Set 19 2012

UN PAPIRO DEL QUARTO SECOLO PARLA DELLA MOGLIE DI GESU’: “GESÙ DISSE LORO: ‘MIA MOGLIE…”

Category: Chiesa Cattolica,Religioni e rasiegiorgio @ 13:37

Un frammento di papiro del IV secolo pare contenere una frase non da poco, mai apparsa nelle Sacre Scritture

Ieri, (martedì 18 settembre 2012) durante un congresso internazionale ancora in corso a Roma, una storica del cristianesimo antico alla Harvard Divinity School ha rivelato l’esistenza di un frammento di papiro che contiene una frase mai apparsa nelle Sacre Scritture:

“Gesù disse loro: ‘Mia moglie…”

Il frammento misura 4 centimetri per 8, è scritto su entrambi i lati con inchiostro nero leggibile sotto una lente di ingrandimento ed è in lingua copta, l’evoluzione dell’antica lingua egiziana che non fa uso dei geroglifici ma dei caratteri dell’alfabeto greco, con l’aggiunta di 7 segni demotici per rendere suoni sconosciuti alla fonetica greca.

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Lug 17 2012

ALCUNE ISCRIZIONI PRESENTI SU UNA SEPOLTURA ANTICA DI 2000 ANNI POTREBBERO FORNIRE INFORMAZIONI UTILI RIGUARDO ALLA MORTE DI GESÙ.

Ossario di Miriam

Il contenitore funerario in calcare, definito come un ossario, potrebbe rivelare quale fosse la patria di Caifa, il sommo sacerdote coinvolto nella crocifissione di Gesù.  L’autorità israeliana per le antichità, che confiscò l’ossario da alcuni saccheggiatori tre anni fa, lo ha poi consegnato al prof. Yuval Goren, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Tel Aviv, che ha condotto il tentativo di autenticazione.

“Al di là di ogni ragionevole dubbio, si tratta di un’iscrizione autentica”, ha affermato Goren, dopo aver condotto un esame approfondito sul contenitore che, oltre all’iscrizione, presenta anche alcune rosette decorative.

Le scoperte di Goren dimostrano che questa insolita iscrizione getta luce su uno degli uomini dietro alla morte di Gesù. L’iscrizione completa recita: “Miriam, figlia di Yeshua figlio di Caiaphus, sacerdote di Maaziah da Beth Imri,” citando quindi il defunto, con tre generazioni di parenti e una potenziale posizione di riferimento.

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Lug 06 2012

ANTIOCHIA. ANTICA MALEDIZIONE CONTRO UN FRUTTIVENDOLO

Lo studioso Alexander Hollmann dell’Università di Washington ha tradotto un’antica maledizione scritta 1.700 anni fa sui lati di una sottile tavoletta di piombo: essa doveva affliggere non un re o faraone, ma un semplice fruttivendolo nella città di Antiochia.

Scritta in greco, la maledizione chiedeva a Iao (la forma greca per Yahweh, il Dio dell’Antico Testamento) di tormentare un fruttivendolo di nome Babylas. La tavoletta elenca anche il nome di sua madre Dionysia, “nota anche come Hesykhia”.

O Iao che scagli lampi e tuoni, colpisci, lega Babylas il fruttivendolo”, recita l’inizio della maledizione. “Come colpisci il carro del Faraone, così colpisci l’offensività (offensiveness) di Babylas“.

O Iao che scagli lampi e tuoni, come uccidi i primogeniti d’Egitto, uccidi il suo [bestiame?] tanto quanto…” (La parte successiva è perduta).

 

È inoltre possibile che il fruttivendolo fosse cristiano: “Esiste un vescovo di Antiochia molto importante chiamato Babylas che è stato uno dei primi martiri”, ha detto Hollmann.

