Gen 07 2013

QUANDO GLI SCHIAVI ERAVAMO NOI. PER SECOLI I CACCIATORI DI SCHIAVI NORD AFRICANI HANNO SEMINATO TERRORE IN ITALIA.

Category: Economia e lavoro,Islam,Storia e dintornigiorgio @ 00:09

harem

Per  l’harem. Acquisto di una donna bianca in una ricostruzione di fantasia.

 

Ecco la loro storia. Nel 1500 i cacciatori di schiavi fecero “furti di cristiani”   lungo tutte le coste italiane: li catturarono a migliaia e arrivarono indisturbati fino a 20 km dal Vaticano.

 

 

Due navi slanciate si avvicinano da poppa alla Francis.  Emergono dai flutti con una virata ardita.  Gli uomini a bordo della  Francis, una piccola nave da carico che nel 1716 è sulla via del ritorno da Genova verso l’Inghilterra, sono impietriti dalla paura: quelle navi sono sciabecchi,  le navi dei cacciatori di uomini nordafricani. E i marinai sanno fin troppo bene quale destino incomba su di loro: la schiavitù.

 

Arrembaggio. Perderanno la libertà e molti anche la vita.  Verranno stipati in segrete putride, saranno torturati e umiliati, maltrattati fino alla morte.  Solo pochi di loro rivedranno la patria.  Ma ecco che  un’altra nave inglese, la Southwark, li incrocia.  È più grande delle 4 imbarcazioni e fornita di 16 bocche da fuoco. Ma con abili manovre, gli agili sciabecchi raggiungono la fiancata della Southwark, fuori dal tiro dei cannoni sulla murata.  I nordafricani gettano i rampini d’arrembaggio e, con grida infernali, saltano a bordo. I corsari trionfano e fanno bottino di 2 navi e tonnellate di carico: tessuti e vino, coralli e porcellane. Ma il vero tesoro sono i 52 uomini caduti nelle loro mani: merce fresca per i mercati di schiavi del Nord Africa.

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Nov 21 2012

UNA GRANDE LEZIONE DI STORIA: LA CANCELLAZIONE DEI DEBITI DI HAMMURABI OLTRE 3800 ANNI FA

Category: Storia e dintornigiorgio @ 00:05

 

Hammurabi, re di Babilonia, e la cancellazione del debito

 

Il Codice di Hammurabi è nel Museo del Louvre, a Parigi. E’ chiamato il “codice”, ma è un termine inappropriato, perché quello che ci ha lasciato Hammurabi è un insieme di regole e giudizi sulle relazioni tra le autorità pubbliche e i cittadini.  Hammurabi ha iniziato il suo regno come “re” di Babilonia (che si trova nell’attuale Iraq), nel 1792 aC.

Quello che la maggior parte dei libri di storia non menzionano è che, come altri governatori della Città-Stato di Mesopotamia, Hammurabi ha proclamato la cancellazione ufficiale dei debiti dei cittadini nei confronti del governo, alti funzionari e dignitari.

Il cosiddetto Codice di Hammurabi viene fatto risalire al 1762 aC.

Il suo epilogo proclama che “i potenti non possono opprimere i deboli, la legge deve proteggere le vedove e gli orfani (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi”.

I numerosi documenti antichi decifrati con scrittura cuneiforme hanno permesso agli storici di stabilire al di là di ogni dubbio che i quattro annullamenti generali hanno avuto luogo durante il regno di Hammurabi, nel 1792, 1780, 1771, e il 1762 a.C.

 

 

Fonte: da ANTIKIYRTA .net del 10 settembre 2012-11-19

Link: http://www.antikitera.net/news.asp?id=11930&T=4

Da globalresearch.ca

Link: http://www.globalresearch.ca

 

 


Set 07 2012

LA STORIA DEL SIGNORAGGIO: OVVERO COME LE BANCHE SONO DIVENTATE PADRONE DEL MONDO

Category: Economia e lavoro,Storia e dintornigiorgio @ 00:17

Tutto é iniziato in Italia, nel “1200”. Abbiamo il triste merito di aver inventato una cosa che ci distruggerà tutti. E non mi riferisco alla bomba nucleare, nata dalle intuizioni dell’italianissimo Enrico Fermi, ma di qualcosa di più letale: le banche.

