Mar 06 2015

DENATALITÀ, TASSE, IMMIGRAZIONE. ECCO PERCHÉ FINIREMO COME L’IMPERO ROMANO

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La distruzione dell’Impero romano, di Thomas Cole. Dipinto allegorico (ispirato molto probabilmente al sacco di Roma dei Vandali del 455), quarto della serie “Il corso dell’Impero” del 1836, oggi a New York, presso l’Historical Society.

 

 

di Massimo Introvigne

 

Si può parlare male della Francia finché si vuole, ma bisogna riconoscere ai francesi la capacità di promuovere dibattiti culturali che vanno al di là delle banalità quotidiane. Ne è un buon esempio la vasta discussione che continua sul libro dello storico e giornalista Michel De Jaeghere «Gli ultimi giorni. La fine dell’Impero romano d’Occidente» (Les Belles Lettres, Parigi 2014). Nel febbraio 2015 il mensile cattolico «La Nef» ha dedicato a questo tomo di oltre seicento pagine un numero speciale con diversi articoli pertinenti, ma del libro si continua a parlare negli ambienti più diversi, talora con toni molto accesi.

 

Perché appassionarsi nel 2015 alla caduta dell’Impero romano? Si tratta certo di uno degli eventi più importanti della storia universale. Ma in realtà il dibattito francese è divenuto rapidamente politico, perché le vicende finali dell’Impero romano ricordano da vicino – lo aveva del resto già notato Benedetto XVI – quelle di un’altra civiltà che sta morendo, la nostra.

 

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Mar 05 2015

L’EX UOMO CIA RAYMOND MCGOVERN: GIORNALISTI, VI BEVETE PROPRIO TUTTE LE BUFALE

Category: Media e informazione,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 00:19

RAYMOND MCGOVERN

Raymond McGovern

 

 

Giornalisti, ma perché ve le bevete proprio tutte, le bufale che vi propina il potere?

 

La notizia è che a domandarlo non è un reporter d’inchiesta, ma un ex dirigente della Cia, Raymond McGovern, per anni a capo del “National Intelligence Estimates”, uno dei massimi organismi dell’agenzia di Langley. Marcello Foa lo ha incontrato in un recente dibattito pubblico a Firenze. Oggi, McGovern «è uno dei più arcigni difensori delle libertà civili e implacabile critico delle politiche della Casa Bianca, sia di George W. Bush sia di Barack Obama».

 

Foa condivide al 100% la sua analisi: «Oggi la stampa non svolge il proprio ruolo di cane da guardia della democrazia, semmai è vero il contrario: troppo compiacente, troppo schierata, troppo pavida nei momenti in cui bisognerebbe essere coraggiosi. Si beve tutte le bufale degli spin doctor».

 

Ovvio che l’opinione pubblica sia sempre più indifesa: non viene solo disinformata, viene anche puntualmente depistata non appena il Palazzo teme che qualche verità scomoda possa venire a galla.

 

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Mar 04 2015

LA VERA STORIA DELLA FINE DI CRAXI E L’EURO-ROVINA DELL’ITALIA

 

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Bettino Craxi

 

 

L’Italia si radicalizza, nel dopoguerra, intorno a due poli: un polo cristiano e un polo di sinistra, che si scinde in più realtà. E poi ha delle forze storiche – liberali, repubblicani – che provengono dalla storia risorgimentale. In questo quadro l’Italia resiste finché non crolla il Muro di Berlino.

Fino ad allora, gli americani finanziano la Dc, i russi finanziano il Pci, gli altri si procurano da vivere un po’ come possono. E il sistema politico va avanti, in una specie di benessere garantito dai finanziamenti esteri su cui si modellano i due grossi partiti, mentre gli altri partiti hanno campo libero nel finanziamento illecito, cioè nel finanziamento che ipocritamente veniva considerato illecito, cioè sottobanco.

Cosa succede nel 1989? Crolla il Muro. E nel momento in cui vengono meno i due blocchi e gli americani non hanno più paura dei russi, pensate che diano ancora soldi alla Dc? I russi a loro volta non esistono più, ma le strutture dei partiti rimangono uguali: dipendenti da mantenere, sedi, palazzi, giornali, volantini da distribuire. Dove prenderli, i soldi? In più, finché c’era solo una emittente televisiva il costo della politica era di un certo importo; una volta nata la Tv commerciale, che gli spot se li fa pagare, e non c’è più solo la “Tribunale elettorale” di Jader Jacobelli, il costo aumenta ancora.

