Ago 07 2012

UCCIDETE TUTTI I PRETI!: PARROCI DI CAMPAGNA NEL MIRINO DEI PARTIGIANI NELLE “RADIOSE GIORNATE” DELLA PRIMAVERA DEL ’45

Don Francesco Venturelli, arciprete di Fossoli, uno dei tanti… 

Per i comunisti i parroci erano tra gli oppositori più efficaci, quindi molto pericolosi.

Avevano confessionali in cui sapere anche la verità sulla violenza rossa che, fuori, nessuno osava dire.

Avevano pulpiti da cui parlare e condannare, gente ad ascoltare. Erano organizzati con oratori, consigli comunali, formavano diocesi.  Quattro volte più numerosi di oggi, erano disseminati ovunque. Più dei carabinieri, più dei farmacisti. Persino più delle case del popolo. E se la loro parrocchia disponeva di benefici terrieri, ebbene, erano da odiare due volte, una perché preti, l’altra come padroni, e rientravano perciò doppiamente in quell’assunto che, dalla fine della guerra, girò per anni tra le squadre d’azione comunista, in cellula e nelle case del popolo:

«Se dopo la liberazione ogni compagno uccidesse il proprio parroco e ogni contadino il padrone, il problema sarebbe già risolto».

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Ago 03 2012

IL BANDITO GIULIANO E IL DISCORSO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEL 1948

Salvatore Giuliano

Pubblichiamo, di seguito, il discorso manoscritto che il bandito Giuliano avrebbe dovuto pronunciare ad una emittente radiofonica, in occasione delle elezioni politiche del 18 aprile 1948. Le consultazioni  si svolsero dopo un anno di rinvii dovuti alla convinzione che l’Italia, così come era uscita dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946, sarebbe stata consegnata alle forze socialcomuniste. Perciò la data fissata per il voto degli italiani slittò dalla fine del 1946 alla fine del 1947 e da qui alla primavera dell’anno successivo. Una paura non infondata che animò i ceti latifondistici e imprenditoriali spingendoli verso il neofascismo o quei partiti centristi che, come la Democrazia cristiana, aspiravano a estromettere la sinistra dal governo De Gasperi.

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Giu 19 2012

RABBINO GEDALYA LIEBERMANN. IL RUOLO DEL SIONISMO NELL OLOCAUSTO: L’OLOCAUSTO VISTO DA UNO STUDIOSO EBREO. COLLABORAZIONE DEGLI EBREI SIONISTI COL TERZO REICH

Non passa giorno senza che il sionismo realizzato, il suo sistema propagandistico interno, i sayanim sparsi per il mondo (l’hasbara), ripetano il mantra che “nessuno ha fatto nulla per salvare gli ebrei” “minacciati” di ZyklonB-trattamento o einsatzgruppens-pallottolamento, papa Vaticano compreso. Riportiamo un articolo di un rabbino che, nel merito, ha qualche sassolino nelle scarpe…E’ noto che tale rabbino sarà immediatamente accusato di essere un “ebreo che odia se stesso“(!) se non un antisemita (!), marchio “infamante” classico che qualifica chi è odiato dai sionisti israeliani e diasporici ! Nell’articolo si da per scontato ciò che scontato e dimostrato NON è per nulla, cioè l’avvenuto olocausto in camere a gas e contorno orrorifico, usiamo il testo per dimostrare che ben altri “non hanno fatto nulla per…”, anzi collaborarono apertamente col “nemico”. (WaA)

 

ARTICOLO DEL RABBINO GEDALYA LIEBERMANN – AUSTRALIA

 

Fin dall’inizio, molti rabbini misero in guardia dai potenziali pericoli del Sionismo e dichiararono apertamente che tutti gli ebrei fedeli a Dio  dovrebbero starne lontani come si fa col fuoco.

Queste opinioni furono rese ben chiare sia ai loro confratelli che al pubblico in generale. Il loro messaggio era che il Sionismo è un fenomeno razzista sciovinista che non ha nulla a che vedere col giudaismo.

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Dic 11 2009

23 agosto 1039: quando l’Europa Orientale fu data a una dittatura sanguinaria

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 21:57

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Con il  patto Molotov – Ribbentrop la Polonia fu spartita tra Germania e Unione Sovietica, vanificando gli interventi di Francia e Inghilterra

Oltre agli arti ufficiali fu redatto un  protocollo segreto: soffocare sul nascere ogni protesta polacca. Quel protocollo fu sempre negato dai partiti, comunisti occidentali, incluso i il nostro Partito Comunista

Tra le questioni più spinose che la “vergogna” di Versailles del 1919 si era lasciata dietro c’era quella di Danzica, proclamata libero territorio e staccata dalla Germania, benché il 90% della sua popolazione fosse tedesco e, dunque, in completa contraddizione con il principio di autodeterminazione proclamato da Wilson e applicato a Cechi e Polacchi.

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Dic 11 2009

Quando Winston Churchill preparò la strada ai mostri del 900

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 01:16

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Tra 1918 e 1919  la Gran Bretagna  sancì il blocco navale  che affamò la Germania.  Ci furono un milione di morti e l’umiliazione della popolazione civile.   L’elenco delle iniquità  imposte nella “pace” di Versailles è lunghissimo. Americani allibiti. Intervenne persino Papa Benedetto XV

In un suo intervento al Parlamento inglese nei 1901 Winston Churchill dichiarò: «The wars of people will be  more terribile than those of kings»

Le guerre dei popoli saranno molto più terribili di quelle dei re.

Frase profetica, per quello che sarebbe successo lungo tutto il secolo XX allora incipiente, ma su un punto Churchill  sbagliava, chiamando «guerre  dei popoli» quelle che, in realtà, erano le «guerre degli stati».

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Mag 26 2009

6 luglio del 1941: la mancata invasione dell’Europa da parte di Stalin


Viktor SUVOROV    




 

La storia non è quella dei vincitori

 

Il 22 giugno 1941 le truppe tedesche di Hitler, in un’estrema reazione per prevenire l’attacco di Stalin,  invadono  l’Unione Sovietica, e bloccano l’invasione dell’Europa.

 

Intervista di M. Quadri a Viktor SUVOROV al secolo Vladimir Rezun agente del Servizio Segreto Militare (GRU) dell’Unione Sovietica.