L’uso di metafore prese del Vecchio Testamento aveva inizialmente suggerito a Hollmann che chi scrisse la maledizione fosse ebreo. Ma dopo aver studiato altri antichi incantesimi magici che utilizzano le metafore, si è reso conto che la cosa potrebbe non essere così scontata: “Non credo che ci sia necessariamente un collegamento con la comunità ebraica”, ha detto. “La magia greca e romana a volte inseriva testi ebraici senza comprenderli molto bene”.

Oltre all’utilizzo di Iao (Yahweh) e al riferimento alla storia dell’Esodo, la tavoletta cita anche la storia dei primogeniti d’Egitto:

O Iao che scagli lampi e tuoni, come uccidi i primogeniti d’Egitto, uccidi il suo [bestiame?] tanto quanto…” (La parte successiva è perduta).

“Potrebbe essere semplicemente che l’Antico Testamento è un testo potente, e la magia ama utilizzare testi e nomi potenti”, ha spiegato Hollmann. “Questo è ciò che fa funzionare la magia o fa credere alle persone che funzioni”.

Il manufatto, che ora si trova al Princeton University Art Museum, era stato scoperto negli anni ’30 ma finora non era stato completamente tradotto. La traduzione dettagliata è stata pubblicata sulla rivista Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik.

 

Fonte: da Il fatto Storico  del 21 gennaio 2012

Link: http://ilfattostorico.com/2012/01/21/decifrata-unantica-maledizione-contro-un-fruttivendolo/

Fonte: Live Scienze

Link: http://www.livescience.com/17589-ancient-curse-translated-greengrocer.html

 


Dic 13 2009

IL 2012 DEGLI ANTICHI ROMANI. PAGANI E CRISTIANI IN UN’EPOCA DI ANGOSCIA

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 19:06

mitra bassorilievo

Nel suo saggio – diventato ben presto un classico della storia religiosa romana – “Pagani e cristiani in un’epoca di angoscia”, lo studioso Eric Dodds nel 1970 mostrava come già all’inizio del I sec. d. C. la società romana, compresa quella italiana e dell’Occidente mediterraneo, fosse pervasa da una diffusa crisi spirituale e religiosa che in un clima di ansia e paure materiali ed esistenziali portò alla sfiducia e alla decadenza delle divinità e dei riti tradizionali, persino di molti centri oracolari, e all’adesione sempre più massiccia al culto di nuove divinità provenienti dall’oriente: Iside, Cibele, Mitra, e naturalmente Cristo. Già prima, e al di fuori, della diffusione del Cristianesimo, la società antica venne presa da un diffuso pessimismo, nonché da un disprezzo del mondo e della vita materiale che portarono anche a scelte radicali ed estreme, come l’ascesi, il ritiro ad una vita eremitica e addirittura anche ad episodi di automutilazione ed autocastrazione. I librai dell’epoca facevano circolare un gran numero di testi magici, religiosi, astrologici, ma anche oracolari che alimentavano il diffuso pessimismo e la convinzione di una imminente palingenesi cosmica di tipo apocalittico sia a livello fisico che spirituale. Dallo storico Svetonio veniamo a sapere che Augusto stesso ordinò la distruzione di più di duemila copie di libri del genere, facendo quasi presagire che la questione religiosa si sarebbe dimostrata uno dei più grossi problemi di tutta la successiva storia romana.

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Dic 07 2009

I 10 Comandamenti degli Indiani d’America

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 11:38

idiani america

I nativi indiani d’America, prima dello sterminio fisico e culturale, dei migranti dell’ultimo millennio, sono stati forse uno dei popoli più saggi, mai evoluti sulla terra,  e questo, grazie proprio alla loro comunione  con la natura. Questo ha dato loro la saggezza e l’umiltà per scoprire le regole di giusto comportamento senza le quali non possiamo vivere una vita in armoniosa sulla terra. Quindi non leggi imposte dall’esterno, ma da una  profonda autoregolamentazione imprescindibile per vivere:

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I dieci Comandamenti degli Indiani d’America

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La Terra è la nostra Madre, abbi cura di Lei.

Onora e rispetta tutti i tuoi parenti.

