Feb 26 2009

Corea del Nord: Ex agenti raccontano come si sono infiltrati tra i cristiani

Una delle frontiere più sorvegliate al mondo: posto di osservazione tra la Corea del Nord e la Corea del Sud

Ex ufficiali della polizia e della sicurezza nazionale della Corea del Nord hanno raccontato ad un’organizzazione governativa americana come i loro superiori gli avevano insegnato a fingere di essere cristiani per infiltrarsi nelle riunioni di preghiera clandestine allo scopo di compromettere, arrestare, imprigionare, e talvolta giustiziare dei credenti nordcoreani.

Intervistati per un rapporto rilasciato dalla Commissione americana sulla libertà di religione nel mondo (USCIRF), i sei ufficiali avevano ricevuto il compito – prima di fuggire dalla Corea del Nord – di trovare ed eliminare piccoli gruppi di cristiani.

Essi hanno dichiarato che il governo nordcoreano considera la religione, ed il Cristianesimo in particolare, come la prima minaccia per la sicurezza nazionale. Quattro dei sei agenti hanno lavorato in seno all’Agenzia per la sicurezza nazionale, due di loro hanno collaborato con l’Agenzia per la sicurezza del popolo e un altro per il Partito dei lavoratori coreani. Secondo questi sei agenti di sicurezza, ci sono sempre più tentativi di far cessare le attività religiose lungo la frontiera cinese, di organizzare sia false riunioni di preghiera per intrappolare i convertiti rifugiati, sia sessioni di formazione teologica per gli agenti di sicurezza per permettergli di infiltrarsi meglio nelle chiese cristiane in Cina e di stanare i fedeli nordcoreani.

Dei membri della polizia delle frontiere mandarono un altro rifugiato al centro di detenzione della provincia settentrionale di Hamgyeong, poi nella prigione di Onseong, “Mi chiesero se avessi avuto dei contatti con i cristiani. Mi presero a calci e mi picchiarono forte. Dovetti restare in piedi tutta la giornata senza muovermi o parlare…Quando mi chiesero, in serata, se avessi sentito parlare del cristianesimo, risposi di sì.

Quando dei rifugiati rimpatriati hanno avuto poco o nessun contatto con gruppi religiosi, la polizia delle frontiere li trasferisce all’Agenzia per la sicurezza del popolo per un breve periodo di detenzione. Se si scopre che c’è stato un contatto con i cristiani, la persona interessata è allora consegnata all’Agenzia per la sicurezza nazionale dove sarà probabilmente torturata, condannata ad un periodo di detenzione in un campo di lavoro o giustiziata.

Quando dei credenti sono arrestati non c’è un interrogatorio preliminare, ha detto uno degli agenti. “Noi li consideriamo come elementi contro-rivoluzionari. In Corea del Nord, quando questo tipo di trasgressori è arrestato, gli ufficiali dell’Agenzia per la sicurezza nazionale prima di interrogarlo lo circondano colpendolo e picchiandolo violentemente”.

Un altro agente ha confermato che “la domanda più importante che si faceva ai rimpatriati era quella di sapere se avevano incontrato dei missionari o degli evangelisti sudcoreani o se avessero fatto un’esperienza religiosa. Se confessano di aver incontrato dei missionari o dei diaconi, allora senza altra forma di processo saranno mandati all’Agenzia per la sicurezza nazionale dove sono destinati a morte certa. Tuttavia ci sono pochi casi che implicano contatti con dei cristiani.

Questo agente ha continuato dicendo: “Tutto ciò di cui abbiamo bisogno per arrestare qualcuno è una piccolissima prova, come il nome di una persona scritto su una Bibbia. Quando si scopre una Bibbia con un nome, l’Agenzia per la sicurezza nazionale la lascia sul posto finché il proprietario non si fa riconoscere.

Un altro agente ha spiegato che i team di sorveglianza erano suddivisi in quattro categorie: “L’Agenzia per la sicurezza nazionale, l’Agenzia per la sicurezza del popolo, il Partito dei lavoratori e l’Unità di osservazione del vicinato. Diamo istruzioni all’Unità di osservazione del vicinato e al comitato di base del partito affinché sorveglino delle persone precise. Gli chiediamo di osservare attentamente quelle persone e di stilare la lista delle persone che gli fanno visita. Questi team hanno il compito di farci un resoconto ogni quindici giorni”.

Secondo il rapporto dal titolo Prigioni senza sbarre, gli agenti ricevono delle ricompense concrete sotto forma di medaglie, aumento di salario o promozione se riescono ad identificare e ad arrestare dei “trasgressori religiosi”. Alcuni agenti di sicurezza sono talvolta anche “disperati perché se non riescono ad identificare almeno uno o due casi, non possono essere promossi e possono anche essere espulsi dall’Agenzia per la sicurezza nazionale”, ha spiegato uno degli agenti.

Un agente, che ha lavorato per vent’anni in un campo di concentramento per prigionieri politici, dove i cristiani sono spesso mandati, dice di essere stato testimone di esecuzioni segrete durante le quali “l’imputato scava la buca nella quale sarà sepolto” prima di essere giustiziato. Tuttavia, altri agenti hanno ammesso che le esecuzioni pubbliche di “delinquenti politici”, compreso quelle di cristiani, sono diminuite negli ultimi anni a causa di reazioni negative del pubblico.

Secondo uno degli agenti le punizioni variano in funzione dell’attività dell’individuo interessato, “secondo che è apertamente attivo o agisce nella clandestinità. Il fatto che una persona conserva una Bibbia significa che in futuro ha intenzione di credere in una religione…Le punizioni più severe sono applicate alle persone che sono impegnate nel nuovo attivismo religioso, a quelle che importano Bibbie dalla Cina e ai cristiani che aiutano i rifugiati nordcoreani in Cina”.

