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Mar 07 2021
GLI ZAIA IN VENETO DA 15 GENERAZIONI MA LE RADICI SI TROVANO IN CROAZIA
Luca Zaia
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La vicenda della famiglia del governatore diventa simbolo dei veneti contadini ed emigranti. Il cognome? Nei Balcani richiama lepri e cavalli
VILLORBA (Treviso) — Piccolo quiz agostano a cavallo tra le due sponde dell’Adriatico. Domanda multipla a risposta unica: in lingua slava significa «lepre»; nei dialetti dell’Istria designa una cesta di vimini; più giù nei Balcani, dove Croazia e Bosnia si toccano nell’entroterra di Spalato, indicava qualcuno che aveva a che fare con le mandrie dei cavalli (attenzione, questo è un indizio importante); secondo i turchi, che da quelle parti si sono trattenuti a lungo, vorrebbe dire «gente dal capello riccio»; in veneto non ha un significato proprio, ma tutti, vecchi e bambini in età prescolare compresi, hanno sentito quella parola di quattro lettere almeno una volta. Cos’è? Soluzione: la risposta giusta a tutte le domande è «zaia». Divenuta nel frattempo «Zaia» con la maiuscola, poiché nel tragitto dalle terre dalmate alla Sinistra Piave veneta, la parolina è diventata, consolidandosi in cognome, identificativa di una famiglia che – grosso modo tra Quattrocento e Cinquecento – aveva compiuto lo stesso percorso in direzione nordovest. Magari proprio per sottrarsi al pericolo turco.
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Gen 26 2021
OLOCAUSTO AFRICANO, DIMENTICATO DAGLI OCCIDENTALI.
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OLOCAUSTO AFRICANO, DIMENTICATO DAGLI OCCIDENTALI.
Il volto nascosto della schiavitù.
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Si chiama Maafa, è l’equivalente del termine Shoah, riferito all’Olocausto africano, detto anche Olocausto della schiavitù, o Black Holocaust. Deriva dallo swahili e significa “disastro, tragedia”. Si riferisce ai 500 anni di schiavitù, imperialismo, colonialismo, apartheid. Tutto il continente ne porta ancora le conseguenze, sia sociali che economiche.
Il colonialismo non è terminato, come sostengono i libri di scuola, con il ritiro degli eserciti occidentali dalle colonie. Bensì ha cambiato forma.
Il “colonialismo post-moderno” avviene mediante dei governanti locali che rispondono agli interessi stranieri e lobbistici, e non a quelli del proprio popolo e della propria terra. Regimi autoritari che mantengono il popolo nella miseria, reprimendo ogni forma di dissenso, anche la più pacata.
“Se noi europei non andavamo a saccheggiarli, oggi non sarebbero in condizioni di povertà”. “Li abbiamo colonizzati, schiavizzati, abbiamo depredato le risorse e ce ne siamo andati lasciandoli morire di fame“.
Concetti simili, tutti giusti nel merito, ma sbagliati in quanto riferiti ad una epoca coloniale che parrebbe appartenga al passato e terminata con il ritiro delle truppe.
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Nov 01 2020
I CAPELLI BIONDI NELLA GRECIA ANTICA
Apollo di Fidia. Particolare. Museo del Louvre, Parigi.
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E’ stato Reche a osservare che mai i Greci avrebbero adoprato la parola “arcobaleno” (iris) per designare l’iride della pupilla (come i Tedeschi: Regenbogenhaut = iride) se avessero avuto occhi scuri. Solo un popolo con occhi azzurri, o grigi, o verdi può chiamare l’occhio “arcobaleno”: il primo ceppo degli Elleni apparteneva perciò alla razza nordica.
Frequenti nelle fonti greche sono gli aggettivi xanthòs e xoutòs“biondo”, pyrrhòs “fulvo” e chrysoeidés “aureo”, riferiti ai capelli di uomini o Dei, aggettivi che corrispondono perfettamente al latino flavus, fulvus e auricomus. Diffuse anche espressioni come chrysokàrenos “testa bionda”, o chrysokóme “chioma d’oro”. Lo stesso progenitore degli Ioni e degli Achei sarebbe stato Xoutòs, “il biondo”, fratello di Doro e figlio di Elleno, mitico capostipite della stirpe greca. Che xanthòs significhi veramente “biondo” è rilevabile da Pindaro che chiama xanthos il leone, Bacchilide il colore del grano maturo (III, 56) mentre Platone nel Timeo (68 b) ci spiega che xanthòs(il giallo) si ottiene mescolando “lo splendente col rosso e col bianco” e Aristotele (Dei colori, I, I) afferma che il fuoco e il sole van detti xanthòs.