Il sistema bancario mondiale, così come lo conosciamo oggi é nato all’epoca delle Repubbliche Marinare. Precisamente é nato a Genova e Venezia. Terre di grandi mercanti e navigatori. Per loro, ogni grande viaggio era un enorme rischio. Oggi ci sono solo i pirati solo in Somalia, nel “1200” c’erano pirati ovunque.

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Giu 29 2012

AUTENTICA LA FIBULA PRENESTINA CON LA PIÙ ANTICA ISCRIZIONE LATINA

Category: Archeologia e paleontologia,Arte,Storia e dintornigiorgio @ 10:37

 

Roma – La spilla “prenestina”, risalente al VII secolo a.C., da un secolo era oggetto di una disputa accademica

Roma – La “Fibula prenestina”, risalente alla metà del VII secolo a.C. e recante la più antica iscrizione latina prevenutaci, è autentica e adesso ci sono anche le prove scientifiche.

Si chiude così un dibattito che va avanti dal 1887, quando la preziosa spilla etrusca venne rinvenuta a Palestrina dall’archeologo tedesco Wolfgang Helbig, suscitando accese polemiche sulla sua effettiva attendibilità. Controversie che raggiungessero il culmine nel 1979, quando la celebre epigrafista Margherita Guarducci la dichiarò apertamente un falso e ne attribuì l’iscrizione allo stesso Helbig.

A mettere la parola fine al “giallo” sono state le indagini condotte dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr e dalla Sapienza, che hanno fugato ogni dubbio. Gli accertamenti condotti da Daniela Ferro dell’Ismn e dal restauratore Edilberto Formigli, che da anni conducono analisi multidisciplinari sulla tecnologia orafa antica, ne hanno confermato l’attendibilità. Il gioiello d’oro, lungo 10,7 cm ed esposto al Museo nazionale etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, sulla parte esterna della staffa riporta l’incisione “Manios med fhefhaked Numasioi”. In latino classico, “Manius me fecit Numerio”, ovvero “Manio mi fece per Numerio”.

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Giu 28 2012

ISRAELE. OSSUARIO CON I RESTI DI UN PARENTE DEL SACERDOTE CAIFA

Il Mercoledì 29 Giugno 2011 è stata annunciata, dagli archeologi israeliani Boaz Zissu e Yuval Goren, la scoperta di un ossuario di circa 2000 anni, appartenuto a un parente del sacerdote Caifa. L’identificazione è stata possibile per mezzo della traduzione, a opera di Boaz Zissu, di un’iscrizione in aramaico incisa sull’ossuario stesso:

“Maria, figlia di Gesù figlio di Caifa sacerdote di Maaziah di Bet ‘Imri”

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Dic 09 2009

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 00:01

maschera d'oro detta di Agamennone dalle tombe reali di Micene, 1600 a.C., h 20,5 cm, Atene,

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo.

Fu un cataclisma di proporzioni immense: verso la fine del XIII secolo a.C., le grandi civiltà dell’Età del Bronzo nell’Egeo e nel Vicino Oriente improvvisamente crollarono.

Nell’ultima parte della Tarda Età del Bronzo (1400-1200 a.C. circa) la civiltà Micenea fiorì in Grecia ed a Creta. Gli Ittiti controllavano la maggior parte dell’Anatolia e del nord della Siria dalla loro capitale Hattusa (la moderna Bogazkoy, a circa 125 miglia ad est di Ankara). Il Nuovo Regno Egizio imperava non solo nella Valle del Nilo ma anche in Palestina e nel sud della Siria. Il commercio scorreva sulle rotte commerciali che si incrociavano su terra e mare. Una nave della fine del XIV secolo a.C., dissotterrata presso il promontorio Uluburun nel sud della Turchia, per esempio, portava merci provenienti da Cipro, Canaan, l’Egitto, l’Anatolia, e la Grecia micenea.

Un secolo più tardi, tutte queste civiltà avevano cominciato a sfasciarsi. Le città bruciarono, i commerci diventarono quasi inesistenti, e larghi gruppi di popolazione migrarono da un luogo all’altro.

Quando ritornò la calma, era sorto un nuovo mondo. Al risveglio delle civiltà della magnificente Età del Bronzo, crebbero nuovi popoli, inclusi i Greci classici e gli Israeliti biblici;  due dei precursori più significativi delle moderne civiltà occidentali.

