Giu 18 2012

MOLDAVIA: GIORNO DI PROTESTA PER “LA NOSTRA LINGUA ROMENA”

Category: Popoli e nazionigiorgio @ 00:13

La Moldavia è uno dei pochi Stati del mondo che festeggia il Language Day, occasione di solito celebrata da nazioni che hanno lottato e lottano per il diritto di parlare la propria lingua nativa.

Ventitre anni fa, il 31 agosto 1989, mentre faceva ancora parte dell’Unione Sovietica, dopo aspre discussioni, la Moldavia ha adottato la lingua romena come lingua ufficiale ed è tornata ai caratteri latini. Durante il periodo sovietico, il Paese ha dovuto usare per quasi 50 anni l’alfabeto cirillico [it] e l’Unione Sovietica ha continuamente propagandato la dottrina dell’esistenza della lingua moldava [it] come una entità distinta dalla lingua romena.

Vent’anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, in Moldavia si discute ancora della lingua ufficiale, mentre la Costituzione la chiama lingua moldava, nel sistema educativo si insegna il romeno e le minoranze etniche insistono sul riconoscimento formale del russo come seconda lingua ufficiale.

In preparazione della celebrazione dell’ultimo Our Romanian Language Day, i netizen moldavi hanno organizzato via Facebook [ro, come i link successivi eccetto ove diversamente indicato] una protesta perché le autorità sostituiscano la frase “lingua moldava”  con “lingua romena” all’interno del contestato 13° articolo della Costituzione moldava.

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Mag 17 2012

LA LISTA NERA ANTISEMITA È SOLO UNA BUFALA VERA

Category: Cronaca e notizie,Popoli e nazionigiorgio @ 07:05

Oh, bene! L’ordine naturale delle cose si ristabilisce, a quanto pare. E dopo tanto rumore ecco puntualissimo il nulla.
Ovvero l’inesistenza di liste di proscrizione antisemite on oline,  sapete, quel lungo elenco di docenti universitari ebrei e non solo che ha riempito gli spazi mediatici nelle ultime settimane. Elenco che, come ormai da tempo sanno tutti coloro che hanno una qualche dimestichezza con internet (quale instrumentum diaboli!), era già apparso a pagamento sul rispettabilissimo “Corriere della Sera” il 14 maggio 2005:

 

APPELLO DEGLI ACCADEMICI CONTRO L’ANTISEMITISMO


(Corriere della Sera del 14 maggio 2005 p. 6)

 

Denunciamo il grave episodio di boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane, promosso da un’associazione accademica britannica, l’ultimo di una serie di episodi intolleranza in diversi atenei europei: l’espulsione di un collega da una rivista scientifica britannica solo perché israeliano, la richiesta di congelare gli accordi di cooperazione scientifica con gli atenei israeliani votata dal Consiglio di amministrazione di Parigi VI nel 2002, gli episodi di intolleranza verificatisi di recente in Italia. Esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi respinti solo per il fatto di essere israeliani. Facciamo appello alla comunità scientifica perché respinga ogni forma di antisemitismo vecchio e nuovo.

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Dic 07 2009

I 10 Comandamenti degli Indiani d’America

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 11:38

idiani america

I nativi indiani d’America, prima dello sterminio fisico e culturale, dei migranti dell’ultimo millennio, sono stati forse uno dei popoli più saggi, mai evoluti sulla terra,  e questo, grazie proprio alla loro comunione  con la natura. Questo ha dato loro la saggezza e l’umiltà per scoprire le regole di giusto comportamento senza le quali non possiamo vivere una vita in armoniosa sulla terra. Quindi non leggi imposte dall’esterno, ma da una  profonda autoregolamentazione imprescindibile per vivere:

.

I dieci Comandamenti degli Indiani d’America

.

La Terra è la nostra Madre, abbi cura di Lei.

Onora e rispetta tutti i tuoi parenti.

Apri il tuo cuore ed il tuo Spirito al Grande Spirito.

Tutta la vita è sacra, tratta tutti gli esseri con rispetto.

Prendi dalla Terra solo ciò che è necessario e niente di più.

Fai ciò che bisogna fare per il bene di tutti.

Ringrazia costantemente il Grande Spirito per ogni giorno nuovo.

Devi dire sempre la verità, ma soltanto per il bene degli altri.

Segui i ritmi della natura, alzati e ritirati con il sole.

Gioisci nel viaggio della vita senza lasciare orme.


Mag 25 2009

Discorso di Capriolo Zoppo Capo Aealth Il Manifesto dei Diritti della Terra

Category: Popoli e nazionigiorgio @ 09:08

 

 

Lettera scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Pirce.  

 

Gli indiani d’America, vivevano riuniti in tribù lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all’uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d’ America sono circa 500 mila.

 

Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.

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Apr 28 2009

Rallenta il ritmo della mia vita, Signore

Category: Pensieri e parole,Popoli e nazionigiorgio @ 09:10

Rallenta il ritmo della mia vita, Signore

Calma il battito del mio cuore
acquietando la mia vita.


Rallenta il mio passo frettoloso
con una visione delle eterne distese del tempo.


Dammi in mezzo alla confusione
la calma stabilità della montagna millenaria.


Spezza la tensione dei miei muscoli
con la serena musica del canto degli uccelli.


Aiutami a conoscere
il magico potere del sonno.


Insegnami l’arte di prendermi
brevi momenti di pausa,
di rallentare il mio ritmo per osservare un fiore,
accarezzare un animale,
leggere un buon libro.


Ricordami ogni giorno
la favola della lepre e della tartaruga
perchè possa imparare
che nelle corse non sempre vince chi va più veloce
e che nella vita si può fare qualche cosa
di meglio che aumentare la propria velocità.


Fà che io alzi lo sguardo alla grande quercia
e sappia che essa è diventata grande e forte
perchè è cresciuta lentamente e bene.


Rallenta il ritmo della mia vita, o Signore,
e ispirami ad affondare le mie radici
affinché io possa innalzarmi
verso le stelle del mio più grande destino.

 

Preghiera Sioux

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Mar 16 2009

Dalai Lama: La Cina non ha l’autorità morale per essere una superpotenza

Il leader tibetano guadagna il sostegno del parlamento europeo per l’autonomia (e non l’indipendenza) del Tibet. In Polonia il Dalai Lama incontrerà Sarkozy. In Cina si vuole boicottare i prodotti francesi, ma il ministero degli esteri chiede ai nazionalisti cinesi un atteggiamento “calmo e razionale”.

Bruxelles (AsiaNews/Agenzie) – La Cina manca di autorità morale per essere una vera superpotenza: lo ha detto il Dalai Lama davanti all’assemblea del parlamento europeo, radunato ieri a Bruxelles. Il leader tibetano ha affermato che Pechino meriterebbe essere una superpotenza, date le dimensioni della sua popolazione, la sua forza militare ed economica, ma “un fattore importante è l’autorità morale e questa è ciò che manca”.

Il Dalai Lama ha citato “il livello poverissimo di rispetto per i diritti umani, la libertà religiosa, la libertà di espressione e la libertà di stampa” e ha aggiunto che a causa della “troppa censura… l’immagine della Cina nel campo dell’autorità morale è povera, molto povera”.

Secondo il Premio Nobel, questa autorità morale andrebbe espressa affrontando i problemi del Tibet, dello Xinjiang, di Hong Kong e di Taiwan.

L’arrivo del Dalai Lama al parlamento europeo è stato accolto da applausi; alcuni parlamentari hanno perfino sventolato la bandiera tibetana.

Hans-Gert Pöttering, presidente del parlamento, ha assicurato che l’Europa continuerà “a difendere i diritti del popolo tibetano alla propria cultura e alla propria religione”.

“Se cessiamo di batterci per questi principi – ha detto – rinunciamo a noi stessi”. Egli ha quindi domandato alle autorità cinesi di “dare prova” di impegno reale nei dialoghi con i tibetani, giungendo a dei risultati.

