Mag 25 2014

LA BANK OF ENGLAND AMMETTE CHE IL SISTEMA BANCARIO ATTUALE È UNA TRUFFA

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Di David Graeber

http://www.theguardian.com/

Quella dose di onestà della Banca d’Inghilterra che butta dalla finestra le basi teoriche dell’austerità

 

Sembra che Henry Ford, negli anni 30, avesse osservato come fosse una buona cosa il fatto che la maggior parte degli americani ignorassero come funzioni davvero il mondo bancario, perché altrimenti “avrebbero dato inizio ad una rivoluzione prima di domani mattina”.

 

La scorsa settimana è successo qualcosa di notevole. La Banca d’Inghilterra ha vuotato il sacco. In un documento intitolato “La creazione della moneta nell’economia moderna”, redatto da tre economisti del dipartimento di Analisi Monetaria della banca, hanno dichiarato in maniera inequivocabile che le convinzioni generali riguardanti le modalità con cui lavorano le banche sono sbagliate, e che invece le posizioni del tipo più eterodosso e populista, più comunemente associate a gruppi come ad esempio Occupy Wall Street, sono corrette. In questo modo, hanno di fatto gettato dalla finestra l’intera teoria alla base dell’austerità.

Per rendersi conto di quanto siano radicali le nuove posizioni della Banca d’Inghilterra, considerate il punto di vista convenzionalmente accettato, che continua ad essere alla base di tutti i rispettabili dibattiti della politica.

 

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Mag 23 2014

“THE ITALIAN DISASTER”. L’ANOMALIA ITALIANA NON È BERLUSCONI, MA NAPOLITANO

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Lo storico britannico Perry Anderson analizza la crisi europea dalla parte dell’Italia, e si concentra su Napolitano, “studente fascista, poi il comunista favorito di Kissinger”, che mise la firma sul Lodo Alfano, entrò in guerra con la Libia violando leggi e trattati e tramò con Monti e Passera per sostituire Berlusconi…

 

1. IL SAGGIO INTEGRALE DI PERRY ANDERSON: “THE ITALIAN DISASTER”
Dalla “London Review of Books”

 

23 magg – La vera anomalia italiana? Giorgio Napolitano. Sull’ultimo numero della prestigiosa London Review of Books, lo storico britannico Perry Anderson analizza la crisi europea in un lungo saggio dal titolo: The Italian Disaster. Non c’è bisogno di traduzione ed è interessante che per parlare del futuro dell’Europa e delle falle nel sistema della democrazia del vecchio continente, si parli del disastro italiano, raccontato con la secchezza degli storici inglesi: una sequenza di fatti, date, pochi commenti e molti argomenti.

 

Quello che Denis Mack Smith ha fatto con i suoi saggi sul Risorgimento e la nascita del fascismo, Anderson, storico di formazione marxista, lo fa con gli anni recenti della storia patria. Secondo Anderson è il capo dello Stato la vera minaccia della democrazia italiana. Visto in patria come il salvatore, “la roccia su cui fondare la nuova Repubblica”, Napolitano è invece una vera pericolosa anomalia, un politico che ha costruito tutta la carriera su un principio: stare sempre dalla parte del vincitore.

 

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Mag 23 2014

SPARITA DAL SITO DELL’ONU 
LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI IN VENETO

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IL CASO. Da una decina di giorni non ce n’è traccia. Una delegazione è pronta ad andare a Ginevra a chiedere spiegazioni. Insorge il mondo dell’indipendentismo: «Siamo in una situazione preoccupante se nemmeno chi esiste per tutelare i diritti dell’uomo li garantisce»

 

 

L’Onu fa sparire la dichiarazione dei diritti dell’uomo in Veneto.

 

L’Onu ci ripensa: prima pubblica e poi fa sparire dal proprio sito la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo in lingua veneta. E il mondo dell’indipendentismo veneto insorge: «Allucinante, se nemmeno chi esiste per tutelare i diritti dell’uomo li garantisce siamo davvero in una situazione preoccupante».

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LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI IN VENETO”


Mag 21 2014

LA FINE DELL’ITALIA: ENTRO 4 ANNI SAREMO PAESE DA TERZO MONDO, ECCO LE PROVE

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– a cura di nocensura.com

 

Con l’entrata in vigore del Fiscal Compact e dell’ERF, è in arrivo la batosta finale sul nostro paese; ci toglieranno anche le mutande, ci relegheranno a tutti gli effetti ad essere una COLONIA: le nostre principali aziende, le ‘eccellenze italiane‘ in mano ai privati se le sono già acquistate e le stanno acquistando; ora tocca ai beni pubblici, ad iniziare dalle principali aziende, le più importanti…

 

Chi ci segue da tempo sa bene a cosa ci stiamo riferendo: ne abbiamo parlato a partire dal 2011.