 

Tratta da: La Nuova Europa, n. 1,  2001.

SECONDA GUERRA MONDIALE STORIA E BATTAGLIE

Stalin e l’invasione di Hitler

 

2001- Nel giugno di quest’anno si compiranno sessant’anni da quel drammatico 22 giugno 1941 in cui le truppe tedesche invasero l’Unione Sovietica, dando alla guerra una svolta fatale per il nazismo, e creando involontariamente il cliché della “lotta antifascista” guidata dal socialismo.

Su questa guerra non è stato ancora scritto tutto: troppe reputazioni da difendere, da una parte e dall’altra, hanno contribuito a tenere nascosti molti fatti anche essenziali.

L’interpretazione della guerra di cui disponiamo è quella manichea dei vincitori; per questo, a sessant’anni di distanza, siamo ancora intenti a scavare negli avvenimenti nascosti, grazie al fatto che poco alla volta cadono alcuni divieti.

Un contributo originale in questo senso è stato dato da uno scrittore russo, Viktor Suvorov, ex funzionario dei servizi segreti militari sovietici e storico autodidatta, è uscito anche in Italia il suo primo libro su Stalin e la seconda guerra mondiale, “Stalin, Hitler. La rivoluzione bolscevica mondiale”.

 

Il libro sostiene una tesi a dir poco rivoluzionaria: l’attacco a sorpresa di Hitler all’Unione Sovietica nel 1941 fu in realtà un’estrema reazione per prevenire l’attacco di Stalin.

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Feb 25 2009

Così parlò Benjamin Freedman – Perchè l’America entrò nella Prima Guerra Mondiale

Benjamin Freedman (1890 – 1984)

di Maurizio Blondet, estratto, da «Israele, USA, il terrorismo islamico» ,

Benjamin Freedman – Uomo d’affari di successo (era il proprietario della Woodbury Soap Co.), ebreo di New York, patriota americano, Benjamin Freedman – che era stato membro della delegazione americana al Congresso di Versailles nel 1919 – ruppe con l’ebraismo organizzato e i circoli sionisti dopo il 1945, accusandoli di aver favorito la vittoria del comunismo in Russia.


Da quel momento, dedicò la vita e le sue ragguardevoli fortune (2,5 milioni di dollari di allora)
a combattere e denunciare le trame dei suoi correligionari (1).
Benjamin Freedman tenne, nel 1961, al Willard Hotel di Washington ad un’influente platea, riunita dal giornale americano Common Sense, il seguente discorso.

«Qui negli Stati Uniti, i sionisti e i loro correligionari hanno il completo controllo del nostro governo.
Per varie ragioni, troppo numerose e complesse da spiegare qui, i sionisti dominano questi Stati Uniti come i monarchi assoluti di questo Paese.


Voi direte che è un’accusa troppo generale: lasciate che vi spieghi quel che ci è accaduto mentre noi tutti dormivamo.


Che cosa accadde?
La Prima Guerra Mondiale scoppiò nell’estate del 1914.


Non sono molti a ricordare, qui presenti.
In quella guerra, Gran Bretagna, Francia e Russia erano da una parte; dalla parte avversa, Germania, Austria-Ungheria e Turchia.
Entro due anni, la Germania aveva vinto quella guerra.
Non solo nominalmente, ma effettivamente.


I sottomarini tedeschi, che stupirono il  mondo, avevano fatto piazza pulita di ogni convoglio che traversava l’Atlantico.


La Gran Bretagna era priva di munizioni per i suoi soldati, e poche riserve alimentari, dopo cui,
la prospettiva della fame.


L’armata francese s’era ammutinata: aveva perso 600 mila giovani nella difesa di Verdun sulla Somme.


L’armata russa stava disertando in massa, tornavano a casa, non amavano lo Zar e non volevano più morire.
L’esercito italiano era collassato [a Caporetto].


Non un colpo era stato sparato su suolo tedesco.
Non un solo soldato nemico aveva attraversato la frontiera germanica.
Eppure, in quell’anno [1916] la Germania offrì all’Inghilterra la pace.
Offriva all’Inghilterra un negoziato di pace su quella base, che i giuristi chiamano dello ‘status quo ante‘.
Ciò significa: ‘Facciamola finita, e lasciamo tutto com’era prima che la guerra cominciasse’.
 L’Inghilterra, nell’estate del 1916, stava seriamente considerando quest’offerta.
 Non aveva scelta.
 O accettava quest’offerta magnanima, o la prosecuzione della guerra avrebbe visto la sua disfatta.


In questo frangente, i sionisti tedeschi, che rappresentavano il sionismo dell’Europa Orientale, presero contatto col Gabinetto di Guerra britannico – la faccio breve perché è una lunga storia,
ma ho i documenti che provano tutto ciò che dico – e dicono: ‘Potete ancora vincere la guerra. Non avete bisogno di cedere. Potete vincere se gli Stati Uniti intervengono al vostro fianco’.
Gli Stati Uniti non erano in guerra allora».

«Eravamo nuovi; eravamo giovani; eravamo ricchi; eravamo potenti.
Essi dissero all’Inghilterra: ‘Noi siamo in grado di portare gli Stati Uniti in guerra come vostro alleato, per battersi al vostro fianco, se solo ci promettete la Palestina dopo la guerra‘. […].


Ora, l’Inghilterra aveva tanto diritto di promettere la Palestina ad altri quanto gli Stati Uniti hanno il diritto di promettere il Giappone all’Irlanda.


E’ assolutamente assurdo che la Gran Bretagna, che non aveva mai avuto alcun interesse o collegamento con quella che oggi chiamiamo Palestina, potesse prometterla come moneta in cambio dell’intervento americano.


Tuttavia, fecero questa promessa, nell’ottobre 1916 [con la Dichiarazione Balfour, ndr.].


E poco dopo – non so se qualcuno di voi lo ricorda – gli Stati Uniti, che erano quasi totalmente
pro-germanici, entrarono in guerra come alleati della Gran Bretagna.


Dico che gli Stati Uniti erano quasi totalmente filotedeschi perché i giornali qui erano controllati dagli ebrei, dai nostri banchieri ebrei – tutti i mezzi di comunicazione di massa – e gli ebrei erano filotedeschi. 
Perché molti di loro provenivano dalla Germania, e anche volevano vedere la Germania rovesciare lo Zar; non volevano che la Russia vincesse.