Un rifugiato ha riferito che uno dei suoi “parenti acquisiti era stato arrestato mentre regalava una Bibbia; così tutta la famiglia è stata trasferita nella prigione 22 (campo di lavoro). Sono stati internati lì perché facevano parte della categoria delle spie religiose”.

Un rifugiato rimpatriato è stato mandato per quindici mesi nella prigione dell’Agenzia per la sicurezza nazionale nella provincia settentrionale di Hamgyeong. Egli paragona la sua esperienza penitenziaria alla vita “di un animale senza un nome. La vita di ognuno dipende dal beneplacito delle guardie, perché uccidere un prigioniero non gli causa alcun danno…”

Tuttavia, sembra che la stretta sorveglianza e la lealtà obbligatoria al sistema comincino a battere in breccia. Sia gli agenti di sicurezza che i rifugiati intervistati per il rapporto hanno menzionato una disillusione largamente diffusa. Come ci ha detto uno degli agenti: “Il motivo per cui il sistema nordcoreano continua ad esistere dipende dal sistema di sorveglianza particolarmente stretto”.

Quando s’installa la disillusione, sempre più persone possono volgersi alla fede ed è la cosa che Kim Jong-il teme di più. Come ha detto un ex prigioniero detenuto in un campo di lavoro: “Avevo l’impressione che ci fossero circa dieci credenti nella mia cella. Non cessavano di pregare. Mi sono quindi messo a pregare con loro”.

 

Fonte: AEM/Aide aux Eglises dans le Monde. Bulletin Urgence, Janvier 2009, pag. 4,5/ butindaro

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Feb 26 2009

Cina: Arrestati oltre 60 pastori di chiese domestiche, 4 sono ancora detenuti

Lo scorso 11 febbraio (2009)  la polizia ha arrestato oltre 60 pastori evangelici, tra cui due sudcoreani, riuniti per un seminario nel distretto di Wolong, città di Nanyang, provincia di Henan.

Circa 30 poliziotti hanno fatto irruzione nel luogo dove si teneva la riunione ed hanno arrestato i cristiani sequestrando loro cellulari, libri e soldi.

I fedeli hanno dovuto pagare una multa e diversi di loro sono stati poi rilasciati. Al momento quattro pastori sono ancora detenuti.

I due pastori sudcoreani, presenti all’incontro come oratori, sono stati espulsi dalla Cina il 14 febbraio per “avere partecipato ad attività religiose illegali”, con divieto di tornare nel paese per 5 anni.

Fonte:persecution

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Feb 25 2009

Così parlò Benjamin Freedman – Perchè l’America entrò nella Prima Guerra Mondiale

Benjamin Freedman (1890 – 1984)

di Maurizio Blondet, estratto, da «Israele, USA, il terrorismo islamico» ,

Benjamin Freedman – Uomo d’affari di successo (era il proprietario della Woodbury Soap Co.), ebreo di New York, patriota americano, Benjamin Freedman – che era stato membro della delegazione americana al Congresso di Versailles nel 1919 – ruppe con l’ebraismo organizzato e i circoli sionisti dopo il 1945, accusandoli di aver favorito la vittoria del comunismo in Russia.


Da quel momento, dedicò la vita e le sue ragguardevoli fortune (2,5 milioni di dollari di allora)
a combattere e denunciare le trame dei suoi correligionari (1).
Benjamin Freedman tenne, nel 1961, al Willard Hotel di Washington ad un’influente platea, riunita dal giornale americano Common Sense, il seguente discorso.

«Qui negli Stati Uniti, i sionisti e i loro correligionari hanno il completo controllo del nostro governo.
Per varie ragioni, troppo numerose e complesse da spiegare qui, i sionisti dominano questi Stati Uniti come i monarchi assoluti di questo Paese.


Voi direte che è un’accusa troppo generale: lasciate che vi spieghi quel che ci è accaduto mentre noi tutti dormivamo.


Che cosa accadde?
La Prima Guerra Mondiale scoppiò nell’estate del 1914.


Non sono molti a ricordare, qui presenti.
In quella guerra, Gran Bretagna, Francia e Russia erano da una parte; dalla parte avversa, Germania, Austria-Ungheria e Turchia.
Entro due anni, la Germania aveva vinto quella guerra.
Non solo nominalmente, ma effettivamente.


I sottomarini tedeschi, che stupirono il  mondo, avevano fatto piazza pulita di ogni convoglio che traversava l’Atlantico.


La Gran Bretagna era priva di munizioni per i suoi soldati, e poche riserve alimentari, dopo cui,
la prospettiva della fame.


L’armata francese s’era ammutinata: aveva perso 600 mila giovani nella difesa di Verdun sulla Somme.


L’armata russa stava disertando in massa, tornavano a casa, non amavano lo Zar e non volevano più morire.
L’esercito italiano era collassato [a Caporetto].


Non un colpo era stato sparato su suolo tedesco.
Non un solo soldato nemico aveva attraversato la frontiera germanica.
Eppure, in quell’anno [1916] la Germania offrì all’Inghilterra la pace.
Offriva all’Inghilterra un negoziato di pace su quella base, che i giuristi chiamano dello ‘status quo ante‘.
Ciò significa: ‘Facciamola finita, e lasciamo tutto com’era prima che la guerra cominciasse’.
 L’Inghilterra, nell’estate del 1916, stava seriamente considerando quest’offerta.
 Non aveva scelta.
 O accettava quest’offerta magnanima, o la prosecuzione della guerra avrebbe visto la sua disfatta.


