Nov 24 2013

LA GENTE STA SCOMPARENDO

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 12:22

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DI  MARCO CANESTRARI

 

Tutti stiamo perdendo progressivamente qualcosa: Chi la casa, chi il lavoro, chi l’auto, chi solo qualche comodità… E con grande sofferenza ci riadattiamo a questa fase di paura reagendo chiudendoci a riccio, aspettando che qualcuno faccia finalmente qualcosa per noi e che la crisi passi da sola. Ognuno passivo, senza energie, sotto shock, tira fuori una buona giustificazione per cui lui non può fare nulla data la sua situazione di emergenza personale. É proprio questa chiusura e mancanza di azione di tutti quelli che hanno più del necessario che porta tutta la popolazione a non avere più il necessario.

 

Non aspettatevi le vecchie rivoluzioni fatte da una marea umana che non ha realmente da mangiare, perché non ci daranno questa facile soluzione. Nessuno vedrà questa marea umana e la televisione non ci fornirà la visione d’insieme della situazione reale del paese. Si uccideranno imprenditori che fino al giorno prima guadagnavano più di noi, sarà o tutto o niente. La gente semplicemente scomparirà, i tuoi vicini cambieranno casa, mentre la tv continuerà a farci vedere tenori di vita da 20 mila euro al mese.

O vivi con l’iPhone o il giorno dopo, per legge!, per legge devi morire di tagli, di tasse e debiti.

Scomparirai come tutti gli altri, non esisterai più, a livello sociale non conterai più, non avrai più peso né valore né diritti né tutele.

La ragione sarà: mancanza di fondi. Tutti gli altri continueranno a decidere per te, e la legge continuerà ad essere uguale per tutti promulgando incessantemente nuovi divieti: Divieto di dormire sotto i ponti sia per i ricchi che per i poveri.

E tutti noi giustificheremo questo sistema economico, questa legge e quindi l’ennesima morte e l’ennesima famiglia spaccata. Figli nasceranno dalla sofferenza e la porteranno con sé alle prossime generazioni e noi staremo fermi a guardare.

 

La crisi passerà, ma non ora, e non per mano dei banchieri. Passerà solo quando tutti capiremo che chiudersi senza cooperare per uno scopo comune é l’ultima cosa che dobbiamo fare, ma che siamo stati addestrati ben benino a fare.

 

Fonte: visto su ECCO COSA VEDO del  27 ottobre 2013

Link: http://eccocosavedo.blogspot.it/2013/10/la-gente-sta-scomparendo.html

 


Nov 24 2013

ITALIA, ANNO ZERO. ALLARME DELLA LONDON SCHOOL OF ECONOMICS: “NON RIMARRÀ NULLA DELL’ITALIA”

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Nel giro di 10 anni, l’Italia involverà allo stadio di economia di sussistenza, è’ la conclusione catastrofica cui giunge nella sua analisi il professore ROBERTO ORSI  della London School of Economics and Political Science (LSE):

 

“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.

 

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Nov 24 2013

L’ITALIA MORIRÀ COI CONTI IN ORDINE ED IL PLAUSO DELLA UE

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 05:48

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Paolo Turati

 

In Italia continuano le tensioni sulla legge di Stabilità. Il fuoco di fila proviene da tutti i fronti. La Voce della Russia ha chiesto all’illustre economista Paolo Turati, presidente della Fondazione Magna Carta Nord-Ovest e advisor di Istituzioni di art market & finance, di analizzare questa legge così discussa.

 

Le tasse sono camuffate, così l’Italia può morire, ha affermato l’esponente del centrodestra Sandro Bondi;  Noi del pubblico impiego siamo il bancomat del Governo, ora basta o sarà sciopero, ha tuonato Rossana Dettori, segretaria generale della Funzione Pubblica per Cgil; Legge condivisibile ma del tutto insufficiente con il rischio che il Parlamento la tramuti in una porcata, ha dichiarato seccamente Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria; Questa manovra non esiste, ha commentato asciutto Yoram Gutgeld, il consigliere economico di Matteo Renzi; Nessuna scossa per il sistema. Per la crescita è investito meno dello 0,5% del Pil, ha spiegato Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma; Con questa legge il prelievo fiscale non è più legato ai servizi reali, ha infine chiosato Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. Insomma, è una manovra economica che non trova alleati né nelle parti sociali né paradossalmente tra chi ha contribuito a scriverla, cioè gli esponenti dei due partiti maggiori del governo Letta.