Che i bambini dei Germani ai Greci già snordizzati apparissero “canuti” non sorprenderà se si tiene presente quel biondo platino quasi bianco di cui sono spesso i capelli dei bambini di pura razza nordica. Il significato di xanthòs come “biondo” ci è dato da qualunque dizionario greco. Come è stato spesso notato, gli eroi e gli dei d’Omero sono biondi: Achille, modello dell’eroe acheo, è biondo come Sigfrido, biondi sono detti Menelao, Radamante, Briseide, Meleagro, Agamede, Ermione. Elena, per cui si combatte a Troia, è bionda, e bionda è Penelope nell’Odissea. Peisandro, commentando un passo dell’Iliade (IV, 147), descrive Menelao xanthokòmes, mégas én glaukòmmatos “biondo, alto e con gli occhi azzurri”.
Apr 22 2020
RISCHIO PANDEMIA PER I NAVAJO
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Covid-19 nella lingua Navajo si dice così: Dikos Ntsaaígíínáhást’éíts’áadah. Il termine è stato tradotto presto, perché la Nazione Navajo teme d’essere spazzata via dal virus. Da quando il 7 marzo sono stati segnalati i primi casi, i morti sono arrivati a 7 e i contagi a 214 nella riserva di 180mila persone che si estende su vasti deserti e altipiani coperti di pinete in Arizona, New Mexico e Utah.
La paura è legata al fatto che i servizi sanitari sono insufficienti, paragonati da professionisti che ci hanno lavorato a quelli dei Paesi più poveri del mondo. Uno su tre abitanti non ha l’acqua corrente, soprattutto nelle parti più remote della riserva, il che rende difficile lavarsi spesso le mani. I nativi americani, primi cittadini del continente, sono oggi gli ultimi. Cancro, diabete e problemi cardiaci sono superiori alla media nazionale. I leader della comunità hanno cominciato a diffondere bollettini radio a febbraio, da metà marzo vige lo stato di emergenza, con il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino, e sono stati chiusi i quattro casinò. Da settimane i Navajo chiedevano la chiusura ai turisti del parco nazionale del Grand Canyon, adiacente alle loro terre; sono stati ascoltati soltanto mercoledì scorso. Ma non sono ancora arrivati i fondi del pacchetto di aiuti approvato dal Congresso.
Nov 24 2019
QUADRO STATISTICO-ECONOMICO DEI VARI STATI D’ITALIA PREUNITARI DI ADRIANO BALBI

Nel 1830 uno studioso, Adriano Balbi preparò una tabella interessante.
“QUADRO STATISTICO-ECONOMICO DEI VARI STATI D’ITALIA PREUNITARIA”
REGNO LOMBARDO-VENETO:
Popolazione 4.930.000;
Esercito 5.000 (0,1%)
Rendita(in franchi) 122.000.000 (27,8 franchi a persona)
REGNO DI SARDEGNA:
Popolazione 3.800.000;
Esercito 23.000; (0,6%)
Rendita 60.000.000; (15,8 franchi a persona)
GRANDUCATO DI TOSCANA:
Popolazione 1.275.000;
Esercito 4.000; (0,3)
Rendita 17.000.000; ( 13,3 franchi a persona)
STATO PONTIFICIO:
Popolazione 2.590.000;
Esercito 6.000; (1,5%)
Rendita 30.000.000; ( 11,6 franchi a persona)
REGNO DELLE DUE SICILIE:
Popolazione 7,420.000;
Esercito 30.000; (04%)
Rendita:84.000.000. ( 11,3 franchi a persona)
Dopo arrivò il risorgimento, l’indebitamento, le tasse, e l’emigrazione, per sfuggire alla fame, alla pellagra, alla miseria nera.
