Gen 11 2015

ECCO IL QUARTO SEGNALE DELLA RIPRESA: LICENZIAMENTI RECORD IN LOMBARDIA

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 22:47

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di LUIGI CORTINOVIS

 

“Ora le aziende non hanno più alibi per non investire”. Dal vangelo secondo Matteo, idolo dei liberali italiani. Ci pensano i numeri a mettere le cose al loro posto: “Licenziamenti collettivi in Lombardia verso il record storico. Sono oltre28.500 i lavoratori messi in mobilità nel 2014 nelle aziende sopra i 15 dipendenti, oltre il 10% in più rispetto all’anno precedente”. Il dato emerge dalle stime elaborate dal dipartimento mercato del lavoro della Cisl Lombardia, sulla base dei dati regionali relativi alle iscrizioni alla lista di mobilità.

 

Carramba, stiamo parlando un drammatico record storico per la Regione più produttiva d’Italia. I licenziamenti collettivi nel 2014 finora registrati sono stati 26.028, contro i 25.789 del 2013. Mancano però ancora i dati di dicembre, per i quali si stimano oltre 2.500 licenziamenti, di male in peggio insomma.

 

Se questo è solo l’inizio dell’anno, ci aspettiamo una forte ripresa… dei licenziamenti, che comunque fan rima con investimenti.

Vedrete che – come faceva Berlusconi – un giorno Renzi dirà all’universo mondo che qualcuno non lo aveva capito! Lui non ha mai detto quelle cose di cui sopra…

 

 

Fonte: visto su MIGLIOVERDE del 10 gennaio 2014

Link: http://www.miglioverde.eu/ecco-il-quarto-segnale-della-ripresa-licenziamenti-record-in-lombardia/

 


Gen 08 2015

IL PROBLEMA E’ IL SENATO?

IL PROBLEMA IL SENATO


Gen 01 2015

L’IRA DELL’INDIPENDENZA

Category: Autonomie Indipendenze,Società e politicagiorgio @ 00:15

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di STEFANIA PIAZZO

 

In un bellissimo film con Ugo Tognazzi, “La vita agra”, proprio lui, l’attore cremonese figlio delle nostre nebbie, dice:  “L’asfalto ha rovinato le rivoluzioni, non ci sono più sassi”. E’ vero, siamo nella polvere, non ci sono più sanpietrini o pietre da lanciare contro il Palazzo, la politica la fa chi non ha i calli. E Tognazzi supera se stesso quando urla con l’ira del giusto  che si sente tradito: “Io vorrei far esplodere il Torracchione”, riferendosi ad un grattacielo di Milano, per vendicarsi dalle miniere chiuse, per fare giustizia dei lavoratori licenziati. Caro Ugo, l’è cambià nigot. Non è cambiato niente. Il Torracchione c’è ancora, anzi, a Milano ne hanno fatti altri di nuovi e ne combinano di ogni…

 

Mi hanno insegnato che le parole sono “come” pietre. Il “come” è di troppo,  da direttore di questa nuova testata io dico che i giornali sono pietre, non gli somigliano soltanto. L’informazione può svegliare chi dorme e chi soffre di sonnambulismo, ovvero quasi tutti. Dormiamo a occhi aperti, mentre davanti a noi fanno e disfano.

 

E allora, veniamo a noi, al titolo di questa testata. Si può spiegare un giornale dal titolo così deciso? Ci proviamo, in tre modi semplici.

 

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Dic 24 2014

REPUBBLICA SOVIETICA ITALIANA: TI ESPROPRIA IL 90% DEGLI UTILI. IL CASO BCS GROUP

 

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di CRISTINA MALAGUTI

 

Uccisi dal fisco. Mentre il 10% delle imprese italiane ogni anno chiude i battenti, uno studio di Assolombarda, Prometeia insieme all’Osservatorio Bocconi mette a nudo la pressione fiscale in Italia, che non è quella ufficiale che si aggira intorno al 50%, almeno non per tutti, ma quella che in alcuni settori e per alcune aziende, quelle manifatturiere in primis, raggiunge quota 90%.