 

Oggi parliamo di crisi, oggi ‘siamo’ in crisi, ma ahimè, la crisi vera, deve ancora arrivare! Questo è niente rispetto allo scenario che si prospetta in questo paese, al di la delle ‘confortanti’ parole pronunciate ogni anno dai nostri politici, che prima “non vedevano la crisi” e oggi vedono “la fine della crisi“, con la ripresa che puntualmente avrà inizio l’anno successivo… e poi quello successivo ancora, e ancora ancora e ancora! Un teatrino di infimo livello di cui sempre più italiani si stanno rendendo conto.

 

Questione di poco dovremo affrontare il CRACK dell’INPS: e saranno DOLORI. Nessuno ne parla, ma numeri alla mano, è INEVITABILE.

 

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Mag 20 2014

SUDAFRICA: IL LUNGO TREKKING DEI COLONI BOERI

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Paul Stephanus Johannes  Krüger, più noto col nomignolo olandese di Oom.

 

 

Tutto il senso della realtà sudafricana sembra essere oggi, forse troppo semplicisticamente, ridotto a un’unica parola, evocatrice di lugubri risonanze: “apartheid”. Ma quanti di noi conoscono davvero le vicende, le lotte, le speranze e le delusioni, le fatiche e i dolori su cui è stato costruito, nel corso di quattro secoli, questo Paese così contraddittorio e complesso? A cominciare da quando, verso il 1650, arrivarono dall’Olanda i Boeri, contadini ignari dell’esistenza di oro e di diamanti, alla ricerca solo di terre da arare e da rendere fertili… fino al decisivo scontro con la potenza coloniale inglese che mise fine, fra la costernazione di tutta l’Europa, ai liberi Stati dell’Orange e del Transvaal.

 

Trekking è camminare a piedi là dove non esistono strade ma solo sentieri, portando sulle spalle il proprio bagaglio; è il modo più antico e più vero di viaggiare, che noi abbiamo riscoperto da poco. La parola la abbiamo importata dal Nepal, imparando a percorrere i sentieri himalaiani; gli Sherpa nepalesi l’hanno presa dall’inglese, adattandone il significato. In Inghilterra, a sua volta, la parola è arrivata dall’Olanda – o meglio dal Sudafrica – anche se esiste in inglese la stessa parola con diversa grafia e diverso significato.

Track in inglese è la pista, la traccia, il sentiero; e il verbo “to track” vuol dire inseguire, cacciare, seguire la pista di un animale. L’olandese trek invece è il viaggio con il carro a buoi, la migrazione dei contadini con tutte le loro masserizie e il loro bestiame.

La parola olandese venne di moda in Inghilterra dopo il 1835, quando il pubblico britannico conobbe – dai resoconti dei giornalisti e degli scrittori-viaggiatori del tempo – l’epopea dei Boeri olandesi costretti a migrare dalle loro terre in cerca di nuovi insediamenti. Erano stati gli Inglesi stessi ad occupare le terre dei Boeri, ma questo non impedì alle gentili fanciulle britanniche di appassionarsi romanticamente alle peripezie di quel popolo lontano.

The great Trek, la grande migrazione dei Boeri, come la conquista americana del West, fu uno dei temi preferiti delle riviste illustrate del tempo, ravvivate da belle incisioni a piena pagina e da vignette nel testo.

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Mag 18 2014

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !

 

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di GIANNI SARTORI

 

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !
…dove, compatibilmente con le possibilità dell’autore, si cercherà di spiegare come la soi disant “croce celtica” sia stata adottata dalle formazioni di estrema destra in quanto simbolo dei collaborazionisti francesi (per cui sarebbe opportuno definirla d’ora in poi “croce cerchiata delle ss francesi”) dando nel contempo qualche indispensabile informazione sulla Resistenza del popolo francese all’occupazione nazista…

 

L’ambigua vicenda del “sidro Bobby Sands” messo in commercio un paio di anni fa da Casa Pound, non era certo il primo (e nemmeno, temo, l’ultimo) tentativo di appropriazione indebita della causa repubblicana irlandese.