In questo frangente, i sionisti tedeschi, che rappresentavano il sionismo dell’Europa Orientale, presero contatto col Gabinetto di Guerra britannico – la faccio breve perché è una lunga storia,
ma ho i documenti che provano tutto ciò che dico – e dicono: ‘Potete ancora vincere la guerra. Non avete bisogno di cedere. Potete vincere se gli Stati Uniti intervengono al vostro fianco’.
Gli Stati Uniti non erano in guerra allora».

«Eravamo nuovi; eravamo giovani; eravamo ricchi; eravamo potenti.
Essi dissero all’Inghilterra: ‘Noi siamo in grado di portare gli Stati Uniti in guerra come vostro alleato, per battersi al vostro fianco, se solo ci promettete la Palestina dopo la guerra‘. […].


Ora, l’Inghilterra aveva tanto diritto di promettere la Palestina ad altri quanto gli Stati Uniti hanno il diritto di promettere il Giappone all’Irlanda.


E’ assolutamente assurdo che la Gran Bretagna, che non aveva mai avuto alcun interesse o collegamento con quella che oggi chiamiamo Palestina, potesse prometterla come moneta in cambio dell’intervento americano.


Tuttavia, fecero questa promessa, nell’ottobre 1916 [con la Dichiarazione Balfour, ndr.].


E poco dopo – non so se qualcuno di voi lo ricorda – gli Stati Uniti, che erano quasi totalmente
pro-germanici, entrarono in guerra come alleati della Gran Bretagna.


Dico che gli Stati Uniti erano quasi totalmente filotedeschi perché i giornali qui erano controllati dagli ebrei, dai nostri banchieri ebrei – tutti i mezzi di comunicazione di massa – e gli ebrei erano filotedeschi. 
Perché molti di loro provenivano dalla Germania, e anche volevano vedere la Germania rovesciare lo Zar; non volevano che la Russia vincesse.


Questi banchieri ebrei tedeschi, come Kuhn Loeb e delle altre banche d’affari negli Stati Uniti, avevano rifiutato di finanziare la Francia o l’Inghilterra anche con un solo dollaro.
Dicevano: ‘Finché l’Inghilterra è alleata alla Russia, nemmeno un centesimo!’.
Invece finanziavano la Germania; si battevano con la Germania contro la Russia.


Ora, questi stessi ebrei, quando videro la possibilità di ottenere la Palestina, andarono in Inghilterra e fecero l’accordo che ho detto.


Tutto cambiò di colpo, come un semaforo che passa dal rosso al verde.
Dove i giornali erano filotedeschi, […] di colpo, la Germania non era più buona.
Erano i cattivi.
Erano gli Unni.
Sparavano sulle crocerossine.
Tagliavano le mani ai bambini.
Poco dopo, mister Wilson [il presidente Woodrow Wilson, ndr.] dichiarava guerra alla Germania.
I sionisti di Londra avevano spedito telegrammi al giudice Brandeis (2): ‘Lavorati il presidente Wilson. Noi abbiamo dall’Inghilterra quello che vogliamo. Ora tu lavorati il presidente Wilson e porta gli USA in guerra’.
Così entrammo in guerra.
Non avevamo interessi in gioco.


Non avevamo ragione di fare questa guerra, più di quanto non ne abbiamo di essere sulla luna stasera, anziché in questa stanza.
Ci siamo stati trascinati perché i sionisti potessero avere la Palestina.


Questo non è mai stato detto al popolo americano.


Appena noi entrammo in guerra, i sionisti andarono dalla Gran Bretagna e dissero: ‘Bene, noi abbiamo compiuto la nostra parte del patto. Metteteci qualcosa per iscritto come prova che ci darete la Palestina’.
 Non erano sicuri che la guerra durasse un altro anno o altri dieci.
 Per questo cominciarono a chiedere il conto.
La ricevuta.
 Che prese la forma di una lettera, elaborata in un linguaggio molto criptico, in modo che il resto del mondo non capisse di che si trattava.


Questa fu chiamata la Dichiarazione Balfour» (3). […]

«Da qui cominciano tutti i problemi. […]
Sapete quello che accadde.


Quando la guerra finì, la Germania andò alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1919 [nella delegazione USA] c’erano 117 ebrei, a rappresentare gli Stati Uniti, capeggiati da Bernard Baruch (4).


C’ero anch’io, e per questo lo so.


Che cosa accadde dunque? 
Alla Conferenza di Pace, mentre si tagliava a pezzi la Germania e si spezzettava l’Europa per darne parti a tutte quelle nazioni che reclamavano il diritto a un certo territorio europeo, gli ebrei presenti dissero: ‘E la Palestina per noi?’, ed esibirono la Dichiarazione Balfour.


Per la prima volta a conoscenza dei tedeschi.


Così i tedeschi per la prima volta compresero: ‘Ah, era questa la posta! Per questo gli Stati Uniti sono entrati in guerra’.


Per la prima volta i tedeschi compresero che erano stati disfatti, che subivano le tremende riparazioni che gli erano imposte dai vincitori, perché i sionisti volevano la Palestina ed erano decisi   ad averla ad ogni costo.
Qui è un punto interessante.


Quando i tedeschi capirono, naturalmente cominciarono a nutrire rancore.


Fino a quel giorno, gli ebrei non erano mai stati meglio in nessun Paese come in Germania.


C’era Rathenau là, che era cento volte più importante nell’industria e nella finanza di Bernard Baruch in questo Paese.


C’era Balin, padrone di due grandi compagnie di navigazione, la North German Lloyd’s e la Hamburg-American Lines.


C’era Bleichroder, che era il banchiere della famiglia Hohenzollern.