 

–  Dott. Turati, ci spieghi: questa legge di Stabilità è proprio da buttar via?

– Credo che se il Parlamento non interverrà per correggerla, assisteremo all’ennesima occasione mancata per il nostro Paese: con l’aggravante che ci avviciniamo a passi rapidi verso il nostro “shutdown”. La direzione intrapresa dal Governo su alcuni argomenti, tra i quali il cuneo fiscale, era giusta. Risultano però essere totalmente sproporzionate le risorse messe in campo, come se si somministrasse uno sciroppo a un malato terminale.

 

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Nov 23 2013

IL MIRAGGIO DEL PAREGGIO DI BILANCIO ITALIANO

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 22:13

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Negli questi ultimi anni, in questo paese chiamato Italia, sentiamo sempre più parlare dell’agognato “pareggio di bilancio”, in nome di queste tre parole i nostri cari governanti, non eletti, ci stanno obbligando ai sacrifici più alti dal punto di vista economico ma anche sociale. Per cercare di essere sicuri di raggiungerlo l’hanno pure messo in Costituzione, come se di solito all’Italia della propria Costituzione importasse qualcosa.

 

Comunque in nome di quest’ultimo, hanno portato la tassazione italiana al top a livello mondiale (record di cui esserne davvero fieri), hanno tagliato i servizi, hanno impoverito i pensionati, hanno fatto suicidare imprenditori ed operai, hanno fatto raddoppiare il livello di povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile, hanno costretto le aziende a chiudere qua in Italia per andarsene anche appena oltre confine per poter continuare a sopravvivere.

 

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Nov 23 2013

CONTRO I LADRONI DI STATO L’EVASIONE FISCALE È UN DOVERE MORALE

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 20:18

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di LEONARDO FACCO

 

Tre notizie, ieri, mi hanno infastidito: la prima, è che i capigruppo delle varie “gang” politiche che affollano la Camera hanno l’abitudine di bruciare i loro conti, onde evitare che le prove delle loro malefatte possano finire sotto la lente di qualche controllore; la seconda, è che tra i parassiti che imperversano in Parlamento, ce n’è sempre qualcuno che infila un qualche emendamento tra le leggi in discussione per mantenere intatti i privilegi che essi stessi si sono concessi. Stavolta è toccato ai vitalizi dei consiglieri regionali; terzo, che l’inutile “Garante della privacy” (l’ennesimo boiardo di Stato mantenuto coi soldi dei contribuenti) ha dato il via libera all’Agenzia delle Entrate affinché possa ficcanasare a suo piacere i nostri conti correnti.

 

Nonostante questo, più tutto il pregresso del caso, siamo ancora costretti a subire le prediche di trinariciuti del calibro della Gabanelli e di Santoro, che non perdono occasione per mettere sotto inchiesta l’evasione fiscale, ovvero l’ultimo baluardo di resistenza pacifica – per dirla con le parole di Charles Adams – che rimane ai vessati di questa penisola, sottoposti ad un’infernale pressione contributiva che rasenta, ormai, l’esproprio totale. In Italia, ahimè, lo Stato tassatore e canaglia gode di grandi consensi ed ha assoldato un esercito di locuste improduttive, quelle che – non casualmente – ritengono doveroso ed opportuno aumentare i controlli tributari. Vi sono scherani del Leviatano dappertutto: nelle università, nella “società incivile e clientelare”, nei media, tra le caste varie della politica e della sotto-politica, ma finanche tra quelli che si son messi in testa di fermare il declino. Tutti odiano gli evasori, ma tutti lo sono (seppur in modi differenti), per il semplice fatto che a nessuno piace vedersi espropriare gran parte del frutto del proprio lavoro.