Questi banchieri ebrei tedeschi, come Kuhn Loeb e delle altre banche d’affari negli Stati Uniti, avevano rifiutato di finanziare la Francia o l’Inghilterra anche con un solo dollaro.
Dicevano: ‘Finché l’Inghilterra è alleata alla Russia, nemmeno un centesimo!’.
Invece finanziavano la Germania; si battevano con la Germania contro la Russia.


Ora, questi stessi ebrei, quando videro la possibilità di ottenere la Palestina, andarono in Inghilterra e fecero l’accordo che ho detto.


Tutto cambiò di colpo, come un semaforo che passa dal rosso al verde.
Dove i giornali erano filotedeschi, […] di colpo, la Germania non era più buona.
Erano i cattivi.
Erano gli Unni.
Sparavano sulle crocerossine.
Tagliavano le mani ai bambini.
Poco dopo, mister Wilson [il presidente Woodrow Wilson, ndr.] dichiarava guerra alla Germania.
I sionisti di Londra avevano spedito telegrammi al giudice Brandeis (2): ‘Lavorati il presidente Wilson. Noi abbiamo dall’Inghilterra quello che vogliamo. Ora tu lavorati il presidente Wilson e porta gli USA in guerra’.
Così entrammo in guerra.
Non avevamo interessi in gioco.


Non avevamo ragione di fare questa guerra, più di quanto non ne abbiamo di essere sulla luna stasera, anziché in questa stanza.
Ci siamo stati trascinati perché i sionisti potessero avere la Palestina.


Questo non è mai stato detto al popolo americano.


Appena noi entrammo in guerra, i sionisti andarono dalla Gran Bretagna e dissero: ‘Bene, noi abbiamo compiuto la nostra parte del patto. Metteteci qualcosa per iscritto come prova che ci darete la Palestina’.
 Non erano sicuri che la guerra durasse un altro anno o altri dieci.
 Per questo cominciarono a chiedere il conto.
La ricevuta.
 Che prese la forma di una lettera, elaborata in un linguaggio molto criptico, in modo che il resto del mondo non capisse di che si trattava.


Questa fu chiamata la Dichiarazione Balfour» (3). […]

«Da qui cominciano tutti i problemi. […]
Sapete quello che accadde.


Quando la guerra finì, la Germania andò alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1919 [nella delegazione USA] c’erano 117 ebrei, a rappresentare gli Stati Uniti, capeggiati da Bernard Baruch (4).


C’ero anch’io, e per questo lo so.


Che cosa accadde dunque? 
Alla Conferenza di Pace, mentre si tagliava a pezzi la Germania e si spezzettava l’Europa per darne parti a tutte quelle nazioni che reclamavano il diritto a un certo territorio europeo, gli ebrei presenti dissero: ‘E la Palestina per noi?’, ed esibirono la Dichiarazione Balfour.


Per la prima volta a conoscenza dei tedeschi.


Così i tedeschi per la prima volta compresero: ‘Ah, era questa la posta! Per questo gli Stati Uniti sono entrati in guerra’.


Per la prima volta i tedeschi compresero che erano stati disfatti, che subivano le tremende riparazioni che gli erano imposte dai vincitori, perché i sionisti volevano la Palestina ed erano decisi   ad averla ad ogni costo.
Qui è un punto interessante.


Quando i tedeschi capirono, naturalmente cominciarono a nutrire rancore.


Fino a quel giorno, gli ebrei non erano mai stati meglio in nessun Paese come in Germania.


C’era Rathenau là, che era cento volte più importante nell’industria e nella finanza di Bernard Baruch in questo Paese.


C’era Balin, padrone di due grandi compagnie di navigazione, la North German Lloyd’s e la Hamburg-American Lines.


C’era Bleichroder, che era il banchiere della famiglia Hohenzollern.


Cerano i Warburg di Amburgo, i grandi banchieri d’affari, i più grandi del mondo.
Gli ebrei prosperavano davvero in Germania.
E i tedeschi ebbero la sensazione di essere stati venduti, traditi.


Fu un tradimento che può essere paragonato a questa situazione ipotetica: immaginate che gli USA siano in guerra con l’URSS.
E che stiamo vincendo.
E che proponiamo all’Unione Sovietica: ‘Va bene, smettiamola. Ti offriamo la pace’.
E d’improvviso la Cina Rossa entra in guerra come alleato dell’URSS, e la sua entrata in guerra ci porta alla sconfitta.


Una sconfitta schiacciante, con riparazioni da pagare tali, che l’immaginazione umana non può comprendere.
Immaginate che, dopo la sconfitta, scopriamo che sono stati i cinesi nel nostro Paese, i nostri concittadini cinesi, che abbiamo sempre pensato leali cittadini al nostro fianco, a venderci all’URSS, perché sono stati loro a portare in guerra la Cina contro di noi.


Cosa provereste, allora, in USA, contro i cinesi?


Non credo che uno solo di loro oserebbe mostrarsi per la strada; non ci sarebbero abbastanza lampioni a cui impiccarli.
Ebbene: è quello che provarono i tedeschi verso quegli ebrei.
Erano stati tanto generosi con loro: quando fallì la prima Rivoluzione russa (5) e tutti gli ebrei dovettero fuggire dalla Russia, ripararono in Germania, e la Germania diede loro rifugio.
  Li trattò bene.


Dopo di che, costoro vendono la Germania per la ragione che vogliono la Palestina come ‘focolare ebraico’».

«Ora Nahum Sokolow, e tutti i grandi nomi del sionismo, nel 1919 fino al 1923 scrivevano proprio questo: che il rancore contro gli ebrei in Germania era dovuto al fatto che sapevano che la loro grande disfatta era stata provocata dall’interferenza ebraica, che aveva trascinato nella guerra gli USA.

Gli ebrei stessi lo ammettevano.
[…] 
Tanto più che la Grande Guerra era stata scatenata contro la Germania senza una ragione, una responsabilità tedesca.


Non erano colpevoli di nulla, tranne che di avere successo. 
Avevano costruito una grande nazione.
 Avevano una rete commerciale mondiale.


Dovete ricordare che la Germania al tempo della Rivoluzione francese consisteva di 300 piccole città-stato, principati, ducati e così via.


