Orbene, sarò ben lieto (qualora mi trovassi in Italia) di presentarmi davanti al Vostro fascio-comunista “CONSIGLIO DI DISCIPLINA TERRITORIALE” (mi corre un brivido per la schiena al solo leggerne la denominazione) per rispondere nel merito sul perché non ritengo necessario dovermi obbligatoriamente aggiornare secondo i vostri dettami. I miei giudici sono i miei clienti, arbitri unici del mio lavoro.

 

Con cordialità

 

Fonte: srs di Leonardo Faccio, da Miglioverde del 5 settembre 2017

 


Lug 17 2017

I RIPETITORI TELEVISIVI DEL MONTE STOZE ( STOSSE ) DI VELO VERONESE

Category: Media e informazionegiorgio @ 13:23

I ripetitori televisivi del  Monte Stoze

 

 

Monte Stoze -Velo Veronese (VR) – LATITUDINE: 45°36′ 4″ LONGITUDINE: 11°5′ 34″ Alt. Mt. 1137

 

Monte Stoze, se si esclude il Monte Venda che trasmette i canali Rai, è di sicuro la postazione più importante per la ricezione Tv nel Nord Italia.

La storia di Monte Stoze nasce leggermente dopo quella di Monte Calvarina. Ma se questa postazione è storicamente seconda nella graduatoria temporale, rimane la numero uno per i servizi che reca a Lonigo.

La Tv Svizzera fu probabilmente la prima emittente a trasmettere dal Monte Stoze, affiancata dopo un pò da Tele Monte Carlo. La tv Svizzera si riceveva convertita sul canale H2 (l’attuale 12) mentre Montecarlo sul 35.A quel tempo le prime private veronesi trasmettevano da Torricelle di Verona.

La prima tv privata ad affacciarsi a Velo fu Tele Verona sul ch 69 (Che sarebbe poi stata assorbita da rete4).

Più tardi la prima trasmissione potente che si prendeva anche con un antennino da interno fu il canale 36 di Telemilano58 (la futura Canale 5).

 

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Mar 10 2017

STEFANO LORENZETTO – CUOR DI VENETO. ANATOMIA DI UN POPOLO CHE FU NAZIONE

Stefano Lorenzetto   Cuor di Veneto,  Anatomia di un popolo che fu nazione

 (Marsilio, 304 pagine, 19 euro)

 

 

Per capire davvero un luogo bisognerebbe esserci nati.

Stefano Lorenzetto è veneto, figlio orgoglioso di un popolo che fu per 1.100 anni nazione, e in questo libro ci racconta la controversa regione d’Italia attraverso le storie dei suoi poliedrici abitanti, eredi della repubblica più longeva mai apparsa sulla faccia della Terra:

 il Beppe Grillo dei poveri, l’imprenditore che fa lavorare i matti, l’ultimo cicisbeo, la donna che lo faceva per soldi, il nuovo Marco Polo, il cercatore di ossa, lo sposo di Venezia, fino al Grande Vècio dei Serenissimi e al presidente dello Stato veneto.

 

Partendo dalla sua esperienza personale di povertà e fatica, l’autore smonta molti stereotipi giornalistici, per arrivare alla conclusione che non l’Italia, bensì il Veneto, è una repubblica fondata sul lavoro:

 

«Il lavoro non è nemmeno un dovere, per i veneti: è il senso stesso del vivere».

 

Per due secoli confinati nell’orto concluso della miseria, condannati a una marginalità geografica prim’ancora che culturale, carico di terza classe sulle rotte dell’emigrazione, carne da macello per i fronti di guerra, bestie da soma per l’industrializzazione d’Italia, balie per la prole dei nobili, servette per i capricci dei sióri romani e milanesi, sembrava che il destino di questo popolo di zotici, tonti, alcolizzati e baciapile potesse essere uno solo:  estinguersi per miseria.

 

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Feb 22 2017

IL GIORNALE L’ARENA DI VERONA E IL PIÙ ANTICO GEMELLAGGIO EDITORIALE

Category: Media e informazionegiorgio @ 00:17

Strillone de L’Arena

 

 

 

Il giornale  L’Arena di Verona,  sin dalle sue  origini  è stata esposto ad usi un po’  “goliardici” nella sua immagine di giornale di informazione

 

Questa “cartolina” con pieghevole, prodotta da chi non si sa, ma che  guardando la testata  e la mancanza di  foto  ci fa capire che siamo nel primo novecento, e fa parte anche  della raccolta di  cartoline del  postino PINO BREANZA.   

 

L’immagine riproduce uno strillone che grida un’ Arena del 14 novembre 1914, un giornalino vero apribile, che contiene una raccolta  di 10 microvedute di Verona.

Il giornale che tiene lo strillone sotto l’altro braccio è una copia dell’Extra Blatt «Edition Guggenheim & Co, Ziirich. Depose»

 

La “cosa”  la si può  vedere sotto un altro aspetto,  molto  più “commerciale e diffusionale”.

E stato il  primo gemellaggio editoriale

Ovvero, come si vuol dire, un “gemellaggio editoriale”  tra la ridente Verona e l’austera Zurigo.

 

 


Feb 08 2017

IN NOME DELLA LIBERTÀ DI PENSIERO E DI STAMPA

Girava l’anno 2010 ma non è cambiato nulla

 

 

In Francia, uno scrittore, Vincent Reynouard, padre di otto figli, è in carcere per le sue ricerche storiche.

E la stampa cosiddetta “libera” non ne parla!

 

Nato nel 1969, sposato e padre di otto figli, il Francese Vincent Reynouard è laureato in ingegneria chimica presso l’ISMRA (“Istituto delle scienze dei materiali e delle radiazioni atomiche”) a Caen in Normandia. Egli si presenta apertamente come un cattolico tradizionalista e non nasconde le proprie idee politiche ultra-conservatrici. Ma il fatto più rilevante è che egli contesta pubblicamente, per mezzo di DVD e scritti, la versione classica della storia della Seconda Guerra Mondiale. È uno di quei ricercatori che affermano di essere “revisionisti” e che sono qualificati come “negazionisti”, poiché non credono nell’esistenza delle camere a gas omicide nei campi di concentramento tedeschi.

 

Nel 2005 Reynouard ha scritto e inviato alle aziende autonome di turismo, ai musei e ai municipi un libretto di 16 pagine dal titolo “Olocausto? Ciò che se vi nasconde…”, in cui sostiene il contrario della storia accademica. La giustizia francese lo colpì immediatamente.

 

Nel 2007 al termine del processo istruito contro di lui dal tribunale penale di Saverne (Alsazia), fu condannato ad 1 anno di prigione senza condizionale, una multa di 10.000 euro e 3.000 euro di danni per la lega anti-razzista, “LICRA”. In appello, nel giugno 2008, la corte di Colmar confermò la condanna in prigione e lo condanna a pagare un totale di 60.000 euro (20.000 euro di multa + la pubblicazione forzata e spese legali). Cose mai viste!

 

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