Dopo la repressione a Lhasa nel marzo scorso, il presidente francese Sarkozy – oggi presidente di turno dell’Unione Europea – aveva minacciato il boicottaggio delle cerimonie olimpiche se Pechino non avesse ripreso i dialoghi col governo tibetano in esilio, fermi da anni. Prime delle Olimpiadi la Cina ha ripreso i colloqui, ma essi sono infruttuosi perché la Cina continua ad accusare il Dalai Lama di voler dividere “la nazione cinese”.

Il Dalai Lama ha ripetuto davanti ai parlamentari Ue che egli non vuole l’indipendenza del Tibet, ma solo un’autonomia che salvi il Tibet dal “genocidio culturale” a cui è sottoposto dall’occupazione cinese.

Il leader tibetano è atteso oggi a Gdansk, in Polonia, per celebrare insieme ad altri Premi Nobel i 25 anni del Nobel per la Pace a Lech Walesa. Nell’occasione incontrerà anche il presidente Sarkozy.

L’aperto appoggio alla causa tibetana – come anche il premio Sakharov assegnato al dissidente democratico Hu Jia – rivelano un cambiamento di tono dell’Ue nei confronti di Pechino. A causa di ciò, la Cina ha minacciato ritorsioni economiche, ma un rappresentante francese ha sminuito le minacce, sottolineando che “i cinesi hanno bisogno degli investimenti occidentali”, soprattutto in questo periodo di crisi economica.

In Cina la decisione di Sarkozy di incontrare il Dalai Lama ha provocato molte critiche contro la Francia sui blog nazionalisti, che domandano il boicottaggio dei prodotti francesi. Liu Jianchao, portavoce del ministero cinese degli esteri, pur manifestando “insoddisfazione” per la posizione europea e francese, ha chiesto al pubblico cinese di agire in modo “calmo e razionale”.

Fonte:asianews.it – 05/dicembre/2008


Feb 23 2009

Quelle lingue in pericolo

L’organo mondiale sbugiarda le norme molto piu’ generiche dello stato italiano

Qui c’è tutto quello che lo Stato italiano nega, smentisce, tiene accuratamente nascosto. E che spesso, in molte prese di posizione pubbliche e sui mezzi di comuni cazione, viene ancora oggi sottovalutato, svilito quando non apertamente irriso. Piemontese, Ligure, Lombardo, Veneto, Emiliano-romagnolo, Gallpitalico siciliano, Napoletano-calabrese, Siciliano sono vere e proprie lingue in pericolo.

A ribadirlo ènienemeno che l’Unesco, nella nuova edizione dell’Atlante on line delle lingue in pericolo, pubblicato venerdì scorso in occasione della Giornata internazionale della lingua madre, celebrata ieri in tutto il.mondo.

Nell’ Atlante  un’opera interattiva e aperta a nuovi contributi, vengono censite – con tanto di classificazione del livello di rischio corso – almeno 2.500 lingue per le quali si avvicina la scomparsa in tutto il Pianeta.

Una vera e coraggiosa denuncia della sofferenza vissuta dalla nostra biodiversità culturale, messa sempre più in pericolo da quella globalizzazione i cui effetti perversi in economia stiamo in questo periodo conoscendo tutti a nostre spese. Collegandosi al sito internet dell’Unesco è così possibile conoscere, Stato per Stato, con tanto di collegamento alla cartina interattiva di Google, la situazione delle lingue a rischio di tutto il mondo.

La “sorpresa”- ma fino ad un certo punto – che riguarda da vicino i popoli che vivono nello Stato italiano è proprio quella dell’enorme disparità tra l’elenco di lingue a rischio riconosciuto dall’Unesco e l’elenco delle lingue riconosciute da Roma, riportate nello specchietto qui sotto.

Una precisazione: in alcuni casi  l’Unesco considera a sé ” diverse varianti di una” stessa lingua considerata invece Unitaria dalla lista della legge italiana.

Per esempio, la Lingua sarda (riconosciuta dallo Stato di fatto come unitaria) viene considerata divisa nelle sue tre componenti tipologiche, oltre naturalmente  all’algherese, comunque tutelato a parte nella 482 come “catalano”.

Le “piccole” minoranze nella legge italiana comunque ci sono, ma è tutto il resto che manca.

L’Italia non tutela il Piemontese, il Veneto, il Lombardo (lo fanno – con diverse profondità di intervento – le rispettive Regioni), e molti altri idiomi locali e regionali che invece, per l’Unesco, sarebbero da salvaguardare

Un brutto colpo per chi, ancora oggi, auspica la cancellazione delle identità linguistiche in base ad una non meglio specificata  ideologia della “cittadinanza_mondiale”, e a questo punto smentita  proprio dalle stesse Nazioni unite.

La lezione che arriva dall’Unesco, e dalla Giornata della Lingua madre appena conclusa è proprio questa: c’è da riflettere e continuare con rinnovato vigore la lotta per il rilancio verso le nuove generazioni di questi veri e propri patrimoni dell’umanità che rischiamo di veder scomparire nel giro di brevissimo tempo. .

UNESCO: LE LINGUE IN PERICOLO DI ESTINZIONE IN ITALIA.

Toitschu, Croato del Molise, Griko del Salento, Griko della Calabria e Gardiol, Occitano, Franco- provenzale, Piemontese, Ligure, Lombardo, Mocheno, Cimbro, Ladino, Sloveno, Friulano, Emiliano-romagnolo, Faetano, Arbereshe, Albanese, Gallo-siciliano, Campidanese, Logudorese, Catalano-algherese, Sassarese e Gallurese, Corso, Walser-Germanico, Veneto, Napoletano-calabrese, Sicilano.

PER LO STATO ITALIANO

legge  482/99 Art. 2

In attuazione dell’articolo 6  della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura. delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e, croate e di quelle parlanti il francese, il francoprovenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo.

Fonta: srs di GIOVANNI POLLI, da la Padania del 22,02,2009


Feb 22 2009

Biodiversità umana: tutte le lingue in pericolo nell´Atlante Unesco.

LIVORNO. L´Unesco ha lanciato a Parigi la versione internet del suo nuovo Atlante delle lingue in pericolo nel mondo. Questo strumento interattivo propone dati aggiornati su circa 2.500 lingue in pericolo nel nostro mondo globalizzato e può essere completato, corretto, attualizzato in diretta grazie al contributo dei suoi utilizzatori. L´Atlante è stato presentato alla vigilia del 21 febbraio, giornata internazionale delle lingua materna e permette di ricercare, secondo diversi criteri e classificazioni, le 2.500 lingue in pericolo di estinzione divise in: vulnerabile, in pericolo, sériamente in pericolo, in situazione critica ed estinta dopo il 1950.



«Alcuni di questi dati sono particolarmente inquietanti – spiega la nota di presentazione dell´Unesco – su circa 6.000 lingue esistenti nel mondo, più di 200 lingue si sono estinte nel corso delle ultime tre generazioni, 538 sono in situazione critica, 502 seriamente in pericolo, 632 in pericolo e 607 vulnerabili». 



199 lingue sono ormai parlate da meno si 10 persone, alter 178 hanno ormai tra 10 e 50 locutori. Tre i linguaggi ormai praticamente morti e dimenticati viene citato il Manx, la parlata tradizionale dell´isola di Man, estinto nel 1974 con la scomparsa di Ned Maddrell; l´Aasax della Tanzania, estinto nel 1976, l´Ubykh della Turchia, sparito nel 1992 insieme al signor Tevfik Esenç, l´Eyak dell´Alaska, scomparso nel 2008 con la morte di Marie Smith Jones.