E fra l’epoca di Napoleone e quella di Bismarck, quelle 300 microscopiche entità politiche separate si unificarono in uno Stato.


Ed entro 50 anni la Germania era divenuta una potenza mondiale.


La sua marina rivaleggiava con quella dell’Impero britannico, vendeva i suoi prodotti in tutto il mondo, poteva competere con chiunque, la sua produzione industriale era la migliore.


Come risultato, che cosa accadde?
 Inghilterra, Francia e Russia si coalizzarono per stroncare la Germania […].


Quando la Germania capì che gli ebrei erano i responsabili della sua sconfitta, naturalmente nutrì rancore.


Ma a nessun ebreo fu torto un capello in quanto ebreo.


Il professor Tansill, della Georgetown University, che ha avuto accesso a tutti i documenti riservati del Dipartimento di Stato, ne cita uno scritto da Hugo Schoenfeldt, un ebreo che Cordell Hull inviò in Europa nel 1933 per investigare sui cosiddetti campi di prigionia politica, e riferì al Dipartimento di Stato USA di avere trovato i detenuti in condizioni molto buone.
Solo erano pieni di comunisti.


E una quantità erano ebrei, perché a quel tempo il 98% dei comunisti in Europa erano ebrei.


Qui, occorre qualche spiegazione storica,
Nel 1918-19 i comunisti presero il potere in Baviera per qualche giorno, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht ed altri, tutti ebrei.


Infatti a guerra finita il Kaiser scappò in Olanda perché i comunisti stavano per impadronirsi della Germania e lui aveva paura di fare la fine dello Zar.


Una volta schiacciata la minaccia comunista, gli ebrei ancora lavorarono […] erano 460 mila ebrei fra 80 milioni di tedeschi, l’1,5% della popolazione, eppure controllavano la stampa, e controllavano l’economia perché avevano valuta estera e quando il marchio svalutò comprarono tutto per un pezzo di pane».

«Gli ebrei tengono nascosto questo, non vogliono che il mondo comprenda che avevano tradito la Germania e i tedeschi se lo ricordavano.
I tedeschi presero misure contro gli ebrei.


Li discriminarono dovunque possibile.


Allo stesso modo noi tratteremmo i cinesi, i negri, i cattolici, o chiunque in questo Paese  che ci avesse venduto al nemico e portato alla sconfitta.


Ad un certo punto gli ebrei del mondo convocarono una conferenza ad Amsterdam.


E qui, venuti da ogni parte del mondo nel luglio 1933, intimarono alla Germania:

‘Mandate via Hitler, rimettete ogni ebreo nella posizione che aveva, sia comunista o no. Non potete trattarci in questo modo. Noi, gli ebrei del mondo, lanciamo un ultimatum contro di voi’.


Potete immaginare come reagirono i tedeschi.


Nel 1933, quando la Germania rifiutò di cedere alla conferenza mondiale ebraica di Amsterdam, Samuel Untermeyer, che era il capo della delegazione americana e presidente della conferenza, tornò in USA, andò agli studios della Columbia Broadcasting System (CBS) e tenne un discorso radiofonico in cui in sostanza diceva:

‘Gli ebrei del mondo dichiarano ora la Guerra Santa contro la Germania. Siamo ora impegnati in un conflitto sacro contro i tedeschi. Li piegheremo con la fame. Useremo contro di essi il boicottaggio mondiale. Così li distruggeremo, perché la loro economia dipende dalle esportazioni’ (6).


E di fatto i due terzi del rifornimento alimentare tedesco dovevano essere importati, e per importarlo dovevano vendere, esportare, i loro prodotti industriali.
All’interno, producevano solo abbastanza cibo per un terzo della popolazione.
Ora in quella dichiarazione, che io ho qui e che fu pubblicata sul New York Times del 7 agosto 1933, Samuel Untermeyer dichiarò audacemente che ‘questo boicottaggio economico è il nostro mezzo di autodifesa.

Il presidente Roosevelt ha propugnato la sua adozione nella Nation Recovery Administration’, che, qualcuno di voi ricorderà, imponeva il boicottaggio contro qualunque Paese non obbedisse alle regole del New Deal, e che poi fu dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema.

Tuttavia, gli ebrei del mondo intero boicottarono la Germania, e il boicottaggio fu così efficace che non potevi più trovare nulla nel mondo con la scritta ‘Made in Germany’.


Un dirigente della Woolworth Co. mi raccontò allora che avevano dovuto buttare via milioni di dollari di vasellame tedesco; perché i negozi erano boicottati se vi si trovava un piatto con la scritta ‘Made in Germany’; vi formavano davanti dei picchetti con cartelli che dicevano ‘Hitler assassino’ e così via.


In un magazzino Macy, di proprietà di una famiglia ebraica, una donna trovò calze con la scritta ‘Made in Germany’
Vidi io stesso il boicottaggio di Macy’s, con centinaia di persone ammassate all’entrata con cartelli che dicevano ‘Assassini’, ‘Hitleriani’, eccetera».

«Va notato che fino a quel momento in Germania non era stato torto un capello sulla testa di un ebreo.
Non c’era persecuzione, né fame, né assassini, nulla.
Ma naturalmente, adesso i tedeschi cominciarono a dire:

‘Chi sono questi che ci boicottano, e mettono alla disoccupazione la nostra gente e paralizzano le nostre industrie?’.


Così cominciarono a dipingere svastiche sulle vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei […]


Ma sono nel 1938, quando un giovane ebreo polacco entrò nell’ambasciata tedesca a Parigi e sparò a un funzionario tedesco, solo allora i tedeschi cominciarono ad essere duri con gli ebrei in Germania.


Allora li vediamo spaccare le vetrine e fare pestaggi per a strada.


Io non amo usare la parola ‘antisemitismo’ perché non ha senso, ma siccome ha un senso per voi, dovrò usarla.


La sola ragione del risentimento tedesco  contro gli ebrei era dovuta al fatto che essi furono i responsabili della Prima Guerra mondiale e del boicottaggio mondiale.


In definitiva furono responsabili anche della Seconda Guerra mondiale, perché una volta sfuggite le cose dal controllo, fu assolutamente necessario che gli ebrei e la Germania si battessero in una guerra per questione di sopravvivenza.


