Mag 18 2014

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !

 

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di GIANNI SARTORI

 

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !
…dove, compatibilmente con le possibilità dell’autore, si cercherà di spiegare come la soi disant “croce celtica” sia stata adottata dalle formazioni di estrema destra in quanto simbolo dei collaborazionisti francesi (per cui sarebbe opportuno definirla d’ora in poi “croce cerchiata delle ss francesi”) dando nel contempo qualche indispensabile informazione sulla Resistenza del popolo francese all’occupazione nazista…

 

L’ambigua vicenda del “sidro Bobby Sands” messo in commercio un paio di anni fa da Casa Pound, non era certo il primo (e nemmeno, temo, l’ultimo) tentativo di appropriazione indebita della causa repubblicana irlandese.

 

Un libro pubblicato nel 2010 aveva fornito ad alcuni personaggi di destra l’occasione per strumentalizzare le lotte del popolo irlandese. Si trattava de “Il diario di Bobby Sands – storia di un ragazzo irlandese” (Castelvecchi ed.) di Silvia Calamati, Laurence McKeown e O’Hearn.

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Mag 15 2014

EIRE PER 1500 ANNI UNA NAZIONE

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Bogside (Derry): murale con i  dieci martiri dello sciopero della fame del 1981 (“Fianna  eireann” = guerriero d’Irlanda.)

 

 

by Gianni Sartori del 20/01/1987

 

La drammatica storia del popolo irlandese: l’esempio forse più macroscopico e clamoroso in Europa del persistere di una pervicace mentalità colonialista, fatta di occupazione militare, politica, culturale ed economica, nei confronti della nazione celtica che, dopo ottocento anni di tenace resistenza agli Inglesi, non si è ancora rassegnata a rinunciare alla propria libertà e alla propria unità.

 

L’Irlanda venne smembrata in due Stati distinti solo in epoca recente, nel 1920, dopo che era stata riconosciuta come unità per più di 1500 anni: non a caso viene considerata la prima nazione a nord delle Alpi che abbia prodotto un corpo completo di letteratura in lingua madre. La monarchia nazionale degli Alti Re (“Ard Ri”), provenienti in genere dall’Ulster, è precedente alla monarchia inglese.

 

L’inizio delle invasioni anglonormanne risale alla seconda metà del XII secolo (1169), ma, nonostante la proclamazione di Enrico II Plantageneto Re d’Irlanda, fino al 1600 gli invasori non riuscirono ad infrangere il sistema gaelico di organizzazione sociale (e la relativa legislazione) a causa della strenua e valorosa resistenza popolare. Questa resistenza, durata quindi circa 800 anni, non potè impedire però la conquista del Paese da parte dei Tudor, dopo che la guerra delle Due Rose aveva lasciato per un certo tempo l’Irlanda ai margini degli interessi inglesi. Enrico VIII si fece nominare a sua volta Re d’Irlanda (1541). Quale promotore della Riforma Anglicana contribuì, seppur involontariamente, al processo di identificazione tra cultura gaelica e cattolicesimo che, in questo periodo, porterà ad una disordinata e rovinosa gestione delle rivolte, promosse da preti e capi clan e soffocate da una repressione sempre più dura e intransigente.

 

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Mag 09 2014

MORZINE: DELIRIO SOCIALE E PEDAGOGIA MORALE

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La chiesa di Morzine in una fotografia degli inizi del secolo XX

 

 

by Cosetta Ceschia Donatella Cozzi

La strategia di ”civilizzazione” adottata dal Governo di Parigi nei confronti delle manifestazioni di “isterodemonopatie” verificatesi collettivamente in un paese della Savoia all’indomani dell’annessione alla Francia: negazione dell’esistenza di una cultura precedente, cancellazione dei simboli del passato, creazione di nuovi bisogni, paternalismo assistenziale. In questo modo lo Stato autoritario e centralista riuscì a infrangere ogni possibilità di resistenza culturale e politica. Un raffronto con l’analogo caso friulano di Verzegnis.

 

Rozzo e senza educazione come un Savoiardo”: questa era l’opinione condivisa dalle autorità francesi al momento dell’annessione della Savoia alla Francia, nel 1860, e dall’opinione pubblica, che non vedeva alcun vantaggio nell’accogliere nel territorio nazionale questi “seicentomila infelici”. È con questo pregiudizio che gli alienisti francesi incaricati dalle autorità centrali affrontano e tentano di risolvere l’epidemia di isterodemonopatie di Morzine. Questo caso anticipa, per molti aspetti, quello analogo di Verzegnis (1878-1879) di cui ci siamo già occupate1. Anche qui si tratta di manifestazioni collettive che colpiscono un’intera comunità, impressionandola con la loro singolarità: crisi convulsive si succedono ad atteggiamenti estatici, il ripudio del sacro si alterna ai comportamenti bizzarri.