Apri il tuo cuore ed il tuo Spirito al Grande Spirito.

Tutta la vita è sacra, tratta tutti gli esseri con rispetto.

Prendi dalla Terra solo ciò che è necessario e niente di più.

Fai ciò che bisogna fare per il bene di tutti.

Ringrazia costantemente il Grande Spirito per ogni giorno nuovo.

Devi dire sempre la verità, ma soltanto per il bene degli altri.

Segui i ritmi della natura, alzati e ritirati con il sole.

Gioisci nel viaggio della vita senza lasciare orme.


Dic 06 2009

Il seducente veleno delle antiche eresie cristiane

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 09:48

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I primi secoli del Cristianesimo furono caratterizzati, oltre che dalle persecuzioni anticristiane poste in atto dai pagani, anche dal dilagare delle eresie. Sette, chiese e movimenti ereticali gnostici, dualistici, pseudo giudaici, orientaleggianti, misterici, apocalittici, sorsero come funghi in tutte le province del vasto Impero di Roma, seminando ovunque il loro devastante veleno e le loro assurde dottrine che si contrapposero alle mistificazioni e alle alterazioni del cristianesimo delle origini poste in atto dalla dominante Chiesa di Roma.

I Padri della Chiesa si trovarono in prima linea nel combattere queste deliranti eresie e dettero così vita ad una memorabile guerra intellettuale, teologica e filosofica, tra i campioni della libertà di pensiero e i rigorosi difensori dell’ortodossia cristiana.

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Nov 28 2009

Il Dio Indiano Krishna era il re di Gerusalemme

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 10:10

Krishna

Che strano mondo in cui viviamo! La Chiesa cattolica ha sempre saputo che il Cristianesimo non comincia con Gesù Cristo, ma ancora si cerca di farci pensare di sì.

S. Agostino d’Ippona (354-430 d.C.) ha scritto: “Questo, ai nostri giorni, è la religione cristiana, che non era sconosciuta in tempi passati, ma ha recentemente ricevuto quel nome.”

Eusebio di Cesarea (ca. 283-371 d.C.), dichiarava: “La religione di Gesù Cristo non è né nuova né strana.”

In Anacalypsis, l’orientalista britannico e iconoclasta del sec. XVII   Godfrey Higgins ha insistito che il Cristianesimo era già saldamente in atto sia in Occidente, sia in Oriente, molti secoli prima della nascita di Gesù Cristo. Egli dice: “I Crestian o cristiani d’Occidente probabilmente sono derivati direttamente dai buddisti, piuttosto che dai brahmani. (Vol. 2, pp 438, 439.)

L’esistenza dei cristiani, in Europa e in India, è di gran lunga anteriore all’era cristiana … (Vol. 2, p. 202.) Penso che la maggior parte dei devoti accecati e creduloni debba acconsentire che abbiamo l’esistenza del Cristna dei bramini in Tracia, molte centinaia di anni prima dell’era cristiana e della nascita di Gesù Cristo. (Libro X, p. 593.)

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Giu 04 2009

IO UCCIDO

Category: Conoscenza varie,Religioni e rasiegiorgio @ 05:47

Il Creatore è un Dio crudele che ha voluto un mondo in cui nessuno può vivere senza distruggere la vita, senza uccidere altri esseri viventi. Nessun essere può vivere senza divorare altre forme di vita, vegetale o animale. E’ questo un aspetto fondamentale della natura del creato. Tutta la vita del mondo animale non è che un’interminabile strage. Esistere vuol dire mangiare ed essere mangiati. L’uomo è ciò che egli mangia. Ogni essere vivente si nutre di altri esseri e diverrà nutrimento di altri esseri in un ciclo interminabile.

Nel mondo non c’è nessuno che non uccida. Tutte le creature si uccidono tra loro… Nessuno può vivere senza uccidere…. Ogni essere vivente è ucciso dal proprio Destino, la morte non viene che in seguito. Nessuno sfugge al Destino.