Il direttore dell´Unesco, Koïchiro Matsuura, ha detto che «la scomparsa di una lingua porta alla sparizione di numerose forme del patrimonio culturale immateriale, in particolare della preziosa eredità costituita dalle tradizioni e dalle espressioni orali, dai poemi alle leggende, fino ai proverbi e ai motti di spirito, della comunità che le parla. La perdita delle lingue avviene così a detrimento del rapporto che l´umanità intrattiene con la biodiversità, perche esse veicolano numerose conoscenze sulla natura e l´universo». 



Alla redazione dell´Atlantte hanno collaborato più di 30 linguisti che con questo imponente lavoro dimostrano che il fenomeno della scomparsa delle lingue si manifesta in tutti I continenti e in condizioni economiche molto diverse tra loro. Nell´Africa sub-sahariana, dove vengono parlate circa 2.000 lingue diverse (un terzo del totale mondiale) è probabile che nei prossimi cento anni ne scompaiano il 10%. 



In India, Usa, Brasile, Indonesia e Messico, Paesi con grande diversità linguistica al loro interno, sono anche quelli che contano il maggior numero di lingue in pericolo di estinzione. In Australia l´inglese sta mettendo a rischio o degradando 108 lingue. 

In Italia le lingue a rischio sono 31: 5 sono seriamente in pericolo (Töitschu, Croato del molise, Griko del Salento, Griko della Calabria e Gardiol); 22 in pericolo (Occitano, Franco-provenzale, Piemontese, Ligure, Lombardo. Mocheno, Cimbro, Ladino, Sloveno, Friulano, Emiliano-romagnolo, Faetano, Arbëreshë-Albanese, Gallo-siciliano, Campidanese, Logudorese, Catalano-algherese, Sassarese e Gallurese, Corso), 4 sono vulnerabili (Walzer-Germanico, Veneto, Napoletano-calabrese, Sicilano).



L´Unesco avverte che «La situazione quale presentata nell´Atlante non è però sistematicamente allarmante. Così Papua Nuova Guinea, il Paese che registra la più grande diversità linguistica del pianeta (più di 800 lingue vi sarebbero parlate) è anche quello che ha relativamente meno lingue in pericolo (88)». 



Così come, anche se nell´Atlante vengono classificate come estinte, alcune lingue sono oggetto di un´attività di riscoperta e rivitalizzazione il Cornique (Cornovagliese) o il Sîshëë della Nuova Caledonia ed è possibile che queste lingue morte risorgano a nuova vita. 



Inoltre, grazie a politiche linguistiche favorevoli, diverse lingue autoctone vedono aumentare i loro locutori. E´ il caso dell´Aymara centrale e del Quetchua in Perù, del Maori in Nuova Zelanda, del Guarani in Paraguay e di diverse lingue amerindie (ed inuit) in Canada, negli Usa e in Messico. L´Atlante dimostra anche che una stessa lingua a destini diversi, per ragioni economiche, per le politiche linguistiche e per fenomeni sociologici, a seconda dei Paesi in cui viene parlata la stessa lingua non mantiene la stessa vitalità. 



Per Christopher Moseley, un linguista australiano che ha curato la pubblicazione dell´Atlante, «Sarebbe naif e semplicistico affermare che le grandi lingue che sono state lingue coloniali, come l´Inglese, il Francese e lo Spagnolo) sono dappertutto responsabili dell´estinzione delle altre lingue. Il fenomeno di un sottile equilibrio di forze rilevato in questo Atlante permette ad ognuno di comprendere meglio questo equilibrio».

 

Secondo l’Unesco, quindi le Nazioni Unite, le lingue in pericolo parlate nello Stato italiano sono 31. 

Secondo lo Stato italiano (Legge 482/99), le lingue in pericolo parlate nel suo territorio sono 12.

 Non sarebbe forse ora – anche per lo Stato italiano, così come per gli altri Stati –  di mettersi al passo con la civiltà anche per quanto riguarda questo delicatissimo argomento, sempre più attuale in un periodo come questo, in cui ci troviamo a fare i conti con il più disastroso fallimento della globalizzazione e della sua ideologia culturalmente genocida? Non c’è altro da aggiungere, a questo punto. 

 

Fonte: Linguedialetti.splinder.com


Feb 15 2009

Questa è la tomba di Tatanka Iyotake, meglio conosciuto come Toro Seduto.

Category: Popoli e nazionigiorgio @ 18:22

 

Questa è la tomba del grande capo indiano Tatanka Iyotake, meglio conosciuto come Toro Seduto.

Uomo senza paura che cercò con le armi e con il dialogo di fermare l’avanzata dell’ uomo bianco che, stava irreparabilmente conquistando la loro terra, uccideva i bisonti  e distruggeva le loro praterie per unire le sponde dell’Atlantico con quelle del Pacifico.

Dimostrò inutilmente  le ragioni degli indiani d’America e oppose tutta la sua  resistenza ai nuovi conquistatori dell’ovest assetati di ricchezze e di sangue.  Morì  ormai consapevole della transitoria fine del suo popolo, che fu relegato in campi di sterminio chiamati riserve.

Onore a Toro Seduto e al suo coraggioso popolo che combatté per la propria libertà fino alla morte.

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Feb 15 2009

Chi sono i palestinesi? Probabilmente discendono da ebrei convertiti all’Islam

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 14:42

 

da “TRIESTE Oggi” Sabato, 5 ottobre 2002 LE INTERVISTE di ANTENNA 3

di Paolo Zeriali

 

PARLA IL RABBINO GOLDSTEIN, PRESIDENTE DELLA SCUOLA TALMUDICA DI TRIESTE 


 

 Siamo in compagnia del rabbino Marcello Goldstein, presidente della Scuola talmudica dl Trieste. 

Proprio in questi giorni alla Risiera si tiene un convegno (con annessa mostra) sul Talmud, che  è un testo importante della tradizione ebraica, ma certamente poco conosciuto al grande pubblico. 

Tanto che in vari interventi, soprattutto ad opera di correnti di pensiero antisemite, questo libro viene pesantemente attaccato. In particolare, lo si considera un testo “razzista”, nel quale si afferma la superiorità degli ebrei rispetto agli altri popoli. Quasi una manifestazlone di odio nei confronti degll altri. 

 

Che c’è di vero? 
 

 

Il Talmud, per quelli che lo conoscono, rivela una faccia completamente diversa.  

Il Talmud in sintesi è il contratto di lavoro fra Dio e il popolo ebraico per dare un servizio all’umanità. 

Anzi, l’ebreo viene visto come sacerdote e servo dell’umanità in questo culto cosmico al Creatore. Quindi non è assolutamenle legato ad alcun tipo di razzismo.

 

 La superiorità degli ebrei? 
E’ soltanto nel servizio

 

 Nelle traduzioni di certi passi, riportate su alcuni siti Internet. si afferma che l’ebreo è un uomo e il non ebreo  un animale dalle sembianze umane. 

Queste cose sono effettivamente contenute nel Talmud?

 

 Se si trae una frase isolata da un testo antico come questo, di una civiltà diversa dalla nostra, è facile tirare qualsiasi tipo di conclusione. 

Molto spesso il Talmud cita fonti ancora precedenti. 

Si sa che il gioco di estrarre da un testo antico una citazione, poi costruirci sopra un altro significato è facile. 

Come ho detto prima, se si parla di una superiorità dell’ebreo questa è solo nel servizio. 

Assomiglia in qualche modo alla superiorità del clero. 

Anche il clero viene odiato in qualche modo per questa sua distinzione e superiorità, ma il clero ci tiene a dire che è una superiorità di servizio. Quindi è molto simile a quella del popolo ebraico. 
 

 

Un’altra accusa che viene spesso mossa agli Ebrei è quella di essere una sorta di società chiusa. 

Si dice che uno può diventare cristiano, musulmano o marxista, ma non può diventare ebreo se non è nato in tale comunità. 
 

 

Anche questa idea non è assolutamente presente nell’ebraismo. 

L’ebraismo è un’etnia generata da questo servizio. 

Il servizio divino che l’ebreo si assume, anche chi è di origine non ebraica e prende su di sé questi precetti, poi è portatore di questo. 