Nei conti ufficiali infatti, la pressione fiscale per le famiglie si attesta al 49,5% (ma anche in questo caso bisognerebbe prendere una famiglia media e mettersi a fare i calcoli reali di un anno per capire esattamente quanto si paga). Nelle aziende invece, se si passano al setaccio i redditi ante imposte, si scopre che il peso del fisco complessivamente è un macigno che uccide.

Lo ha fatto un imprenditore milanese, l’ingegner Fabrizio Castoldi, presidente della Bcs Group, all’interno della sua impresa che ad Abbiategrasso produce macchine agricole. Nonostante questo però, il bilancio del fisco – seppure – positivo – presenta una riduzione netta delle entrate fiscali. Colpa della crisi? O colpa del socio occulto Stato che pretende di far cassa aumentando le tasse fingendo di non capire che più spreme e meno riceve?

 

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Dic 24 2014

CARO AMICO DE SOSÀN, PAGA E TASI. LA TASSA SPIEGATA IN VENETO

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di ETTORE BEGGIATO

 

Enzo Trulla è vicesindaco del Comune di Sosàn/Sossano e ha, fra le altre, la delega all’identità veneta; e come assessore non perde occasione di lottare per difendere l’identità e la lingua veneta.

 

Qualche mese fa ha pensato bene di stampare in lingua veneta l’obbligatorio cartello di inizio dei lavori per la nuova piazza della frazione di Collaredo, ricordando a tutti che “CHI SEMO AL COLAREDO, NEL VENETO TERA DE SAN MARCO” e che per finire “ i laòri ghe meteremo presapoco novanta dì”.

 

Nei giorni scorsi, in occasione della scadenza della famigerata TASI ha pensato bene di ricordare la scadenza ai suoi concittadini ricorrendo ancora una volta alla lingua del Goldoni, di Noventa, del Pittarini e di tanti altri poeti che hanno nobilitato la nostra “lengua veneta”; ecco il testo:

 

Caro amico de Sosàn paga e TASI !

Son quà n‘altra volta, senza voja, a scrivarVe par dirve come la funziòna n’altra tassa che nè gà tacà lo stato taliàn, par pròare a vegnèrghe fora da stò casòto economico. Casòto che noàltri, come altra jente de altri paesi, de sicuro non ghèmo fato capitàre…. e vorìa anca vèdare!

 

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Dic 23 2014

BUN E CUJUN’, SIAMO LOMBARDI. LA SECESSIONE FATTA AL BAR

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di GIORGIO MASOCCO

 

Senza offesa. ‘Bun e cujun’, siamo Lombardi; ‘2.000 anni di storia’, Roma, mafia capitale, semo Romani;

 

Questa in premessa è la differenza CULTURALE, tra un popolo che lavora, da sempre, per il benessere di un paese, ma in cui non possono identificarsi, ed un modo di pensare, quello ROMANO, o napoletano, o siciliano, o calabrese, dove la regola di vita è ‘EMBROGGHIE AIUTAME’.

 

In Lombardia, non in Veneto, abbiamo ancora la greppia piena, e finché non comprenderemo i nostri sacrosanti diritti, non percepiremo il valore dell’autonomia: Roma capitale, Roma, Catania, Messina, Calabria, i soldi di allora per l’emergenza (con l’avallo della Lega), i soldi oggi!, per Roma capitale.

 

Ma cari Lombardi da dove arrivano? Sempre dal nostro calderone, perché una truffa da 11.000.000 di tonnellate di gasolio, con organi dello stato, (che noi coglionamente, rispettiamo), che sono consenzienti, altrimenti non sarebbe riuscita. A meno che, appunto, non siamo noi a pagare.

 

I soldi di tutte le tangenti romane da dove arrivano?

 

Caro Lombardo ‘bun e cujun’, dal calderone Lombardia, tanto sbandierato dal mini governatore, col 75% di tasse ai lombardi.