Il capitolo fondamentale è l’accettazione del mondo com’è, non come vorremmo che fosse. 
Solo quando accettiamo la realtà del mondo possiamo cercare di comprenderne la natura, avvicinarci al Creatore, e prendere il nostro posto nell’armonia della creazione.

Poiché nessuno può esistere senza nutrirsi della vita di altri esseri, dobbiamo assumercene la responsabilità di fronte a noi stessi e di fronte a chi  l‘ha  hanno voluta così. Per associare i   nostri atti, dobbiamo superare lo stadio istintivo, ritualizzare l’atto di uccidere come l’atto d’amore  per condividere le responsabilità dell’atto fratricida con il quale, per sopravvivere, siamo obbligati a divorare altri esseri viventi,

Solo se prendiamo coscienza del valore dei nostri atti, compiendo consapevolmente la volontà del Dio il quale ha voluto che la vita non si mantenga se non con la morte, con l’uccisione, possiamo limitare gli effetti, recitare la parte che ci è devoluta nell’armonia del mondo.

La strage, la caccia all’animale per divorarlo, è un istinto fondamentale dell’uomo, il suo mezzo per sopravvivere e come tale può provocare un’esaltazione, una sorta di trance che è anch’essa una via mistica d’integrazione nell’aspetto distruttore della divinità.

La corsa sfrenata delle Menadi e il furore con cui esse dilaniano e divorano ancor vive le vittime è una delle forme dell’ebbrezza mistica.  Uccidere è un atto sacro, come dare la vita.

Fonte: liberamente tratto da srs di Luigi Pellini


Mag 21 2009

IL SUMMANO: IL MONTE SACRO AGLI DEI. IL MISTERO DEI FIORI

 

Tra i mille segreti e curiosità del Summano, non va scordata l’enorme varietà di fiori, [a tal punto eccezionale che ha mosso e stimolato centinaia di studiosi italiani e stranieri, dal Rinascimento, sino ai giorni nostri. Un solo esempio: in una radura a 600 metri sono state trovate 21 varietà di orchidea, sulle 30 presenti in tutto l’arco alpino. 

La ricchezza della flora potrebbe essere collegata con i pellegrinaggi per adorare il sacro idolo. La festa del dio Summano (ed esistono confusioni non ancora chiarite con Giove e Plutone) era il 20 di Giugno. Secondo gli storici romani, in quella data, si sacrificava un montone nero, si offrivano libagioni con focacce di farina in forma di ruota e si spandevano semi esotici nel terreno. Queste feste erano le “summanalia”. 

Probabilmente queste sementi sparse dai pellegrini nel loro sacro viaggio verso la cima, trovando un clima estremamente diversificato, si sono riprodotte, perpetrandosi sino ad oggi. I botanici hanno infatti accertato la coesistenza di varie situazioni micro-climatiche nella stesso monte: privo di contrafforti collinari, il Summano è investito dalle correnti calde provenienti da sud, ma anche da quelle fredde da nord che investono la cima. Nello spazio di poche centinaia di metri, si passa dal clima mediterraneo di certe radure, al clima alpino.

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Apr 24 2009

Gli Esseni secondo Giuseppe Flavio

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 11:05

 

Da  Guerra giudaica  Libro II cap. 8 ver. 2 e seg.

 

Questi Esseni rigettano i piaceri come un male, ma esaltano la continenza, ed il dominio delle nostre passioni, come virtù.

Trascurano matrimonio, ma scelgono i figli d’altri, quando appaiono docili, per istruirli, e farli divenire loro figli, e li formano secondo i loro costumi.

Non negano assolutamente la necessità del matrimonio, e la continuità del genere umano che attraverso di esso viene assicurato; ma  si tengono lontani dal  comportamento lascivo di donne, ed  sono convinti che nessuna di esse resta fedele ad un solo uomo.