Ha degli impegni che si trasformano in una specie di appartenenza etnica. Di fatti, se si può paragonare l’ebraismo a qualcosa, assomiglia molto di più ad un partito. 

I figli dei comunisti sono comunisti anche se non lo hanno scelto. 

Però i comunisti tipici sono quelli che hanno scelto di esserlo. 

Così anche nell’ebraismo è la stessa cosa. 

Chi ha scelto di essere ebreo è l’ebreo. 

Si è visto nelle generazioni che l’ebraismo è suggellato sempre da una scelta ad un certo punto della vita. 

Si potrebbe dire che l’ebreo è chi vuole esserlo.

 

 Non è necessario nascere ebrei, si può diventarlo

 

 Quindi se un palestinese volesse convertirsi all’ebraismo, potrebbe farlo? 
 

 

Ci sono vari palestinesi che si convertono. 

Il fatto non viene molto divulgato, ma ci sono continuamente palestinesi che si convertono”. 

 


 Possono diventare ebrei a tutti gli effetti? 


 

Hanno tutte le caratteristiche degli ebrei e sono completamente alla pari. 

Certo, chi è ebreo di vecchia data se ne vanta ed in qualche modo tende a farne un blasone di nobiltà, ma ciò non perché l’ebraismo non conceda al proselita una parità totale. 


 

Ma ci sono tentazioni di tipo razzista nel mondo ebraico? 


 

Come in tutti i gruppi. Ovunque ci sono le buone famiglie, le antiche famiglie, anche in America dove tutti sono lì da poche generazioni. 

Ma il proselita che entra ha veramente tutti i diritti degli altri ebrei. 


 

Se l’ebraismo non è un’etnia, allora perché non è possibile annettere i territori occupati di Gaza e Cisgiordania dando a tutti i palestinesi la cittadinanza israeliana,  per metterli sullo stesso piano dei loro vicini ? 

 

Qui bisogna distinguere. Se davvero tutti i palestinesi diventassero ebrei a tutti gli effetti, non ci sarebbe nessun problema. 

Se c’è invece un ostacolo oggi ad annettere i Territori e quindi la popolazione araba che vi abita, questo è la paura che Israele non sia più uno Stato a maggioranza ebraica. 


 

Quindi c’è un timore di perdere l’identità. 
 

 

Ovviamente ci sarebbe la paura che Israele diventi un altro paese musulmano. Di paesi musulmani ce ne sono tanti, di ebraico ce n’é uno solo. 

Se fossero arrivati 10 milioni di ebrei della diaspora sicuramente le cose sarebbero andate diversamente: i Territori sarebbero stati annessi e tutti avrebbero ottenuto la cittadinanza israeliana. 

Di questo non ho nessun dubbio”.

 

 Come per i musulmani, anche per noi la base della società è la coppia, non l’individuo

 

 Si dice che per quanto riguarda la concezione del rapporto uomo-donna ci sono delle similitudini tra ebrei e musulmani. 

Può sembrare una cosa strana, visto che oggi siamo portati a considerare Israele come un paese totalmente occidentalizzato e proprio per questo molto diverso dalla  realtà araba. 
 

 

C’è una similitudine di fondo molto forte per il fatto che la cellula fondamentale della società non è considerata l’individuo, ma la coppia e la famiglia. 

La coppia feconda nell’ebraismo e nell’Islam sono considerati il mattone della società. 

Questo crea una grossa diversità con la concezione occidentale che invece è basata sull’individuo. 
 

 

E quindi chi attenta alla solidità della coppia . . . 
 

 

L’elemento singolo che può attentare alla coppia, viene visto con nessuna simpatia. 

Questo è identico nel mondo islamico e nel mondo ebraico ortodosso”. 


 

 E si dice anche che gli ebrei possono pregare in una moschea. 


 

 Questo è un altro segno della nostra grande vicinanza. 

La moschea non viene considerata una sede di culto estraneo per gli ebrei, mentre pregare in una chiesa dove ci sono delle statue ed altre cose viene considerato un problema.

 

In una moschea possiamo pregare, in una chiesa no

 

Questo per l’assenza di immagini? 
 

 

Per tutta una serie di cose, anche per lo stesso tipo di culto sacerdotale. 

C’è l’Eucarestia, ci sono certi tipi di cose che impediscono ad un’ebreo di pregare in una chiesa. 

In una moschea non c’è assolutamente problema”. 

 

Il Talmud ha avuto pochissime traduzioni. La prima mi sembra sia stata in lingua tedesca, poi in inglese e adesso si sta facendo in italiano. Se uno vuole conoscere questo testo senza studiare l’ebraico, che può fare? 


 

 Non è l’ebraico la lingua del Talmud. 

E’ stato scritto in dialetti aramaici e babilonesi dell’epoca, quindi è ancora più difficile. 

Ci sono state moltissime traduzioni parziali, ma la traduzione completa è stata fatta in Germania all’inizio del Novecento. 

E’ stata tradotta da un grande conoscitore del Talmud che aveva studiato nelle accademie lituane. 

Successivamente, la seconda per importanza, a cavallo della seconda guerra mondiale, è stata l’edizione in inglese.

 

Cinque secoli fa il Talmud si pubblicava in Italia, poi vennero i roghi . . . 

 

 E in italiano? 
 

 

Ci sono state traduzioni di varie parti, però non si è andati neanche vicino alla traduzione completa. 

Nel nostro sito (www.chavruta.net), cerchiamo di dare delle pagine intere con un certo ritmo. 

E’ molto difficile, ma abbiamo tradotto buoni pezzi di Talmud, speriamo di arrivare a finirlo”. 


 

 Il ruolo del Talmud nella cultura mitteleuropea è il titolo del convegno che si svolge alla Risiera. 

Qual è stato questo ruolo e quale potrebbe essere nell’Europa che si sta ricomponendo? 


 

Il  ruolo de1 Talmud nella cultura europea è stato grandissimo, ma è come il nostro fiume Timavo: ha un ruolo sotterraneo, in quanto non bisogna dimenticare che il Talmud è stato perseguitato pesantemente, messo all’indice e bruciato. In ltalia neI’1553 ci sono stati i roghi del Talmud. 


 

 Perché? 

 


 All’inizio della Controriforma, in effetti, tutte le cose che potevano dare adito ad uno studio indipendente ed autonomo di testi sacri venivano colpite. 

Gli ebrei che studiavano in modo autonomo testi sacri erano nel mirino. 

Fino alla metà del 1500 il Talmud viene stampato in Italia, che è la patria dei suoi studiosi. 

Dopo i roghi, il Talmud non viene più edito in Italia e la “corona” del Talmud passa nel centro Europa. 

La troviamo particolarmente nella Polonia, in Lituania, nella Bielorussia. Lì ci sono proprio le cattedrali del Talmud.

 

Le analisi del Dna dimostrano che abbiamo gli stessi cromosomi dei palestinesi

 

 Tornando al rapporto tra arabi ed ebrei, sembra che siano state fatte delle analisi del Dna dalle quali risulta che tra israeliani e palestinesi ci sia poca differenza. E’ vero? 
 

 

Il cromosoma Y, che è tipico del maschio, dalle analisi risulta essere molto simile tra gli ebrei di varie provenienze: quelli biondi della Polonia, gli yemeniti dalla carnagione scura, quelli del Marocco, ecc. 

E i palestinesi risultano avere lo stesso cromosoma Y. 

 

Questo cosa significa? 
 

 

Potrebbe significare quello che da tanti è stato detto: il nucleo centrale della popolazione palestinese sarebbe la popolazione rurale che i romani non erano andati a cacciare dai singoli villaggi e che con l’avvento dell’Islam fu islamizzata. 


 

 Quindi una popolazione . . . 


 

 Una popolazione dal punto di vista razziale di origine ebraica più pura degli stessi ebrei, di origine totalmente abramica. 

