Nov 01 2016

21 OTTOBRE 1860: IL PLEBISCITO ORGANIZZATO DALLA CAMORRA CONSEGNA NAPOLI AL PIEMONTE

 

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Basta che si manifesti il desiderio di votare per il mantenimento dei Borbone, perché si venga arrestati e rinviati a giudizio per rispondere di attentato a distruggere la forma di Governo; basta un semplice sospetto, perché si proceda al fermo preventivo che impedisce a numerosi cittadini di partecipare alle operazioni di voto.

 

Così scriveva lo storico lucano Tommaso Pedìo, un personaggio al quale i Borbone erano tutt’altro che simpatici. Egli, infatti, era dell’opinione che l’insurrezione popolare “brigantesca” contro il neonato Regno d’Italia fosse una semplice reazione al fatto che la nuova dirigenza, lungi dal mantenere comportamenti tali da migliorare la condizione di vita della plebe, era invece parecchio accanita. C’era poi la questione delle terre, promesse e mai date ai contadini. Secondo il Pedìo, perciò, la volontà di una restaurazione borbonica risiedeva nell’ormai proverbiale “si stava meglio quando si stava peggio”, di gattopardiana memoria, guidata dai vecchi proprietari terrieri.

 

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Ott 29 2016

MIGLIAIA DI SOLDATI BORBONICI DEPORTATI NEI LAGER DEL NORD

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Forte Fenestrelle

 

di STEFANIA MAFFEO

 

la storia vista da un’altra parte (per cercare di capire)

 

Dopo l’  “invenzione contrassegno per marchiare gli ebrei con un panno sulla spalla” (vedi AMEDEO VIII DI SAVOIA) – quindi un precursore dello “antisemitismo” hitleriano – nel 1863 un altro sabaudo inventava i “lager”, e le “vasche di calce” per scioglierci dentro i cadaveri dei reclusi soccombenti borbonici.

 

IL TALLONE DI FERRO DEI SAVOIA

Dopo la conquista del Sud, 5212 condanne a morte. Prigionieri e ribelli puniti con decreti e una legge del 1863

 

Cinquemiladuecentododici condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, 1 milione di morti. Queste le cifre della repressione consumata all’indomani dell’Unità d’Italia dai Savoia. La prima pulizia etnica della modernità occidentale operata sulle popolazioni meridionali dettata dalla Legge Pica, promulgata dal governo Minghetti del 15 agosto 1863  “… per la repressione del brigantaggio nel Meridione”[1].

 

Questa legge istituiva, sotto l’egida savoiarda, tribunali di guerra per il Sud ed i soldati ebbero carta bianca, le fucilazioni, anche di vecchi, donne e bambini, divennero cosa ordinaria e non straordinaria. Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall’emigrazione forzata, nell’inesorabile comandamento di destino:  “O briganti, o emigranti”.

 

Lemkin, che ha definito il primo concetto di genocidio, sosteneva: “… genocidio non significa necessariamente la distruzione immediata di una nazione…esso intende designare un piano coordinato di differenti azioni miranti a distruggere i fondamenti essenziali della vita dei gruppi nazionali. Obiettivi di un piano siffatto sarebbero la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, della lingua, dei sentimenti nazionali, della religione e della vita economica dei gruppi nazionali e la distruzione della sicurezza personale, della libertà, della salute, della dignità e persino delle vite degli individui…non a causa delle loro qualità individuali, ma in quanto membri del gruppo nazionale”.

 

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Ott 28 2016

IL TESORO DI MUSSOLINI…. E POI QUALCUNO DICE CHE È NOSTALGICO

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 15:27

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B. Mussolini

 

Riporto un articolo di Filippo Giannini che non condivido appieno, ma lo trovo molto veritiero nella conclusione. Benito Mussolini con tutti i suoi gravi errori una qualità indiscussa l’aveva: quella di non arricchirsi attraverso la politica. Alla sua morte il paese era allo sbando, ma c’erano le basi per una immediata rinascita. Anche la moglie e figli del Duce furono lasciati nella povertà a tal punto che per vivere dovettero aprire una trattoria, in tutti quei anni di potere assoluto non penso mai di accantonare qualche gruzzolo all’estero.