 

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Mar 03 2015

NON C’È ALCUNA CORRELAZIONE TRA USO DEL CONTANTE ED EVASIONE FISCALE

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 00:03

Lo abbiamo detto, ridetto, scritto, riscritto, ripetuto, ribadito in mille modi. Finalmente, qualcuno lo ha capito!

 

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di REDAZIONE

 

Riportiamo la notizia così come l’ha lanciata l’agenzia di stampa AGI:

«Nonostante l’Italia abbia il limite all’utilizzo del contante più basso d’Europa, l’evasione fiscale non sembra averne risentito; anzi, c’è pochissima correlazione tra la soglia limite all’uso di cartamoneta imposta per legge e il rapporto tra la base imponibile Iva non dichiarata e il Pil, vale a dire l’evasione fiscale».

E’ quanto emerge da un’analisi elaborata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

 

“Tra il 2000 e il 2012 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), a fronte di una soglia limite all’uso del denaro che è rimasta pressoché stabile fino al giugno 2008, l’evasione ha registrato un andamento altalenante fino al 2006 per poi scivolare progressivamente fino al 2010″, si legge nella nota della Cgia, “se tra il 2010 e l’anno successivo l’”asticella” del limite al contante si è ulteriormente abbassata (passando da 5.000 e 1.000 euro), l’evasione, invece, è salita fino a sfiorare il 16 per cento del Pil, per poi ridiscendere nel 2012 sotto quota 14 per cento”.

“Alla luce di questa comparazione”, prosegue la Cgia, “possiamo affermare che non c’e’ una stretta correlazione tra l’uso della carta moneta e l’evasione fiscale; anzi, il minor utilizzo del contante può diminuire le possibilità di riciclaggio di denaro proveniente da attività illegali che, come sappiamo, non venivano però incluse nelle statistiche ufficiali riferiti all’evasione fiscale”.

Tra i principali membri dell’Unione europea, ben 11 Paesi non prevedono alcun limite all’uso del contante.

La Francia e il Belgio hanno una soglia di spesa con la cartamoneta di 3.000 euro, la Spagna di 2.500 euro e la Grecia di 1.500 euro.

 

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Mar 02 2015

LA “STAMPA”, UNO DEI MOTIVI PER CUI L’ITALIA È IRRIFORMABILE

Category: Media e informazione,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 22:47

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di GIANLUIGI LOMBARDI CERRI

 

Sembra che debba attribuirsi a G.B.Shaw l’episodio in cui essendo per l’ingresso ad una cena di gala  privata richiesto il biglietto di invito il celebre scrittore, ha tentato di sostituire il richiesto con una parola pomposamente pronunciata: “Stampa!” E questo la dice lunga sul carattere di molti giornalisti, ma l’atteggiamento ironizzato non raggiunge mai i livelli italioti.

 

Infatti ai “ vizietti” tipo quello ironizzato da G.B.Shaw si aggiungano vizi ben più importanti, il primo dei quali è quello dell’appartenenza ad uno schieramento politico scrivendo quasi esclusivamente in funzione di una ideologia. Non è un mistero che, specie in certi settori specializzati della pubblicistica o sei “…figlio di un padre potente” o sei “ ….appartenente alla sinistra”, diversamente ti scordi di lavorare. Questo fa sì che tutte le notizie provenienti dalle agenzie di stampa vengono politicamente interpretate.

 

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Feb 28 2015

RENZI BAMBINO, LO CHIAMAVANO “MAT-TEORIA”

Category: Persone e personaggi,Società e politicagiorgio @ 00:24

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Giugno 2004: Matteo Renzi presidente della Provincia di Firenze

 

 

Firenze, 17 dicembre 2013 – Com’era Matteo Renzi da piccolo? Se mai vi siete posti questa domanda il settimanale “Oggi” ha raccolto alcune testimonianze che vi aiuteranno a farvi un’idea. A raccontare il piccolo Renzi Federica Morandi, compagna di banco delle elementari e oggi presidente del Consiglio comunale di Rignano, il suo ex capo scout, Roberto Cociancich, poi presidente nazionale dell’Agesci e oggi senatore del Pd, e monsignor Giovanni Sassolini, ex parroco di Rignano sull’Arno.