Cerano i Warburg di Amburgo, i grandi banchieri d’affari, i più grandi del mondo.
Gli ebrei prosperavano davvero in Germania.
E i tedeschi ebbero la sensazione di essere stati venduti, traditi.


Fu un tradimento che può essere paragonato a questa situazione ipotetica: immaginate che gli USA siano in guerra con l’URSS.
E che stiamo vincendo.
E che proponiamo all’Unione Sovietica: ‘Va bene, smettiamola. Ti offriamo la pace’.
E d’improvviso la Cina Rossa entra in guerra come alleato dell’URSS, e la sua entrata in guerra ci porta alla sconfitta.


Una sconfitta schiacciante, con riparazioni da pagare tali, che l’immaginazione umana non può comprendere.
Immaginate che, dopo la sconfitta, scopriamo che sono stati i cinesi nel nostro Paese, i nostri concittadini cinesi, che abbiamo sempre pensato leali cittadini al nostro fianco, a venderci all’URSS, perché sono stati loro a portare in guerra la Cina contro di noi.


Cosa provereste, allora, in USA, contro i cinesi?


Non credo che uno solo di loro oserebbe mostrarsi per la strada; non ci sarebbero abbastanza lampioni a cui impiccarli.
Ebbene: è quello che provarono i tedeschi verso quegli ebrei.
Erano stati tanto generosi con loro: quando fallì la prima Rivoluzione russa (5) e tutti gli ebrei dovettero fuggire dalla Russia, ripararono in Germania, e la Germania diede loro rifugio.
  Li trattò bene.


Dopo di che, costoro vendono la Germania per la ragione che vogliono la Palestina come ‘focolare ebraico’».

«Ora Nahum Sokolow, e tutti i grandi nomi del sionismo, nel 1919 fino al 1923 scrivevano proprio questo: che il rancore contro gli ebrei in Germania era dovuto al fatto che sapevano che la loro grande disfatta era stata provocata dall’interferenza ebraica, che aveva trascinato nella guerra gli USA.

Gli ebrei stessi lo ammettevano.
[…] 
Tanto più che la Grande Guerra era stata scatenata contro la Germania senza una ragione, una responsabilità tedesca.


Non erano colpevoli di nulla, tranne che di avere successo. 
Avevano costruito una grande nazione.
 Avevano una rete commerciale mondiale.


Dovete ricordare che la Germania al tempo della Rivoluzione francese consisteva di 300 piccole città-stato, principati, ducati e così via.


E fra l’epoca di Napoleone e quella di Bismarck, quelle 300 microscopiche entità politiche separate si unificarono in uno Stato.


Ed entro 50 anni la Germania era divenuta una potenza mondiale.


La sua marina rivaleggiava con quella dell’Impero britannico, vendeva i suoi prodotti in tutto il mondo, poteva competere con chiunque, la sua produzione industriale era la migliore.


Come risultato, che cosa accadde?
 Inghilterra, Francia e Russia si coalizzarono per stroncare la Germania […].


Quando la Germania capì che gli ebrei erano i responsabili della sua sconfitta, naturalmente nutrì rancore.


Ma a nessun ebreo fu torto un capello in quanto ebreo.


Il professor Tansill, della Georgetown University, che ha avuto accesso a tutti i documenti riservati del Dipartimento di Stato, ne cita uno scritto da Hugo Schoenfeldt, un ebreo che Cordell Hull inviò in Europa nel 1933 per investigare sui cosiddetti campi di prigionia politica, e riferì al Dipartimento di Stato USA di avere trovato i detenuti in condizioni molto buone.
Solo erano pieni di comunisti.


E una quantità erano ebrei, perché a quel tempo il 98% dei comunisti in Europa erano ebrei.


Qui, occorre qualche spiegazione storica,
Nel 1918-19 i comunisti presero il potere in Baviera per qualche giorno, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht ed altri, tutti ebrei.


Infatti a guerra finita il Kaiser scappò in Olanda perché i comunisti stavano per impadronirsi della Germania e lui aveva paura di fare la fine dello Zar.


Una volta schiacciata la minaccia comunista, gli ebrei ancora lavorarono […] erano 460 mila ebrei fra 80 milioni di tedeschi, l’1,5% della popolazione, eppure controllavano la stampa, e controllavano l’economia perché avevano valuta estera e quando il marchio svalutò comprarono tutto per un pezzo di pane».

«Gli ebrei tengono nascosto questo, non vogliono che il mondo comprenda che avevano tradito la Germania e i tedeschi se lo ricordavano.
I tedeschi presero misure contro gli ebrei.


Li discriminarono dovunque possibile.


Allo stesso modo noi tratteremmo i cinesi, i negri, i cattolici, o chiunque in questo Paese  che ci avesse venduto al nemico e portato alla sconfitta.


Ad un certo punto gli ebrei del mondo convocarono una conferenza ad Amsterdam.


E qui, venuti da ogni parte del mondo nel luglio 1933, intimarono alla Germania:

‘Mandate via Hitler, rimettete ogni ebreo nella posizione che aveva, sia comunista o no. Non potete trattarci in questo modo. Noi, gli ebrei del mondo, lanciamo un ultimatum contro di voi’.


Potete immaginare come reagirono i tedeschi.


Nel 1933, quando la Germania rifiutò di cedere alla conferenza mondiale ebraica di Amsterdam, Samuel Untermeyer, che era il capo della delegazione americana e presidente della conferenza, tornò in USA, andò agli studios della Columbia Broadcasting System (CBS) e tenne un discorso radiofonico in cui in sostanza diceva:

‘Gli ebrei del mondo dichiarano ora la Guerra Santa contro la Germania. Siamo ora impegnati in un conflitto sacro contro i tedeschi. Li piegheremo con la fame. Useremo contro di essi il boicottaggio mondiale. Così li distruggeremo, perché la loro economia dipende dalle esportazioni’ (6).