I cromosomi di Abramo si trovano nei palestinesi. 
 

 

Arafat potrebbe avere un’origine ebraica? 
 

 

Senz’altro.

 

 Ogni giorno che passa Israele si avvicina sempre più al mondo arabo

 

 Nel Terzo Mondo si accusano gli ebrei di essere alleati di ferro dell’occidente. 


 

 Se uno riesce ad ascoltare la radio israeliana e a leggere la letteratura israeliana moderna si accorge che avviene esattamente l’opposto. 

C’è un avvicinamento continuo ai popoli circostanti dell’Oriente. 

Ogni giorno che passa Israele diventa sempre più orientale”. 


 

 Nonostante gli autobus che esplodono e tutte le tragedie? 


 

 E’ una tendenza inarrestabile e naturale. 

C’è una naturale simpatia, un normale avvicinamento tra i popoli, senza contare che anche i rapporti in realtà fra la popolazione araba e quella ebraica sono cordiali. 

Sorprendono i veri rapporti rispetto a quelle che sono invece le posizioni delle varie organizzazioni, del governo israeliano. 

La gente è molto più vicina di quello che si immagina soprattutto per il fatto, che non bisogna dimenticare, che una grossa parte della popolazione israeliana viene dai paesi islamici e quindi è di cultura islamica. 

Tutti gli ebrei che sono venuti dal Marocco dallo Yemen, dalla Libia e dalla Tunisia 
sono ebrei di ambiente e cultura musulmana.

 

 L’Islam non rifiuta la presenza del popolo ebraico

 

 Qualcuno dice addirittura che gli Israelani potrebbero convertirsi all’Islam e in un futuro più lontano entrare nella Lega araba. 


 

 Anche senza convertirsi all’Islam. L’Islam contempla la presenza del popolo ebraico e non lo rifiuta. 

Ci sono molte invettive nel Corano contro il popolo ebraico, però il Popolo del Libro è anche rispettato”. 

 


Proprio queste invettive del Corano (che peraltro non sono mai razziste, perché non sono rivolte all’intero popolo) possono aver ingenerato negli ebrei una paura per la diffusione dell’Islam e per la sua presenza in Occidente? 


 

 Io escluderei assolutamente che gli ebrei abbiano paura dell’Islam. Forse sono gli unici a non averne paura. Sono gli unici ad essersi misurati da sempre con questa realtà. 

Penso che se l’Islam è un problema per qualcuno, questo sia per l’Occidente e non certo per gli ebrei. 

Gran parte della crisi che attualmente viviamo è determinata anche da tante scelte politiche, soprattutto da parte dei leader dei paesi islamici. Penso al problema della Siria, che è grossissimo. 

L’Egitto e la Giordania sono riusciti a trovare una via per regolare i rapporti con Israele. 

Si vede che la Siria non ci riesce. 

Però si sa che la Siria ha un regime molto duro al proprio interno, con una limitazione feroce delle libertà personali, quindi è un problema a livello di leadership. 

Quando viene trasmesso con un’opera di fanatizzazione della popolazione si hanno fenomeni veramente gravi.

 

 

Fonte: srs di Paolo Zeriali, da “TRIESTE Oggi” Sabato, 5 ottobre 2002 LE INTERVISTE di ANTENNA 3

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Feb 15 2009

FRASI DI POLITICI, ED ALTRE IMPORTANTI PERSONALITÀ ISRAELIANE

David Ben Gurion, durante la guerra: «Se io sapessi che è possibile salvare tutti i figli (ebrei) di Germania trasferendoli in Inghilterra, e solo metà di loro trasferendoli nella terra di Israele, sceglierei la seconda possibilità; perchè di fronte a noi non abbiamo solo il numero di questi figli, ma il progetto storico del popolo di Israele»

(Shabtai Teveth, «Ben Gurion», 1988,).

«Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca dei terreni e il taglio di tutti i servizi sociali per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba»

(David Ben-Gurion, maggio 1948, to the General Staff. Da «Ben-Gurion, A Biography», di y Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978).

«Dobbiamo espellere gli arabi e prendere i loro posti»

(David Ben Gurion, 1937, «Ben Gurion and the Palestine Arabs» Shabtai Teveth, Oxford University Press, 1985).

«Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano»

(Golda Meir,dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969).

«Come possiamo restituire I territori occupati? Non c’è nessuno a cui restituirli»

( Golda Meir, marzo, 1969).

«…Uscimmo fuori, e Ben Gurion ci accompagnò sulla porta. Allon ripetè la sua domanda: cosa si deve fare con la popolazione palestinese? Ben Gurion scosse la mano con un gesto che diceva: cacciarli fuori».

(Yitzhak Rabin,è un passo censurato delle memorie di Rabin, rivelato dal New York Times, 23 ottobrer 1979)

«Saranno create, nel corso dei 10 o 20 anni prossimi, condizioni tali da attrarre la naturale e volontaria emigrazione dei rifugiati da Gaza e dalla Cisgiordania verso la Giordania. Per ottenere questo dobbiamo accordarci con re Hussein e non con Yasser Arafat».

(Yitzhak Rabin, citato da David Shipler sul New York Times, 04/04/1983)

«I palestinesi sono bestie con due zampe»

(Menachem Begin, primo ministro di Israele 1977-83, davanti alla Knesset, citato da Amnon Kapeliouk, “Begin and the Beasts”, New Statesman, June 25, 1982.)

«La partizione della Palestina è illegale. Non sarà mai riconosciuta… Gerusalenne fu e sarà per sempre la nostra capitale. Eretz Israel sarà restaurato per il popolo d’Israele; tutto e per sempre»

(Menachem Begin, il giorno dopo il voto all’Onu per la partizione della Palestina).

«I palestinesi saranno schiacciati come cavallette… le teste spaccate contro le rocce e i muri»

( Yitzhak Shamir, primo ministro in carica, in un discorso ai «coloni» ebraici, New York Times 1 aprile, 1988).

«Israele doveva sfruttare la repressione delle dimostrazioni in Cina (nei giorni di Tienanmen, ndr.) quando l’attenzione del mondo era concentrata su quel paese, per procedere alle espulsioni di massa degli arabi dei territori (occupati)»

(Benyamin Netanyahu, all’epoca vice-ministro degli esteri, già primo ministro, davanti agli studenti della t Bar Ilan University; citazione tratta dal giornale isrealiano Hotam, 24 novembre 1989).

«Se pensassimo che anzichè 200 morti palestinesi, 2 mila morti ponessero fine alla guerriglia in un colpo solo, useremmo molto più forza…»

(Ehud Barak, primo ministro, citato dalla Associated Press, 16 novembre 2000).

«Mi sarei arruolato in una organizzazione terroristica»:

(risposta di – Ehud Barak a Gideon Levy, il noto giornalista di Ha’aretz che gli aveva domandato cosa avrebbe fatto se fosse nato palestinese)

«Noi dichiariamo apertamente che gli arabi non hanno alcun diritto di abitare anche in un centimetro di Eretz Israel… Capiscono solo la forza. Noi useremo la forza senza limiti finchè i palestinesi non vengano strisciando a noi»

(Rafael Eitan, capo dello stato maggiore di Tsahal, citato da Gad Becker in «Yedioth Ahronot», 13 aprile 1983).

«E’ dovere dei leader israeliani spiegare all’opinione pubblica, con chiarezza e coraggio, alcuni fatti che col tempo sono stati dimenticati. Il primo è: non c’è sionismo, colonizzazione o stato ebraico senza l’espulsione degli arabi e la confisca delle loro terre»

(Ariel Sharon, allora ministro degli esteri, ad un discorso tenuto davanti ai militanti del partito di estrema destra Tsomet – Agence France Presse, 15 novembre 1998).

«Ciascuno deve darsi una mossa, correre e arraffare quante più alture possibile per espandere gli insediamenti (ebraici), perchè tutto ciò che prendiamo adesso rimarrà nostro… Tutto ciò che non arraffiamo andrà a loro»

(Ariel Sharon, stesso discorso di cui sopra).