 

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Mag 03 2014

LE LINGUE PARLATE ALL’INTERNO DELLO STATO ITALIANO. PROPOSTE PER UNA POLITICA CHE VADA VERSO UN PLURI- LINGUISMO INTEGRALE

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 Una lingua è un dialetto con alle spalle un esercito e una flotta

 

 

Dr. Roberto Bolognesi – Università di Groningen (Paesi Bassi) Matteo Incerti – Giornalista pubblicista

INTRODUZIONE:

 

Nelle proposte che qui presentiamo, ci siamo prefissi l’obiettivo di indicare, in base a criteri il più possibile tecnici, le lingue minoritarie presenti nel territorio dello Stato italiano.

 

Comunque, rispetto al problema della distinzione fra lingue e dialetti, è importante precisare da subito che una simile distinzione è, oltre certi limiti, tecnicamente impossibile, oltreché politicamente pretestuosa. Citiamo in proposito le parole di Guido Barbina: “Tralasciamo, perchè puramente accademico e a volte fuorviante il pretestuoso problema della differenziazione fra lingua e dialetto: una simile distinzione, peraltro impossibile, non ci porterebbe certamente a chiarire il problema di una corretta classificazione dei casi di difformità linguistica italiani”.

 

Al contrario del convincimento diffuso fra i profani, quando un linguista parla del “dialetto X della lingua Y”, non sta descrivendo un rapporto fra due entità linguistiche collegate gerarchicamente, ma sta solo cercando di risparmiare le molte parole che gli occorrerebbero per ripetere che si sta riferendo ad un certo sistema linguistico X, il quale per comodità si può indicare come varietà socialmente e/o geograficamente delimitata di una famiglia di idiomi sufficientemente omogenea da poter essere indicata, sempre per comodità, come lingua Y.

 

Da un punto di vista strettamente tecnico, in effetti, il dialetto X si può altrettanto giustificatamente definire come lingua in quanto sufficientemente definito e circoscritto, mentre la lingua Y andrebbe più giustamente definita come famiglia di dialetti Y.

 

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Mag 03 2014

L’ONU RICONOSCE LA LINGUA VENETA

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L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dato un primo importante riconoscimento internazionale alla lingua veneta.

 

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Mappa delle varianti della lingua veneta nel Veneto e l’Istria (Fonti :  http://www.linguaveneta.it)

 

E’ stata infatti inserita sul sito internet dell’Onu la versione in veneto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Nella pagina illustrativa di questa nuova versione si afferma che il veneto è parlato da 2 milioni e 180mila persone in Italia e complessivamente nel mondo da 6 milioni e 230mila individui.
Vengono anche indicati i territori dove questa lingua è maggiormente usata. Si parla della Venezia Euganea, ma anche del Trentino, del Friuli orientale, di Trieste e della provincia di Gorizia, poi si citano Slovenia, Croazia e Brasile come Paesi dove esistono significative presenze di persone che si esprimono in veneto.
L’inserimento della versione veneta della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo rappresenta un importante tassello nello sforzo del Governo Nasionae Veneto, presieduto da Gabriele de Pieri, di ottenere per il Popolo Veneto una rappresentanza ufficiale all’Onu.

 

Il sito dell’Alto Commissario nel quale si può consultare il Pdf con la traduzione in veneto del documento Onu è il seguente:

 

http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=vec

 

 

Fonte: visto su 24 TREVISO del 2 maggio 2014-04-28

Link: http://treviso24.tv/news/clamoroso-lonu-riconosce-la-lingua-veneta/

 

 

 

 


Apr 29 2014

FESTA DEI VENETI: CRONACA DI UNA FESTA SPIATA

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Primi insidias icore – (“Per primi scopriamo le insidie” motto della DIGOS, la polizia politica italiana)

 

Quando ad un popolo appartengono uomini e donne disposti a provare l’umiliazione del carcere pur di difendere le proprie idee quel popolo ha già vinto. Venerdì 25 aprile 2014 in piazza San Marco erano presenti anche questi uomini e queste donne ed intorno a loro vi era un popolo che nonostante le intimidazioni da parte di chi si professa servitore dello stato ma che di fatto sta servendo lo “status quo” di chi ci ha già rubato il futuro e non contento vuole mortificare la nostra dignità.