 

Nonostante non vi sia politico, o un suo lacché, che non dica che le imposte vanno abbassate (slogan ritriti di cui abusa pure Monti), la lezione di Laffer che con aliquote più basse si aumenta il gettito fiscale, in questa landa libico-mediterranea non è mai stata applicata, perché non è mai stata imparata, dato che il taglio delle spese pubbliche non è gradito ai frequentatori dei Palazzi. Al contrario, i diritti del contribuente italiano sono violati vergognosamente e di continuo, persino quando sono stati promulgati dallo Stato stesso sotto forma di leggi e statuti. Inoltre, Equitalia è il braccio armato di chi ha in animo solo di distruggere la ricchezza, anziché produrla.

 

Accettare passivamente la violenza dello Stato tassatore significa legittimare una condizione di schiavitù a cui sono sottoposti i cittadini, troppo spesso condizionati da slogan – falsi e tendenziosi – tipo quell’infame “pagare tutti per pagare meno”.  Vi ricordo, senza timor di smentita, cosa insegna la prassi: se tutti pagassero il dovuto, è certezza matematica che il maggior gettito si tradurrebbe in maggiori spese da parte degli apparati pubblici, sempre pronti a sprecare denari per alimentare consenso e clientele. La cura del governo dei tecnici ne è la riprova: nonostante un aumento ferale delle gabelle, il debito pubblico è cresciuto di 90 miliardi di euro in un anno! Se analizzate la serie storica relativa all’aumento della spesa pubblica, e la confrontate con quella afferente la pressione fiscale, ve ne convincerete.

 

Lo Stato massimo ha indottrinato ben bene i suoi sudditi ad odiare l’evasore fiscale, i paradisi fiscali, gli esportatori di capitali, facendoli passare per dei furfantelli che rubano a qualcun altro. A me non pare che chi vuol tenere per sé ciò che ha onestamente guadagnato sia un mariuolo. Semmai, il malfattore è chi pretende da lui i tre quarti del suo fatturato, per poi andarselo a spendere in videopoker o a puttane. E’, insomma, doveroso coltivare nell’opinione pubblica un senso di avversione all’invadenza governativa e all’interventismo (finalmente non regge più nemmeno la balla che senza tasse i servizi non esisterebbero), nonché il rifiuto dell’esercizio indiscriminato e irresponsabile del potere fiscale. Anche perché – e questo forse non è ancora ben chiaro a tutti – il 99% delle rivoluzioni ha preso avvio da una rivolta fiscale.

 

Rassegnatevi però o voi che votate e sperate nell’urna: qui da noi, non aspettatevi alcun ribaltamento per via elettorale. Bisogna fare da soli. Quanti più saremo a difendere i diritti del nostro portafoglio tanto più avremo davanti un futuro roseo. La Catalogna ha accelerato la sua rivoluzione secessionista perché la crisi ha fatto da detonatore e la resistenza fiscale – oltre all’appartenenza ad una comunità – è qualcosa di più che una minaccia. Anche i fiamminghi, che anelano l’indipendenza, ne han piene le tasche di mantenere i valloni. Gianni Rodari non sbaglia quando sostiene “che è inutile parlare di libertà ad uno schiavo che pensa di essere un uomo libero”, e che non sa che l’alternativa alla ribellione è pagare in silenzio, senza lamentarsi troppo della corda che si stringe al nostro collo. Lo ribadirò fino alla noia: “Non esiste alcuna libertà politica senza libertà economica”. Se non la pensate così, mettetevi in fila fin dal 30 novembre prossimo, dato che c’è da versare il 96% dell’acconto Irpef del 2013.