 

E tu ‘bun e cujun’ Lombardo, (con la L maiuscola al contrario di stato italiano), che cat’z’o fai? dove cat’z’o sei?

 

Me ne sto al caldo della mia bella attività, tiro a campare con fatica, perché ho un poco di benessere, benessere che certamente, per l’egoismo che mi conface, non andrà ai miei figli e nipoti.

 

Con queste truppe, fai la secessione al bar; finchè i Lombardi non prenderanno possesso delle loro qualità, capacità, produzione di ricchezza, che mantengono tutta l’itaglia e tutte le tangenti inerenti e conseguenti, compresi gli organi dello stato che dovrebbero vigilare;

 

Per cui, caro amico ‘Bun e Cujun’ ricora :

 

‘PAGA E TAS, SUMARO LOMBARDO’ e continua a fare ‘LA GALLINA DALLE UOVA D’ORO’.

 

Morale: la secessione, l’autonomia, (che già possediamo), è l’unica procedura per riprendere possesso delle nostre risorse, e se Dio vorrà, l’amor proprio che mettiamo con dovizia nel lavoro, arriverà. Immaginate come, io, lo so.

 

 

 

Fonte: visto su L’Indipendenza del 21 dicembre 2014

Link: http://www.lindipendenzanuova.com/bun-e-cujun-siamo-lombardi-la-secessione-fatta-al-bar/

 

 


Dic 22 2014

“SIAM PRONTI ALLA MORTE… L’ITALIA CHIAMÒ”. IO SALVO LA LOMBARDIA, VOI MORITE DI QUEL CHE VOLETE

Category: Padania e dintorni,Società e politicagiorgio @ 00:07

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di CESARE DURANTI

 

Gli italiani, come dice il loro inno, sono pronti alla morte. Sembrano infatti proprio destinati a morire di agonia, lenta ma inesorabile.

E ciò che più mi fa stupore è vedere i lombardi che chiedono prestiti per pagare le tasse, per mantenere l’assistenzialismo del Sud.

Quando chiedo a un lombardo cosa lo spinga a subire imperterrito senza quasi domandarsi il perché, senza rendersi conto che dà 10 e in cambio riceve uno, cosa lo spinga a mantenere forestali calabresi e anche qualche figlio della lupa o del regno delle due Sicilie, vedo in loro uno sguardo ebete. Nelle orecchie mi risuona la musichetta “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”.

Se loro sono pronti, bene, ma almeno salviamo la nostra Lombardia. Degli altri, francamente, e di ciò di cui vogliono morire, me ne infischio.

 

 

Fonte: visto su L’indipendenza del 15 dicembre 2014

Link: http://www.lindipendenzanuova.com/siam-pronti-alla-morte-litalia-chiamo-io-salvo-la-lombardia-voi-morite-di-quel-che-volete/

 

 


Dic 18 2014

IL REQUIEM PER L’ITALIA DELL’ULTIMO MONTANELLI. IL PROFETA DI FUCECCHIO VEDEVA MOLTO LONTANO

Category: Società e politicagiorgio @ 00:15

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«No. Sangue non ce ne sarà: l’Italia è allergica al dramma e per essa nessuno è più disposto ad uccidere e tanto meno a morire.

Dolcemente, in stato di anestesia, torneremo a essere quella “terra di morti, abitata da un pulviscolo umano”, che Montaigne aveva descritto tre secoli orsono.

O forse no, rimarremo quello che siamo: un conglomerato impegnato a discutere, con grandi parole, di grandi riforme a copertura di piccoli giuochi di potere e d’interesse.

L’Italia è finita.

O forse, nata su dei plebisciti-burletta come quelli del 1860-61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori, ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere.

Per me non è più la Patria. È solo il rimpianto di una Patria».

 

 

Parole finali del poscritto con cui Montanelli, nel 1997, concluse personalmente l’ultimo volume scritto insieme a Mario Cervi («L’Italia dell’Ulivo »)


Dic 17 2014

PIAZZA FONTANA, OMERTÀ DESTRA E SINISTRA

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http://www.pierolaporta.it/piazza-fontana-omerta-destra-e-sinistra/

 

Piazza Fontana, 12 Dicembre 1962, attentato senza colpevoli dopo mezzo secolo. E’ davvero così?