E di fatto i due terzi del rifornimento alimentare tedesco dovevano essere importati, e per importarlo dovevano vendere, esportare, i loro prodotti industriali.
All’interno, producevano solo abbastanza cibo per un terzo della popolazione.
Ora in quella dichiarazione, che io ho qui e che fu pubblicata sul New York Times del 7 agosto 1933, Samuel Untermeyer dichiarò audacemente che ‘questo boicottaggio economico è il nostro mezzo di autodifesa.

Il presidente Roosevelt ha propugnato la sua adozione nella Nation Recovery Administration’, che, qualcuno di voi ricorderà, imponeva il boicottaggio contro qualunque Paese non obbedisse alle regole del New Deal, e che poi fu dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema.

Tuttavia, gli ebrei del mondo intero boicottarono la Germania, e il boicottaggio fu così efficace che non potevi più trovare nulla nel mondo con la scritta ‘Made in Germany’.


Un dirigente della Woolworth Co. mi raccontò allora che avevano dovuto buttare via milioni di dollari di vasellame tedesco; perché i negozi erano boicottati se vi si trovava un piatto con la scritta ‘Made in Germany’; vi formavano davanti dei picchetti con cartelli che dicevano ‘Hitler assassino’ e così via.


In un magazzino Macy, di proprietà di una famiglia ebraica, una donna trovò calze con la scritta ‘Made in Germany’
Vidi io stesso il boicottaggio di Macy’s, con centinaia di persone ammassate all’entrata con cartelli che dicevano ‘Assassini’, ‘Hitleriani’, eccetera».

«Va notato che fino a quel momento in Germania non era stato torto un capello sulla testa di un ebreo.
Non c’era persecuzione, né fame, né assassini, nulla.
Ma naturalmente, adesso i tedeschi cominciarono a dire:

‘Chi sono questi che ci boicottano, e mettono alla disoccupazione la nostra gente e paralizzano le nostre industrie?’.


Così cominciarono a dipingere svastiche sulle vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei […]


Ma sono nel 1938, quando un giovane ebreo polacco entrò nell’ambasciata tedesca a Parigi e sparò a un funzionario tedesco, solo allora i tedeschi cominciarono ad essere duri con gli ebrei in Germania.


Allora li vediamo spaccare le vetrine e fare pestaggi per a strada.


Io non amo usare la parola ‘antisemitismo’ perché non ha senso, ma siccome ha un senso per voi, dovrò usarla.


La sola ragione del risentimento tedesco  contro gli ebrei era dovuta al fatto che essi furono i responsabili della Prima Guerra mondiale e del boicottaggio mondiale.


In definitiva furono responsabili anche della Seconda Guerra mondiale, perché una volta sfuggite le cose dal controllo, fu assolutamente necessario che gli ebrei e la Germania si battessero in una guerra per questione di sopravvivenza.


Nel frattempo io ho vissuto in Germania, e so che i tedeschi avevano deciso che l’Europa sarebbe stata comunista o ‘cristiana’: non c’è via di mezzo.


E i tedeschi decisero che avrebbero fatto di tutto per mantenerla ‘cristiana’.


Nel novembre 1933 gli Stati Uniti riconobbero l’Unione Sovietica.


L’URSS stava diventando molto potente, e la Germania comprese che ‘presto toccherà a noi, se non saremo forti».


E’ la stessa cosa che diciamo noi, oggi, in questo Paese.
Il nostro governo spende 83-84 miliardi di dollari per la difesa.
Difesa contro chi?
Contro 40 mila piccoli ebrei a Mosca che hanno preso il potere in Russia, e con  le loro azioni tortuose, in molti altri Paesi del mondo.[…]
Che cosa ci aspetta?»

«Se scateniamo una guerra mondiale che può sboccare in una guerra atomica, l’umanità è finita.
Perché una simile guerra può avvenire?
Il fatto è che il sipario sta di nuovo salendo.
Il primo atto fu la Grande Guerra, l’atto secondo la Seconda guerra mondiale, l’atto terzo sarà la Terza guerra mondiale. 
I sionisti e i loro correligionari dovunque vivano, sono determinati ad usare di nuovo gli Stati Uniti perché possano occupare permanentemente la Palestina come loro base per un governo mondiale.


Questo è vero come è vero che sono di fronte a voi.


Non solo io ho letto questo, ma anche voi lo avete letto, ed è noto a tutto il mondo. […]


Io avevo una idea precisa di quello che stava accadendo: ero l’ufficiale di Henry Morgenthau Sr. nella campagna del 1912 in cui il presidente [Woodrow] Wilson fu eletto.
Ero l’uomo di fiducia di Henry Morgenthau Sr., che presiedeva la Commissione Finanze, ed io ero il collegamento tra lui e Rollo Wells, il tesoriere.


In quelle riunioni il presidente Wilson era a capo della tavola, e c’erano tutti gli altri, e io li ho sentiti ficcare nel cervello del presidente Wilson la tassa progressiva sul reddito e quel che poi divenne la Federal Reserve, e li ho sentiti indottrinarlo sul movimento sionista.


Il giudice Brandeis e il presidente Wilson erano vicini come due dita della mano.
  Il presidente Wilson era incompetente come un bambino.


Fu così che ci trascinarono nella Prima guerra mondiale, mentre tutti noi dormivamo. […]


Quali sono i fatti a proposito degli ebrei?


Li chiamo ebrei perché così sono conosciuti, ma io non li chiamo ebrei.
Io mi riferisco ad essi come ai ‘cosiddetti ebrei’, perché so chi sono.


