Set 10 2012

ECCO CHI ATTENTA ALLO STATO ITALIANO! DICIOTTO AVVISI DI GARANZIA PER GLI ADERENTI AL “MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL POPOLO VENETO”

Dopo i Serenissimi ecco un’altro pericolo Mortale per lo stato italiano evidentemente. Non le banche di rapina, non le multinazionali della chimica e della medicina, non i politici al servizio di altri Stati, non chi acquista armamenti per miliardi per prepararci alla guerra, non chi con fittizi e incomprensibili prodotti finanziari ha gabbato e defraudato mezza Italia, comuni e province in primis, non la mafia dei giochi d’azzardo, non la mafia dei porno locali gestiti dagli albanesi!

NO.  I NEMICI DELL’ITALIA SONO I VENETISTI!

Il reato? Considerarsi una Comunità, un popolo con caratteristiche comuni.

Questo è troppo e la globalizzazione imperante non lo tollera. Questo atto, se ce n’era bisogno, evidenzia le fazioni in lotta al di la dei discorsi ebeti dei camerieri della politica  e sono:  Comunità locale contro i Mondialisti della  globalizzazione, che in Italia hanno sigle strane PR, PD, RC, PDL e tutti gli altri, con le loro armi finanziarie di distruzione di massa e quelle mediatiche di disintegrazione delle menti. Con buona pace dei leghisti salottieri. A quando un’Italia dei forconi riuniti?

NdR

 

Fonte: da STAMPA LIBERA 8 settembre  2012

Link: http://www.stampalibera.com/?p=51771

 

Vedemo cos’ è capità

 

AVVISO E MONITO AL CAPO DELLO STATO STRANIERO ITALIANO… IL VENETO NON XE LA TO ITALIA, OCIO!!! –  (2012.09.03)

AL CAPO DELLO STATO STRANIERO ITALIANO
GIORGIO NAPOLITANO

e p.c.

– O.N.U. – DIRECTOR GENERAL

– ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

– AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE

 

Oggetto: AVVISO E MONITO.

E’ notizia di questi giorni di come la s.v. abbia programmato per il giorno di mercoledì 5 settembre prossimo venturo un suo arrivo – peraltro non gradito – nel Territorio di questa Repubblica Veneta, per l’esattezza nella città di Venezia e quindi nella città di Mestre, ove sarebbe sua intenzione tenere un discorso allo stato straniero occupante razzista e colonialista italiano da lei rappresentato.

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Giu 07 2012

LA LINGUA PADANA O PADANESE – PRIMA PARTE

Category: Cultura e dintorni,Padania e dintornigiorgio @ 00:33

Di  Geoffrey Hull,  linguista della University of West Sydney, Australia.

Riporto la prima e la seconda  parte dell’estratto di un interessante, approfondito e straordinariamente documentato saggio, opera del prof. Geoffrey Hull, docente all’Università di Melbourne: testimonianza sorprendente di come il problema delle lingue minoritarie (anche di quelle ostinatamente negate dalla ignorante ufficialità politica romana) sia ormai al centro dell’attenzione dei più illustri ricercatori,  e per di più in un Paese geograficamente così lontano da noi.

 

Nell’isolare dal sistema linguistico italiano le parlate ladine, Ascoli lasciò in un limbo terminologico i dialetti che il Biondelli, trent’anni prima, aveva denominato “GALLO-ITALICI” (1).

Secondo l’illustre dialettologo goriziano, il piemontese, il ligure, il lombardo e l’emiliano-romagnolo, “si distaccano dal sistema italiano vero e proprio, ma pur non entrano a far parte di alcun sistema neolatino estraneo all’Italia” (2).

Durante i primi decenni dell’unità nazionale i glottologi provarono a definire più chiaramente lo status del  “gallo-italico” nei confronti del ladino da un lato e dei dialetti peninsulari dall’altro. In quell’epoca di nazionalismo esasperato era difficile che l’indagine non assumesse toni politici. Parecchi studiosi infatti si sentivano in dovere di dimostrare a priori l’italianità sia del gallo-italico sia del ladino, mentre l’insistenza di altri linguisti (soprattutto germanofoni) sulla fisionomia palesemente galloromanza dei due gruppi non poteva allora non sembrare colorita di pregiudizi antirisorgimentali (3).

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Mag 21 2012

PAOLA GOISIS (LEGA): «CON I NOSTRI SOLDI BOSSI
 E I FIGLI POSSONO FARE CIÒ CHE VOGLIONO»

Category: Padania e dintorni,Società e politicagiorgio @ 13:42

La deputata veneta del Carroccio difende l’ex leader: «Nulla di
strano se usa quel denaro per necessità sue e della famiglia»

 

PADOVA – «Penso, e come me sono in tanti a pensarlo, che se i soldi della Lega vengono usati da Bossi e dalla sua famiglia, non ci sia nulla di strano né di sbagliato, visto tutto quello che ha fatto Bossi per noi e per il nostro movimento». Lo afferma la deputata veneta della Lega Nord Paola Goisis.