Nel frattempo io ho vissuto in Germania, e so che i tedeschi avevano deciso che l’Europa sarebbe stata comunista o ‘cristiana’: non c’è via di mezzo.


E i tedeschi decisero che avrebbero fatto di tutto per mantenerla ‘cristiana’.


Nel novembre 1933 gli Stati Uniti riconobbero l’Unione Sovietica.


L’URSS stava diventando molto potente, e la Germania comprese che ‘presto toccherà a noi, se non saremo forti».


E’ la stessa cosa che diciamo noi, oggi, in questo Paese.
Il nostro governo spende 83-84 miliardi di dollari per la difesa.
Difesa contro chi?
Contro 40 mila piccoli ebrei a Mosca che hanno preso il potere in Russia, e con  le loro azioni tortuose, in molti altri Paesi del mondo.[…]
Che cosa ci aspetta?»

«Se scateniamo una guerra mondiale che può sboccare in una guerra atomica, l’umanità è finita.
Perché una simile guerra può avvenire?
Il fatto è che il sipario sta di nuovo salendo.
Il primo atto fu la Grande Guerra, l’atto secondo la Seconda guerra mondiale, l’atto terzo sarà la Terza guerra mondiale. 
I sionisti e i loro correligionari dovunque vivano, sono determinati ad usare di nuovo gli Stati Uniti perché possano occupare permanentemente la Palestina come loro base per un governo mondiale.


Questo è vero come è vero che sono di fronte a voi.


Non solo io ho letto questo, ma anche voi lo avete letto, ed è noto a tutto il mondo. […]


Io avevo una idea precisa di quello che stava accadendo: ero l’ufficiale di Henry Morgenthau Sr. nella campagna del 1912 in cui il presidente [Woodrow] Wilson fu eletto.
Ero l’uomo di fiducia di Henry Morgenthau Sr., che presiedeva la Commissione Finanze, ed io ero il collegamento tra lui e Rollo Wells, il tesoriere.


In quelle riunioni il presidente Wilson era a capo della tavola, e c’erano tutti gli altri, e io li ho sentiti ficcare nel cervello del presidente Wilson la tassa progressiva sul reddito e quel che poi divenne la Federal Reserve, e li ho sentiti indottrinarlo sul movimento sionista.


Il giudice Brandeis e il presidente Wilson erano vicini come due dita della mano.
  Il presidente Wilson era incompetente come un bambino.


Fu così che ci trascinarono nella Prima guerra mondiale, mentre tutti noi dormivamo. […]


Quali sono i fatti a proposito degli ebrei?


Li chiamo ebrei perché così sono conosciuti, ma io non li chiamo ebrei.
Io mi riferisco ad essi come ai ‘cosiddetti ebrei’, perché so chi sono.


Gli ebrei dell’Europa orientale, che formano il 92% della popolazione mondiale di queste genti che chiamano se stesse ‘ebrei’, erano originariamente Kazari.


Una razza mongolica, turco-finnica.


Erano una tribù guerriera che viveva nel cuore dell’Asia.


Ed erano tali attaccabrighe che gli asiatici li spinsero fuori dall’Asia, nell’Europa orientale.


Lì crearono un grande regno Kazaro di 800 mila miglia quadrate.


A quel tempo [verso l’800 dopo Cristo, ndr] non esistevano gli USA, né molte nazioni europee […]. Erano adoratori del fallo, che è una porcheria, e non entro in dettagli.


Ma era questa la loro religione, come era anche la religione di molti altri pagani e barbari».

«Il re Kazaro finì per disgustarsi della degenerazione del proprio regno, sì che decise di adottare una fede monoteistica – il cristianesimo, l’Islam, o quello che oggi è noto come ebraismo, che è in realtà talmudismo.


Gettando un dado, egli scelse l’ebraismo, e questa diventò la religione di Stato.


Egli mandò inviati alle scuole talmudiche di Pambedita e Sura e ne riportò migliaia di rabbini, aprì sinagoghe e scuole, e il suo popolo diventò quelli che chiamiamo ‘ebrei orientali’.


Non c’era uno di loro che avesse mai messo piede in Terra Santa.
Nessuno!


Eppure sono loro che vengono a chiedere ai cristiani di aiutarli nelle loro insurrezioni in Palestina  dicendo: ‘Aiutate a rimpatriare il Popolo Eletto da Dio nella sua Terra Promessa, la loro patria ancestrale, è il vostro compito come cristiani… voi venerate un ebreo [Gesù] e noi siamo ebrei!’.


Ma sono pagani Kazari che si sono convertiti.


E’ ridicolo chiamarli ‘popolo della Terra Santa’, come sarebbe chiamare 53 milioni di cinesi musulmani ‘Arabi’.


Ora, immaginate quei cinesi musulmani a 2.000 miglia dalla Mecca, se si volessero chiamare ‘arabi’ e tornare in Arabia.
Diremmo che sono pazzi.


Ora, vedete com’è sciocco che le grandi nazioni cristiane del mondo dicano: ‘Usiamo il nostro potere e prestigio per rimpatriare il Popolo Eletto da Dio nella sua patria ancestrale’.


C’è una menzogna peggiore di questa?


Perché loro controllano giornali e riviste, la televisione, l’editoria, e perché abbiamo ministri dal pulpito e politici dalla tribuna che  dicono le stesse cose, non è strano che  crediate in questa menzogna.
Credereste che il bianco è nero se ve lo ripetessero tanto spesso.


Questa menzogna è il fondamento di tutte le sciagure che sono cadute sul mondo.


Sapete cosa fanno gli ebrei nel giorno dell’Espiazione, che voi credete sia loro tanto sacro?


Non ve lo dico per sentito dire…
Quando, il giorno dell’Espiazione, si entra in una sinagoga, ci si alza in piedi per la primissima preghiera che si recita.
Si ripete tre volte, è chiamata ‘Kol Nidre’».

«Con questa preghiera, fai un patto con Dio Onnipotente che ogni giuramento, voto o patto che farai nei prossimi dodici mesi sia vuoto e nullo (7).
Il giuramento non sia un giuramento, il voto non sia un voto, il patto non sia un patto.
Non abbiano forza.
E inoltre, insegna il Talmud, ogni volta che fai un giuramento, un voto o un patto, ricordati del Kol Nidre che recitasti nel giorno dell’Espiazione, e sarai esentato dal dovere di adempierli.