«Israele ha il diritto di processare altri, ma nessuno ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato di Israele»

(Sharon, primo ministro, 25 marzo 2001, BBC Online).

«Quando avremo colonizzato il paese, tutto quello che agli arabi resterà da fare è darsi alla fuga come scarafaggi drogati in una bottiglia»

(Raphael Eitan, Capo di Stato Maggiore delle forze armate israeliane, “New York Times”, 14/4/1983).

«Noi possediamo varie centinaia di testate atomiche e missili, e siamo in grado di lanciarli in ogni direzione, magari anche su Roma. La maggior parte delle capitali europee sono bersagli per la nostra forza aerea»

(Febbraio 2003, Martin Van Creveld, docente di storia militare all’Università Ebraica di Gerusalemme)

«Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba. C’è bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante l’operazione non c’è bisogno di distinguere fra colpevoli e innocenti».

(1967, Ben Gurion, il “padre” di Israele)


Feb 15 2009

Raccomandazioni dal Talmud

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 09:26

 

Non è permesso derubare un fratello, ma è permesso derubare un non ebreo, poiché sta scritto (Levitico XDC, 13) “Non deruberai il tuo vicino”. 

Ma queste parole, dette da Jahvé, non si applicano a un Goy che non è tuo fratello.

 (BabaMezia, 6 la)

 

Un ebreo può mentire e spergiurare per condannare un cristiano. 

Il nome di Dio non è profanato quando si mente ai cristiani.

(BabaKama, 113a, 113b)

 

E’ un grave peccato fare un regalo ad un Gentile. 

Ma è permesso dare l’elemosina al povero dei Gentili, 

visitare i loro malati  e dare gli ultimi onori ai loro defunti e consolare i loro parenti per mostrare pace, 

cosi che il Gentile possa pensare che gli ebrei sono loro buoni amici nel mostrare loro consolazione.

(Aboda Zarah, pag. 20)

 

Una cosa perduta da un Goy può non solo essere tenuta dall’uomo che l’ha trovata, ma è anche proibito ridargliela indietro.

 (Schuican Aruch, Choschen Hamischpath, 266, I)

 

Gli ebrei devono sempre cercare di imbrogliare i cristiani.

(Zohar I 160a)

 

Quelli che fanno del bene ai cristiani non risorgeranno mai dai morti.

(Zohar I 25b)

 

Al tempo del Cholhamoed il disbrigo di ogni tipo di affare è proibito. 

Ma è permesso praticare l’usura sui Gentili,  perché la pratica dell’usura su un Gentile in ogni momento piace al Signore.

(Schuican Amch, Orach Chailìi, 539)

 

Quando un non ebreo deruba un ebreo, deve restituirgli tutto,  ma se avviene il contrario, l’ebreo non deve restituire nulla. 

Inoltre, se un non ebreo uccide un ebreo, deve essere ucciso anche lui, ma non il contrario. 

(Talmud, Sanhedrin, 57a).

 

E¹ giusto per una bambina di tre anni avere rapporti sessuali.

(Talmud, Abodah Zarah, 37a, Kethuboth, 11b, 39a, Sanhedrin, 55b, 69a,b, Yebamoth,

12a, 57b, 58a, 60b).

 

I rapporti sessuali con un bambino al di sotto degli 8 anni d’età sono leciti. 

(Talmud, Sanhedrin, 69b)

 

Quando un uomo compie rapporti omosessuali con un bambino al di sotto dei 9 anni d’età,  non è da condannare. 

(Talmud, Sanhedrin, 54b, 55a)

 

Gesù nacque bastardo.

(Talmud, Yebamoth, 49b)

 

Maria era una prostituta. 

(Talmud, Sanhedrin, 106a,b)

 

Gesù fu punito e mandato all¹inferno dove fu gettato in escrementi ribollenti. 

(Talmud, Gittin, 56b, 57a).

 

Tutti i Gentili sono solo degli animali,  quindi tutti i loro bambini sono bastardi. 

(Talmud, Yebamoth, 98a)

 

E¹ giusto divorziare dalla propria moglie se rovina il cibo,  o se si trova una donna più bella.

(Talmud, Gittin, 91a)

 

Dalla nascita, l’israelita deve cercare di svellere gli sterpi della vigna, cioè sradicare ed estirpare i goyim dalla terra, 

poiché non può essere data a Dio Benedetto  maggior letizia che quella di adoprarci a sterminare gli empi  e i cristiani del mondo.

(Talmud, Sefer Israel, 180)

 

Quando un ebreo ha un Gentile nelle sue mani,  un altro ebreo può andare dallo stesso Gentile, 

prestargli denaro e truffarlo in sua vece,  così da rovinare il Gentile. 

Poiché la proprietà di un Gentile,  secondo la nostra legge, non appartiene a nessuno,  e il primo ebreo che passa ha pieno diritto di prendersela.

 (Talmud, Schuican Amen, Choschem Hamischpath, 156)

 

Il rabbino Jochanan dice: 

Un goi che ficca il naso nella Legge è colpevole di morte.

(Talmud, Sanhedrin, 59a)

 

Se un ebreo compra da un Akum un recipiente per usarlo a tavola,  sia che sia fatto di metallo,  di vetro o di piombo, anche se è nuovo, 

lo dovrà lavare in un Mikvah [grande catino],  o in una cisterna che tenga quaranta quarti d’acqua.

(Talmud, Dea, 120,1)

 

Se si può dimostrare che qualcuno ha tradito Israele tre volte,  o che ha dato il denaro di israeliti agli Akum [Cristiani], 

si dovrà trovare il modo, dopo prudente considerazione,  di eliminarlo dalla faccia della terra. 

(Talmud, Choshen Hamm, 388,15)

 

Il nome di Dio non è profanato quando,  per esempio, un ebreo mente ad un goi dicendo: 

Io ho dato qualcosa a tuo padre, ma egli è morto;  tu me lo devi restituire, purchè il goi non sappia che tu stai mentendo.

(Talmud, Babha Kama, 113b)

 

Il rabbino Jehuda gli ha detto [al rabbino Chezkia]: 

E’ degno di lode colui che è capace di liberarsi dai nemici di Israele,  e sono molto degni di lode i giusti che si liberano da essi e li combattono.

Il rabbino Chezkia chiese, Come dobbiamo combatterli?

Il rabbino Jehuda disse, Con saggi consigli farai guerra contro di loro. (Proverbi, cap. 24,6). 

Con che tipo di guerra? 

Il tipo di guerra che ogni figlio d’uomo deve combattere contro i suoi nemici,  e che Giacobbe usò contro Esaù  quando possibile, con l’inganno e la frode. 

Essi devono essere combattuti senza posa,  fino a che il giusto ordine non sia ristabilito. 

E’ perciò con soddisfazione che dico che noi ci dobbiamo liberare da loro e regnare su di loro.

(Talmud, Zohar, I,160a)

 

Al tempo del Cholhamoed il disbrigo di ogni tipo di affare è proibito. 

Ma è permesso praticare l’usura sui Gentili, 

perché la pratica dell’usura su un Gentile in ogni momento piace al Signore.

(Talmud, Schuican Amch, Orach Chailìi, 539 )

 

Anche il migliore dei Goyim dovrebbe essere ucciso.

(Talmud, Abhodah Zarah, 26b, Tosephoth)

 

Il rabbino Eliezer disse: 

E’ permesso tagliare la testa di un ‘idiota’ [uno degli abitanti della terra]  nella festa della Riconciliazione quando cade in giorno di Sabato. 

I suoi discepoli gli dissero:  rabbino, dovresti piuttosto dire sacrificare. 

Ma egli rispose: Niente affatto, è infatti necessario pregare mentre si sacrifica, e non c’è bisogno di pregare quando si decapita qualcuno. 