«I deputati, i senatori, i militanti – osserva Goisis -, versano liberamente dei forti contributi al partito. Lo fanno a titolo personale, lo fanno per scelta: non sono soldi pubblici ma soldi versati autonomamente da persone che lo fanno perché decidono di farlo. Umberto Bossi ha quasi dato la vita per la Lega, se usa i soldi (che i militanti e i parlamentari versano liberamente) per pagarsi il medico, per pagarlo ai suoi figli o per far fronte alle necessità della sua famiglia, io non ci vedo nulla di strano né di male. E per me può tranquillamente continuare a farlo, proprio perché quelli non sono soldi pubblici ma soldi della Lega».

 

Fonte:  da Il Gazzettino.it,  di sabato  19 maggio 2012

Link: http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=197300#IDX

 

 


Nov 27 2009

Io, studente leghista. 
Perché mi vergogno dell’Unità d’Italia

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Caro professor Galli della Loggia, 
sono uno studente universitario di 24 anni con una certa passione per la storia. Sono un leghista, abbastanza convinto. E lo confesso: se faccio un bilancio, certamente sommario, dall’Unità nazionale ad oggi, le cose per cui vergognarmi mi sembrano maggiori rispetto a quelle di cui essere fiero.

Penso al Risorgimento, alla massoneria e al disegno di conquista dei Savoia, rifletto sul fatto che nel Mezzogiorno fu­rono inviate truppe per decenni per seda­re le rivolte e credo che queste cose abbiano più il sapore della conquista che della liberazione. E penso, ancora, al referendum falsato per l’annessione del Veneto e al trasformismo delle elite politiche post-risorgimentali. E poi il fascismo, con la sua artificiosa ricostruzione di una romanità perduta e imposta a un popolo eterogeneo e diviso per 1500 anni che della «romanità classica » conservava ben poco: la costruzione di una «religione politica» forzata al posto di una «religione civile» come invece avvenne in Francia con la Rivoluzione, che fu davvero l’evento fondante di un popolo. In Italia l’unica cosa «fondante» potrebbe essere stata la Resistenza: ma anche lì, a guardare bene, c’era una Linea gotica a dividere chi la guerra civile l’aveva in casa da chi era già in qualche maniera libero.

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Perché mi vergogno dell’Unità d’Italia”


Feb 17 2009

LA CARTA DI CHIVASSO (19-12-1943) – Alle radici della Lega Nord

(Nella eterna speranza che la capiscano anche i giornalisti)

Questo importante documento firmato da autorevoli esponenti della resistenza antifascista piemontese attesta come le idee di identità dei popoli, autonomia e federalismo fossero ben presenti al momento di ricostruire sulle rovine lasciate dal fascismo una società moderna e realmente democratica.

Le notevoli intuizioni storiche in esso contenute ed il bene che ne sarebbe derivato dalla sua applicazione,  sono state invece ignorate sia dal Partito comunista, il cui atteggiamento in materia seguiva la più rigida impostazione accentratrice giacobina e leninista,  sia dalla Democrazia cristiana, fortemente legata agli interessi della burocrazia romana lasciata in eredità dal vecchio regime.

DICHIARAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DELLE POPOLAZIONI
ALPINE

Carta redatta a conclusione di un convegno
clandestino tenutosi in  Chivasso il 19-12-1943 e
firmata dai resistenti

Émile Chanoux,   Ernesto Page,
  Gustavo Malan,   Giorgio Peyronel,   M. A. Rollier,
 Osvaldo Coisson,

e nota come:   CARTA DI CHIVASSO.

NOI POPOLAZIONI DELLE VALLI ALPINE

CONSTATANDO che i venti anni di mal governo
livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto
brutale e fanfarone di “Roma doma” hanno avuto per le
nostre valli i seguenti dolorosi e significativi
risultati:

a)  OPPRESSIONE POLITICA attraverso l’opera dei suoi
agenti politici ed amministrativi (militi, commissari,
prefetti. federali, insegnanti), piccoli despoti
incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale di
cui furono solerti distruttori;

b)  ROVINA ECONOMICA per la dilapidazione dei loro
patrimoni forestali ed agricoli, per l’interdizione
della emigrazione con la chiusura ermetica delle
frontiere, per l’effettiva mancanza di organizzazione
tecnica e finanziaria dell’agricoltura, mascherata dal
vasto sfoggio di assistenze centrali, per la
incapacità di una moderna organizzazione turistica
rispettosa dei luoghi; condizioni tutte che
determinarono lo spopolamento alpino;

c)  DlSTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE per la
soppressione della lingua fondamentale locale, laddove
esiste, la brutale e goffa trasformazione dei nomi e
delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di
istituti locali autonomi, patrimonio culturale che è
anche una ricchezza ai fini della emigrazione
temporanea all’estero;