Come potete fidarvi della loro lealtà?


Potete fidarvi come si fidarono i tedeschi nel 1916.
Finiremo per subire lo stesso destino che la Germania ha sofferto, e per gli stessi motivi».

E’ la profezia di Benjamin Freedman.
Ci riguarda.

Maurizio Blondet


Note


1) Freedman fondò tra l’altro la «Lega per la pace con giustizia in Palestina», e collaborò con l’americano «Istituto per la revisione storica», il centro promotore di tutto ciò che viene chiamato «revisionismo storico». E’ scomparso nel 1984.


2) Louis Dembitz Brandeis, influentissimo giudice della Corte Suprema, acceso sionista, fu il consigliere molto ascoltato di W. Wilson. Brandeis apparteneva alla setta ebraica aberrante fondata nella Polonia del ‘700 da Jacob Frank: essa predicava che la salvezza si consegue attraverso il peccato. Confronta il mio «Cronache dell’Anticristo».


3) Il 2 novembre 1917 il ministro degli Esteri britannico, lord Arthur Balfour, scrisse a Lord Rotschild una lettera in cui dichiarava: «Il governo di Sua Maestà vede con favore la nascita in Palestina di un focolare nazionale per le genti ebraiche, e userà tutta la sua buona volontà per facilitare il raggiungimento di questo obbiettivo. Si intende che nulla dovrà essere fatto per pregiudicare i diritti civili e religiosi delle esistenti popolazioni non ebraiche in Palestina». Era la «Dichiarazione Balfour», che decretava di fatto la nascita dello Stato d’Israele. Lord Balfour, spiritista e massone, fondatore della Loggia «Quatuor Coronati» (la Loggia-madre di tutte le Massonerie di obbedienza «scozzese») credeva fra l’altro che agevolare il ritorno degli ebrei in Palestina avrebbe accelerato il secondo avvento di Cristo. Il punto è che la terra che Sua Maestà prometteva agli ebrei non era sotto dominio britannico, ma parte dell’impero Ottomano. Per dare attuazione al «focolare ebraico», il governo britannico non esitò a distogliere centinaia di migliaia di soldati dal pericolante fronte europeo, per spedirli alla conquista di Gerusalemme.


4) Bernard Baruch (1876-1964), potente finanziere ebreo, nato in Texas, fu il consigliere privato di sei presidenti, da Woodrow Wilson (1916) a D. Eisenhower (1950).  Nella prima come nella seconda guerra mondiale, Baruch promosse la creazione del War Industry Board, l’organo di pianificazione centralizzata della produzione bellica. Di fatto, fu una sorta di «governo segreto» degli Stati Uniti, che praticò ampiamente i metodi del socialismo, compreso il controllo della stampa e il sistema di razionamento alimentare. Dopo la seconda guerra mondiale Baruch e i banchieri ebrei americani gestirono i fondi del Piano Marshall. Ne affidarono la distribuzione a Jean Monnet, loro fiduciario. Secondo le istruzioni ricevute, per dare i fondi, Monnet esigeva la cessione da parte degli Stati europei di sostanziali porzioni di sovranità: così fu creata la Comunità Europea.


5) Si tratta della «rivoluzione dekabrista» del 1905, in realtà un putsch di giovani ufficiali zaristi, tutti ebrei. La comunità ebraica russa la sostenne, e i suoi figli vi parteciparono con inaudita violenza. Futuri capi della successiva rivoluzione bolscevica, come Trotsky e Parvus, furono l’anima dei dekabristi, e dovettero riparare all’estero dopo il fallimento.


6) Freedman allude qui al vero e proprio rito magico di maledizione, detto Cherem o scomunica maggiore, celebrato al Madison Square Garden il 6 settembre 1933. «Furono ritualmente accesi due ceri neri e si soffiò tre volte nello shofar [il corno di ariete], mentre il rabbino B.A. Mendelson pronunciava la formula di scomunica» contro la Germania. Samuel Untermeyer, membro del B’nai B’rith, ripeterà il 5 gennaio 1935 la dichiarazione di embargo totale contro le merci tedesche «a nome di tutti gli ebrei, framassoni e cristiani» (Jewish Daily Bulletin, New York,
6 gennaio 1935).


7) E’ la preghiera centrale dello Yom Kippur. Eccone la formula: «Di tutti i voti, le rinunce, i giuramenti, gli anatemi oppure promesse, ammende o delle espressioni attraverso cui facciamo voti, confermiamo, ci impegniamo o promettiamo di qui fino all’avvento del prossimo giorno dell’Espiazione, noi ci pentiamo, in modo che siano tutti sciolti, rimessi e condonati, nulli, senza validità e inesistenti. I nostri voti non sono voti, le nostre rinunce non sono rinunce, e i nostri giuramenti non sono giuramenti». Secondo il rabbino Jacob Taubes, con questa formula il popolo eletto si scioglie dalla comunità del resto del genere umano – dalle sue leggi, dalle sue lealtà alle istituzioni e allo Stato – per dedicarsi solo a Dio. In realtà, il Kol Nidre fonda l’antinomismo radicale della religione ebraica: il «popolo di Dio» non è tenuto ad obbedire ad alcuna norma.
Per Taubes, il popolo ebraico è dunque il popolo dissolutore, il contrario del «kathecon» (Ciò che trattiene l’Anticristo, in San Paolo, ossia il diritto naturale adottato da Roma) (Jacob Taubes, «La Teologia Politica di San Paolo», Adelphi, pagina 71).



Fonte: Estratto, da «Israele, USA, il terrorismo islamico» ,  Maurizio Blondet, EFFEDIEFFE, 2005, pagine 161-171.


Feb 24 2009

1946: REFERENDUM MONARCHIA O REPUBBLICA – IL DUBBIO

 

 

Sono un Lupatotino che  nel periodo scolastico considerava i testi scolastici come fonti d’ assoluta verità e, più o meno, mai da mettere in dubbio, per le nozioni che contenevano e per la buona fede degli autori, e malgrado fossero iniziate ad emergere delle incrinature, non avevo mai perso la sicurezza di ciò.