 

Un libro pubblicato nel 2010 aveva fornito ad alcuni personaggi di destra l’occasione per strumentalizzare le lotte del popolo irlandese. Si trattava de “Il diario di Bobby Sands – storia di un ragazzo irlandese” (Castelvecchi ed.) di Silvia Calamati, Laurence McKeown e O’Hearn.

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Mag 15 2014

EIRE PER 1500 ANNI UNA NAZIONE

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Bogside (Derry): murale con i  dieci martiri dello sciopero della fame del 1981 (“Fianna  eireann” = guerriero d’Irlanda.)

 

 

by Gianni Sartori del 20/01/1987

 

La drammatica storia del popolo irlandese: l’esempio forse più macroscopico e clamoroso in Europa del persistere di una pervicace mentalità colonialista, fatta di occupazione militare, politica, culturale ed economica, nei confronti della nazione celtica che, dopo ottocento anni di tenace resistenza agli Inglesi, non si è ancora rassegnata a rinunciare alla propria libertà e alla propria unità.

 

L’Irlanda venne smembrata in due Stati distinti solo in epoca recente, nel 1920, dopo che era stata riconosciuta come unità per più di 1500 anni: non a caso viene considerata la prima nazione a nord delle Alpi che abbia prodotto un corpo completo di letteratura in lingua madre. La monarchia nazionale degli Alti Re (“Ard Ri”), provenienti in genere dall’Ulster, è precedente alla monarchia inglese.

 

L’inizio delle invasioni anglonormanne risale alla seconda metà del XII secolo (1169), ma, nonostante la proclamazione di Enrico II Plantageneto Re d’Irlanda, fino al 1600 gli invasori non riuscirono ad infrangere il sistema gaelico di organizzazione sociale (e la relativa legislazione) a causa della strenua e valorosa resistenza popolare. Questa resistenza, durata quindi circa 800 anni, non potè impedire però la conquista del Paese da parte dei Tudor, dopo che la guerra delle Due Rose aveva lasciato per un certo tempo l’Irlanda ai margini degli interessi inglesi. Enrico VIII si fece nominare a sua volta Re d’Irlanda (1541). Quale promotore della Riforma Anglicana contribuì, seppur involontariamente, al processo di identificazione tra cultura gaelica e cattolicesimo che, in questo periodo, porterà ad una disordinata e rovinosa gestione delle rivolte, promosse da preti e capi clan e soffocate da una repressione sempre più dura e intransigente.

 

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Mag 08 2014

CHI AMA DAVVERO LA LIBERTÀ DIFENDE SEMPRE IL DIRITTO ALLA SECESSIONE

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di REDAZIONE

 

Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo Secession di Walter E. Block, professore di economia alla Loyola University di New Orleans, senior fellow del Ludwig von Mises Institute, saggista libertario nel campo delle relazioni tra economia, etica, ecologia e religione, è autore di numerose pubblicazioni, articoli, e libri tra cui Difendere l’indifendibile(Traduzione di Luca Fusari)

 

Il diritto alla libera associazione è una implicazione di fondamentale importanza dei diritti di proprietà privata (sul piano fisico materiale e sul nostro corpo). Poiché se non siamo in grado di associarci liberamente con gli altri su una base reciprocamente volontaria, i nostri diritti di proprietà sono in tale misura abrogati.

 

La più grave denigrazione ai diritti di proprietà delle persone, e quindi alla libera associazione, è ovviamente l’omicidio. Nessuno favorisce tale comportamento (l’uccisione per legittima difesa è completamente un altro discorso), quindi questo non è affatto opinabile. Un’altra grave violazione del codice libertario di non aggressione contro i non-aggressori e la loro proprietà è la schiavitù (o il sequestro, il quale è schiavitù di breve termine). Anche questo non è opinabile.

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Mag 03 2014

L’ONU RICONOSCE LA LINGUA VENETA

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L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dato un primo importante riconoscimento internazionale alla lingua veneta.

 

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Mappa delle varianti della lingua veneta nel Veneto e l’Istria (Fonti :  http://www.linguaveneta.it)

 

E’ stata infatti inserita sul sito internet dell’Onu la versione in veneto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Nella pagina illustrativa di questa nuova versione si afferma che il veneto è parlato da 2 milioni e 180mila persone in Italia e complessivamente nel mondo da 6 milioni e 230mila individui.
Vengono anche indicati i territori dove questa lingua è maggiormente usata. Si parla della Venezia Euganea, ma anche del Trentino, del Friuli orientale, di Trieste e della provincia di Gorizia, poi si citano Slovenia, Croazia e Brasile come Paesi dove esistono significative presenze di persone che si esprimono in veneto.
L’inserimento della versione veneta della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo rappresenta un importante tassello nello sforzo del Governo Nasionae Veneto, presieduto da Gabriele de Pieri, di ottenere per il Popolo Veneto una rappresentanza ufficiale all’Onu.