Gli ebrei dell’Europa orientale, che formano il 92% della popolazione mondiale di queste genti che chiamano se stesse ‘ebrei’, erano originariamente Kazari.


Una razza mongolica, turco-finnica.


Erano una tribù guerriera che viveva nel cuore dell’Asia.


Ed erano tali attaccabrighe che gli asiatici li spinsero fuori dall’Asia, nell’Europa orientale.


Lì crearono un grande regno Kazaro di 800 mila miglia quadrate.


A quel tempo [verso l’800 dopo Cristo, ndr] non esistevano gli USA, né molte nazioni europee […]. Erano adoratori del fallo, che è una porcheria, e non entro in dettagli.


Ma era questa la loro religione, come era anche la religione di molti altri pagani e barbari».

«Il re Kazaro finì per disgustarsi della degenerazione del proprio regno, sì che decise di adottare una fede monoteistica – il cristianesimo, l’Islam, o quello che oggi è noto come ebraismo, che è in realtà talmudismo.


Gettando un dado, egli scelse l’ebraismo, e questa diventò la religione di Stato.


Egli mandò inviati alle scuole talmudiche di Pambedita e Sura e ne riportò migliaia di rabbini, aprì sinagoghe e scuole, e il suo popolo diventò quelli che chiamiamo ‘ebrei orientali’.


Non c’era uno di loro che avesse mai messo piede in Terra Santa.
Nessuno!


Eppure sono loro che vengono a chiedere ai cristiani di aiutarli nelle loro insurrezioni in Palestina  dicendo: ‘Aiutate a rimpatriare il Popolo Eletto da Dio nella sua Terra Promessa, la loro patria ancestrale, è il vostro compito come cristiani… voi venerate un ebreo [Gesù] e noi siamo ebrei!’.


Ma sono pagani Kazari che si sono convertiti.


E’ ridicolo chiamarli ‘popolo della Terra Santa’, come sarebbe chiamare 53 milioni di cinesi musulmani ‘Arabi’.


Ora, immaginate quei cinesi musulmani a 2.000 miglia dalla Mecca, se si volessero chiamare ‘arabi’ e tornare in Arabia.
Diremmo che sono pazzi.


Ora, vedete com’è sciocco che le grandi nazioni cristiane del mondo dicano: ‘Usiamo il nostro potere e prestigio per rimpatriare il Popolo Eletto da Dio nella sua patria ancestrale’.


C’è una menzogna peggiore di questa?


Perché loro controllano giornali e riviste, la televisione, l’editoria, e perché abbiamo ministri dal pulpito e politici dalla tribuna che  dicono le stesse cose, non è strano che  crediate in questa menzogna.
Credereste che il bianco è nero se ve lo ripetessero tanto spesso.


Questa menzogna è il fondamento di tutte le sciagure che sono cadute sul mondo.


Sapete cosa fanno gli ebrei nel giorno dell’Espiazione, che voi credete sia loro tanto sacro?


Non ve lo dico per sentito dire…
Quando, il giorno dell’Espiazione, si entra in una sinagoga, ci si alza in piedi per la primissima preghiera che si recita.
Si ripete tre volte, è chiamata ‘Kol Nidre’».

«Con questa preghiera, fai un patto con Dio Onnipotente che ogni giuramento, voto o patto che farai nei prossimi dodici mesi sia vuoto e nullo (7).
Il giuramento non sia un giuramento, il voto non sia un voto, il patto non sia un patto.
Non abbiano forza.
E inoltre, insegna il Talmud, ogni volta che fai un giuramento, un voto o un patto, ricordati del Kol Nidre che recitasti nel giorno dell’Espiazione, e sarai esentato dal dovere di adempierli.


Come potete fidarvi della loro lealtà?


Potete fidarvi come si fidarono i tedeschi nel 1916.
Finiremo per subire lo stesso destino che la Germania ha sofferto, e per gli stessi motivi».

E’ la profezia di Benjamin Freedman.
Ci riguarda.

Maurizio Blondet


Note


1) Freedman fondò tra l’altro la «Lega per la pace con giustizia in Palestina», e collaborò con l’americano «Istituto per la revisione storica», il centro promotore di tutto ciò che viene chiamato «revisionismo storico». E’ scomparso nel 1984.


2) Louis Dembitz Brandeis, influentissimo giudice della Corte Suprema, acceso sionista, fu il consigliere molto ascoltato di W. Wilson. Brandeis apparteneva alla setta ebraica aberrante fondata nella Polonia del ‘700 da Jacob Frank: essa predicava che la salvezza si consegue attraverso il peccato. Confronta il mio «Cronache dell’Anticristo».


3) Il 2 novembre 1917 il ministro degli Esteri britannico, lord Arthur Balfour, scrisse a Lord Rotschild una lettera in cui dichiarava: «Il governo di Sua Maestà vede con favore la nascita in Palestina di un focolare nazionale per le genti ebraiche, e userà tutta la sua buona volontà per facilitare il raggiungimento di questo obbiettivo. Si intende che nulla dovrà essere fatto per pregiudicare i diritti civili e religiosi delle esistenti popolazioni non ebraiche in Palestina». Era la «Dichiarazione Balfour», che decretava di fatto la nascita dello Stato d’Israele. Lord Balfour, spiritista e massone, fondatore della Loggia «Quatuor Coronati» (la Loggia-madre di tutte le Massonerie di obbedienza «scozzese») credeva fra l’altro che agevolare il ritorno degli ebrei in Palestina avrebbe accelerato il secondo avvento di Cristo. Il punto è che la terra che Sua Maestà prometteva agli ebrei non era sotto dominio britannico, ma parte dell’impero Ottomano. Per dare attuazione al «focolare ebraico», il governo britannico non esitò a distogliere centinaia di migliaia di soldati dal pericolante fronte europeo, per spedirli alla conquista di Gerusalemme.