Ott 17 2019
GLI USA NON SONO UNA DEMOCRAZIA, NON LO SONO MAI STATI
Gabriel Rockhill (*)
Una delle convinzioni più salde a proposito degli Stati Uniti è che si tratti di una democrazia. Ogni qualvolta questa affermazione viene timidamente posta in dubbio, è quasi solo per segnalare una qualche dannosa eccezione ai valori fondamentali o ai principi costitutivi statunitensi. Ad esempio, gli aspiranti critici lamentano frequentemente una « riduzione della democrazia » dovuta all’elezione di autocrati clowneschi, a misure draconiane adottate dallo Stato, alla scoperta di malversazioni o corruzioni, a interventi sanguinari all’estero o ad altre attività considerate eccezioni antidemocratiche. Lo stesso vale per coloro la cui critica consiste sempre nel contrapporre le azioni concrete del governo degli Stati Uniti ai suoi principi costitutivi, evidenziando una contraddizione tra le stesse e manifestando l’auspicio che possa comporsi.
Il problema, però, è che non vi è alcuna contraddizione o riduzione di democrazia, perché semplicemente gli Stati Uniti non sono mai stati una democrazia. E’ una realtà difficile da affrontare per molte persone, probabilmente più inclini a respingere tale affermazione come assurda piuttosto che prendersi il tempo di esaminare i dati storici e decidere a ragion veduta. Una reazione così sprezzante è dovuta in gran parte a quella che è stata forse la campagna di pubbliche relazioni di maggior successo della storia moderna. Quello che al contrario risulta evidente, quando la questione viene esaminata in modo sobrio e metodico, è che un paese fondato sull’élite, una dominazione coloniale basata sul potere della ricchezza – insomma una oligarchia coloniale plutocratica – è riuscita non solo a fregiarsi dell’etichetta « democratica » per vendersi alle masse, ma anche a far sì che i suoi cittadini, e molti altri, tanto socialmente e psicologicamente compresi nel loro mito nazionalista di origine, non siano disposti ad ascoltare argomenti lucidi e ben documentati.
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Ott 11 2019
SCHIAVA GRECA IN VENDITA NEL MERCATO ORIENTALE
Schiava greca in vendita nel mercato orientale , completamente nuda , su un tappeto.
Dipinto del pittore spagnolo José Jimenez Aranda 1897 .
L’insegna appesa al collo recita in greco , rosa (il fiore ) 18 anni in vendita per 800 monete
La ragazza gira la testa a terra per nascondere la sua vergogna , la postura delle mani e dei piedi suggerisce lo stesso, e gambe dei potenziali acquirenti sono visibili dietro il corpo nudo della ragazza .
Questo è stato il destino crudele di molte donne e bambine che sono state rapite da Saraceni e Ottomani (Turchi), furono i Greci ovunque in Asia Minore, Ponti, Medio Oriente ed Egitto.
Questo dipinto è uno dei più emblematici di José Jimenez Aranda .
Dedicato a chi pensa che l’Impero Ottomano fosse un paradiso del multiculturalismo, e credono che questi tempi siano finiti, perché il califfato dell’ISIS ha fatto lo stesso recentemente in Siria .
Mag 15 2019
I SELK’NAM. STERMINATI DAI COLONI EUROPEI. ECCO IL GENOCIDIO CHE OGGI È RICORDATO SOLO DA UNA MISERA STATUA
Verso la metà del XIX secolo i coloni europei si spinsero verso la così detta Terra del Fuoco, e si resero protagonisti di un genocidio di una intera tribù: I Selk’na
Verso la metà del XIX secolo i coloni europei si spinsero verso la così detta Terra del Fuoco, la porzione più a meridione del continente americano, costituito per la maggior parte da piccole isole. Il nome deriva dal fatto che avvicinandosi alle coste, gli esploratori furono accolti da alte colonne di fumoprovenienti dai fuochi accesi dalle popolazioni residenti.
Chi abitava questa terra ai confini del mondo? Qui vivevano antiche popolazioni, estranee ad ogni tipo di modernità e progresso. Tra queste c’erano i Selk’nam, una tribù che prima dell’arrivo degli europei, intorno al 1850, contava circa 3000 persone, ridotte a poco più di 100 nel 1930.
Cosa ha decimato questa remota popolazione? Ecco la verità che per decenni è rimasta sconosciuta al mondo.
I Selk’nam abitavano la regione della Patagonia e alcune isole della Terra del Fuoco. Sono una delle ultime tribù ad essere stata raggiunta dai colonizzatori europei
Apr 25 2019
GLI ITALIANI NON ESISTONO. SIAMO UN GRANDE MIX GENETICO. TRANNE I SARDI
La penisola dal punto di vista genetico è divisa da una linea che separa più Est da Ovest che Nord da Sud. L’unica che fa storia a sé è la Sardegna
di Luigi Ripamonti
La distribuzione genetica in Italia per linea paterna
Gli Italiani? Non esistono. «Si tratta solo di un’aggregazione di tipo geografico. Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle» spiega Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha creato una banca di campioni di Dna per tracciare la storia genetica degli Italiani, insieme a Donata Luiselli del Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna e collaboratori. Lo studio rientra in un progetto mondiale finanziato dalla National Geographic Society.