 

Il sito dell’Alto Commissario nel quale si può consultare il Pdf con la traduzione in veneto del documento Onu è il seguente:

 

http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=vec

 

 

Fonte: visto su 24 TREVISO del 2 maggio 2014-04-28

Link: http://treviso24.tv/news/clamoroso-lonu-riconosce-la-lingua-veneta/

 

 

 

 


Apr 28 2014

COME I ROCKEFELLER HANNO RIPROGETTATO LA DONNA

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Le due attiviste femministe americane Gloria Steinem e Dorothy Pitman Hughes.

 

Premessa

Il femminismo è un eccellente esempio di come il mega-cartello dei Rockefeller usi il terribile potere dei mass media (ossia la propaganda) per controllare la società. In appena quarant’anni, molte donne hanno perso il contatto con i loro istinti più naturali. Di conseguenza, la famiglia è nel caos più completo, la depravazione sessuale è rampante e i tassi di natalità sono precipitati.

Mi soffermerò soprattutto sul ruolo della famiglia Rockefeller, ma prima vorrei ricordare che per la donna lamore è un atto istintivo di abnegazione. Essa si dona al marito e ai figli, e realizza sé stessa vedendoli crescere e ricevendo il loro amore, il loro rispetto e la loro gratitudine. La donna compie questo sacrificio supremo per un solo uomo che la curerà teneramente e che provvederà alla sua famiglia. Gli uomini vogliono adempiere istintivamente a questa responsabilità. Questa è l’essenza del contratto eterosessuale (vale a dire il matrimonio): il potere femminile in cambio del potere maschile espresso come amore. Il sesso è il simbolo di questo legame esclusivo. Il matrimonio e la famiglia non possono essere per tutti, ma sono il cammino naturale per la maggior parte delle persone.

Il femminismo ha abituato le donne a rifiutare questo modello come «un vecchio stereotipo antiquato e oppressivo», anche se esso riflette i loro istinti più naturali.

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Apr 27 2014

IL PIÙ GIOVANE OSTAGGIO DEI RIBELLI SIRIANI È UN BAMBINO CRISTIANO DI POCHI MESI

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Il fanciullo  cristiano in ostaggio

 

 

Elementi dell’Esercito siriano libero (ribelli) hanno pubblicato una fotografia dove appare un bambino cristiano con le armi puntate alla testa. Hanno inserito una frase esemplificativa: “E ‘il nostro più giovane ostaggio della setta Kessab.”

 

La piccola popolazione di Kessab è prevalentemente cristiana e si trova vicino al confine con la Turchia. Il passaggio degli islamisti in quel luogo ha lasciato una scia di sangue e di distruzione: chiese devastate, case bruciate e oltre 2.000 sfollati. Attualmente, non si sa se un centinaio di cristiani di Kessad che sono stati rapiti sono morti, ma i rapitori hanno dimostrato che uno di loro, un bambino di pochi mesi, ancora vivo.

 

La foto del piccolo prigioniero, terrorizzato e circondato da musulmani sunniti armati di fucili che mirano alla testa, è stata pubblicata in rete sui social radicali come trofeo di guerra e come monito alla minoranza della comunità cristiana siriana sempre puniti dagli “avversari” e ignorati dall’Occidente.

 

 

Fonte: visto su Imola Oggi del  27 aprile 2014

Link: http://www.imolaoggi.it/2014/04/27/il-piu-giovane-ostaggio-dei-ribelli-siriani-e-un-bambino-cristiano-di-pochi-mesi/

 

 

 


Apr 27 2014

IL GRIDO DELLE SUORE SIRIANE: «I JIHADISTI CROCIFIGGONO I CRISTIANI CHE RIFIUTANO DI CONVERTIRSI»

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Cristiani in Siria

 

Cristiani siriani crocefissi se rifiutano di abiurare la loro religione e di abbracciare l’Islam; jihadisti che giocano a pallone con le teste delle loro vittime fra cui dei bambini: a denunciarlo è una suora siriana in un’intervista a Radio Vaticana in francese, in cui racconta di atrocità commesse dai ribelli jihadisti nelle città e nei villaggi da loro occupati nel conflitto siriano.