4) Bernard Baruch (1876-1964), potente finanziere ebreo, nato in Texas, fu il consigliere privato di sei presidenti, da Woodrow Wilson (1916) a D. Eisenhower (1950).  Nella prima come nella seconda guerra mondiale, Baruch promosse la creazione del War Industry Board, l’organo di pianificazione centralizzata della produzione bellica. Di fatto, fu una sorta di «governo segreto» degli Stati Uniti, che praticò ampiamente i metodi del socialismo, compreso il controllo della stampa e il sistema di razionamento alimentare. Dopo la seconda guerra mondiale Baruch e i banchieri ebrei americani gestirono i fondi del Piano Marshall. Ne affidarono la distribuzione a Jean Monnet, loro fiduciario. Secondo le istruzioni ricevute, per dare i fondi, Monnet esigeva la cessione da parte degli Stati europei di sostanziali porzioni di sovranità: così fu creata la Comunità Europea.


5) Si tratta della «rivoluzione dekabrista» del 1905, in realtà un putsch di giovani ufficiali zaristi, tutti ebrei. La comunità ebraica russa la sostenne, e i suoi figli vi parteciparono con inaudita violenza. Futuri capi della successiva rivoluzione bolscevica, come Trotsky e Parvus, furono l’anima dei dekabristi, e dovettero riparare all’estero dopo il fallimento.


6) Freedman allude qui al vero e proprio rito magico di maledizione, detto Cherem o scomunica maggiore, celebrato al Madison Square Garden il 6 settembre 1933. «Furono ritualmente accesi due ceri neri e si soffiò tre volte nello shofar [il corno di ariete], mentre il rabbino B.A. Mendelson pronunciava la formula di scomunica» contro la Germania. Samuel Untermeyer, membro del B’nai B’rith, ripeterà il 5 gennaio 1935 la dichiarazione di embargo totale contro le merci tedesche «a nome di tutti gli ebrei, framassoni e cristiani» (Jewish Daily Bulletin, New York,
6 gennaio 1935).


7) E’ la preghiera centrale dello Yom Kippur. Eccone la formula: «Di tutti i voti, le rinunce, i giuramenti, gli anatemi oppure promesse, ammende o delle espressioni attraverso cui facciamo voti, confermiamo, ci impegniamo o promettiamo di qui fino all’avvento del prossimo giorno dell’Espiazione, noi ci pentiamo, in modo che siano tutti sciolti, rimessi e condonati, nulli, senza validità e inesistenti. I nostri voti non sono voti, le nostre rinunce non sono rinunce, e i nostri giuramenti non sono giuramenti». Secondo il rabbino Jacob Taubes, con questa formula il popolo eletto si scioglie dalla comunità del resto del genere umano – dalle sue leggi, dalle sue lealtà alle istituzioni e allo Stato – per dedicarsi solo a Dio. In realtà, il Kol Nidre fonda l’antinomismo radicale della religione ebraica: il «popolo di Dio» non è tenuto ad obbedire ad alcuna norma.
Per Taubes, il popolo ebraico è dunque il popolo dissolutore, il contrario del «kathecon» (Ciò che trattiene l’Anticristo, in San Paolo, ossia il diritto naturale adottato da Roma) (Jacob Taubes, «La Teologia Politica di San Paolo», Adelphi, pagina 71).



Fonte: Estratto, da «Israele, USA, il terrorismo islamico» ,  Maurizio Blondet, EFFEDIEFFE, 2005, pagine 161-171.


Feb 15 2009

Dichiarazione del presidente algerino Houari Boumediene nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite

Category: Islam,Società e politica internazionalegiorgio @ 17:28

Proclama all’occidente  del presidente algerino Houari Boumediene nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

Quel giorno, se ancora non ce ne fossimo accorti, è arrivato.

Vi sentite davvero già pronti a lasciare la vostra terra  e andarvi a rinchiudere nelle riserve?

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Feb 15 2009

FRASI DI POLITICI, ED ALTRE IMPORTANTI PERSONALITÀ ISRAELIANE

David Ben Gurion, durante la guerra: «Se io sapessi che è possibile salvare tutti i figli (ebrei) di Germania trasferendoli in Inghilterra, e solo metà di loro trasferendoli nella terra di Israele, sceglierei la seconda possibilità; perchè di fronte a noi non abbiamo solo il numero di questi figli, ma il progetto storico del popolo di Israele»

(Shabtai Teveth, «Ben Gurion», 1988,).

«Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca dei terreni e il taglio di tutti i servizi sociali per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba»

(David Ben-Gurion, maggio 1948, to the General Staff. Da «Ben-Gurion, A Biography», di y Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978).

«Dobbiamo espellere gli arabi e prendere i loro posti»

(David Ben Gurion, 1937, «Ben Gurion and the Palestine Arabs» Shabtai Teveth, Oxford University Press, 1985).

«Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano»

(Golda Meir,dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969).

«Come possiamo restituire I territori occupati? Non c’è nessuno a cui restituirli»

( Golda Meir, marzo, 1969).

«…Uscimmo fuori, e Ben Gurion ci accompagnò sulla porta. Allon ripetè la sua domanda: cosa si deve fare con la popolazione palestinese? Ben Gurion scosse la mano con un gesto che diceva: cacciarli fuori».

(Yitzhak Rabin,è un passo censurato delle memorie di Rabin, rivelato dal New York Times, 23 ottobrer 1979)

«Saranno create, nel corso dei 10 o 20 anni prossimi, condizioni tali da attrarre la naturale e volontaria emigrazione dei rifugiati da Gaza e dalla Cisgiordania verso la Giordania. Per ottenere questo dobbiamo accordarci con re Hussein e non con Yasser Arafat».