Queste intimidazioni sono cominciate prima dei festeggiamenti alimentando lo spauracchio con la dichiarazione della presenza di oltre 100 agenti in tenuta antisommossa, e  sono continuate dopo la festa fornendo fantomatiche dichiarazioni di valutazione di reato per aver portato la bandiera di San Marco in Piazza San Marco nei confronti di qualche migliaio di Veneti che con i loro figli hanno rivendicato pubblicamente la propria identità, senza bisogno di mettersi caschi neri bardature protezioni o scudi di plexiglass come fanno di solito dei civilissimi italiani quando manifestano nella loro capitale….non una carta di caramella era rimasta per terra dopo il passaggio di questi “barbari veneti”!

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Apr 24 2014

ARMENIA, 24 APRILE: ANNIVERSARIO DI UN GENOCIDIO DIMENTICATO

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Immagine tratta da “Ravished Armenia” (tr. Armenia violentata) un film americano del 1919 in gran parte andato perduto,  è   il primo film che ricostruisce la tragedia del popolo armeno

 

 

Intervista a Baykar Sivazliyan, docente universitario, esperto di Storia e letterature dell’area mediorientale e scrittore armeno.

 

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Baykar Sivazliyan

 

 

di GIANNI SARTORI

 

Iniziamo con qualche notizia biografica. In quali circostanze la sua famiglia è arrivata a Venezia?

 

Sono nato in una famiglia di sopravvissuti al Primo Genocidio del Ventesimo secolo.

I miei nonni venivano da parte di mio padre dalla città di Sivas e quelli di mia madre dalla città di Erzurum, entrambi situati in Anatolia, nell’Armenia Occidentale con una forte presenza armena di cittadinanza ottomana, annientata durante il Genocidio perpetrato dal governo Ottomano dei Giovani Turchi fra gli anni 1915-21. Attualmente in tutte due le città non esistono più armeni, come in tutta l’area circostante dell’Armenia Storica.

Successivamente, dopo il Pogrom del 1956 contro i greci e il golpe militare del 1960, le minoranze in Turchia non avevano più un futuro garantito. Nel 1966 i miei genitori mi hanno mandato, da solo, avevo 12 anni, a Venezia dove allora esisteva ancora un Collegio Armeno e dove ho finito le medie e il liceo. In seguito ho frequentato l’Università Cà Foscari. Subito dopo la laurea ho iniziato ad insegnare, prima nel Liceo Armeno e di seguito presso l’Università Statale di Milano, la lingua armena. Fra gli anni 1999-2005 ho avuto anche un incarico di insegnamento di Lingua e Letteratura Turca presso l’Università di Lecce, in quanto sono specializzato sia nella Storia Medio Orientale che in Lingua e Letteratura Turca.

 

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Dic 11 2013

NAKBA: DI CATASTROFI NE ACCADONO QUOTIDIANAMENTE.

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MARCO VARASIO

 

Perchè sappiamo che Palestina non indica una remota ragione dall’altra parte del mondo, ma semplicemente un paese sull’altra sponda del Mar Mediterraneo.

 

Perchè sappiamo quale sia il dramma delle donne palestinesi incinte forzate a partorire ai checkpoint israeliani.

 

Perchè sappiamo che la colonie israeliane sono costruite su terra rubata ai palestinesi.

 

Perchè sappiamo cogliere la poesia e la storia che si cela dietro una chiave tramandata da padre in figlio, per generazioni.

 

Perchè sappiamo che un olivo che viene bruciato, o una casa che viene giornalmente demolita, è un pezzo di dignità che viene calpestato.

 

Perchè sappiamo che la striscia di Gaza è la più grande prigione a cielo aperto mai esistita.

 

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Ott 10 2013

DISFARE L’ITALIA

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L’Italia non va salvata dalla crisi, ma da se stessa: l’Italia va disfatta. Disfare l’Italia significa due cose: secessione e autogoverno delle comunità, drastica riduzione dei poteri e degli ambiti del governo ad ogni livello.