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Giu 03 2009

QUESTA EUROPA MODERNA COSI’ CLASSICA

Category: Cultura e dintorni,Storia e dintornigiorgio @ 07:50

Da Il fondo di Miro Renzeglia

Luca Leonello Rimbotti

 

Il rinnovato interesse che la storiografia recente dimostra per l’antichità greco-romana è senz’altro un indice positivo. Al di là di singole interpretazioni anche discutibili, esso è la prova che l’ideologia artefatta della globalizzazione non è sufficiente a dare credibilità, se non ai livelli sociali già interiormente minati dal cosmopolitismo. I ceti di “nuovi ricchi” e le masse borghesi che aspirano a integrarsi nel modello consumistico occidentale non si pongono problemi di identità. Chi invece vede con chiarezza la portata dell’inganno universalista ed egualitario va in cerca delle radici e le trova proprio nel mondo classico e nelle sue propaggini barbariche. Che insieme, costituiscono un unicum. Il luogo in cui l’identità tribale delle gentes europee e l’ideologia dell’Impero si incontrarono, interagendo l’una con l’altra, è il luogo di nascita dell’Europa quale intendiamo preservare dalla finale distruzione.

 

L’Impero romano non fu, in fondo, che l’espressione massima – in termini civili e territoriali – di una gens tribale, nata guerriera e contadina nel piccolo spazio della terra dei padri. Dalla res publica laziale all’Imperium mondiale si ha solo una modificazione di quantità, non di qualità. Gli Dei abbattuti da Teodosio e maledetti da Tertulliano o Ambrogio con accenti di inaudita violenza, erano nel IV-V secolo dopo Cristo gli stessi di mille anni prima. Anche la figura nobile e accorata del vir romano arcaico rimase sostanzialmente la stessa nella tarda antichità. Gli accenti di amore per Roma di un Rutilio Namaziano sono molto da vicino paragonabili a quelli di un Catone, vissuto sei secoli prima. La tarda Romanità, fino a quando non sopraggiunse il collasso finale, presenta grandi esempi di continuità ideale con la tradizione arcaica. Prendiamo un caso.

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Mag 22 2009

E’ IL MONTE SUMMANO CIMA DELL’ALTO VICENTINO IL MONTE SACRO AGLI DEI

Category: Storia e dintorni,Veneto e dintornigiorgio @ 09:44

Un’oasi montana di sacralità, un centro di ritrovo collettivo per le genti della Padania in epoca romana, tutto questo e altre cose fanno parte della leggenda del Monte Summano, ormai diventato un simbolo per la provincia vicentina. Si aggiunga al tutto il giallo storico dell’esistenza del tempio pagano e dell’idolo d’oro dalla testa di capro e il successo popolare nel tempo è sicuro. L’unico cruccio degli studiosi sono le famose prove certe, ma se ci si mette di mezzo l’archeologia…

 

Di ALVARO BONOLLO

 

Familiare piramide, il Monte Summano si erge isolato nella piana alto vicentina: si alza pigramente al cielo sdoppiandosi in due gobbe. Lo anima la notte e le sue folgori, le piogge ne alimentano la rara, variegata vegetazione, il sole non trova ostacoli e lo riscalda di petto. Come evitare un pizzico di poesia su questa montagna che ha affascinato gli uomini e gli storici per millenni ed ha scritto una immensa pagina sulla religiosità pagana e cristiana.  Il Summano è stato investito, a ragione, od a torto, da uno stratificarsi di culti  dedicati vuoi alle divinità indigene, come la dea Reithia, notizia supportata dalle abbondanti prove archeologiche del vicino Monte di Magre, da culti orientali od etruschi (il dio Summano dovrebbe essere di origine etrusca), da culti preromani e romani. Le varie sovrapposizioni portarono ad un “imbrogliato groviglio” religioso, come spiega lo storico Mantese. “Troppo forzato e difficile l’inserimento od agganciamento di una tradizione cristiana nella precedente tradizione pagana; la veneta Reithia svolse così, in epoca romana il ruolo di Diana, mentre il dio etrusco, Summano, dovette assumere le forme di Giove o di Plutone”. 

