Mag 18 2014

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !

 

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di GIANNI SARTORI

 

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !
…dove, compatibilmente con le possibilità dell’autore, si cercherà di spiegare come la soi disant “croce celtica” sia stata adottata dalle formazioni di estrema destra in quanto simbolo dei collaborazionisti francesi (per cui sarebbe opportuno definirla d’ora in poi “croce cerchiata delle ss francesi”) dando nel contempo qualche indispensabile informazione sulla Resistenza del popolo francese all’occupazione nazista…

 

L’ambigua vicenda del “sidro Bobby Sands” messo in commercio un paio di anni fa da Casa Pound, non era certo il primo (e nemmeno, temo, l’ultimo) tentativo di appropriazione indebita della causa repubblicana irlandese.

 

Un libro pubblicato nel 2010 aveva fornito ad alcuni personaggi di destra l’occasione per strumentalizzare le lotte del popolo irlandese. Si trattava de “Il diario di Bobby Sands – storia di un ragazzo irlandese” (Castelvecchi ed.) di Silvia Calamati, Laurence McKeown e O’Hearn.

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Apr 30 2014

MUSSOLINI E GLI EBREI: LA SVOLTA ANTIEBRAICA ITALIANA DEL 1938

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di Gianfredo Ruggiero

 

Le leggi razziali italiane del 1938 furono, senza alcuna ombra di dubbio, una vergogna nazionale la cui responsabilità ricade interamente su Mussolini e su quanti, per ignavia o servilismo, nulla fecero per evitarle.

 

Il rispetto per le vittime della discriminazione razziale non può e non deve però impedirci di affrontare l’argomento con il dovuto distacco e la necessaria serenità di giudizio.

 

Per troppi anni la storia è stata viziata da preconcetti e comodi schematismi che ci hanno portati lontano dalla verità. La stessa storia del popolo ebraico è costellata di stragi e persecuzioni a causa di un pregiudizio – accusa dei cattolici di aver ucciso Gesù – cui se ne sono aggiunti altri nel corso dei secoli: usura, internazionale ebraica per dominare il mondo attraverso il controllo delle economie nazionali, devianza sessuale per la pratica della circoncisione definita un patto con Cristo attraverso il pene, ecc..

 

Hitler in definitiva non ha inventato nulla, ha semplicemente portato alle estreme conseguenze, in modo raccapricciante e disumano, quell’antiebraismo figlio del pregiudizio ancor oggi presente e che viene da lontano.

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Apr 25 2014

RELIBERASION (RILIBERAZIONE)

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DAL SANTO DO BATUDE LONGHE, FONDE, ROMPE LA NOTE CARGA DE PAURA, E DA PALASSO GIUSTI GHE RISPONDE UN SIGO SPASIMADO DE CREATURA. AL FREDO, DRIO DEI SCURI, I PADOVANI I SCOLTA L’AGONIA DEI PARTIGIANI.

(Egidio Meneghetti)

 

 

Accadeva a Palazzo Giusti di Padova, nell’inverno tra il 1944 e il 1945, che la «Banda Carità» talvolta costringesse le partigiane più coraggiose a denudarsi tra scherni e insulti come racconta la bellissima poesia del partigiano Egidio Meneghetti. Nonostante ciò, la Resistenza Veneta, nota per il coraggio delle sue azioni in tutta Europa, contribuisce di li a poco alla sconfitta di nazisti e fascisti il cui esercito capitola il 25 aprile 1945.

 

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Apr 24 2014

ARMENIA, 24 APRILE: ANNIVERSARIO DI UN GENOCIDIO DIMENTICATO

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Immagine tratta da “Ravished Armenia” (tr. Armenia violentata) un film americano del 1919 in gran parte andato perduto,  è   il primo film che ricostruisce la tragedia del popolo armeno

 

 

Intervista a Baykar Sivazliyan, docente universitario, esperto di Storia e letterature dell’area mediorientale e scrittore armeno.

 

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Baykar Sivazliyan

 

 

di GIANNI SARTORI

 

Iniziamo con qualche notizia biografica. In quali circostanze la sua famiglia è arrivata a Venezia?

 

Sono nato in una famiglia di sopravvissuti al Primo Genocidio del Ventesimo secolo.