 

Il diritto alla secessione è un diritto naturale, perché scaturisce dal diritto a disporre liberamente della propria persona. Il diritto alla secessione ha la medesima origine e la stessa sacralità del diritto all’autogoverno. Se posso decidere chi mi governa, devo anche poter decidere che cosa mi governa. Ne consegue che ogni comunità – dal singolo nucleo familiare a intere regioni del Paese – ha il diritto, in ogni momento, di secedere dal corpo politico di cui fa parte (senza peraltro averlo mai scelto né deciso) per autogovernarsi come meglio crede. Quando una Costituzione nega un diritto naturale, è da considerarsi nulla e illegittima, e come tale decaduta. Ne consegue che il diritto naturale alla secessione e all’autogoverno è anche un diritto costituzionale, indipendentemente da ciò che la Costituzione attuale contiene.

 

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Ott 10 2013

GLI STATI NON SONO ETERNI. AVANTI COL SOGNO DI ARPITANIA

Category: Autonomie Indipendenze,Popoli e nazionigiorgio @ 00:02

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di  HENRIET JOSEPH*

 

L’idea di Arpitania nacque nei primi anni del ‘70. Non mi ero mai occupato di politica, o meglio di partitica nella mia adolescenza.  Nel 1969 andai ad insegnare in Svizzera, nel Giura bernese.  In quel periodo il Giura  lottava per distaccarsi da Berna, Cantone tedesco,  e formare un nuovo Cantone indipendente per poter meglio difendere l’appartenenza alla  francofonia. Paragonai il comportamento dei nostri politici  con quello dei giurassiani; i nostri  si proclamavano anti-italiani, ma anti-italiani lo erano solo  a parole.  In pratica, accettando e rispettando la giurisdizione italiana, si comportavano come  dei collaborazionisti con il nemico che dicevano di voler combattere.  Con tale strategia, non sarebbero mai giunti a difendere il nostro particolarismo e  col tempo saremmo stati completamente italianizzati. Maturai l’idea che anche in Valle d’Aosta, se si voleva veramente ed efficacemente difendere  la propria identità, si sarebbe  dovuto intraprendere una politica secessionista,  di distacco da Roma.

 

Tornato dunque dalla Svizzera, radunai alcuni amici ed esposi  loro le mie idee, il mio nascente progetto politico.

 

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Set 28 2013

RUSSIA – PUTIN: DIFENDERE L’IDENTITÀ NAZIONALE, BASATA SUI VALORI RELIGIOSI

 

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Il capo di Stato russo interviene al forum Valdai Club, dedicato all’identità russa, e punta tutto su fede e morale ‘tradizionale’ contro il politically correct occidentale: “Le minoranze vanno rispettate ma i diritti della maggioranza non vanno messi in discussione”.

 

Mosca (AsiaNews/Agenzie) – La gente “perderà la propria dignità umana senza i valori del cristianesimo e delle altre religioni del mondo, senza quei parametri morali che hanno impiegato millenni per essere definiti“. A parlare è il presidente russo Vladimir Putin, intervenuto il 19 settembre alla sessione di chiusura del Valdai Club, il forum internazionale organizzato dall’agenzia Ria Novosti e che porta a confronto politici, analisti russi e società civile dalla Russia e dall’estero. L’edizione di quest’anno, la decima, era dedicata alla ricerca dell’identità russa.

 

Crediamo che sia naturale e appropriato difendere quei valori – ha detto il capo del Cremlino – ogni minoranza merita rispetto per la sua identità distintiva, ma i diritti della maggioranza non devono essere mesi in discussione“. Putin, che da sempre ha puntato sul ruolo della Chiesa ortodossa russa e sui “valori tradizionali” per cementare l’immenso e multietnico Paese intorno a un’idea comune di patria, è stato ben attento a distribuire ugual peso a tutte le comunità e confessioni. A suo dire, la Russia non potrà andare avanti senza un’autodeterminazione nazionale e culturale, perché in questo caso non sarebbe in grado rispondere alle sfide interne ed esterne.

 

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Set 27 2013

LA STORIA DI MOHAMMED, UN BIMBO PALESTINESE SENZA ARTI CURATO DAGLI ISRAELIANI, SOLIDARIETÀ SEMPRE!

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Un bambino palestinese, nato con una rara malattia, ha subito l’amputazione delle braccia e dei piedi ed è stato abbandonato dai suoi genitori che si vergognavano della sua disabilità. Ora vive in un ospedale israeliano accudito da suo nonno. La storia del piccolo,  Mohammed al-Farra è quella di un bambino palestinese che oggi ha tre anni e mezzo e che è costretto a vivere con persone diverse dai suoi genitori. Perché i suoi genitori lo hanno abbandonato.