 

A sentire le solite campane, la responsabilità è dei servizi segreti deviati, della massoneria, delle trame internazionali, del Grande Vecchio e chi ne ha più ne metta. Alla fine del giro si conclude “piazza Fontana è un mistero”, come d’altronde il caso Moro, piazza della Loggia, la stazione di Bologna, Ustica, Capaci, via D’Amelio e via seppellendo i morti e la nostra memoria con loro. Eppure basterebbe tirare un filo delle migliaia che s’intravvedono per avvicinarsi alla verità Anzi c’è uno che alla verità s’è avvicinato moltissimo, ma…

 

Nel 2009 e di nuovo nel 2012, Paolo Cucchiarelli pubblicò “Il Segreto di Piazza Fontana”, un libro che dovrebbero imporre fra i testi scolastici. I venerati maestri del giornalismo e della cultura un tanto al chilo finsero di non capire. Taluni fecero peggio, come vedremo. Pochi ricordano che molti di costoro cofirmarono la “lettera aperta”[1] che isolò il commissario Luigi Calabresi e lo additò ai killer di Lotta Continua. Sentiremo, sentimmo, sentiamo questi cofirmatari chiedere scusa? Le parole sono pietre, talvolta pallottole.

 

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Dic 14 2014

VOLANTINO SHOC DI MARE NOSTRUM DIFFUSO IN NORDAFRICA

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Questa sconvolgente immagine ce l’ha inviata un nostro lettore che viaggia spesso in Nordafrica come dipendente di una nota società petrolifera.

 

Proviene da una città portuale libica. A detta del lettore, che ci ha inviato in passato altre interessanti informazioni, questo tipo di volantino viene distribuito da alcune ONG nei rifugi preparati dalle organizzazioni criminali  per i clandestini sub-sahariani in attesa di partire.

Questo è in Arabo. E’ sciupato dal sole e fotografato dal lettore con un cellulare, ma è abbastanza leggibile.

 

Le due linee di scrittura invitano i clandestini a ‘non rischiare’ e a ‘telefonare al numero’.

 

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Dic 11 2014

STRAGE USTICA, IL SUPERTESTIMONE NELLA SALA OPERATIVA: “ECCO COSA SUCCESSE CON IL MIG LIBICO, I DUE MIRAGE E IL TOMCAT”

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“Fu all’inizio degli anni Ottanta. Una domenica in cui giocava l’Italia. Partii da Roma armato, con una scorta armata, e questo documento classificato segretissimo nella cartella. Una relazione completa sulla strage di Ustica che doveva essere controfirmata dal ministro della Difesa Giovanni Spadolini e trasmessa urgentemente al presidente del Consiglio Bettino Craxi. Arrivai alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, da lì una gazzella dei carabinieri mi portò nella sua residenza a Pian dei Giullari. Spadolini mi ricevette in biblioteca, indossava una vestaglia da camera rossa. Mi conosceva bene, lavoravo già da qualche anno nella sua segretaria particolare, mi chiamava per nome. Gli consegnai il documento. Lui si sedette, cominciò a leggere. Erano sette o otto pagine: il resoconto dettagliato di ciò che era accaduto quella sera, con allegate alcune carte del Sismi, il servizio segreto militare. Si parlava di due Mirage, di un Tomcat, si parlava del Mig. Mi resi subito conto che quello che c’era scritto non gli piaceva, scuoteva la testa. Finché a un certo punto sbattè un pugno sulla scrivania. Era infuriato. Ricordati, Giuseppe – mi disse – non c’è cosa più schifosa di quando i generali si mettono a fare i politici. Ma alla fine, controvoglia, firmò”.