(Yitzhak Rabin, citato da David Shipler sul New York Times, 04/04/1983)

«I palestinesi sono bestie con due zampe»

(Menachem Begin, primo ministro di Israele 1977-83, davanti alla Knesset, citato da Amnon Kapeliouk, “Begin and the Beasts”, New Statesman, June 25, 1982.)

«La partizione della Palestina è illegale. Non sarà mai riconosciuta… Gerusalenne fu e sarà per sempre la nostra capitale. Eretz Israel sarà restaurato per il popolo d’Israele; tutto e per sempre»

(Menachem Begin, il giorno dopo il voto all’Onu per la partizione della Palestina).

«I palestinesi saranno schiacciati come cavallette… le teste spaccate contro le rocce e i muri»

( Yitzhak Shamir, primo ministro in carica, in un discorso ai «coloni» ebraici, New York Times 1 aprile, 1988).

«Israele doveva sfruttare la repressione delle dimostrazioni in Cina (nei giorni di Tienanmen, ndr.) quando l’attenzione del mondo era concentrata su quel paese, per procedere alle espulsioni di massa degli arabi dei territori (occupati)»

(Benyamin Netanyahu, all’epoca vice-ministro degli esteri, già primo ministro, davanti agli studenti della t Bar Ilan University; citazione tratta dal giornale isrealiano Hotam, 24 novembre 1989).

«Se pensassimo che anzichè 200 morti palestinesi, 2 mila morti ponessero fine alla guerriglia in un colpo solo, useremmo molto più forza…»

(Ehud Barak, primo ministro, citato dalla Associated Press, 16 novembre 2000).

«Mi sarei arruolato in una organizzazione terroristica»:

(risposta di – Ehud Barak a Gideon Levy, il noto giornalista di Ha’aretz che gli aveva domandato cosa avrebbe fatto se fosse nato palestinese)

«Noi dichiariamo apertamente che gli arabi non hanno alcun diritto di abitare anche in un centimetro di Eretz Israel… Capiscono solo la forza. Noi useremo la forza senza limiti finchè i palestinesi non vengano strisciando a noi»

(Rafael Eitan, capo dello stato maggiore di Tsahal, citato da Gad Becker in «Yedioth Ahronot», 13 aprile 1983).

«E’ dovere dei leader israeliani spiegare all’opinione pubblica, con chiarezza e coraggio, alcuni fatti che col tempo sono stati dimenticati. Il primo è: non c’è sionismo, colonizzazione o stato ebraico senza l’espulsione degli arabi e la confisca delle loro terre»

(Ariel Sharon, allora ministro degli esteri, ad un discorso tenuto davanti ai militanti del partito di estrema destra Tsomet – Agence France Presse, 15 novembre 1998).

«Ciascuno deve darsi una mossa, correre e arraffare quante più alture possibile per espandere gli insediamenti (ebraici), perchè tutto ciò che prendiamo adesso rimarrà nostro… Tutto ciò che non arraffiamo andrà a loro»

(Ariel Sharon, stesso discorso di cui sopra).

«Israele ha il diritto di processare altri, ma nessuno ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato di Israele»

(Sharon, primo ministro, 25 marzo 2001, BBC Online).

«Quando avremo colonizzato il paese, tutto quello che agli arabi resterà da fare è darsi alla fuga come scarafaggi drogati in una bottiglia»

(Raphael Eitan, Capo di Stato Maggiore delle forze armate israeliane, “New York Times”, 14/4/1983).

«Noi possediamo varie centinaia di testate atomiche e missili, e siamo in grado di lanciarli in ogni direzione, magari anche su Roma. La maggior parte delle capitali europee sono bersagli per la nostra forza aerea»

(Febbraio 2003, Martin Van Creveld, docente di storia militare all’Università Ebraica di Gerusalemme)

«Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba. C’è bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante l’operazione non c’è bisogno di distinguere fra colpevoli e innocenti».

(1967, Ben Gurion, il “padre” di Israele)


Feb 01 2009

Barak Obama e la Freedom of Choise Act

Category: Società e politica internazionalegiorgio @ 09:59

 

 

Barak Obama ha speso per la festa di insediamento alla Casa Bianca, la bellezza di 170 milioni di dollari. Bush ne aveva spesi 42 e Clinton 33. Niente male per un presidente, a parole amico dei poveri. Ma la faccia d’angelo color caffelatte, non passerà alla storia come il presidente più spendaccione e vanitoso degli Stati Uniti d’America, ma per aver firmato il Freedom of Choise Act, la legge sull’aborto.

Essa permetterà a tutte le donne di abortire in ogni momento della gravidanza, in qualsiasi Stato e ad ogni età, anche al di sotto dei 18 anni. Questa legge permetterà inoltre l’aborto a nascita parziale: una tecnica abortiva praticata in età gestazionale avanzata (7/8 mesi di gravidanza) dalle modalità impressionanti. Il bambino viene fatto girare in modalità podalica (cioè posto nella condizione di uscire con le gambe anziché con la testa) ), si causano contrazioni espulsive e lo si estrae fino a che il corpo è completamente fuori.

Rimane nel ventre materno solo la testa, a questo punto si pratica un foro alla base del cranio, si inserisce una sorta di aspiratore, si aspira la materia cerebrale e si fa nascere una bambino morto. “Guardatevi dai falsi profeti lupi che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci” disse San Matteo. Parole profetiche più attuali che mai!


Fonte: srs di Gianni Toffali, da  Dagospia


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