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Apr 22 2009

IL PATARINISMO A VERONA NEL SECOLO XIII Dagli studi di CARLO CIPOLLA

Castello di Sirmione ultimo baluardo dei Patarini

a cura di Silvio Manzati

Nel secolo XIII numerose e potenti sette d’eretici pullularono nella città e nella provincia di Verona. Erano i Catari o i Patarini, che si dilatarono fra noi venendo dalla Lombardia e dal Piemonte.


La guerra politico-religiosa condotta per tanti anni da Federico I contro il papa Alessandro III favorì l’accrescersi della potenza di queste dottrine, che, in un modo o nell’altro, combattevano la chiesa romana.
Alessandro III le condannò nel concilio lateranense (anno 1179). Il papa Lucio III e Federico I rinnovarono le condanne contro gli eretici nel concilio di Verona (novembre 1184). Nel decreto canonico sono nominatamente anatemizzati i catari, i patarini, gli umiliati, i poveri di Lione, i passagini, gli josepini e gli arnaldisti.



È probabile che in Verona, sin da quel tempo, fossero numerose le presenze delle sette. Le condizioni politiche d’Italia, al tempo di Enrico VI, figlio di Federico I, e successivamente, furono tali da incoraggiare qualsiasi opposizione al pontificato.  Fra’ Tommaso da Lentini, biografo e contemporaneo dell’inquisitore domenicano veronese S. Pietro detto Martire, ci testimonia l’insediamento dei patarini a Verona nei primi anni del sec. XIII.  Fra’ Tommaso, raccontando un episodio dell’infanzia, riferisce che il padre e lo zio di Pietro erano eretici. Siamo nel 1212 o 1213, in un tempo in cui la preponderanza ghibellina era ormai stabilita in Verona.



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Apr 16 2009

LA DIDACHE’

Category: Chiesa Cattolica,Libri e fonti,Religioni e rasiegiorgio @ 00:16

 

 

La Didaché è uno scritto antichissimo: si tratta del primo testo in assoluto del Cristianesimo, ed è stata scritta verso il 50 d.C., in Oriente (Siria, Palestina o Egitto),l’autore è sconosciuto ma è certamente qualcuno che aveva seguito le predicazioni di Gesù Cristo ed è probabilmente antecedente agli stessi Vangeli di Matteo, Marco e Luca.

 

La si può ritenere “la regola della comunità”, un riassunto delle massime morali più importanti ad uso dei Catecumeni. E’ una sorta di compendio dei precetti insegnati da Cristo e contiene in sintesi tutti i principi trasmessi dall’Antico e dal Nuovo Testamento.

 

E’ l’esaltazione della semplicità: con un linguaggio estremamente lineare ed in pochissimi tratti passa dalla Genesi all’Apocalisse, cioè dall’inizio della vita caratterizzata dal dono di Dio che è la libertà al ritorno di Cristo che è misericordia e giustizia.

 

Ci fa vedere quale era il vero spirito dei cristiani delle primissime comunità, dandoci la possibilità di assimilarci ad esso, semplicemente seguendo i suoi essenziali insegnamenti.

 

La DIDACHE’ è citata da Erma nel Pastore, Clemente Alessandrino ed Origene che ritengono Scrittura Sacra. Sant’Atanasio la consiglia per istruire i catecumeni.

All’inizio del V secolo è incorporata nelle Costituzioni Apostoliche.

 

itenuta perduta da secoli, fu riscoperta  nel 1873 dal metropolita di Nicomedia, Filoteo Bryennios, a Costantinopoli in un codice greco, scritto nel 1056 contenente la DIDACHÉ, le due Lettere di San Clemente Romano e l’ Epistola di Barnaba.

 

Fu pubblicata nel 1883 in “L’editio princeps della DIDACHÉ”

In uno studio di Jean-Paul Audet si afferma che la DIDACHÉ è:

” Una raccolta d’istruzioni e di usanze della Chiesa primitiva, fatta da un ministro itinerante del Vangelo”, datandola nel 50 d.C., periodo in cui si iniziano a scrivere  i Vangeli e le Lettere di S. Paolo. Il luogo della sua composizione è indicato in Antiochia (Siria) e l’autore è un cristiano di provenienza giudaica

 

 

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Apr 15 2009

Il giuramento a Maat

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 12:22

Al termine della vita terrena, nella sala di Maat, o sala della giustizia, si svolgeva la pesatura del cuore del defunto con la piuma della giustizia.