 

“Era il più sveglio già da bambino”, racconta Federica Morandi. “Matteo ha doti da leader. Lo vedremo crescere”, scriveva negli Anni ’90 Cociancich nella sua relazione sul giovane scout. “Era molto devoto. Fin da piccolo era abituato a coordinare i suoi coetanei: era lui che spiegava a tutti come e cosa dovevano fare. E se c’era lui, io ero tranquillo che tutto sarebbe stato a posto. Insomma, era già un piccolo manager”, racconta il parroco di allora di Rignano sull’Arno, dove Renzi è cresciuto con babbo Tiziano, mamma Laura e i tre fratelli.

 

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Feb 27 2015

ECCO COME PUTIN TUTELA DEI LAVORATORI: RENZI, LA COSIDETTA SINISTRA ITALIANA LO FAREBBE MAI?!?

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 00:02

 

Renzi, il PD e la sinistra italiana criticano Putin, viene definito un “dittatore”…

Ecco un aneddoto che fa invece capire come mai il popolo russo lo sostenga a spada tratta…

Putin tutela con fermezza i lavoratori russi, mentre Renzi e la sinistra italiana si sono solo preoccupati di rendere licenziabili quelli italiani…

Secondo voi Renzi farebbe mai qualcosa di simile a questo?

 

 

Vladimir Putin viene messo a conoscenza del fatto che migliaia di operai, che non ricevevano stipendio da mesi, stanno per essere licenziati e la loro fabbrica chiusa da quegli stessi dirigenti che ne avevano tratto profitti milionari.

 

Il Presidente russo saputo della cosa va ad occuparsi personalmente della faccenda: convoca immediatamente Padroni e Oligarchi responsabili dell’ondata di licenziamenti, che con la loro avidità ed incompetenza, stavano per mandare in mezzo ad una strada migliaia di famiglie e li affronta uno per uno, facendogli un cazziatone memorabile! Esigendo le loro dimissioni immediate e concludendo il discorso con la frase: “Il termine ultimo per il pagamento degli stipendi arretrati, È OGGI !”.

 

Nelle successive 4 ore vengono pagati 40 milioni di dollari di stipendi arretrati e gli unici licenziamenti sono quelli dei padroni.

 

 


Feb 26 2015

CORTE CONTI ASSOLVE RENZI PERCHÉ ‘INCAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE’

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SPASSOSA LA SENTENZA CHE ASSOLVE RENZI PER LE ASSUNZIONI ILLEGITTIME

 

Le motivazioni della sentenza della Corte dei Conti che assolse in appello Renzi, in primo grado condannato a pagare 14mila euro per le assunzioni illegittime quand’era presidente della Provincia di Firenze, sono peggio di una condanna.

 

Lo hanno assolto, spiegano i giudici, perché il “Collegio ritiene di poter rilevare l’assenza dell’elemento psicologico sufficiente a incardinare la responsabilità amministrativa, in un procedimento amministrativo assistito da garanzie i cui eventuali vizi appaiono di difficile percezione da parte di un ‘non addetto ai lavori’”.

 

In sintesi: è troppo scemo per capire di avere frodato i contribuenti.

 

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Feb 26 2015

RENZI ROTTAMA MONTESQUIEU

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La divisione dei poteri dello Stato sembrava un principio cardine, scontato oramai e indiscutibile, indispensabile ai fini della legittimità dello Stato, un’acquisizione definitiva e irreversibile della democrazia occidentale; ma evidentemente non era così, almeno in Italia: con le riforme del Senato e della legge elettorale, il nostro premier è riuscito a rovesciare il lavoro di Montesquieu, a ritornare a una struttura statuale come prima della rivoluzione francese. Ora infatti il premier unisce in sé il potere esecutivo, il potere legislativo, e un’ampia parte del potere di controllo. Inoltre, non vi sono contrappesi indipendenti da lui al suo strapotere.

 

La tesi fondamentale esposta da Montesquieu nel suo celebre trattato Lo spirito delle leggi, pubblicato nel 1748, è che può dirsi libero solo quell’ordinamento in cui nessun governante possa abusare del potere a lui affidato.

Per prevenire tale abuso, occorrono contrappesi e controlli, occorre che “il potere arresti il potere”, cioè che i tre poteri fondamentali siano affidati a persone od organi differenti, in modo che ciascuno di essi possa impedire all’altro di esorbitare dai suoi limiti e degenerare in tirannia.