 

Il maresciallo Giuseppe Dioguardi oggi ha 53 anni, ha prestato servizio in Aeronautica fino al 2008. Alla scadenza del suo nullaosta di segretezza, il Cosmic, che è il livello più alto, è stato ascoltato da Maria Monteleone ed Erminio Amelio, i due magistrati della Procura di Roma che indagano sulla strage di Ustica. Parte dell’interrogatorio è ancora secretato, ma il maresciallo ha accettato lo stesso di raccontare quello che sa. E sa molto. Nei 33 anni che ha trascorso nell’arma azzurra e alla Difesa, in posizioni di estrema responsabilità e delicatezza, un filo rosso lo ha tenuto sempre agganciato, spesso da supertestimone, a questa storia. Fin da quella sera del 27 giugno 1980, quando si trovò nella sala operativa della Prima regione aerea a Milano. Esattamente negli istanti in cui il DC9 Itavia veniva abbattuto nel cielo di Ustica.

 

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Dic 10 2014

MUSSOLINI, LO STORICO PETACCO SUL BLOG DI GRILLO: “NON FECE UCCIDERE MATTEOTTI, FU UN COMPLOTTO CONTRO BENITO”

Category: Società e politica,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:40

 

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Mussolini – Matteotti 

 

 

 

Mussolini è estraneo al delitto Matteotti“: a novant’anni dal delitto dello statista socialista, lo storico Arrigo Petacco, sul blog di Beppe Grillo, lancia nuove teorie sull’omicidio avvenuto nel 1924, che portò alla famosa “secessione sull’Aventino” e di cui Mussolini si professò responsabile il 3 gennaio dell’anno successivo, con un famoso discorso in Parlamento.

 

La ricostruzione dei fatti

“Il fatto è questo”, spiega Petacco: “Quel 10 giugno, Matteotti passeggia sul lungo Tevere, e all’improvviso arriva una macchina, una Lancia con tanto di targa che il portiere si affretta anche a registrare. Scendono giù 4 manigoldi, squadristi e lo caricano in macchina, non gli sparano, non lo ammazzano, lo caricano in macchina. Evidentemente è solo un rapimento, solo che durante il tragitto in macchina, il Matteotti cacciato addirittura a forza sotto il seggiolino posteriore della macchina, scalcia: era un uomo forte robusto e coraggioso, scalcia, smadonna, addirittura morde i polpacci di quelli che gli stanno seduti sopra, e alla fine uno dei quattro, con una mano, trova sotto il lunotto posteriore una lima arrugginita e con quella colpisce alla testa Matteotti e lo uccide“. Questa la ricostruzione del delitto: e Mussolini? “Il Duce, in quel periodo, voleva agganciare la parte morbida del socialismo, in molti erano già d’accordo con lui a entrare nel governo, solo che la lotta era tra gli estremisti fascisti e gli estremisti socialisti“.

 

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Dic 09 2014

QUANDO MIGLIO DISSE: VENETI, FATE IN FRETTA

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Gianfranco Miglio

 

 

di ETTORE BEGGIATO e GIANFRANCO MIGLIO

 

Il 5 febbraio 1999 il gruppo “Liga Veneta Repubblica” in Consiglio Regionale del Veneto organizzava a Padova un memorabile convegno intitolato “Veneto: un popolo sovrano verso l’Europa”, con la partecipazioni di prestigiosi studiosi, dal prof. Miglio al prof. Mario Bertolissi, dall’avv. Ivone Cacciavillani al prof. Renzo Gubert, allora senatore; il convegno fu poi nobilitato da tre straordinarie relazioni incentrate sulla Catalunya e sulla Sozia tenute dal prof. Ferran Requejo dell’Università Pompeo Fabra di Barcellona, da Josep Camps di “Convergencia Democratica di Catalunia e da Donald Henderson dello “European Affairs Division dello Scottish Office” di Edimburgo. Francesco Jori riuscì, da par suo, a mettere insieme il tutto, intervallando sapientemente anche gli interventi di  Comencini, Foggiato, Morosin e il mio.Fu una giornata di un’intensità straordinaria e lo può confermare chi  partecipò all’Hotel Sheraton all’evento; ma in particolare vorrei riproporre l’intervento del prof. Miglio, per certi versi profetico,direi, in particolare quando sottolineava con forza: “Ma fate più in fretta possibile, o Veneti, perché questo Stato italiano sta avvicinandosi al suo momento critico.”