I miei nonni venivano da parte di mio padre dalla città di Sivas e quelli di mia madre dalla città di Erzurum, entrambi situati in Anatolia, nell’Armenia Occidentale con una forte presenza armena di cittadinanza ottomana, annientata durante il Genocidio perpetrato dal governo Ottomano dei Giovani Turchi fra gli anni 1915-21. Attualmente in tutte due le città non esistono più armeni, come in tutta l’area circostante dell’Armenia Storica.

Successivamente, dopo il Pogrom del 1956 contro i greci e il golpe militare del 1960, le minoranze in Turchia non avevano più un futuro garantito. Nel 1966 i miei genitori mi hanno mandato, da solo, avevo 12 anni, a Venezia dove allora esisteva ancora un Collegio Armeno e dove ho finito le medie e il liceo. In seguito ho frequentato l’Università Cà Foscari. Subito dopo la laurea ho iniziato ad insegnare, prima nel Liceo Armeno e di seguito presso l’Università Statale di Milano, la lingua armena. Fra gli anni 1999-2005 ho avuto anche un incarico di insegnamento di Lingua e Letteratura Turca presso l’Università di Lecce, in quanto sono specializzato sia nella Storia Medio Orientale che in Lingua e Letteratura Turca.

 

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Apr 21 2014

GRANDE GUERRA, LE RESPONSABILITÀ DELLA MASSONERIA

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Caduti alpini sull’Oortigara

 

 

Gli italiani non volevano entrare in guerra, la massoneria sì

 

 

di Angela Pellicciari

 

Nel 1915, la popolazione cattolica non voleva la guerra, i socialisti nella loro maggioranza non la volevano, il parlamento non la voleva, l’uomo politico più influente di quegli anni, Giovanni Giolitti, non la voleva; chi, oltre al Re, voleva portare l’Italia in guerra? Un soggetto su tutti: la massoneria. Che forza aveva la massoneria all’inizio del secolo? Se Antonio Gramsci, fondatore del partito comunista italiano, è uomo degno di fede, annota: “La massoneria in Italia ha rappresentato l’ideologia e l’organizzazione reale della classe borghese capitalistica”, afferma il 16 maggio 1925 alla Camera dei deputati mentre è in discussione il progetto di legge sull’abolizione delle società segrete.

Le testimonianze dei vertici dell’ordine sono, al riguardo, univoche. Una per tutte: il 21 dicembre 1922, davanti alla giunta esecutiva, il gran maestro Domizio Torrigiani dichiara: “Il Grande Oriente fu il principale autore dell’intervento dell’Italia in guerra”. Perché la massoneria ha voluto la guerra, per di più contro gli alleati della Triplice? Per portare a termine il progetto ben delineato dal fratello Massimo D’Azeglio: per “fare gli italiani”. Che vuol dire fare gli italiani? Vuol dire renderli diversi da quelli che sono. Diversi. Più liberi. Più scientifici. Più moderni. In una parola: non più cattolici.

 

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Apr 21 2014

CESARE BATTISTI E LA SUA GUERRA: TRAMONTO DI UN MITO

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Cesare Battisti e dietro Fabio Filzi, prigionieri, scendono scortati da Malga Zocchi; 10 Luglio 1916.

 

 

by Stefano B. Galli

 

Da fervente pacifista e neutralista a trascinante alfiere di un conflitto sciagurato e impopolare: la triste e tragica parabola di un uomo politico che, in contraddizione con la propria matrice ideale socialista, volle e perseguì con tutte le sue forze l’intervento in uno scontro bellico che solo ai suoi occhi poteva rappresentare la “quarta guerra d’indipendenza italiana”.

In effetti, sullo sfondo di un complesso e cinico gioco politico, di cui gli sfuggivano i veri termini, si trovò inconsapevolmente a essere prima lo strumento del militarismo espansionistico più oltranzista, poi il punto di riferimento di un nazionalismo retrivo che ancora oggi, e non solo nei ranghi della “destra”, non perde occasione per lanciare i suoi roboanti proclami. E tuttavia ogni ipotesi di confine al Brennero, successivamente ammantato di patria sacralità proprio in suo nome, lo trovò sempre ed energicamente contrario.

 

Quattro mesi prima della morte del vecchio Kaiser Francesco Giuseppe, si conclude drammaticamente la vicenda umana e politica di Cesare Battisti.

L’irredentista trentino, tenente della II Compagnia di marcia del V Reggimento degli alpini, deputato socialista di Trento al Parlamento di Vienna (Reichsrat) e alla Dieta provinciale del Tirolo (Landtag) a Innsbruck, sulla cui testa pende una taglia di 20.000 corone, viene catturato il 10 luglio 1916 nella zona del Monte Pasubio (a est di Rovereto), sul Monte Corno.