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Feb 24 2015

LA SINISTRA DEGLI OPERAI È ANNEGATA NEL TRATTO DI MARE CHE SEPARA IL DIRE DAL FARE

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Feb 20 2015

OLIVETTI NON ERA UN MARXISTA: L’IMPRENDITORE FILOSOFO DI IVREA SI ISPIRAVA AL PERSONALISMO DI MOUNIER E ALL’ANTROPOSOFIA DI STEINER. ERA UN’IDEALISTA PRATICO, NON UN MATERIALISTA DIALETTICO

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ADRIANO OLIVETTI ERA UN IDEALISTA PRATICO: Credeva “nel potere illimitato delle forze spirituali” . Esprimeva un pensare e un agire tutt’altro che marxisti

 

 

 

di Luca Negri

 

Ci piace pensare che vi sia qualcosa di provvidenziale dietro la riscoperta della figura e dell’opera di Adriano Olivetti. Dopo anni di semi oblio questo grande italiano torna finalmente attuale, o meglio ci si accorge della sua mai tramontata ed urgente attualità. Eccolo infilato nel pantheon delle personalità ispiratrici sia da Matteo Renzi che da Giorgia Meloni, dunque da ciò che resta della Sinistra e della Destra, quasi a confermare la decomposizione di quella dicotomia tutta otto-novecentesca.

 

Certo è che le nuove leve della politica italiana non fanno seguire alle parole i fatti, come degni continuatori delle leve ormai rottamate. Il nome di Olivetti, accanto a quelli di un Mazzini, di un La Pira, di un Longanesi, fa, come si dice, fine e non impegna. Non impegna, perlomeno, rampanti quarantenni come Renzi.

 

 

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Feb 18 2015

COME SI CHIAMANO I VENETI ITALIOTI?

Category: Società e politica,Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 01:12

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di LUCIO CHIAVEGATO

 

 

Definizione di ITALIOTA

 

Individuo di provenienza diversa nord sud isole comprese, di estrazione politica varia, dx sx centro, che sponsorizza l’unità di taglia ed avversa in tutte le maniere l’indipendenza del proprio popolo al fine di conservare i propri privilegi acquisiti e di continuare a sfruttare il lavoro altrui per scopi privati.

 

Detto questo ora analizziamo la situazione Veneta.

 

Una regione italiana che, malgrado la crisi, il centralismo romano e la politica italiota è riuscita a distinguersi per capacità produttive, benessere sociale e alla competizione economica.

 

Gli ultimi scandali del Mose hanno portato a galla ciò che molti non volevano vedere e hanno fatto capire che anche nella nostra terra la politica del compromesso e del malaffare, legato agli appalti e alla politica, caratteristica tutta itagliana, ha ormai messo radici salde nella società Veneta.

 

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Feb 13 2015

IL POPOLO ITALIANO

Category: Libri e fonti,Popoli e nazioni,Società e politicagiorgio @ 00:08

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Vi segnaliamo un interessante libro di uno scrittore inglese Martin Solly che nel 1995 analizzava la società italiana partendo dal dato di fatto dello scarso o finto patriottismo che ci contraddistingue.

 

Il libro si chiama: “Xenophobe’s guide to the Italians” , ancora una volta autori stranieri (il più importante fu certamente lo storico Smith) vedono cose nella nostra finta patria che noi autoctoni non riusciamo a vedere.

 

Vi trascrivo integralmente l’introduzione così da capire tutto il senso del libro.

 

 

IL POPOLO ITALIANO

 

Gli italiani non sono un’etnia definita, ma un insieme di popolazioni differenti.

 

Tendono a pensare a se stessi e agli altri in primo luogo come romani, milanesi, siciliani o fiorentini, e in seguito come italiani.

 

Molto poco unisce Torino a Bari, o Napoli a Trieste, eccetto l’autostrada, la ferrovia e la Chiesa Cattolica.

 

Ogni tanto gli italiani cercano di comportarsi come una nazione e fanno grossi sforzi per essere nazionalisti, per esempio quando la nazionale di calcio riscuote successi durante il campionato mondiale.

 

Ma principalmente gli italiani si sentono tali quando sono all’estero: in una gelateria di Melbourne in Australia, in una miniera belga o ad una partita di calcio negli Stati Uniti.