 

 Questa era la tradizionale dichiarazione di innocenza (dal Papiro di Ani) di fronte a Osiride:

 

 Non ho detto il falso

 Non ho commesso razzie 

 Non ho rubato 

 Non ho ucciso uomini 

 Non ho commesso slealtà 

 Non ho sottratto le offerte al dio 

 Non ho detto bugie 

 Non ho sottratto cibo 

 Non ho disonorato la mia reputazione 

 Non ho commesso trasgressioni 

 Non ho ucciso tori sacri 

 Non ho commesso spergiuro 

 Non ho rubato il pane 

 Non ho origliato 

 Non ho parlato male di altri 

 Non ho litigato se non per cose giuste 

 Non ho commesso atti omosessuali 

 Non ho avuto comportamenti riprovevoli 

 Non ho spaventato nessuno 

 Non ho ceduto all’ira 

 Non sono stato sordo alle parole di verità 

 Non ho arrecato disturbo 

 Non ho compiuto inganni 

 Non ho avuto una condotta cattiva 

 Non mi sono accoppiato  

 Non sono stato negligente 

 Non sono stato litigioso 

 Non sono stato esageratamente attivo 

 Non sono stato impaziente 

 Non ho commesso affronti contro l’immagine di un dio 

 Non ho mancato alla mia parola 

 Non ho commesso cose malvagie 

 Non ho avuto visioni di demoni 

 Non ho congiurato contro il re 

 Non ho proceduto a stento nell’acqua 

 Non ho alzato la voce 

 Non ho ingiuriato dio 

 Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio 

 Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene 

 Non ho bestemmiato il nome del dio della città.

Finte:NR dig.int


Apr 15 2009

I 42 PRECETTI DEL SAGGIO ANI

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 09:41

 

Da un papiro della XVIII dinastia dei faraoni dell’antico Egitto rinvenuto nella tomba dello scriba Ani e conservato nel British Museum di Londra. Anubi, dalla testa di sciacallo, pesa il cuore di Ani mentre Toth dalla testa d’ibis, protettore della magia, scrive col calamo il verdetto.

 

I 42 precetti sono estratti dal Capitolo CXXV del Libro dei Morti .

E’ stata apportata qualche modifica alla “Dichiarazione di innocenza” del saggio Ani per renderla più intelligibile e porla nella forma di precetto.

Testo originale: Papiro di Ani (British Museum)

Località: Egitto

Epoca: Regno di Amenophis III  (1405-1367 a.C.) o  inizio XIX dinastia Sethos I (1318-1304) – Ramses II (1304-1237)

 

Dalla Tavola 31

1. Non essere cattivo

2. Non depredare

3. Non rubare

4. Non uccidere nessuno

5. Non alterare le misure di grano

6. Non essere perverso

7. Non rubare i beni degli dei

8. Non mentire

9. Non rubare il cibo

10. Non affliggere nessuno

11. Non fornicare

12. Non causare dispiacere

13. Non mangiare il tuo cuore

14. Non trasgredire

15. Non essere cupido

16. Non mietere nei campi

17. Non spiare

18. Non parlare male degli altri

19. Non litigare per i tuoi affari

20. Non unirti con la donna di un altro

21. Non unirti con la donna di un altro

22. Non masturbarti

23. Non terrorizzare

24. Non trasgredire nulla

25. Non arrabbiarti

26. Non restare sordo alle parole giuste

27. Non utilizzare incantesimi

28. Non essere insolente

29. Non causare discordie

30. Non dare giudizi affrettati

31. Non origliare alle porte

32. Non essere pettegolo

33. Non fare del male

 