La cosa iniziò a crollare quando ebbi la fortuna di accedere al mondo editoriale. Il castello di certezze  che mi ero costruito si sbriciolò miserabilmente.  L’accesso al quinto potere fu peggio di un bagno nell’Artico. Il risveglio fu brusco e doloroso.  Scoprire che non solo le informazioni attuali, ma che anche quelle storiche, erano state spesso solo un tentativo interessato a svolgere  attività politica “al passato”.

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Feb 13 2009

Il primo esodo dalmata – E tutta un’ altra storia

Uno dei miti più persistenti del nazionalismo è quello dell’italianità della Dalmazia. Per molto tempo si è detto che la Dalmazia fosse abitata da una consistente minoranza italiana, che in ogni caso fosse egemone, rappresentasse la vera cultura e identità locale. L’idea insomma era che – indipendentemente dall’origine etnica – tutti si sentissero italiani o aspirassero ad esserlo. Il convincimento si basava su due assunti. Il primo aveva a che fare con la lunga appartenenza di larga parte della Dalmazia alla Serenissima e con l’identificazione semplicistica di Venezia con l’Italia. Il secondo che gli slavi appartenessero a una cultura inferiore, subordinata e che la loro evoluzione sociale e culturale non potesse che portarli alla italianizzazione. Entrambe le convinzioni si basavano su quanto era avvenuto sotto la Repubblica, quando gli indigeni effettivamente diventavano nel tempo “veneziani”, assimilando la cultura, gli usi e la lingua di Venezia. Il mito era stato creato dai patrioti dalmati italiani o italianizzati che hanno partecipato alle vicende risorgimentali, nelle quali la Dalmazia compare spesso in progetti di azioni militari.

Il dogma dell’italianità è rafforzato dall’irredentismo degli inizi del 900 e soprattutto dalla sua componente dannunziana che pretendeva la “liberazione” e l’annessione dell’intera regione fino allo spartiacque delle Dinariche. A questi principi era ispirato il Patto di Londra del 1915, con il quale l’Italia era entrata in guerra tradendo i propri alleati. La Dalmazia, ma anche l’Istria e il Tirolo meridionale sono perciò stati i 30 denari del tradimento italiano e non potevano portare niente di buono. In realtà la situazione locale era molto diversa. La Dalmazia aveva una composizione etnica molto diversificata: c’era gente che parlava italiano (in realtà veneto) , ma la maggioranza era rappresentata da croati e da serbi, con consistenti presenze tedesche, ungheresi, ebree, rumene e albanesi. Tutti erano stati per secoli felici sudditi veneziani: qui venivano reclutati i fedelissimi Schiavoni (da Schiavonia, Sciavonia, terra degli Sciavi-Slavi) . La lingua franca e colta era il veneziano e tutti lo parlavano e capivano, assieme al proprio idioma. Nell’area si parlava anche il dalmatico, una lingua neolatina, simile al friulano, che si è estinta alla fine del XIX secolo. La sola parziale eccezione era rappresentata dalla Repubblica di Ragusa che aveva conservato una sua lunga indipendenza, pur subendo la forte influenza culturale della Serenissima.

La condizione di pacifica convivenza era continuata sotto l’Austria (che si era annessa col Congresso di Vienna sia la Dalmazia veneziana che Ragusa) , che ne ha rispettato tutte le culture. Il primo censimento che tenesse conto delle etnie (in realtà delle lingue) è quello del 1910, secondo il quale in Dalmazia c’erano 610. 000 Slavi e 17. 900 Italiani (11. 600 a Zara, 2. 357 a Spalato, 444 a Curzola, 265 a Brazza, 586 a Lesina, 149 ad Arbe, 968 a Sebenico, 526 a Ragusa, 538 a Cattaro e altri piccoli gruppi sparsi) . Fiume era censita a parte e qui i risultati davano 25. 600 Italiani, 26. 600 Slavi e 6. 000 Ungheresi. Si è dibattuto sulla validità dei dati costruiti sulla “lingua d’uso” e non sulla “lingua di famiglia”: Ghiglianovich e i più accesi nazionalisti hanno sostenuto che gli Italiani fossero addirittura 100. 000, il governo italiano ha ipotizzato la cifra di 50. 000. Cambia poco. Resta il fatto che fossero comunque una piccola minoranza e che ci fosse molta commistione interetnica. Si era creata una cultura dotata di caratteri distintivi propri, originari e straordinari. Tutto è stato guastato dai nazionalismi di due Stati inventati che avevano bisogno di creare un identitarismo per giustificare la propria esistenza. Gli italiani quello italiano, capziosamente indicato come erede e continuatore di Venezia.

Gli jugoslavi per giustificare la creazione del regno SHS (serbo, croato e sloveno) che altro non era che il frutto dell’espansionismo imperialista serbo. Dopo la conclusione della grande guerra, l’Italia ha preteso il rispetto del Patto di Londra ma anche l’annessione di Fiume. Si trattava della solita ingordigia nazionalista giustificata dall’enorme costo umano della guerra appena conclusa e dal fatto che croati e sloveni avessero combattuto fino all’ultimo per l’Austria e che dovessero perciò considerarsi degli sconfitti. Queste pretese cozzavano con le preoccupazioni per una eccessiva espansione italiana da parte degli anglo-francesi, memori del modo poco limpido con cui l’Italia era entrata in guerra e come fosse sopravvissuta essenzialmente grazie all’aiuto economico ma anche militare alleato e che non meritasse perciò troppe concessioni territoriali. Si scontravano anche con le pretese e con l’abile politica diplomatica dei serbo-jugoslavi e con i principi di nazionalità sostenuti dal presidente americano Wilson. L’Italia si era già assicurata il Sud Tirolo e gran parte dell’Istria ed ora voleva annettersi un’area dove gli italiani erano solo il 2, 9% della popolazione, e concentrati in poche città della costa. Alla fine di un lungo tira e molla in cui si era anche inserita l’avventura dannunziana a Fiume e un tentativo di colpo di mano su Traù, si è arrivati agli accordi di Rapallo del 1920 con i quali l’Italia ha ottenuto la città di Zara e le isole di Lagosta e Pelagosa.