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Gen 12 2019
LA PACE? PER I PRIGIONIERI BASCHI, QUELLA DEI CIMITERI
by Gianni Sartoridel 11/01/2019
Chiamatela resa, chiamatela scelta consapevole, chiamatela come vi pare… ma dalla definitiva rinuncia alle armi di ETA non sembra sortire granché. O almeno per gli etarras prigionieri. Basta fare un confronto con quanto era avvenuto nel secolo scorso prima in Sudafrica e poi in Irlanda, dove almeno le porte delle celle si erano aperte e gli ex combattenti avevano potuto rientrare a casa loro.
Ma non in Spagna. Sarà la cultura cattolica dell’espiazione, sarà che lo Stato spagnolo è geneticamente fascista e vendicativo… non so. Resta il fatto che l’idea di lasciarli crepare dietro le sbarre (a guerra finita, ricordo) a Madrid pare non dispiacere.
In prigione il tempo passa lentamente, ma passa. E si invecchia.
Per questo le condizioni di salute dei prigionieri sono andate via via peggiorando. Al punto che molti di loro sono in pericolo di vita. Una percentuale, quella di chi è afflitto da malanni fisici o psichici, notevolmente aumentata negli ultimi anni. Con conseguenze immaginabili.
Senza retrocedere troppo nel tempo (i casi sarebbero decine), l’anno scorso nel carcere di Puerto si era suicidato Xabier Rey (rappresentante sindacale del LAB, sottoposto a tortura), mentre a Badajoz, in giugno, era morto Kepa del Hoyo (a causa di una precedente crisi cardiaca non adeguatamente diagnosticata né tantomeno curata).
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Dic 22 2017
IN MENO DI 30 ANNI L’EUROPA SARÀ ISLAMICA, I CRISTIANI SARANNO PERSEGUITATI
l’Arciprete Dmitri Smirnov
Il presidente della Commissione per le questioni familiari, e la tutela di maternità e infanzia della Chiesa Ortodossa, l’Arciprete Dmitri Smirnov, lancia l’allarme
L’Europa si ritroverà musulmana in soli tre decenni e i cristiani saranno cittadini di seconda classe, come accade oggi nel Vicino Oriente. Perseguitati dai nuovi arrivati vivranno la loro fede in segreto. E’ la previsione a tinte fosche ma realistiche fatta al canale televisivo russo Soyuz dall’alto prelato russo Dmitri Smirnov, nella quale ha avvertito che la civiltà cristiana ha molto poco tempo prima che la sua scomparsa sia irreversibile in Occidente. Ma Smirnov non si limita all’Occidente, lo stesso processo demografico, coglie con intelligenza, è in atto in Russia.
“C’è poco tempo alla morte di tutta la civiltà cristiana. Alcuni decenni, forse 30 anni, beh, forse in Russia durerà 50 anni, non di più”, ha detto a Soyuz TV.
Inoltre, secondo l’alto prelato ortodosso i cristiani saranno perseguitati e dispersi in tutta Europa e vivranno in segreto, raccogliendosi in piccoli gruppi. L’agenzia Interfax riferisce che Smirnov, ha detto Muhammad è oggi il nome più popolare dato ai neonati ‘inglesi’ in molte zone dell’Inghilterra.
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Dic 16 2017
E SE I TALEBANI FOSSERO ANCH’ESSI DEGLI EBREI?
Talebani
Il problema dell’umanità è che gli idioti sono strasicuri di loro stessi e le persone sensate piene di dubbi.”
(Bertrand Russell)
Dicendo “gli Ebrei” cosa si indica? Si tratta di un popolo, di una nazione, di una comunità, di una setta, di una nazionalità, di una religione, di una razza, di un’etnia, di un amalgama di tutto ciò sotto forma di casta, o di un’altra cosa ancora?