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Apr 24 2014

ARMENIA, 24 APRILE: ANNIVERSARIO DI UN GENOCIDIO DIMENTICATO

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Immagine tratta da “Ravished Armenia” (tr. Armenia violentata) un film americano del 1919 in gran parte andato perduto,  è   il primo film che ricostruisce la tragedia del popolo armeno

 

 

Intervista a Baykar Sivazliyan, docente universitario, esperto di Storia e letterature dell’area mediorientale e scrittore armeno.

 

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Baykar Sivazliyan

 

 

di GIANNI SARTORI

 

Iniziamo con qualche notizia biografica. In quali circostanze la sua famiglia è arrivata a Venezia?

 

Sono nato in una famiglia di sopravvissuti al Primo Genocidio del Ventesimo secolo.

I miei nonni venivano da parte di mio padre dalla città di Sivas e quelli di mia madre dalla città di Erzurum, entrambi situati in Anatolia, nell’Armenia Occidentale con una forte presenza armena di cittadinanza ottomana, annientata durante il Genocidio perpetrato dal governo Ottomano dei Giovani Turchi fra gli anni 1915-21. Attualmente in tutte due le città non esistono più armeni, come in tutta l’area circostante dell’Armenia Storica.

Successivamente, dopo il Pogrom del 1956 contro i greci e il golpe militare del 1960, le minoranze in Turchia non avevano più un futuro garantito. Nel 1966 i miei genitori mi hanno mandato, da solo, avevo 12 anni, a Venezia dove allora esisteva ancora un Collegio Armeno e dove ho finito le medie e il liceo. In seguito ho frequentato l’Università Cà Foscari. Subito dopo la laurea ho iniziato ad insegnare, prima nel Liceo Armeno e di seguito presso l’Università Statale di Milano, la lingua armena. Fra gli anni 1999-2005 ho avuto anche un incarico di insegnamento di Lingua e Letteratura Turca presso l’Università di Lecce, in quanto sono specializzato sia nella Storia Medio Orientale che in Lingua e Letteratura Turca.

 

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Apr 23 2014

LO STATALISTA CHE NEGA IL DIRITTO DI SECESSIONE NEGA OGNI CONTRATTO SOCIALE

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Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo Secession and the Law di Butler D. Shaffer, docente di diritto alla Southwestern University School of Law di Los Angeles, collaboratore del Ludwig von Mises Institute, saggista autore di numerosi libri e pubblicazioni. (Traduzione di Luca Fusari)

 

Sono stupito dall’assenza di motivazioni riscontrate nelle risposte date dai molti avvocati, professori di diritto, filosofi politici, e opinionisti dei media sul tema della secessione politica. Come nelle discussioni politiche, in generale, il dibattito su questo tema nasce da una prospettiva individualista o collettivista.

 

Coloro i quali, la cui premessa di base è allineata con gli interessi istituzionali e che considerano tali enti come fini a sé stessi, superiori agli interessi dei singoli, tendono a rifiutare la legittima autorità di uomini e donne di poter modificare o smantellare queste istituzioni. Se gli individui sono visti come asserviti agli interessi dello Stato, coloro che condividono questo parere trovano facile trattare la secessione come un atto illegale.

 

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Apr 22 2014

50 VERITA’ DEL PRESIDENTE VLADIMIR PUTIN SULLA CRIMEA

Category: Società e politica internazionalegiorgio @ 00:09

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Di Salim LamraniOpera Mundi

 

Il 18 marzo 2014, dal Cremlino, il Presidente Vladimir Putin ha pronunciato uno storico discorso a seguito del referendum tenutosi in Crimea. I media occidentali hanno scelto di ignorare il punto di vista russo riguardo alla crisi ucraina.(1)

 

 

1. La Crimea è parte della storia russa e questa realtà è radicata nei cuori e nella mente dei suoi abitanti. Lì fu battezzato il Gran Principe Vladimir I. Sempre in questo territorio si trovano molte tombe dei soldati russi che permisero l’integrazione della Crimea all’Impero russo.

 

2. Sebastopoli è la culla della Flotta russa del Mar Nero.

 

3. Dopo la Rivoluzione del 1917 i bolscevichi aggregarono arbitrariamente una gran parte del sud storico della Russia all’Ucraina. Questo venne fatto senza tener conto della composizione etnica della popolazione, e oggi queste zone formano il sud-est dell’Ucraina.

 

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