L’esercito italiano sgombera completamente i territori destinati alla Jugoslavia solo nel 1922, dopo quasi 4 anni di polemiche e di manifestazioni di arroganza da parte di alcuni irresponsabili esponenti locali del nazionalismo italiano, di contrapposizioni nazionalistiche, di cattiva gestione del periodo di occupazione militare, che avevano ormai devastato il clima di civile convivenza fra le comunità e messo in difficoltà gli italiani rimasti in territorio jugoslavo. Il governo italiano chiede per loro garanzie che Belgrado si dichiara disposta a concedere a condizione che siano applicate anche agli slavi in territorio italiano. Il ministro italiano De Martino rifiuta l’accordo dicendo all’intermediario francese Berthelot che “all’Italia, in quanto grande potenza, non era richiesta l’accettazione delle garanzie per le minoranze”. È lo stesso atteggiamento arrogante tenuto in Sud Tirolo, che ha portato a una lunga scia di tragedie. Il risultato immediato di tale politica è stato il primo esodo di dalmati, molti dei quali si sono trasferiti in Italia, nelle nuove provincie istriane o nell’enclave di Zara. Serve ricordare che anche molti slavi si fingono italiani o italianizzati per usufruire dei vantaggi dell’esodo e per fuggire da una condizione economica senza prospettive.

Il governo italiano ha fornito la cifra di 2. 585 esuli (3. 381 secondo i rappresentanti locali) che, sommati ai 6. 802 italiani residenti in Jugoslavia censiti nel 1927 portano a un totale di circa 10. 000 persone che – anche comprendendo gli abitanti di Zara– dà una cifra somigliante a quella del tanto criticato censimento austriaco del 1910 e comunque molto lontana dai numeri entusiastici forniti dai nazionalisti. Se gli esuli sono relativamente pochi in numero assoluto, essi rappresentano però circa un terzo della componente italiana. Gran parte dei rimasti lascerà la Dalmazia dopo la seconda guerra mondiale. Come detto, la Dalmazia costituiva uno straordinario scenario di tranquilla e operosa multiculturalità, garantito dalla grande civiltà di Venezia e di Vienna. La soluzione più intelligente sarebbe stata la costituzione di uno Stato dalmata autonomo, una sorta di Repubblica di Ragusa ricostituita e allargata. Nel 1919 un progetto del genere era stato ipotizzato sotto la forma di una Lega delle città marine, ma i tempi non erano maturi, i due nazionalismi contrapposti erano troppo aggressivi e ottusi, e Wilson decisamente non era austriaco. Oggi quel mondo è largamente scomparso: se ne sono andati quasi tutti gli “italiani”, le comunità minori sono state disperse o assimilate, i serbi sono stati cacciati alla fine del secolo scorso, e la regione è massicciamente croata. Una civiltà straordinaria è andata perduta a causa di una sommatoria di imbecillità jugoslave e italiane. Almeno la Jugoslavia è sparita.

Fonte:   Srs di  Gilberto Oneto


Feb 12 2009

Il protocollo di Wannsee (20 gennaio 1942)

Martin Luther

“Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto appropriata sorveglianza, verso l’Est, al fine di utilizzare il loro lavoro. Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno condotti in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire strade, e senza dubbio un grande numero morirà per selezione naturale. Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno essere trattati di conseguenza, perchè rappresentano una selezione naturale, la cui liberazione dovrà essere considerata come la cellula germinale di un nuovo sviluppo ebraico (come mostra l’esperienza della storia)” .

Fonte: ministero degli Esteri tedesco, documenti di Dr. Martin Luther, sottosegretario del Ministero degli Esteri.

PS

Della serie: Le cause delle morti  saranno compatibili con il protocollo


Feb 11 2009

Le fobie – é tutta un’altra storia – di Marco Pirina

Nel 2007 è uscito un libro   “La repubblica mai nata”  che dimostrava   che  nel referendum del 1946 non si fecero votare Istriani, Dalmati e LA MAGGIOR PARTE dei molti aventi diritto delle Venezie, rendendo legalmente nullo il referendum  e illegittima la repubblica italiana stessa , nata dalla negazione del voto di troppi, ben più dello scarto di voti vicenti .

Ma studiando come mai Istriani e Dalmati non furono fatti votare nel 1946 ,  si è  rivisto una storia, e non solo  delle Foibe. ben diversa da quelle ufficiali. Il fatto è che si stanno aprendo gli archivi internazionali finora chiusi, e da loro emerge prepotente una storia ben diversa da quella normalmente raccontata; ma che le Foibe sono state un GENOCIDIO voluto da Italiani e Jugoslavi a danno del popolo veneto, che ancora oggi continua nella forma di oblio culturale e negazione delle libertà politiche che portano alla servitù economica.

Ora anche un altro autore, Marco Pirina, dice sostanzialmente le stesse cose, ma egli ne ha maggiormente  approfonditamente  la questione e pubblicato nel 2008 un libro ricco di documenti che la raccontano.

La storia della Repubblica Italiana ne esce massacrata e infranta.

I  fondatori della Repubblica pagarono Tito per estendere il dominio anche fino al Garda, e pagarono FINO AGLI ANNI ’60  per tenere PRIGIONIERI  I VENETI NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO JUGOSLAVI !!

Colpevoli di questo genocidio furono i maggiori PADRI DELLA “PATRIA” Italiana, da De Gasperi a Togliatti, da Pertini a Rossi  da  Parri a Valiani .

In pochi minuti nella intervista che allego Pirina dice una quantità di cose dense di riferimenti che sono TERRIFICANTI per chi ha studiato la vicenda.

Illudersi di censurare per sempre queste cose come ancora  fa Napolitano è veramente da stupidi.

http://www.youtube.com/watch?v=lpWhDMLDYt8&eurl=http://www.palmerini.net/blog/?p=318

Fonte: liberamente  tratto da  srs di Loris Palmerini


Dic 08 2008

Adolf Hitler era…un po’ EBREO

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 22:42

Si tratta di dati che gli stessi ebrei non hanno interesse a rendere noti e ancor meno i cattolici, desiderosi di non rovinare il loro feeling con i “fratelli maggiori”.Le prove? Ecco quanto si riesce a sapere scavando scavando scavando…

Adolf Hitler nacque alle 18.30 del 20 Aprile del 1889 a Braunau sull’Inn, al confine tra l’Austria e la Germania.  Le origini della sua famiglia sono molto incerte.

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