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Mag 21 2009

IL SUMMANO: IL MONTE SACRO AGLI DEI. IL MISTERO DEI FIORI

 

Tra i mille segreti e curiosità del Summano, non va scordata l’enorme varietà di fiori, [a tal punto eccezionale che ha mosso e stimolato centinaia di studiosi italiani e stranieri, dal Rinascimento, sino ai giorni nostri. Un solo esempio: in una radura a 600 metri sono state trovate 21 varietà di orchidea, sulle 30 presenti in tutto l’arco alpino. 

La ricchezza della flora potrebbe essere collegata con i pellegrinaggi per adorare il sacro idolo. La festa del dio Summano (ed esistono confusioni non ancora chiarite con Giove e Plutone) era il 20 di Giugno. Secondo gli storici romani, in quella data, si sacrificava un montone nero, si offrivano libagioni con focacce di farina in forma di ruota e si spandevano semi esotici nel terreno. Queste feste erano le “summanalia”. 

Probabilmente queste sementi sparse dai pellegrini nel loro sacro viaggio verso la cima, trovando un clima estremamente diversificato, si sono riprodotte, perpetrandosi sino ad oggi. I botanici hanno infatti accertato la coesistenza di varie situazioni micro-climatiche nella stesso monte: privo di contrafforti collinari, il Summano è investito dalle correnti calde provenienti da sud, ma anche da quelle fredde da nord che investono la cima. Nello spazio di poche centinaia di metri, si passa dal clima mediterraneo di certe radure, al clima alpino.

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Mag 20 2009

Pensate che la vostra vita non sia bella? Gli archeologi ci mostrano di peggio

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 08:49

Tra l’influenza suina, la crisi economica ed altri mali e dolori del mondo moderno, si perde facilmente la traccia di quando la vita era davvero dura. Fortunatamente per noi, gli archeologi hanno rimesso un po’ di cose in prospettiva giusta.

Considerate la vita sulle alte steppe dell’Asia centrale, i Monti Altai, intorno al 500 a.C., nell’attuale Mongolia, Lì abitava il popolo dei Pazyryk, nomadi che vivevano a cavallo, vicini dei non tanti amichevoli Sciti. 

In realtà, l’antico storico greco Erodoto, nelle Storie, ha descritto gli Sciti come guerrieri che vivevano in simbiosi con tribù di Amazzoni, praticavano sacrifici umani, tagliavano lo scalpo e praticavano il cannibalismo sui loro nemici. Molto peggio rispetto al tuo vicino che prende in prestito il tuo tosaerba, in altre parole.

 

Gli archeologi conoscono i Pazyryk dai tumuli, dalle larice di legno con le punte di pietra, “i corpi dei guerrieri Pazyryk erano sepolti con i loro cavalli e le armi, come asce, pugnali, spade e archi e frecce”, secondo uno studio di Archaeological Science, che descrive sette di queste tombe.

 

“Queste persone hanno condotto una vita violenta”, afferma Xavier Jordana della Autonoma Universitat di Barcelona, che ha condotto studi su di loro per due anni. 

Nei siti di sepoltura, che egli descrive come “tipici”, un team internazionale ha scoperto i resti di 10 persone in tutto, sette uomini, una donna e due bambini. 

Come nelle altre tombe già scoperte dei Pazyryk, un cavallo era sepolto accanto a ciascuno, con vasi di terracotta, un coltello di ferro e ossa di pecora o di capra. “Anche piccole foglie d’oro sono sempre trovate accanto al cranio”, afferma lo studioso. Le armi includono “asce da combattimento con manici in legno, pugnali corti, sia di bronzo sia di ferro, e frecce trilobate di osso o di bronzo”. Inoltre, tipico, “Sette persone su un totale di 14 presentano lesioni traumatiche”. Due degli uomini hanno mostrato evidenza di ferite guarite, da colpi d’ascia di battaglia, sui loro teschi. Cinque delle persone, comprese donne e un bambino, sono state uccise o ferite da asce o pugnali. Un uomo è stato colpito alla testa con una freccia. “Questo non è un grande campione”, dice Jordana. “Ma la metà di loro è morto violentemente. Questo deve significare qualcosa.”