Narrano le cronache di parte austriaca che durante il combattimento di Monte Corno molti alpini del Battaglione Vicenza, sotto il fuoco incalzante dei Landesschützen, “si eclissarono, altri corsero con le braccia in alto nelle nostre (austriache n.d.r.) file, contraccambiando il loro Re col tradimento”.

Sono proprio i prigionieri a riferire agli Austriaci della presenza, tra le schiere italiane, di Cesare Battisti e Fabio Filzi, noti propugnatori d’italianità in terra tridentina.

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Ott 23 2013

DISCORSO HITLER AI GIORNI NOSTRI

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 10:55

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Hitler, discorso elezioni del 1932

..I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni. Invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi. Chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati.

 

Sono loro i responsabili!. Io vengo confuso: oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento, mi hanno proposto un’alleanza.

 

Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico. Noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E’ un movimento che non può essere fermato, non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta. Noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo..”

 

Adolf Hitler, Discorso per le elezioni (1932)

 

 

Fonte:  visto su Sicurezza e legalita’ del  4 marzo 2013

Link: http://sicurezzaelegalita.it/giuseppe-pinodiscorso-hitler-ai-giorni-nostri/

 


Ott 21 2013

E’ COERENTE ESECRARE IL RICORDO DI PRIEBKE E LODARE CONTESTUALMENTE L’OPERATO DI DRAGHI?

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E’ stupefacente l’ipocrisia del nostro sistema mediatico.

Proprio mentre l’Europa è preda di un rigurgito nazista che riattualizza le pulsioni eugenetiche del fuhrer autentico, la grande stampa esorcizza le nefandezze del presente infierendo sui fantasmi del passato. In questi giorni, come saprete, è morto il boia Priebke. Carnefice miserabile e sanguinario macchiatosi di crimini efferati e vigliacchi.  E’ dura provare perfino un sentimento di umana pietas per la fine di un essere tanto spregevole e infame.

 

Ma, amici miei, mi spiegate con quale faccia i media europei condannano i crimini del nazismo passato continuando a sostenere impunemente le malefatte del tecno-nazismo odierno?

 

Valgono meno i morti spinti al suicidio dalla Troika di quelli finiti con un colpo alla nuca dai macellai alla Pribke?

La tanto decantata purezza del bilancio, quella per capirci che “obbliga” i nostri governanti a decimare la classi povere e disperate, non rappresenta forse la più brillante evoluzione di quell’ossessiva ricerca della purezza della razza, posta a fondamento dell’assassinio su larga scala di neri, zingari e slavi?

 

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Ott 20 2013

GIUDAISMO, MARXISMO E BOLSCEVISMO

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(dal sito http://dagobertobellucci.wordpress.com – 28 marzo 2012)

 

di Dagoberto Bellucci

 

“Il bolscevismo non è né più né meno che la realizzazione del programma internazionale contenuto nei Protocolli sionisti, così come secondo gli stessi Protocolli dovrebbe realizzarsi in tutti gli altri paesi ad opera di una minoranza rivoluzionaria”

(Henry Ford – “La U.R.S.S. è un prodotto del pangiudaismo” – da “L’Ebreo Internazionale” Ediz. di “Ar” – Padova 1971).

 

“Circonderemo il nostro governo di economisti. Questo è il motivo per cui agli Ebrei si insegna principalmente la scienza dell’economia. Saremo circondati da migliaia di banchieri, di commercianti e, cosa ancora più importanti, di milionari, perché in realtà ogni cosa sarà decisa dal denaro”

 (“L’Internazionale Ebraica – I Protocolli dei Savi Anziani di Sion” – Protocollo nr. 8).

 

Il marxismo fin dalla sua nascita come concezione filosofica e progressivamente nella sua prassi criminale  rappresenterà il più virulento attacco contro tutte quelle forze che avevano rappresentato la Tradizione.

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Ott 20 2013

L’ALTRA FACCIA DI CARLO MARX

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Comunismo

 

Marxismo, Bolscevismo, Comunismo: tre nomi diversi, ma una matrice unica. Una matrice in nome della quale, nel corso della storia, si sono compiute tragedie efferate. Basti ricordare i Lager di Tito, il regime di Pol-Pot, i milioni di uomini morti a causa della dittatura cinese; passando attraverso i vari Lenin, Stalin, Mao-Tze-Tung, e scusate se al momento non li ricordo tutti…! Ed il tutto in nome degli ideali di Carlo Marx, ma soprattutto in nome di ciò che c’era davvero, dietro e dentro Carlo Marx…!

