Il mio nome non ha importanza, ne lo hanno razza e mantello.
Sono un cavallo, punto e basta.
Vivo in un maneggio in collina, dove mi hanno portato qualche giorno fa. Pare che tra non molto frotte di turisti verranno qui per provare l’ebbrezza di una gita a cavallo, magari dopo una bella mangiata.
Eh sì, il cartello parla chiaro: “Escursioni, monta western, inglese e spagnola (!), cavalli addestrati, istruttori qualificati. La prima ora di lezione è gratis. Crescentine e affettato. Ampio parcheggio”.
In verità io non sono addestrato, come quasi tutti i miei colleghi qui. Siamo magri, perchè ci danno da mangiare poco e male, il fieno è pieno di polvere, il box non lo rifanno mai.
Come se non bastasse, siamo tormentati giorno e notte da insetti di tutti i tipi, che ci assalgono letteralmente, lasciandoci ricoperti di ponfi fastidiosissimi e dolorosi.
Qui con noi c’è un vecchio pony, che i proprietari considerano una specie di fenomeno da baraccone
per attirare adulti e piccini.
Ci ha raccontato che ogni estate i padroni fanno un sacco di soldi con i turisti, che le gite sono interminabili e stancanti, spesso sotto il sole cocente, che non esiste nessun istruttore, ma in compenso non mancano diversi improvvisatori, e che la gente pensa che un cavallo sia una moto con cui correre.
E così il signor Tal dei Tali, per sentirsi John Wayne almeno una volta nella vita, viene qui, si fa la sua ora di lezione gratis, così dopo sa cavalcare, usa speroni e frustino per galoppare, senza magari sapere battere la sella, e via a pancia a terra, che poi lo racconterà agli amici al ritorno dalle vacanze.
Il pony ci ha anche detto che dopo le “allegre” scampagnate, i nostri predecessori non vengono mai asciugati dal sudore, ma anzi, vengono lasciati legati al sole o, al massimo, rimessi nel box così come sono, con la sella addosso, pronti per il prossimo cliente.
Ma, un momento: cosa vuoI dire i nostri predecessori? Ogni anno i cavalli cambiano? E dove vanno a finire dopo essere stati qui?
Il pony guarda verso il basso, perchè non ha il coraggio di dirci la verità, poi, incapace di mentire, ci racconta che ogni estate, alla fine di settembre, si ripete sempre la stessa scena: arriva un camion con le grate di ferro, carica i cavalli e li porta via, mentre i padroni hanno in mano un bel fascio di banconote.
La stagione è andata bene. Sì è vero, c’è stato qualche incidente, ma in fondo cosa vuoi che sia un cavallo morto per una colica e un altro azzoppato… Gli altri hanno lavorato anche per loro. «È proprio un bel business questo – dice il padrone con la moglie- Tutti soldi buoni e in nero, poche spese, e alla fine il macellaio ce li ha pure pagati bene questi ronzini maledetti». Solo allora io e i miei amici capiamo.
Tre o quattro mesi di lavoro, sudore, fatica, stress, gente che ti picchia per farti andare avanti, sete, fame.
E così ogni giorno, sotto il sole implacabile, punti dai tafani, con i finimenti che ti segano la pelle, il sottopancia troppo tirato, i morsi che ti feriscono la bocca, ‘erchè la gente tira, tira, strattona a destra e a sinistra con le redini “come si vede fare in televisione nei film di cowboy”.
E alla fine di tutto, non un bel pascolo per riposarsi, 1’ombra di un albero, 1’erbetta fresca e invitante, no.
Alla fine arriva un uomo, ci mette una capezza, ci fa salire su un camion e ci porta via.
Dove? In un posto dove ci tengono qualche giorno, poi ci mettono uno in fila all’altro e a un certo punto quello davanti a te entra in una stanza e non lo vedi più. Poi ci entri anche tu in quella stanza e allora capisci tutto.
Volevo raccontarvi questa storia. Forse è un po’ triste, ma è la verità.
Vi auguro comunque di passare una buona estate, ma vi chiedo solo di evitare posti come questo perchè ce ne sono tanti in Italia e anzi, se ne avrete la voglia, di denunciarne i proprietari.
Volete sapere chi sono? Il mio nome non ha importanza, ne lo hanno razza e mantello.
Sono un cavallo, punto e basta. Vivo in un maneggio in collina, dove mi hanno portato qualche giorno fa.
Fonte: srs di Uberto Martinelli/Cavallo magazine 249/agosto 2007