 

La storia del bambino palestinese, appresa da fanpage.it, e uno spaccato di vita, purtroppo come tanti  che si riscontra anche nei paesi occidentali. L’hanno lasciato in quanto si vergognavano della sua disabilità: Mohammed è nato a Gaza con una rara malattia genetica e ha subito l’amputazione delle braccia al livello del gomito e dei piedi. I medici ritengono che la sua malattia sia stata causata dalla reiterata pratica dei matrimoni tra consanguinei nella sua famiglia. Subito dopo la nascita il piccolo fu portato in ospedale per cure urgenti: “Durante le cure sua madre lo ha abbandonato perché il padre, provando vergogna per la disabilità, l’aveva minacciata di prendere una seconda moglie se non avesse lasciato il figlio e non fosse tornata a casa”. Parole, quest’ultime, pronunciate dal nonno del bambino che oggi si prende cura di lui in un ospedale israeliano.

 

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Ago 24 2013

SHLOMO SAND: COME FU INVENTATO IL POPOLO EBRAICO

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(fonte: Miguel Urbano Rodriguez)

 

Shlomo Sand fu oggetto di una valanga di insulti in Israele quando pubblicò il libro dal titolo “Come fu inventato il Popolo ebraico”.

 

Il testo smonta miti biblici che costituiscono la base dello Stato sionista di Israele.

Professore di Storia Contemporanea all’Università di Tel Aviv, Shlomo Sand nega che gli ebrei siano un popolo con un’origine comune e sostiene che fu una specifica cultura e non la discendenza da una comunità arcaica unita da legami di sangue lo strumento principale del fermento protonazionale.

A suo avviso, lo “Stato ebraico di Israele” lungi dall’essere la concretizzazione del sogno nazionale di una comunità etnica con più di 4000 anni, fu invece reso possibile da una falsificazione della storia stimolata, nel XIX secolo, da intellettuali come Theodor Herzl.

Mentre accademici israeliti insistono nel sostenere che gli ebrei sono un popolo con uno specifico DNA, Sand, fondandosi su una documentazione esaustiva, ridicolizza questa tesi senza alcun fondamento scientifico.

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Ago 08 2013

SARDEGNA – LO STATO ITALIANO IMPONE DI TOGLIERE I CARTELLI IN SARDO

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STOP AI CARTELLI IN SARDO ALL’INIZIO E ALLA FINE DEL CENTRO ABITATO. LA DIRETTIVA ARRIVA DALLO STATO

Con una circolare del Ministero i Comuni sardi sono invitati ad adeguarsi alle disposizioni statali.

 

“La circolare con la quale lo Stato invita i Comuni sardi a togliere i cartelli in sardo all’inizio e alla fine centro abitato è l’ennesimo atto di arroganza e ignoranza che va respinto al mittente senza un attimo di esitazione. Ad una circolare di questa natura bisogna rispondere facendo l’esatto contrario, indicando all’ingresso di ogni comune anche il nome in sardo del paese, con la stessa evidenza di quello in italiano. Non è tollerabile che una pseudo direzione Generale della Sicurezza stradale anziché occuparsi dei pericoli delle strade sarde non trovi di meglio che esercitarsi in un volgare quanto fuori luogo parere con il quale dichiara illegittimi i cartelli stradali con la scritta in lingua sarda”.

 

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Giu 07 2013

LA VIA EUROPEA AL TOTALITARISMO NATURALE

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I popoli dell’Occidente stanno accettando pacificamente e senza pubblico dibattito la soppressione graduale dei principi ritenuti fondamentali per il diritto e la legittimità, come fino a pochi anni fa erano intesi.

 

Se, negli anni ’80, avessimo proposto di trasferire le leve macroeconomiche monetarie a una banca internazionale totalmente autonoma e irresponsabile, saremmo stati presi per matti; e se avessimo proposto una forza militare internazionale per reprimere le proteste sociali dovute a una grave depressione economica, saremmo stati isolati e accusati di nazismo.

 

La finanziarizzazione dell’economia ha sottoposto alla guida di interessi speculativi di cerchie ristrette la produzione di beni e servizi per la collettività, la distribuzione delle risorse, i livelli e le condizioni occupazionali, la facoltà di concentrare i redditi, regolare moneta e credito, demolire lo stato sociale e redistributivo, far competere i lavoratori dei paesi avanzati con quelli pagati un ventesimo e senza diritti sindacali.

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