 

L’identità è importante per gli italiani. Forse proprio perchè sono piuttosto insicuri della loro italianità e non esattamente in grado di dire cosa significhi, sentono invece fortemente le loro radici.

 

“Di dove sei?” è una domanda importante per un italiano e richiede una risposta esauriente. Diversamente da un inglese o da un americano, nessun italiano è mai in imbarazzo quando questa domanda gli viene posta.

 

Gli italiani sanno esattamente da dove vengono, e portano quel luogo con sè per tutta la vita.

 

Dichiarare la propria origine è strettamente connesso con il concetto chiave del “campanilismo” che letteralmente significa “fedeltà al proprio campanile” ; in pratica esso presuppone il pensare che la propria città natale sia la migliore del mondo.

 

Gli italiani amano la loro città di origine e trovano difficile esserne allontanati. Questo attaccamento alla città, comunque, presuppone grande concorrenza, che è particolarmente forte tra paesi, città, provincie e regioni vicine.

 

La rivalità è così accesa che spesso gli italiani non hanno tempo per altro, perchè sanno bene che quelli di altre famiglie, paesi, città o regioni non sanno comportarsi come si deve e sono inaffidabili. Come sarebbe bella l’Italia senza gli altri italiani!

 

Tratto da Martin Solly; Xenophobe’s guide to the Italians , Orsham, Ravette Books, 1995

 

 

Fonte: Briganti.info del 6 febbraio 2015

Link: http://briganti.info/il-popolo-italiano/

 

 


Feb 12 2015

SEGNALE DELLA CRESCITA: ACCENDERE I CERI PER SPERARE NEL FUTURO

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 03:01

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di LUIGI CORTINOVIS

 

Uno, due anni fa le agenzie lanciavano notizie in cui si conteggiavano le ore di cassa integrazione in centinaia di milioni. Ora, quei sussidi stanno finendo ed il conteggio è diverso.

 

L’onda lunga della crisi ne sposta gli effetti dalla cassa integrazione ai licenziamenti. E’ il quadro tracciato dalla Fim-Cisl della Lombardia, il cui segretario generale Nicola Alberta parla di “preoccupante impennata del 72% dei licenziamenti rispetto a fine giugno”.

 

Sono 1.633 le aziende – secondo quanto riportato dall’Ansa – che anche nel secondo semestre 2014 hanno dovuto ricorrere agli ammortizzatori sociali. Oltre 40.000 i lavoratori coinvolti e di questi ben 5.843 sono stati licenziati.

 

Presto, nella Lombardia si ricorrerà ai metodi siciliani:

“«Sembra un parodosso  – dice il signor Gambino, titolare di una cereria di Catania – ma è grazie alla crisi se quest’anno sto vendendo più candele rispetto al passato. La gente viene e mi dice: “Mi dia un cero, così vado in chiesa, lo accendo e prego perché la mia situazione familiare migliori”».

 

 

Fonte: tratto da MIGLIOVERDE

LINK: http://www.miglioverde.eu/ecco-il-31-segnale-della-crescita-accendere-i-ceri-per-sperare-nel-futuro/

 


Feb 12 2015

DON MILANI INDIPENDENTISTA: VENTIMILA SANMARINI, LA PROFEZIA DELLA SOVRANITÀ DEI POPOLI. DA DON MILANI A SALVADORI –

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 La scuola di don Milani

 

 

Nella bella Sala Paladin del Palazzo Moroni, si è tenuta nei giorni scorsi la presentazione del saggio “Ventimila Sammarini” – “ La Profezia sulla inevitabile sovranità dei Popoli di tutto il mondo, vista da Don Milani, da Don Giussani e dalla Toscana” (Ed. Il Cerchio”, Rimini 2014)

 

Ha aperto i lavori il dott. Manrico Casini Velcha,  Segretario Generale del Centro Formazione e Ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana di Vicchio di Mugello (Fi). L’oratore ha illustrato le parti salienti della vita del Profeta di Barbiana, dalla agiata e ricca giovinezza al Seminario, mettendo in evidenza il grande Servizio che ha reso – da Sacerdote fedelissimo – alla Chiesa, anche promuovendo la Scuola di Barbiana. Ma Don Lorenzo Milani oggi emerge, soprattutto, per le Profezie testimoniate da Alessandro Mazzerelli.

 

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