(Talmud, Pesachim, 49b)

 

Gli Akum che non sono nostri nemici non devono essere uccisi direttamente,  ciò non ostante essi non dovranno essere salvati dal pericolo di morte. 

Per esempio, se vedete uno di essi cadere in mare, non tiratelo su a meno che egli non vi prometta del denaro.

(Talmud, Iore Dea, 158,1)

 

Se vedete un eretico che non crede nalla Torah cadere in un pozzo con una scala,  affrettatevi immediatamente e portatela via dicendogli 

Devo andare a prendere mio figlio giù da un tetto.  Ti riporterò la scala immediatamente o qualcosa del genere. 

I Kuthaei, comunque, che non sono nostri nemici  e che si prendono cura delle pecore degli israeliti, non devono essere uccisi direttamente,  ma non devono essere salvati dalla morte.

(Talmud, Choshen Hammischpat, 425,5)

 

Una cosa perduta da un Goy può non solo può essere tenuta dall’uomo che l’ha trovata,  ma è anche proibito ridargliela indietro. 

(Talmud, Schuican Aruch, Choschen Hamischpath, 266, I)

 

Nota:   “non ebreo-gentile”. 

Un non ebreo, che non è figlio del patto, e che è soggetto solo alle sette leggi noachidi è detto gentile. 

Il matrimonio misto con un gentile conduce all’assimilazione ed è considerato come l’abbandono della religione d’Israele. 

La famiglia di una persona che ha contratto un matrimonio misto usava osservare una settimana di lutto per lei, come se fosse morta. 

Molte leggi relative ai cibi furono inserite per mantenere le distanze.

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Feb 14 2009

Talmud

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 22:59

Il Talmud (תלמוד) (che significa insegnamento, studio, discussione dalla radice ebraica LMD) è uno dei testi sacri dell’Ebraismo: diversamente dalla Torah infatti, il Talmud è riconosciuto solo dall’Ebraismo, che lo considera come la Torah orale, rivelata sul Sinai a Mosè e trasmessa a voce, di generazione in generazione, fino alla conquista romana. 

Il Talmud fu fissato per iscritto solo quando, con la distruzione del Secondo Tempio, gli ebrei temettero che le basi religiose di Israele potessero sparire.

Il Talmud consiste in una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti (hakhamim) e i maestri (rabbi) circa i significati e le applicazioni dei passi della Torah scritta, e si articola in due livelli:

la Mishnah (o ripetizione) raccoglie le discussioni dei maestri più antichi (giungendo fino al II secolo);

la Ghemarah (o completamento), stilata tra il II e il V secolo, fornisce un commento analitico della Mishnah.

Il Talmud è anche conosciuto con il nome di Shas, acronimo di Shisha Sedarim, i sei ordini (Zeraim, Moed, Nashim, Nezikin, Kodashin, Tahorot) in cui è divisa la Mishnà. La suddivisione del Talmud è identica a quella della Mishnà: i Shisha Sedarim si suddividono in Massechtot – trattati, i quali a loro volta sono composti da capitoli.


Secondo la tradizione ebraica la Torah scritta non può essere applicata senza la Torah orale.

 

La trasmissione della Torah orale

 

Nel 587 a.C., il tempio di Salomone viene distrutto e il popolo ebraico deportato in Babilonia. Allora fu necessario precisare in che modo mantenere una vita ebraica in terra d’esilio e in mancanza del santuario di Gerusalemme. 

Questa è stata l’opera degli scribi (Sopherim), fondatori della sinagoga, interpreti della Torah scritta e maestri della Torah orale.

Dopo il ritorno da Babilonia, i tre ultimi profeti (Aggeo, Zaccaria e Malachia), lo scriba Esdra, poi gli uomini della Grande Sinagoga assicurarono la trasmissione della tradizione orale, che passa successivamente attraverso i farisei e le loro grandi scuole (Yeshivoth).

 

La formazione del Talmud

 

Presto, di fronte a situazioni nuove e a divergenze di scuola, fu necessario ricavare dalla Torah, scritta e orale, le decisioni pratiche. 

Questa fu opera dei rabbini e specialmente dei 71 membri del Sinedrio.

Più tardi le persecuzioni e la necessità di tener conto della distruzione del secondo Tempio (70 d.C.) e della diaspora ebraica, indussero Rabbi Akiva e poi Rabbi Meir a raccogliere e a classificare gli appunti dei loro allievi. 

All’inizio del III secolo, Rabbi Yehudah Hanassì, soprannominato il Santo, li ordinò in 60 trattati, raggruppati in sei ordini, il cui insieme costituisce la Mishnah (Insegnamento da ripetere), compendio della Torah orale e destinato a essere imparato a memoria. 

La Mishnah è scritta in ebraico, benché l’aramaico già a quell’epoca fosse la lingua corrente anche in Palestina.

Col passare degli anni e con l’insaprirsi della situazione degli Ebrei, divenne evidente che il testo della Mishnah era troppo conciso per poter essere usato correntemente come guida di Halachah. Si venne quindi alla redazione del Talmud.

 

I Maestri del Talmud ed il loro insegnamento

 

Maestri della Mishnah sono chiamati Tannaim (Insegnanti). Quelli della Ghemarà accettarono soltanto il titolo di Amoraim (Interpreti). 

Quanto a coloro che redassero il testo definitivo, essi si considerarono modestamente come Saboraim (Opinanti). Molti di questi illustri rabbini esercitavano il mestiere di artigiano.

Il messaggio del Talmud si presenta in due forme: quella della Halakhah (Via da seguire) che riguarda le prescrizioni legali, e quella della Haggadah (Racconto), consistente in racconti di episodi, alcuni dei quali possono parere immaginosi e in parabole che spesso ricordano i Vangeli.

L’insieme costituisce una vera enciclopedia delle conoscenze dell’epoca (matematica, medicina, astronomia ecc.).

 

Il Talmud ha autorità per tutte le generazioni, tant’è che oggi vi è un vero risveglio di studi talmudici.

 

In ogni epoca i quesiti posti al Talmud hanno permesso di applicarlo tenendo conto dei nuovi dati scientifici, economici, sociali. 

Così viene garantita la continuità della tradizione vivente, da Mosè ai giorni nostri.

 

La tradizione orale, messa per iscritto, continuò a essere materia di discussione e approfondimento in Palestina e a Babilonia: la Ghemar‡ (complemento) è il commentario prodotto dagli Amoraim (i Maestri della Ghemarà III-V secolo).

 

Mishnah e Ghemara = Talmud (insegnamento; abbreviazione di Talmud Torah). Ne esistono due redazioni diverse per contenuto, metodo e lingua: il Talmud Palestinese (Talmud Yerushalmi, TY), terminato verso la fine del IV secolo, e il Talmud Babilonese (Talmud Bavli, TB), di un secolo più tardi. 

Ambedue commentano la metà circa dei trattati della Mishnah, quello di Babilonia in modo assai più esteso. 

Le circostanze storiche spiegano come il TB abbia presto eclissato il suo corrispondente palestinese e sia stato considerato come il solo canonico e normativo. 

Il testo della Mishnah ha numerose varianti nei due Talmudim (plurale di Talmud), al punto che si è persino pensato a due recensioni.

 

Il TB contiene il doppio di haggadot (insieme delle tradizioni non giuridiche) rispetto al TY, ove aveva posto tra i midrashim. 

Il Talmud si presenta come il verbale conciso e appena ritoccato delle dispute accademiche (coi nomi dei protagonisti): e ciò spiega la ricchezza esuberante del suo contenuto, come pure la difficoltà della sua interpretazione. 

La redazione del Talmud Bavli risale al periodo compreso tra Rav e Shmuel, ossia la prima metà del terzo secolo e la fine dell’attività di Ravina (499). 

Le accademie talmudiche più importanti avevano sede a Sura, Pumbedita, Nehardea, Machoza, Mata Mechasya e Naresh.