 

Come diceva Barry Goldwater “l’estremismo, nella difesa della libertà, non è un vizio. La moderazione, nel perseguimento della giustizia, non è una virtù”. Per chi ti punta una pistola in faccia intimandoti “o la borsa o la vita” non può esserci rispetto. Senza la convinzione e il coraggio di resistere al Fisco (come insegnava anche quel buon uomo di Gandhi), senza l’orgoglio di dire sul muso ai ladroni di Stato che “evadere le tasse è un dovere morale” , non resta – per chi rimarrà in Italia – che la sopraffazione, l’agonia, la decadenza e l’umiliazione.

 

 

Fonte: visto su L’Indipendenza del  17 novembre 2012

Link: http://www.lindipendenza.com/ladroni-stato-evasione-fiscale/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ladroni-stato-evasione-fiscale

 


Nov 23 2013

ECCO COME FREGARE IL FISCO TIRANNICO: I SEI 6 MODI PIÙ USATI

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 20:07

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di LEONARDO FACCO

 

Se le tasse sono un furto – e in Italia lo sono – non pagarle è legittima difesa. Guai a dirlo, però, passereste per i soliti criminali, che non vogliono dare allo Stato (ladro per antonomasia) il frutto del loro lavoro, indispensabile per mantenere milioni di parassiti, che quando non pasteggiano a ostriche e champagne, si fanno rimborsare anche i 50 cents che spendono per andare al cesso.

 

Nel frattempo, la pressione fiscale sta stracciando ogni record, le spese delle zecche di cui sopra (e delle loro clientele) crescono e quel poco che rimane della classe di produttori di ricchezza muore. Per ovviare a cotanto furto legalizzato, c’è chi se ne va o se ne è andato. Chi, invece, ha scelto di scendere per le strade (accadrà il 9 dicembre) per cacciarli, chi evade quel che riesce ad evadere e chi adotta altre strategie elusive.  Di seguito, ne elenchiamo sei, che per “l’Unità di Informazione Finanziaria” sono definite le più diffuse “piaghe che affliggono l’Italia”, veri e propri “schemi di evasione”, i più utilizzati.

 

1. Conti correnti personali per aziende – Uno degli schemi che ha ricevuto più segnalazioni (oltre 5mila delazioni nel 2012) è quello che prevede l’utilizzo di conti correnti privati per operazioni svolte da una società. Il meccanismo è il seguente: un’azienda versa su conti correnti intestati ad amici e parenti parte dei propri ricavi, evitando così di fatturarli all’interno del bilancio. La mancata inclusione nel bilancio determina quindi che le tasse a carico della società si frazionino tra più soggetti, diminuendo quindi l’ammontare delle tasse da pagare al Fisco. La parte deviata sui conti correnti dei privati diventa quindi la somma che l’azienda elude.

 

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Nov 22 2013

ECONOMISTI ALLO SBARAGLIO – LA SORDIDA FARSA DEL DEBITO PUBBLICO

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 13:35

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di Fabrizio Fiorini

Affrontare le questioni di politica monetaria e – in particolar modo – trattare dell’aspetto della proprietà della moneta espone a una serie di critiche, il più delle volte interessate, volte a mettere in discussione il rigore scientifico della metodologia giuridico-politica nell’analisi del fenomeno che, a detta degli economisti, dovrebbe e potrebbe essere trattato solo da loro.

 

Dicono: “La moneta è tema economico, se lo affronta un giurista è come  se un gommista si occupasse di cardiochirurgia”. Dicono ancora: “la matematica non è un’opinione”. Bene, allora guardiamola, questa “matematica”.

 

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Nov 22 2013

ROMA SALVATA CON 115 MILIONI. LA POPPATA NON FINISCE MAI

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di GILBERTO ONETO

 

Il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto decreto “salva Roma” che stanzia una mancetta di 115 milioni per salvare il bilancio della capitale e impedirne la bancarotta.  Lo ha fatto alla svelta, in una riunione che è durata neanche un’ora ma non si confonda la rapidità con l’efficienza:  quando si tratta di dare soldi a Roma non si deve decidere un fico secco. È così e basta! Sarebbe come perdere tempo a stabilire per legge che l’acqua segue la forza di gravità: i soldi finiscono in quel buco perché i soldi sono raccolti proprio per quel buco e perché il buco stesso è stato fatto proprio per inghiottire soldi.