 

Erodoto aveva descritto la guerra e il sacrificio umano come comuni tra i nomadi ai suoi giorni, e Jordana e i suoi colleghi hanno analizzato le ferite, nel tentativo di capire esattamente il modo in cui tali persone sono morte.. “Erano morti in battaglie o sacrificati”, egli si chiede. “Erodoto è noto come il ‘ Padre della Storia ‘ ma egli è anche chiamato ‘ Padre dei Bugiardi ‘, così volevamo vedere. ”

Incursioni, non azioni di vera guerra, provocarono la morte di coloro che sono morti violentemente, conclude lo studio. “Molti dei traumi erano di schiena, e provengono da tutte le direzioni”, spiega Jordana. “Queste persone sono state colpite in attacchi a sorpresa”. 

Erodoto non mentiva nemmeno sugli scalpi, a giudicare dal taglio superficiale che segna il cranio di un uomo di mezza età. Simili prove per il taglio dello scalpo si trovano su un’altra mummia, trovata tra i ghiacci della regione.

“Queste sono le sepolture di un popolo di guerrieri”, dice Jordana, ma sono compatibili con il modello di vita vissuta nei tempi violenti in passato. “Hanno sepolto donne e bambini con le armi. Non è chiaro se fossero Amazzoni, ma hanno condotto certamente una vita molto difficile, rispetto ad oggi.”

 

 

 

Fonte: srs di Dan Vergano da  USAtoday.com del 10 maggio 2009-05-20;  

link: http://www.usatoday.com/tech/science/columnist/vergano/2009-05-09-Pazyryk-warriors_N.htm

La porta del tempo


Apr 23 2009

Meteorologia storica comasca

Category: Geografia e ambiente,Storia e dintornigiorgio @ 14:49

 

Il tempo e i fenomeni meteorologici in territorio comasco negli scritti degli storici.

 Ricerca di Furio Ricci

Corriere di Como il 23 Aprile 2009

 

Historiae Patriae – Libri Duo di Benedetto Giovio

 

Terremoti e maremoti

 

Anno Domini millesimo centesimo decimo septimo, tertio nonas ianuarias ingenti terremotu urbs consussa est, nec usquam tasm magnus ab secculi illius mortalibus audistus fuerat, non aleve futuri belli calamitatisque portentum; cum praesertim praerter naturae ordinem factum videretur. Num physici docente vere et autumno terremotus fieri consuvisse.

 

L’anno 1117, 3 gennaio, la città fu scossa da tal terremoto che il maggiore non si era sentito mai da persona viva in quel secolo, presagio non lieve della prossima guerra e calamità, principalmente perché parvi fuori dall’ordinario, in quanto, a giudizio dei fisici, i terremoti sono usi avvenire di primavera e d’autunno

 

Biennio pos, Larius e alii vicini lacus aestivo tempore tremuerunt. Idem quoque larus absque ventorum impulsus in siccum viginti cubitis excurrit et per vices refluebat

 

Due anni dopo (1255), d’estate, il Lario e gli altri laghi vicini ebbero scosse di terremoto, e lo stesso Lario, senza colpo di vento, con un flusso e riflusso lasciava in secco la spiaggia per venti braccia.

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Feb 28 2009

La super colla dei romani

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 13:20

 

I guerrieri romani riparavano i propri accessori di battaglia con una supercolla che conserva ancora le sue proprietà adesive a distanza di 2000 anni, secondo quanto scoperto al Rheinischen Landes Museum di Bonn, Germania. 

Nella mostra, Behind the St1ver Mask, aperta fino al 16 Febbraio 2008, è possibile vedere le prove di questo antico adesivo usato per montare foglie di alloro in argento sugli elmi dei legionari. 

Frank Willer, direttore del restauro del museo, ha trovato le tracce di questa supercolla mentre esaminava un elmo dissotterrato nel 1986 nei pressi della città tedesca di Xanten, in quello che una volta era il letto del fiume Reno. L’elmo, che risale al I secolo a. C. è stato affidato al museo per il restauro. 

Ho scoperto la colla per caso, mentre rimuovevo un piccolo campione del metallo con una minuscola sega. 

Il calore prodotto dallo strumento fece staccare le foglie d’argento dell’elmo, rivelando tracce della colla» ha spiegato Willer, stupito che, nonostante la lunga esposizione agli elementi, la supercolla non avesse perso le sue proprietà. 

Altri accessori per la battaglia conservati nel museo mostrano tracce di decorazioni d’argento molto probabilmente incollate al metallo tramite lo stesso adesivo. 

Sfortunatamente gli oggetti sono troppo deteriorati perché sia possibile rinvenire tracce della supercolla. 