Dalla Tavola 32

34. Non usare incantesimi contro il re

35. Non andare nell’acqua

36. Non alzare la voce

37. Non essere blasfemo contro il dio

38. Non favorirti

39. Non distruggere le offerte agli dei

40. Non portare via il cibo dei Beati

41. Non portare via il cibo del bambino

42. Non uccidere il gregge divino

 

Fonte: MAAT


Apr 06 2009

ISIDE REGINA CAELI LAETARE

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 09:53

ISIDE REGINA DEL CIELO RALLEGRATI

 

I nomi della Grande Madre sono tanti: Inanna per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Anat ad Ugarit, Atargatis in Siria, Artemide-Diana ad Efeso, Baubo a Priene, Aphrodite-Venere a Cipro, Rea o Dictinna a Creta, Demetra ad Eleusi, Orthia a Sparta, Bendis in Tracia, Cibele a Pessinunte, Ma in Cappadocia, Bellona a Roma.

In Egitto il suo nome è Iside. Figlia di Nut, dea del Cielo, e di Geb, dio della Terra. Sposa di Osiride, ucciso da Seth, dio del deserto, e risorto per opera della stessa Iside.

Iside è la madre di Horus, il dio fanciullo che appare in numerose rappresentazioni in braccio ad Iside che lo allatta. Osiride si reincarna in Horus, nato dall’unione con Iside dopo la resurrezione.

La triade Iside, Osiride ed Horus rappresenta la continuità della vita, la vittoria sulla morte, la vita oltre la morte.

Con l’avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il culto di Iside si diffuse in tutto il Mediterraneo. Iside divenne il prototipo della Madre e del Figlio.

Si trovano testimonianze del culto di Iside ad Atene, a Titorea presso Delfo (dove si trovava il più sacro dei santuari greci di Iside), in molti centri della Grecia, nelle isole dell’Egeo (in particolare a Delo), in Asia Minore, in Africa settentrionale, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, in Italia (soprattutto in Campania a Pompei, Pozzuoli, Ercolano), in Gallia e in Germania.

A Roma il culto ebbe un grande successo. Verso l’88 a.C. era in funzione a Roma un collegio di pastophori: una confraternita di sacerdoti che portavano nelle processioni piccole edicole con le immagini divine.

Nel 65 a.C. un altare dedicato ad Iside sul Campidoglio venne distrutto per ordine del Senato.

I seguaci di Iside, appartenenti a tutte le classi sociali, furono coinvolti nelle lotte politiche e sociali degli ultimi tempi della Repubblica. Il Senato ordinò la distruzione di templi, altari e statue della dea nel 58, nel 54, nel 50 e nel 48 a.C.

Nel 50 a.C. il console Emilio Paolo non trovò nessun operaio disposto ad abbattere il santuario di Iside.

Nel 43 a.C. i triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) promisero di consacrare un tempio isiaco a spese della Repubblica. Ma la promessa non venne mantenuta.

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) e la morte di Cleopatra (69 a.C.-30 a.C.) e di Antonio (81 a.C.-30 a.C.) le persecuzioni contro i culti greco-egiziani ripresero.

Nel 28 a.C. Augusto (63 a.C.-14 d.C.) proibì il culto di Iside entro il recinto sacro della città (pomoerium).

Nel 21 a.C. Agrippa, in assenza di Augusto, proibì i culti alessandrini entro un chilometro e mezzo dalla città.

Nel 19 d.C. Tiberio (42 a.C.-37 d.C.) fece demolire il tempio di Iside e gettare nel Tevere la statua della dea.

La situazione cambiò con Caligola (12-41), pronipote di Augusto e di Antonio, che costruì un grande tempio dedicato ad Iside in Campo Marzio: l’Iseo Campense.

Claudio (10 a.C.-54 d.C.), Nerone (37-68) e Vespasiano (9-79) diedero il loro appoggio al culto della dea. Vespasiano, prima di festeggiare insieme al figlio Tito la vittoria sugli ebrei ribelli, trascorse una notte di preghiera nell’Iseo per ringraziare la grande dea. Nel 71 venne coniata una medaglia con l’Iseo Campense.