 

È così dalla notte dei tempi, quando i due fondatori poppavano a sbafo da una povera lupa prima di dedicarsi con nonchalance al fratricidio col coltello. Per secoli è stata la imperiale voragine per le risorse di mezzo mondo, per altri secoli ha arraffato le offerte delle cassette delle elemosine sparse su vari continenti e poi – quando anche i fedeli si sono rotti le palle di versare l’obolo  sanpietrino – si è inventata l’Italia per rapinare un pezzo di mondo più piccolo ma farlo con patriottica intensità e sistematicità.

 

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Nov 18 2013

CONTRO I LADRONI DI STATO L’EVASIONE FISCALE È UN DOVERE MORALE

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di LEONARDO FACCO

 

Tre notizie, ieri, mi hanno infastidito: la prima, è che i capigruppo delle varie “gang” politiche che affollano la Camera hanno l’abitudine di bruciare i loro conti, onde evitare che le prove delle loro malefatte possano finire sotto la lente di qualche controllore; la seconda, è che tra i parassiti che imperversano in Parlamento, ce n’è sempre qualcuno che infila un qualche emendamento tra le leggi in discussione per mantenere intatti i privilegi che essi stessi si sono concessi. Stavolta è toccato ai vitalizi dei consiglieri regionali; terzo, che l’inutile “Garante della privacy” (l’ennesimo boiardo di Stato mantenuto coi soldi dei contribuenti) ha dato il via libera all’Agenzia delle Entrate affinché possa ficcanasare a suo piacere i nostri conti correnti.

 

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Nov 18 2013

MONTE DEI PASCHI SPIEGATO A TRAVAGLIO: LA RISERVA FRAZIONARIA È UN CRIMINE

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di GIOVANNI BIRINDELLI

 

La vicenda MPS ha ringalluzzito coloro che ritengono che il problema principale del sistema bancario sia la presenza dei partiti politici negli organi che controllano le banche (generalmente le fondazioni). In un recente articolo, per esempio, Marco Travaglio invita Napolitano a lanciare “un bel monito ai politici perché escano dalle banche (e dalle fondazioni) con le mani alzate e tornino a fare il loro mestiere: che, sulle banche, è quello dell’arbitro, non del giocatore”.

 

Le ragioni per cui ai partiti politici debba essere impedito con la forza di partecipare al controllo delle banche sono ovvie e non è mia intenzione discuterle. Quello che invece credo che valga la pena discutere è l’idea, che mi sembra implicita nelle parole di Travaglio, secondo cui questo basterebbe perché le banche operino in un sistema di libero mercato. Non è così. Il problema di gran lunga maggiore del sistema bancario non è che i partiti controllano le banche, ma che esse (tutte) operano al di fuori delle regole del libero mercato e quindi che la loro attività, per quanto generalmente legale (cioè rispettosa della ‘legge’ intesa come provvedimento particolare, come strumento di potere), è in gran parte illegittima (cioè viola la legge intesa come principio generale e astratto, come limite al potere). In altri termini, il problema principale del sistema bancario sta nel fatto che lo Stato, grazie all’idea di ‘legge’ oggi prevalente (il positivismo giuridico imposto dalla nostra costituzione), ha concesso alle banche un particolare privilegio: quello di operare in regime di riserva frazionaria. Nel momento in cui si togliesse questo privilegio, i partiti uscirebbero dalle banche alla velocità del fulmine (anche senza il dovuto ricorso alla coercizione) in quanto le banche diventerebbero un’attività imprenditoriale come tutte le altre. Tuttavia, finché non si toglie quel privilegio, che i partiti controllino le banche o meno, i legami fra Stato e banche continueranno a esserci come ci sono sempre stati da quando è stato legalizzato il regime di riserva frazionaria (anche in assenza di controllo delle banche da parte del potere politico) e le banche continueranno a non operare in regime di libero mercato.