AFFERMANDO

a)  che la libertà di lingua come quella di culto è
condizione essenziale per la salvaguardia della
personalità umana;

b)  che il federalismo è il quadro più adatto a fornire
le garanzie di questo diritto individuale e collettivo
e rappresenta la soluzione del problema delle piccole
nazionalità e la definitiva liquidazione del fenomeno
storico degli irredentismi, garantendo nel futuro
assetto europeo l’avvento di una pace stabile e
duratura;

c) che un regime Federale repubblicano a base
regionale e cantonale è l’unica garanzia contro un
ritorno della dittatura, la quale trovò nello stato
monarchico accentrato italiano lo strumento già pronto
per il proprio predominio sul paese; fedeli allo
spirito migliore del Risorgimento

DICHIARIAMO quanto segue

AUTONOMIE POLITICHE AMMINlSTRATIVE

1)  Nel quadro generale del prossimo stato italiano che
economicamente ed amministrativamente auspichiamo sia
organizzato con criteri federalistici, alle valli
alpine dovrà essere riconosciuto il diritto di
costituirsi in comunità politico-amministrative
autonome sul tipo cantonale;

2)  come tali ad esse dovrà comunque essere assicurato,
quale che sia la loro entità numerica, almeno un posto
nelle assemblee legislative regionali e cantonali;

3)  l’esercizio delle funzioni politiche ed
amministrative locali (compresa quella giudiziaria)
comunali e cantonali, dovrà essere affidato ad
elementi originari del luogo o aventi ivi una
residenza stabile di un determinato numero di anni che
verrà fissato dalle assemblee locali;

AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE

Per la loro posizione geografica di intermediarie tra
diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni
e della loro personalità etnica, e per i vantaggi
derivanti dalla conoscenza di diverse lingue, nelle
valli alpine deve essere pienamente rispettata e
garantita una particolare autonomia culturale
linguistica consistente nel:

1)  diritto di usare la lingua locale, là dove esiste,
accanto a quella italiana, in tutti gli atti pubblici
e nella stampa locale;

2)  diritto all’insegnamento della lingua locale nelle
scuole di ogni ordine e grado con le necessarie
garanzie nei concorsi perché gli insegnanti risultino
idonei a tale insegnamento.

L’insegnamento in genere
sarà sottoposto al controllo o alla direzione di un
consiglio locale;

AUTONOMIE ECONOMICHE

Per facilitare lo sviluppo dell’economia montana e
conseguentemente combattere lo spopolamento delle
vallate alpine, sono necessari:

1)  un comprensivo sistema di tassazione delle
industrie che si trovano nei cantoni alpini
(idroelettriche, minerarie, turistiche, di
trasformazione, ecc.) in modo che una parte dei loro
utili torni alle vallate alpine, e ciò
indipendentemente dal fatto che tali industrie siano o
meno collettivizzate;

2)  un sistema di equa riduzione dei tributi, variabile
da zona a zona, a seconda della ricchezza del terreno
e della prevalenza di agricoltura foreste o
pastorizia;

3)  una razionale e sostanziale riforma agraria
comprendente:

a)  l’unificazione per il buon rendimento dell’azienda,
mediante scambi e compensi di terreni e una
legislazione adeguata della proprietà famigliare
agraria oggi troppo frammentaria;

b)  l’assistenza tecnico-agricola esercitata da
elementi residenti sul luogo ed aventi ad esempio
delle mansioni di insegnamento nelle scuole locali di
cui alcune potranno avere carattere agrario;

c)  il potenziamento da parte delle autorità della vita
economica mediante libere cooperative di produzione e
consumo;

4)  il potenziamento delle industria e
dell’artigianato, affidando all’amministrazione
regionale cantonale, anche in caso di organizzazione
collettivistica, il controllo e l’amministrazione
delle aziende aventi carattere locale;

5)  la dipendenza dall’amministrazione locale delle
opere pubbliche a carattere locale e il controllo di
tutti i servizi e concessioni aventi carattere
pubblico.

Questi principi, noi rappresentanti delle
Valli Alpine vogliamo vedere affermati da parte del
nuovo Stato italiano, così come vogliamo che siano
affermati anche nei confronti di quegli italiani che
sono e potrebbero venire a trovarsi sotto il dominio
politico straniero.

Fonte: Europa al plurale


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