(15 aprile 2013)

 

Non avrei mai creduto che il personaggio “Carlo Marx” nascondesse un animo tanto oscuro ed inquietante. Purtroppo ho dovuto ricredermi leggendo questo sconcertante documento, tratto dal libro “L’altra faccia di Carlo Marx”, di Richard Wumbrand. Non ho bisogno di capire se ciò che è riportato nel libro sia vero o falso, perchè ho sempre creduto che l’allontanamento da Dio (o peggio, il denigrare e condannare Dio) porti a simili deformazioni mentali sataniste. Analoghe degenerazioni si riscontrano anche in altri famosissimi personaggi della storia comunista, come Stalin, Andropov, Beria, Ceausescu, Mao Tze-Tung e tanti altri: esiste più che un sospetto che siano tutti così…! (Postato l’8 aprile 2013)

 

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Ott 18 2013

SICILIA 1943 – I MASSACRI DIMENTICATI COMPIUTI DAI FANTI AMERICANI E L’ ORDINE DEL GENERALE PATTON: «UCCIDETE I PRIGIONIERI ITALIANI»


Category: Monolandia,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:01

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Generale George Smith Patton

 

 

Sicilia 1943, l’ ordine di Patton: «Uccidete i prigionieri italiani»


di Gianluca Di Feo – “Corriere della Sera” 23 giugno 2004

 

 

I massacri dimenticati compiuti dai fanti americani tra il 12 e il 14 luglio.

 

«Il capitano Compton radunò gli italiani che si erano arresi. Saranno stati più di quaranta. Poi domandò: “Chi vuole partecipare all’esecuzione?”.
Raccolse due dozzine di uomini e fecero fuoco tutti insieme sugli italiani». «Il sergente West portò la colonna di prigionieri italiani fuori dalla strada. Chiese un mitra e disse ai suoi: “E’ meglio che non guardiate, così la responsabilità sarà soltanto mia”. Poi li ammazzò tutti». E’ una piccola Cefalonia: le vittime sono soldati italiani che avevano combattuto con determinazione. I carnefici non sono né delle SS né della Wehrmacht: sono fanti americani. Quella avvenuta in Sicilia tra il 12 e il 14 luglio 1943 è la pagina più nera della storia militare statunitense. Una pagina sulla quale gli storici negli Stati Uniti discutono da un lustro, mentre nel nostro Paese la vicenda è pressoché sconosciuta. Nelle università del Nord America ci sono corsi dedicati a questi eccidi, come quello tenuto a Montreal sul tema «Dal massacro di Biscari a Guantanamo». E negli Usa in queste settimane gli esperti di diritto militare valutano le responsabilità dei carcerieri di Abu Ghraib anche sulla base delle corti marziali che giudicarono i «fucilatori di italiani». Perché – come risulta dagli atti di quei processi – i soldati americani si difesero sostenendo di avere soltanto eseguito gli ordini di George Patton. «Ci era stato detto – dichiararono – che il generale non voleva prigionieri».

 

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”


Ott 17 2013

RAPPRESAGLIE PARTIGIANE

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I setti fratelli Cervi

 

di Ernest Armstrong

 

Rappresaglia. Nell’immaginario collettivo creato dal “mito resistenzialista”,  all’udire questa parola appare l’immagine di un plotone di tedeschi che fucilano 10 innocenti civili italiani per ogni loro camerata morto.

 

In realtà la rappresaglia fu attuata da tutti gli eserciti che combatterono nella seconda guerra mondiale, come ricorda anche Gianni Alasia, attuale esponente di Rifondazione Comunista: “Quando il mio amico Heinz Karl M., di Monaco, militare della Wehrmacht, fu fatto prigioniero in Francia, visse momenti tremendi. Vennero fatte decimazioni, e Carlo non capiva il perchè di una cosa così terribile mentre erano inermi prigionieri.”[1]

La rappresaglia era ammessa dal Diritto internazionale del tempo di guerra di Ginevra, a patto che ad eseguirla fosse un regolare esercito (in divisa) che fosse stato attaccato da terroristi (non in divisa). Essa poteva avvenire, qualora non si fossero presentati i colpevoli, su prigionieri o su civili, esclusi donne e bambini, colpevoli di aver protetto i terroristi. Sia i terroristi che chiunque avesse ucciso prigionieri, fuori dai casi previsti, alla fine del conflitto doveva essere processato per crimini di guerra. Questo in Italia non accadde.  Chi ordinò uccisioni non giustificate dal Diritto Internazionale, se partigiano, fu ricompensato con l’inquadramento tra i graduati nell’Esercito e con titolo alla pensione.