 

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Nov 18 2013

IL CAMBIO CHE CI CAMBIÒ LA VITA: “DANKE EURO” AVREMMO DETTO SE FOSSIMO STATI TEDESCHI, PURTROPPO SIAMO ITALIANI!

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di Michele Belluco

 

 

Nei vari articoli che si trovano in rete si sente spesso citare il discorso del cambio lira/euro e di come questo abbia estremamente penalizzato l’Italia ed avvantaggiato, guarda caso, la Germania.

 

Per capire bene il forte aiuto che (a prescindere da tanti altri che verranno trattati in successivi approfondimenti) ha permesso alla Germania di acquisire un significativo vantaggio competitivo nei nostri confronti, bisogna fare un passo indietro, tornando allo SME (Sistema Monetario Europeo), che trovate più specificatamente descritto cliccando ad esempio su http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_monetario_europeo

 

Qui mi limito a farne una rapida sintesi solo per meglio comprendere lo scenario: nel marzo 1979 è entrato appunto in vigore tale sistema monetario al quale vi partecipavano le monete di Germania, Francia, Italia, Danimarca, Paesi Bassi e Lussemburgo.

 

Era un sistema a cambi fissi (quindi decisi dall’uomo) con una limitata flessibilità dei tassi di cambio; ciò significava che la fluttuazione delle monete c’era ma era limitata da bande di oscillazione. Le varie valute erano “agganciate” tra di loro tramite un rapporto di cambio con l’ecu (sostituito poi dall’euro).

 

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Nov 17 2013

SECESSIONE DALL’ITALIA (VENTIQUATTRORE IN PELLE O VALIGIA DI CARTONE?)

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 13:01

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Mentre la massa italiota sta ancora dietro alle inutili fictions  che gli propinano i soliti noti della Casta, i giornaletti-a-libro-paga, i Tiggì ed i vari Talk-show…

 

E mentre in tanti stanno ancora dietro alle teorizzazioni dei No-euro, della MMT etc etc  che ti danno (false) speranze ma che, nel contesto attuale italiano dominato saldamente dalla Casta e dalla Troika, praticamente prospettano soluzioni irrealizzabili ed irrealistiche (almeno per ora ma quasi sicuramente anche in futuro)

 

INTANTO la PARTE PRODUTTIVA del Paese si sta già muovendo per conto suo, sta facendo la sua Secessione, se ne VA per non tornare più….  perchè la Parte Produttiva non ha più il LUSSO del Tempo come hanno i Prof. e tanti altri che ancora hanno “un sostentamento” di qualche tipo…

 

La Parte Produttiva del Paese ha bisogno di risposte subito, oggi…massimo domani… anzi…IERI… altrimenti chiude, fallisce, svanisce, si suicida…

 

E visto che in tutta evidenze risposte CONCRETE non ne possono arrivare  e che addirittura la situazione si fa più insostenibile ogni mese che passa… la Parte Produttiva del Paese si sta dando la risposta da sé………….

 

e l’Italia si sta desertificando, de-industrializzando  e de-qualificando, perchè i migliori sono costretti ad andarsene e dunque rimangono solo i peggiori e/o quelli più paraculati…

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Nov 16 2013

FIGURACCIA ZANONATO: “NON CAPIAMO LA TUA LINGUA” CONTESTATO IL LOSCO BUROCRATE AL CONVEGNO DEI PICCOLI IMPRENDITORI

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 19:16

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IL PAESE REALE

“Zanonato, noi non capiamo che cosa dici”.  Gli imprenditori lo contestano

Il ministro dello Sviluppo Economico prova a convincere gli industriali a non trasferirsi in Svizzera. Finisce a pernacchie

 

L’incontro doveva riavvicinare gli imprenditori dell’alta Lombardia al governo, ma è finito con i fischi al ministro  dello Sviluppo Economico.

 

Zanonato, non capiamo cosa dice”, ha tuonato uno degli oltre mille industriali riuniti a Varese per prendere parte al dibattito “Meglio in Svizzera?”.