 

Eravamo nel 1999….

 

 

IL PROGETTO DI UNA CARTA COSTITUZIONALE VENETA ADOTTATA IN ESERCIZIO PRECOSTITUZIONALE DELLA SOVRANITÀ

 

di Gianfranco MIGLIO:

 

 

Quando ho ricevuto il materiale che gli organizzatori di questo convegno mi hanno mandato, ho fatto un salto sulla mia seggiola, perché ho visto esaltata quest’idea del “Popolo Sovrano”, e allora mi sono detto: “Non pensano a una costituzione federale”, perché voi sapete che la caratteristica di una costituzione federale è che al suo interno nessun potere è sovrano. Poi. leggendo, e ascoltando le belle relazioni di Morosin e di Bertolissi, mi si è chiarito il concetto di “sovranità pre-costituzionale”, che non pregiudica la struttura di una costituzione federale o confederale, e quindi della sovranità “divisa”.

 

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Dic 08 2014

L’ITALIA E GLI ITALIANI? UN SISTEMA CHE DEVE CREPARE, NON CI SONO ALTRE SPERANZE

Category: Monolandia,Società e politicagiorgio @ 00:08

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Di Gianluca Marchi

 

L’Italia deve morire e gli “italiani” crepare con essa. Non parlo in senso fisico (specifichiamolo subito per chi magari non capisce o non vuole capire), ma in senso metaforico.

Non ci sono speranze: questo Paese è malato fin dentro le sue radici e la gente, anche la migliore, ha finito per assuefarsi o ad ammalarsi con esso. Mi spiace dover contraddire l’amico Salvini, secondo il quale l’Italia si salva tutta insieme oppure non ce n’è più per nessuno: no, caro Matteo, questo Stato è marcio e i suoi cittadini (molti di noi compresi) sono marciti con esso. Non abbiamo più anima, abbiamo perso ogni dignità, cerchiamo di sopravvivere italianamente sperando di poterci affidare al solito stellone, che invece è morto e sepolto da tempo. Nutriamo rigurgiti di speranza nel salvatore di turno della patria, ma è solo un modo per continuare a rimandare nel tempo la presa di coscienza di quel che siamo diventati: una cloaca maxima.

 

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Dic 06 2014

IMMIGRAZIONE ITALIA ASSEDIATA DAI NUOVI BARBARI

IMMIGRAZIONE ITALIA ASSEDIATA

 

 

La politica degli imperatori che ha fatto entrare promiscuamente chiunque entro i confini romani, buoni e cattivi, civilizzati e barbari, ha determinato la decadenza di Roma e ha creato le premesse perchè i barbari possano comandarci.

 

Il professor Giuseppe Valditara, Ordinario di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità presso la Facoltà di Giurisprudenza di Torino, ha scelto le parole pronunciate da Sesto Aurelio Vittore, senatore romano del IV Secolo d.C e nordafricano di origine, come chiusa del suo ultimo libro “L’immigrazione nell’antica Roma: una questione attuale” (e-book, acquistabile su Amazon). Una frase capace di sintetizzare lo stato d’animo di una cospicua fetta di italiani, i quali osservano con preoccupazione la gestione delle politiche immigratorie da parte del Governo nazionale. In particolare nel momento attuale in cui il timore della diffusione dell’ebola fa guardare con sospetto alla mobilità degli extracomunitari verso l’Italia. La Voce della Russia ha deciso di sentire l’opinione del professor Valditara, divenuto recentemente presidente dell’associazione politico-culturale Crescita e Libertà.

 

– Professor Valditara, chi sono i nuovi barbari?

– Sono coloro che non accettano i valori alla base della civiltà occidentale. Penso alla libertà, all’uguaglianza, al rifiuto di ogni forma di discriminazione personale, al rispetto reciproco, particolarmente in termini di diritti.

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