“Se esiste il popolo ebraico, non esiste altro popolo dello stesso tipo” notava Raymond Aron nelle sue Mémoires. (1) “Una scuola, un popolo, una religione o altro ancora” si interrogava Jean-Michel Salanskis (2)
Per la storia, La Stele di Meremptah (scoperta nel 1896) è il solo indizio della presenza degli Ebrei in Egitto. Questa stele di granito grigio, che misura 3,18 metri di altezza per 1,61 di larghezza e 31 centimetri di spessore, fu eretta da Amenophis III. Merenptah, tredicesimo figlio e successore di Ramses II, utilizzò il retro per farvi incidere un inno rivolto a se stesso, alla data del terzo giorno del terzo mese di chemou (l’estate) dell’anno 5 di Merenptah, per commemorare la sua vittoriosa campagna militare dell’anno 5 (1210 circa) in Libia e nella terra di Canaan.
La stele è particolarmente conosciuta per il fatto di contenere nella strofa conclusiva la prima supposta menzione di Israele (o piuttosto degli Israeliti) fuori dal contesto biblico, nonché la sola menzione di Israele conosciuta nei testi egiziani. La menzione di Israele si trova alla ventisettesima riga (la penultima), nell’elenco dei popoli di Canaan sconfitti da Merenptah. Non si tratta quindi di un riferimento ad uno Stato, né ad una città, ma piuttosto di un popolo cananeo che si tende ad identificare generalmente con i proto-Israeliti. Vediamo così che il racconto biblico della traversata del Mar Rosso non regge. (3)
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Lug 29 2017
A BRESCIA SPARISCE VIA CADORNA, AL SUO POSTO QUELLA DEDICATA DODDORE MELONI
di REDAZIONE
Si tratta di un gesto certo, ma estremamente simbolico anche se illegale.
Questa notte qualcuno ha apposto sopra la targa intitolata a Luigi Cadorna, nella omonima via a Brescia, una altra insegna con scritto Via Doddore Salvatore Meloni. Patriota sardo.
In pratica, al posto di un assassino si ricorda un assassinato dallo Stato.
Doddore Meloni indipendentista sardo scomparso 3 settimane fa, dopo un lungo sciopero della fame e della sete.
Perchè a Brescia?
Probabilmente, perchè proprio nella città della Leonessa Meloni era stato rinviato a giudizio insieme a oltre 40 persone per il processo “Tanko 2” ovvero per aver attentato all’’Unità d’ Italia.
Doddore Meloni è stato tumulato a Terralba, dove hanno partecipato decine di persone, provenienti da ogni parte della penisola.
Applausi, “Libertà” e “Indipendentzia” urlate tenendo alta la bandiere dei quattro Mori, quella di Malu Entu e anche quella col Leone di San Marco.
I funerali si sono svolti il 9 luglio scorso a Terralba (Oristano), dove viveva con la famiglia, nella Cattedrale di San Pietro gremita di gente arrivata un da tutta la Sardegna.
Fonte: da il miglioverde del 28 luglio 2017-07-28
Lug 22 2017
SIAMO TUTTI DODDORE. ONORE ALL’INDIPENDENTISTA SARDO
Onore eterno ad un indipendentista. Vero!
Doddore Meloni
Vedete, cari amici indipendentisti(almeno per chi lo è, non amico, ma indipendentista) è persino banale dire che “oggi siamo tutti Doddore Meloni“.
Lui, il più conosciuto e battagliero degli indipendentisti sardi, si è lasciato morire in carcere dopo 69 giorni di sciopero della fame e della sete. Ha voluto ripercorrere, fino all’estremo sacrificio, la strada indicata da Bobby Sands, eroe dell’indipendentismo nordirlandese che si lasciò morire in carcere in segno di protesta per il regime duro a cui venivano sottoposti i detenuti repubblicani.
Doddore Salvatore Meloni era stato messo in galera il 28 aprile scorso a seguito di una sommatoria di pene per reati fiscali (il nostro amico Leo Facco lo farebbe santo subito per quei reati finalizzati a fregare lo stato italico), e all’appuntamento si era presentato innalzando la bandiera dei Quattro Mori e portando sottobraccio la biografia di Bobby Sands. In un certo senso lui aveva già scelto il proprio destino. Sapeva che i reati fiscali per i quali era stato condannato erano più che altro un pretesto per fiaccare e mettere all’angolo un personaggio scomodo per le istituzioni italiche, soprattutto dopo che nel 2008 aveva proclamato la Repubblica indipendente di Malu Entu, non tanto per il gesto in se stesso, quando sul suo significato in prospettiva: il nucleo iniziale intorno al quale organizzare la battaglia verso l’indipendenza della Sardegna.
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