 

Insomma, l’ex sindaco democratico di Padova, intervenuto all’evento organizzato da Confartigianato per convincere gli imprenditori lombardi a non cedere alle sirene elvetiche (ai primi di ottobre il comune di Chiasso ha invitato le aziende italiane a spostare la sede nel canton Ticino per godere di una fiscalità più vantaggiosa), ha vissuto momenti di forte imbarazzo difronte al “Paese reale”.  Mentre Zanonato sciorinava i meriti del governo Letta in materia di lavoro e impresa,  la platea è esplosa in un boato di voci dissenzienti.

Alessandro Marchini, piccolo imprenditore, non ce l’ha fatta a resistere e, come ha raccontato il Corriere della Sera, è corso sul palco  “Signor ministro – ha detto – di quello che lei dice noi non abbiamo riscontro. Io ho paura perché non vedo niente davanti a me”. Zanonato, uscito dalla prova del fuoco, ha comunque definito “utile” l’incontro.

 

Fonte: Visto su Basta Casta del  31 ottobre 2013-11-16

Link: http://bastacasta.altervista.org/p5809/

 


Nov 16 2013

CHIUDE IL NEGOZIO E ACCUSA I POLITICI

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 15:48

abbiamo chiuso

 

Con un mega manifesto dà la colpa a Monti, Berlusconi e Bersani. I commercianti in crisi di viale Orsini: ha ragione.

 

GIULIANOVA. I commercianti, motore del Paese, sono in rivolta. Colpisce nel segno il mega manifesto esposto nella vetrina del negozio Bryon’s in viale Orsini, chiuso dallo scorso 31 marzo.

Marcello Marcellini, l’ex gestore dell’attività, ha deciso di affidare a poche parole la sua delusione nella politica. «Abbiamo chiuso grazie a loro (seguono foto di Monti, Berlusconi e Bersani), a cui auguriamo affettuosamente, dopo i loro intensi sforzi, una pace eterna». Molte sono state le persone, nell’arco della giornata, che si sono fermate a leggere e fotografare il cartellone. «Basta stare zitti e subire in silenzio le decisioni della politica», afferma Marcellini, «è ora che tutti noi facciamo qualcosa di concreto. Bersani è attaccato alla sua poltrona, Berlusconi ai suoi interessi e Monti ha messo solo tasse. Noi ci siamo trovati davanti al fatto compiuto, ma ormai non abbiamo più fondi per andare avanti. Nemmeno l’amministrazione comunale è stata mai in grado di valorizzare appieno Giulianova, una città dalle mille risorse e che poteva diventare il fiore all’occhiello della costa teramana. La nostra città è trascurata, soprattutto durante l’estate, quando si potrebbero incrementare le vendite grazie ai turisti. Non basta accontentarsi solo di ospitare famiglie e anziani, bisognerebbe creare alternative e attrattive anche per il turista giovane, che preferisce invece andare nelle città limitrofe».

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Nov 16 2013

NON C’È LAVORO…E I GIOVANI NON LO CERCANO PIÙ

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 13:46

precario

 

Il fatto che l’espressione sia entrata nell’ultimissima versione dell’enciclopedia Treccani non dovrebbe costituire motivo di vanto. Semmai, è la conferma di quanto il problema sia oramai concretamente grave. Stiamo parlando dei “neet”, l’acronimo che nella lingua inglese significa “not in education, employment or training”. E idenfificano i giovani che non solo non hanno un lavoro, ma non lo stanno nemmeno cercando e non frequentano corsi di aggiornamento.

 

Un fenomeno che preoccupa tutta Europa in questo momento di recessione ancora profonda. Ma che in Italia in particolare sta diventanto ancora più dirompente. Perchè stiamo parlando di una generazione che si ritiene “senza speranza”, che vive alla giornata, se non sulle spalle della famiglia di origine e non riesce a realizzare piani per costruirsene una propria o comunque per la creazione di una vita autonoma. 

 

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