Tuttavia, l’elmo trovato a Xanten presenta una quantità del materiale sufficiente a stabilire le modalità di utilizzo dell’adesivo. 

«Secondo le analisi, la colla dei Romani era fatta di bitume, resina e grasso animale» ha fatto sapere Willer a conferma di alcuni studi condotti dai ricercatori della University of Bradford e Liverpool (Gran Bretagna) negli anni ’90. 

Finora i ricercatori tedeschi non sono riusciti a ricreare la supercolla. 

Sempre secondo quanto comunicato da Willer, alla colla «veniva probabilmente aggiunto qualche tipo di materiale inorganico come la fuliggine o la sabbia di quarzo per renderla più resistente». .

 

Fonte: Hera  n° 97 febbraio 2008


Feb 28 2009

La Biblioteca di Alessandria d’Egitto

 

La Biblioteca di Alessandria era non solo una delle glorie dell’antico Egitto, ma si può dire di tutto il Mediterraneo e  del mondo antico.  Storicamente, si può collocare la sua fondazione all’inizio del III Secolo a.C.; voluta da Tolomeo I Sotere con l’idea di custodire l’intero scibile umano

Tolomeo I,  grande cultore delle arti letterarie, intuì quanto fosse importante preservare tutto il sapere dell’umanità, non solo per metterlo a  disposizione dei dotti, ma al fine di tramandarlo ai posteri. Possiamo comprendere quanto fosse difficile l’idea del sovrano. In quel periodo la conservazione dei testi era per lo più affidata a scribi, sacerdoti o a pochi  privati; la diffusione dei testi era molto limitata anche a causa del costo proibitivo di tavolette, papiro e pergamene. 

Il primo a concepire l’idea di una trasmissione dei testi sotto forma di raccolta fu Aristotele, che  tramandò la sua opera letteraria ai propri allievi, tra i quali  vi era Teofrasto, a sua volta amico di Demetrio Falereo.

Per dare vita alla proprio progetto, Tolomeo si avvalse proprio della collaborazione dell’ illustre letterato dell’epoca, il greco Demetrio Falereo che, fuggito da Atene, si era rifugiato  ad Alessandria presso i Tolomei.   La Biblioteca di Alessandria fu pertanto concepita  sul modello di quella  aristotelica, cioè sulla raccolta sistematica dei testi che venivano in seguito messi a disposizione di un più vasto pubblico.

Realizzata nei dieci anni in cui Demetrio Falereo restò nella città,  venne impostata  su due importanti istituzioni: la Biblioteca ed il Museo. Essa si trovava all’interno del palazzo imperiale, che occupava almeno un quarto della città di Alessandria.

La Biblioteca ed il Museo furono costruiti molto vicini l’una all’altro, i testi venivano materialmente raccolti nella Biblioteca, mentre nel Museo venivano redatte le rispettive relazioni critiche; lo scopo iniziale era quello di raccogliere i soli testi greci, ma ben presto la collezione si arricchì di opere che spaziavano in ogni campo e che provenivano da ogni parte del mondo. In virtù della sua enorme popolarità la Biblioteca venne ingrandita, fino ad avere dieci enormi sale e, altre salette più piccole, riservate agli studiosi.

Non solo per la Biblioteca si ricercavano i libri in tutte le città del mondo allora conosciuto, in gara con le altre biblioteche dell’ecumene greca, tra cui quella di Atene del Liceo aristotelico e quella di Pergamo, ma se ne studiavano i testi e si compilavano, attraverso il loro confronto, i commenti e le edizioni critiche.

Si dava la caccia alle edizioni rare e si copiavano le opere ancora mancanti dei grandi filosofi, astronomi, matematici, filologi, grammatici, ecc.  Tutti i libri in possesso delle navi, in transito da Alessandria, erano vagliati e, se non erano presenti  nella Biblioteca, venivano copiati. Questi erano catalogati come «libri delle navi”.

Zenodoto di Efeso fu il primo bibliotecario; il poeta Callimaco che gli successe pose in atto il catalogo, un’opera necessaria per poter consultare i quattrocentomila rotoli di papiro, il cui numero era in continua crescita.  Il terzo bibliotecario fu Eratostene, uno scienziato, poeta e critico letterario, che elaborò la carta geografica della terra abitata e preparò una cronologia universale.