 

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Ott 16 2013

DECIMAZIONE E RAPPRESAGLIA

Category: Libri e fonti,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:05

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Rarissima riproduzione  di un avviso  alla popolazione tedesca della citta di Tuttlingen, con il quale il 1°  maggio  1945 il governo militare   francese annunciava  che per  ogni soldato  appartenente alle truppe francesi d’occupazione  ucciso dai cecchini o partigiani tedeschi sarebbero stati fucilati  50 (cinquanta!)  ostaggi.

Nel 1997  questo manifesto era esposto nel museo storico della città di Tuttlinge (Baden-Württemberg)  ma nel 1998, dopo che un giornalista interessato al casi Priebbke lo aveva fotografato, venne rimosso)

 

( Cortesia delle associazioni tedesche  “Deutscher Rechtsschutzkreis DRsK e.V.,”e “Unabhaengige Nachrichten” e del mensile sudafricano “Impact” che si ringraziano,)

 

 


Ott 16 2013

ERICH PRIEBKE: L’INTERVISTA–TESTAMENTO RILASCIATA DALL’UFFICIALE TEDESCO A FINE LUGLIO 2013 (INTEGRALE)

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:04

Priebke testo intervista scermata

 

 

INTERVISTA RILASCIATA DA ERICH PRIEBKE A FINE LUGLIO 2013

 

D. Sig. Priebke, anni addietro lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora?

 

R. Sì.

 

D. Cosa intende esattamente con questo?

 

R. Che ho scelto di essere me stesso.

 

D. Quindi ancora oggi lei si sente nazista.

 

R. La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung e ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore. La politica è un’altra questione. Il Nazionalsocialismo è scomparso con la sconfitta, e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare.

 

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Erich Priebke in servizio presso ambasciata tedesca di Roma

 

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Ott 02 2013

L’EBREO LEVI PRIMO, PARTIGIANO, VA IN VACANZA NELL’AGOSTO 1943

Category: Monolandia,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 13:01

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Gli ebrei  Luzzatto Sergio, Lerner Gad, Mieli Paolo sulla “vacca sacra” levi primo

 

In questo mezzo Aprile “scoppia” un nuovo caso di “revisionismo” ufficiale: il caso dell’ebreo Levi Primo, quale membro, assieme ad altri “eletti”, di una “banda partigiana” responsabile dell’assassinio con «metodo sovietico» ( …”cioè a freddo, senza annunciar loro la morte imminente”…”Non c’è un processo istruttorio che li accusi di un reato preciso”… Mieli Paolo).

 

Noi  non abbiamo bisogno di un Pansa che ha impiegato oltre 50 anni a dire ciò che Giorgio Pisanò scrisse 40 anni prima, neppure abbiamo bisogno del libro dell’ebreo Luzzatto che conferma ciò che le persone oneste sanno da almeno 68 anni, ne’ abbiamo bisogno dell’ebreo Lerner Gad, di ritorno dalla olo-cattedrale a cielo aperto di Auschwitz-Birkenau, dove ha condotto i  figli, per rilevare che:

 

1) Nonostante le leggi razziali, il Levi si laurea nel 1941 ( non viene allontanato da scuola )

2) Dal 1941al tardo1943 LAVORA, nonostante le leggi razziali ( non viene discriminato sul lavoro, ne trova ben 2, in tempo di guerra! )

3) Nel fine 1943 viene catturato, come partigiano combattente (non viene fucilato immediatamente)

4) Viene trasferito ad Auschwitz nel Febbraio 1944

5) NON viene immediatamente gasato in quanto: ebreo, partigiano, inabile al lavoro

6) Si ammala 2 volte e per due volte viene ricoverato e curato in infermeria, dove aveva …” diritto a quaranta ( 40 ) giorni di isolamento e quindi di riposo (“Se questo è un uomo. La Tregua” pag.190) (non viene gasato come vuole la versione ufficiale sugli inabili al lavoro!)

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