Domiziano (51-96) si salvò dai partigiani di Vitellio nascondendosi in una processione isiaca. Quando l’Iseo Campense venne distrutto da un incendio nell’80 d.C. Domiziano lo ricostruì.

Nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside: divenne la sacrosancta civitas secondo la denominazione di Apuleio nelle Metamorfosi.

Adriano (76-138) volle costruire nella sua villa imperiale di Tivoli un Canopo in miniatura culminante in un Serapeo. Nel 126 inaugurò un santuario dedicato ad Iside a Luxor. Nel 127 fece costruire ad Ostia un Iseo.

Marco Aurelio (121-180) invocò l’ausilio degli dei egiziani per salvarsi durante una crisi militare in Bosnia.

Commodo (161-192) si fece rasare come un pastoforo. Le monete del suo tempo lo mostrano in compagnia di Iside e di Serapide.

Settimio Severo (146-211) favorì il culto isiaco. Sulle monete di Julia Domna, seconda moglie dell’imperatore, si vede Iside che allatta Horus.

Caracalla (188-217) riammise il culto isiaco entro i confini sacri della città di Roma. La religione della grande dea raggiunse il suo apogeo.

Alessandro Severo (208-235) restaurò l’Iseo Campense e gli altri templi della dea.

Diocleziano (245-316), che regnò fino al 305 d.C. quando decise di abdicare, costruì probabilmente l’Iseo della III Regio (quartiere) di Roma. Fece coniare molte monete con la dea Iside.

In tutto l’Impero Romano si ritrovano simboli della dea su gioielli, spille, fermagli, anelli. Vennero costruiti santuari, statue e monumenti in molte località.

Due solenni festività legate a Iside venivano celebrate nell’Impero Romano: il Navigium, o vascello di Iside, il 5 marzo e l’Inventio di Osiride, dal 29 ottobre al 1° novembre.

Questa felice era ebbe termine nel 312 con l’avvento al trono di Costantino (280-336).

Dopo l’editto di Costantino (313 d.C.) i cristiani iniziarono a perseguitare le altre religioni.

Nel 380, con l’editto di Tessalonica, Teodosio (347-395) dichiarò il cristianesimo religione di stato. Tutti gli altri culti furono proibiti, i templi distrutti, le statue abbattute, i sacerdoti e i fedeli processati dalle autorità o linciati dalle folle guidate da vescovi e monaci fanatici.

Nel 391 Teofilo, il patriarca cristiano di Alessandria, chiamò i monaci a “purificare” la città del Serapeum.

Nel 394 vennero celebrati gli ultimi riti ufficiali in onore di Iside a Roma.

Nel 396 il barbaro Alarico, re dei Goti, al cui seguito erano gli “uomini vestiti di nero” (i monaci cristiani), incendiò il santuario di Eleusi.

Nel 415 un gruppo di monaci cristiani, seguaci del patriarca di Alessandria, Cirillo, linciò Ipazia (370-415), donna che aveva raggiunto una grande fama nella filosofia e nella matematica, figura rilevante della scuola neoplatonica, esponente del mondo intellettuale pagano. Con la sua morte iniziò il declino di Alessandria come centro culturale.

Nel 536 l’imperatore Giustiniano (483-565) ordinò la chiusura dell’ultimo tempio di Iside, situato nell’isola di File sul Nilo ai confini con la Nubia, e lo fece trasformare in una chiesa cristiana.

Era finito per sempre il culto della “Dea dai molti nomi”?

Nel 431 i vescovi cristiani si erano riuniti ad Efeso, la città sacra alla dea Artemide, una delle manifestazioni della Grande Madre. Il Concilio decretò che Maria, madre di Gesù, doveva essere chiamata Theotokos, Mater Dei, Madre di Dio. L’antico titolo della grande dea Iside.

 

Fonte: Maat


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