Divenne in breve tappa obbligata per tutti gli studiosi dell’antichità: la frequentarono assiduamente Euclide, il padre della geometria, Aristarco di Samo ed Erone di Alessandria.

Giunta al massimo del proprio splendore accadde però l’imprevedibile. 

Nel 47 a.C., i romani di Giulio Cesare incendiarono una delle sezioni della Biblioteca trasformando in cenere circa quarantamila rotoli; seguirono gli incendi ad opera di Zenobia, sovrana di Paimyra, di Diocleziano nel 295 d.C., fino alla completa distruzione da parte del Generale Amr Ibnel-as, agli ordini del Califfo Omar I.

Ma la tradizione che fosse stato Cesare a provocare l’incendio della Biblioteca potrebbe essere errata: lo ha dimostrato Luciano Canfora ne “La biblioteca scomparsa” (Sellerio Editore), studiando le fonti: essa fu distrutta, o almeno quel che ne rimaneva dopo molti secoli, da parte del Generale Amr Ibnel-as, agli ordini del Califfo Omar I. In quell’occasione il destino della Biblioteca di Alessandria si compì tragicamente e definitivamente. 

Era il 646 d.C. quando Omar I pronunciò le famose parole: 

…….Se i libri non riportano quanto scritto nel Corano allora vanno distrutti, poiché non dicono il vero. Se i libri riportano quanto scritto nel Corano vanno distrutti ugualmente perché sono inutili”.

La Biblioteca, tutto il suo contenuto ed il sogno che essa rappresentava, vennero per sempre avvolti dalle fiamme. I rotoli furono usati anche come combustibile per i bagni di Alessandria, ben quattromila, e sembra che ci siano voluti sei mesi per distruggere tutto il materiale.

Un’ irreparabile  perdita per l’umanità, ma anche un monito per il futuro. 

Questo oggi è quello che rimane della Biblioteca perduta di Alessandria


Feb 23 2009

Giuramento dei Templari

Giuramento dei Templari

Cavalieri, scudieri, servitori, che la pace del Signore, promessa agli uomini di buona volontà, sia con noi.

In questo luogo angusto e santo, in suo nome, noi vedremo pronunciare, da labbra pure e con umile fierezza, il Giuramento del Templare che i Poveri Cavalieridi Cristo fecero nel momento più sacro della vita Templare.

Signore che spieghi i cieli come una tenda di luce, Signore che fai dei fulmini i messaggeri della tua maestà, davanti il tuo sacro altare, dove s’adempì la sublime immolazione, noi leviamo alta la spada della luce, per depositarla ai piedi dell’altare come testimonianza del nostro giuramento.

Signore Dio delle armi, noi lo giuriamo per il Cristo, giammai contro il Cristo, per la difesa del Vangelo, per la guardia dei pozzi, per la verità, per la giustizia.

Contro gli oppressori, contro i mietitori di scandali ed i corruttori dell’innocenza, contro la menzogna liberata, contro i traditori delle fazioni e dei partiti:

Noi lo giuriamo di impegnare la doppia spada: quella d’acciaio levigato e quella della parola splendente e fulminante.

Giammai noi attaccheremo per primi.

Giammai noi provocheremo per primi.

Tre volte noi sopporteremo l’ingiuria.

Tre volte noi ignoreremo il disprezzo e la menzogna.

Ma quando la spada brillerà nel sole come un colpo di chiarore, tuonerà la parola.

Allora poi non indietreggeremo di un solo passo, non taceremo che dopo il silenzio dell’avversario.

Davanti ai ranghi angelicati, nostri compagni d’armi, noi lo giuriamo al Cristo, Re della gloria.

Chiunque rinnegherà questo giuramento, sarà per noi e per gli angeli, rinnegato.

Niente per noi, Signore niente per noi, ma per la sola gloria del Tuo nome.

 

   Amen


Feb 03 2009

Solo l’albero che cresce sulle proprie radici può restituire alla terra buoni frutti.

 

L’albero che cresce sulle proprie radici restituisce alla terra buoni frutti” 

L’albero siamo noi e le radici sono la nostra storia. 

La frase è di San Bernardo da Chiaravalle, e rappresenta la convinzione che solo attraverso la conoscenza del proprio passato potremo vivere consapevoli nel presente, producendo frutti per il futuro.


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