 

Opera di virtuosi consumati nell’esegesi e nel diritto, che attingono alle risorse della dialettica per cavare tutti i significati possibili da un testo e motivare i propri punti di vista, la Ghemara affronta, spesso senza ordine e continuità, ogni specie di argomenti (casistica, filosofia, morale geografia, zoologia, botanica, superstizioni e credenze popolari), esprime le opinioni più diverse e contraddittorie, ma senza imporle; per questo J. Neusner mette in risalto giustamente questa «undogmatic quality of Talmudic discourse» (Invitation to the Talmud 241). 

Anzi, una delle caratteristiche più sorprendenti delle discussioni talmudiche è l’appassionata ricerca della verità da parte dei Maestri, ognuno dei quali difende la propria opinione fino a quando non capisce che la ragione è dalla parte dell’avversario. 

Questa illimitata onestà intellettuale in un dibattito religioso è forse una delle caratteristiche più affascinanti dello studio talmudico.

 

Il Talmud ci è giunto quindi in due versioni diverse: il Talmud di Gerusalemme (Talmud Yerushalmì) (redatto tra il IV e il VI secolo nella Terra d'[[Israele) e il Talmud di Babilonia (Talmud Bavlì) (redatto tra il V e il VII secolo in Babilonia). 

 

Il Talmud Babilonese, la cui Ghemarà è scritta in aramaico e che fu compilato inizialmente da rav Ashi e terminato da Ravina, ambedue capi della famosa Yeshivah di Sura, è molto più lungo di quello di Gerusalemme. 

Quest’ultimo viene impropriamente chiamato Talmud Yerushalmi (Talmud di Gerusalemme), poiché in realtà non fu redatto nella città del Santuario bensì a Tiberiade. Il Talmud Yerushalmi differisce dal primo per il linguaggio, lo stile e la terminologia. 

Oggi, di quest’ultimo possediamo solo quattro dei sei ordini: Zeraim, Moed, Nashim e Nezikin (in cui mancano però ‘Eduyot e Avot), oltre alle prime tre sezioni di Nidda. 

Secondo il Rambam fu Rabbi Yochanan, aiutato dai suoi discepoli, a compilare il Talmud Yerushalmi durante l’ultimo quarto del terzo secolo e.v.

 

Durante il VIII secolo nacque il movimento dei Qaraiti, che respingono l’autorità del Talmud e accettano la Scrittura (Aiqra’) come unica norma. Le edizioni del TB riproducono l’editio princeps di Venezia (1520-1524). Molte contengono anche i 12 «Piccoli Trattati» considerati non canonici.

 

Il Talmud ricchezza sconosciuta

 

Nel Medioevo le comunità ebraiche erano esposte a vessazioni, persecuzioni e sfruttamento economico.

 

Mal conosciuto negli ambienti cristiani, il Talmud divenne ben presto il bersaglio preferito. 

A Parigi, nel 1240 fu istruita una parodia di processo, cui seguì il rogo solenne di 24 carri di copie del Talmud sequestrate agli ebrei. 

Da quel momento, e per secoli, il Talmud fu vietato in molti luoghi; presso la Chiesa cattolica fu inserito nell’Indice dei libri proibiti e ritenuto un testo che un cristiano poteva leggere solo previo consenso del proprio vescovo.

 

Nell’opinione pubblica, questa condanna ebbe come effetto la diffidenza: si era convinti che il Talmud contenesse «cose malvagie, contro ogni ragione e diritto», cose che gli ebrei utilizzavano per trarne «malefici». 

Gli autori antisemiti avrebbero sfruttato questo tema fino ai nostri giorni. Anche i filosofi del XVI secolo, che pure reclamavano l’emancipazione degli ebrei, consideravano il Talmud una raccolta di «leggi ridicole». 

Certe diffidenze dovute all’ignoranza del contenuto del testo, tendono a permanere ancora adesso.

 

L’emancipazione dai vincoli religiosi più stretti rende, d’altra parte, possibile la lettura del testo attraverso l’uso di categorie ermeneutiche scevre da significati aggiuntivi: il Talmud è un libro poetico, tuttavia non è possibile ridurne la portata con una interpretazione laterale. 

Come sostiene il mistico Friedrich Christoph Oetinger nei pensieri, «La sacra scrittura non conosce una morte eterna».

 

 

Fonte: Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

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Feb 14 2009

Oh Allah, uccidi gli ebrei, annienta l’America e Israele

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 12:47

 

Brani da un sermone tenuto dal presidente ad interim del Consiglio Legislativo dell’Autorità Palestinese Ahmad Bahr (membro di Hamas), trasmesso dalla tv sudanese il 13 aprile 2007

 

Ahmad Bahr : “Voi sarete vittoriosi su tutta la faccia della Terra. Voi siete i padroni del mondo, su tutta la faccia della Terra. Sì, il Corano dice: Voi sarete vittoriosi, ma solo se sarete credenti. Ad Allah piacendo, voi sarete vittoriosi, mentre America e Israele saranno annientate.

Io vi garantisco che la potenza del credo e della fede è più grande della forza di America e Israele. Loro sono codardi, come è scritto nel libro di Allah: Voi troverete in loro i popoli più ansiosi di proteggere la propria vita. Sono dei codardi ansiosi di vivere, mentre noi desideriamo morire nel nome di Allah. Ecco perché l’America si trova col naso nel fango in Iraq, in Afghanistan, in Somalia e dappertutto.

 

 L’America sarà annientata, mentre l’islam rimarrà. La volontà dei musulmani vincerà, se sarete credenti.  Oh musulmani, io vi garantisco che la potenza di Allah è più grande della forza dell’America, dalla quale tanti sono oggi accecati. Alcuni sono accecati dalla potenza dell’America. A costoro noi diciamo che, con la forza di Allah, con la forza del Suo Messaggero, noi siamo più forti dell’America e di Israele. 

 

Io vi dico che noi proteggeremo la resistenza, giacché il nemico sionista capisce solo il linguaggio della forza. Esso non riconosce né la pace, né gli accordi. Non riconosce nulla, e capisce solo il linguaggio della forza.  

Il nostro popolo palestinese che combatte la jihad saluta il fratello Sudan.

 

La donna palestinese dice addio a suo figlio e gli dice: Figlio, va’ e non essere codardo. Va’ e combatti gli ebrei. Lui le dice addio e compie un’azione di martirio. Cosa dice questa donna, quando viene chiesta la sua opinione, dopo il martirio di suo figlio? Lei dice: Mio figlio è carne della mia carne, sangue del mio sangue. Amo mio figlio, ma il mio amore per Allah e il Suo Messaggero è più grande del mio amore per mio figlio.

Sì, questo è il messaggio della donna palestinese, che aveva più di 70 anni: Fatima Al-Najjar. Aveva più di 70 anni, ma si fece esplodere lei stessa per Allah, abbattendo molti criminali sionisti.

 

Oh Allah, sconfiggi gli ebrei e i loro sostenitori. Oh Allah, sconfiggi gli americani e i loro sostenitori. Oh Allah, contali e uccidili tutti, fino all’ultimo. Oh Allah, dà loro una giornata di tenebre. Oh Allah che inviasti il Libro, motore dei cieli vincitore dei nemici del Profeta, sconfiggi gli ebrei e gli americani, e donaci la vittoria su di loro”.

 

Fonte: da MEMRI, http://memri.org/bin/latestnews.cgi?ID=SD155307

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Feb 14 2009

Non esitiamo a dichiarare che l’Islam è pronto a dominare il mondo…

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 12:03

 

“Non esitiamo a dichiarare che l’Islam è pronto a dominare il mondo… 

Dobbiamo credere che l’Islam non sia affatto delimitato dai confini geografici, da gruppi etnici o dalle nazioni…  Dobbiamo prepararci a dominare il mondo”

 

Mahmud Ahmadinejad, Presidente della
Repubblica  Islamica dell’Iran, 5 gennaio 2006


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