Di tutt’altra pasta sono i nostri politici “democratici”.

 

…E POI UNO DICE CHE E’ NOSTALGICO…

 

di Filippo Giannini

 

Viviamo nell’anno 2010 LXV dell’Era Sfascista. Abbiamo vissuto l’Era dei finocchiopoli, quella di tangentopoli, quella di affittopoli, quella di calciopoli, quella di bancopoli e la farsa continua. Cos’altro volete o italyoti?

Qualche giorno fa su un canale della Rai/Tv era in programma una trasmissione dal titolo L’onestà è ancora un valore? Come generalmente uso fare, non vidi tutta la trasmissione, ma questo ha un’importanza relativa.

Dopo il fausto (minchia!) giorno della liberazione, la nuova dirigenza politica si dette immediatamente da fare per collegare il periodo pre-fascista a quello post-fascista. E per dimenticare il mai sufficientemente deprecabile, infausto Ventennio, riprese con alacrità il vecchio sistema di governare.

Per meglio comprendere quel che intendo, possiamo iniziare col rammentare che nell’aprile 1955 Giulio Andreotti (ho sentito che qualcuno ha detto: bono quello!) esentò Don Giulio Pacelli, nipote di Pio XII e il conte Stanislao Pecci, pronipote di Leone XIII, entrambi cittadini italiani, quindi soggetti agli stessi doveri degli altri cittadini, li esentò, ripeto, dal pagamento dell’imposta sui patrimoni.

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Ott 20 2016

I BERSAGLIERI DERUBARONO I TERREMOTATI A MESSINA: LA SCOMODA VERITÀ DEL TERREMOTO DI MESSINA E REGGIO DEL 1908 CONSERVATA NEGLI ARCHIVI RUSSI

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Immagine di Messina a due giorni dal rovinoso sisma del 1908

 

 

In Giù al Sud, di Pino Aprile, da libri e corrispondenze giornalistiche dell’epoca, si riferiva dei saccheggi e delle fucilazioni dei superstiti “supposti sciacalli”, nonostante le proteste anche di parlamentari.

Ora i documenti desegretati da Putin confermano come andarono le cose. Una vergogna nascosta. Un’altra.

 

LA SCOMODA VERITÀ DEL TERREMOTO DI MESSINA E REGGIO DEL 1908 CONSERVATA NEGLI ARCHIVI RUSSI

 

Antonio Petrone  11-7-2016  

 

Fin da ragazzo sono stato pervaso da un profondo desiderio di conoscenza , per la storia del passato e per le mancate verità, che spesso la “ragion di stato” o  il più bieco affarismo politico hanno teso occultare. Proprio in questi giorni ho terminato un libro di Pino AprileGiù al Sud” in un capitolo si fa menzione dei tragici fatti di Messina, seguiti  a vere e proprie ruberie territoriali effettuate da truppe governative nei confronti di inermi cittadini gia provati dal terribile sisma.

Ciò, che all’epoca fu accuratamente occultato per difendere una assurda ragione di stato riemerge dopo 100 anni, grazie alla caduta del segreto di stato voluta dal presidente Putin su documenti dell’ex Polizia segreta la NKVD.

Contemporaneamente all’arrivo del monumento a loro dedicato, giungono nuovi documenti direttamente dall’Archivio governativo di Mosca tutti dedicati alle vicende dei soccorsi prestati dai marinai russi. Un patrimonio di notevole interesse non solo per lo studioso ma anche per tutti i messinesi che vogliono saperne di più su quelle vicende ormai leggendarie.

 

Il materiale è stato messo a disposizione dell’ “Associazione culturale Messina-Russia” dal console generale della Federazione Russa a Palermo, Vladimir Korotkov.

Si tratta della corrispondenza diplomatica intercorsa tra i rappresentanti del governo russo in Italia e i loro referenti in patria: rapporti, relazioni, resoconti fin nei minimi dettagli di quanto fatto dai marinai, da ogni singola squadra di soccorso.

 

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Ott 19 2016

IO SONO PROPRIO UN VECCHIO RIBELLE – I’M GOOD OLD REBEL

Category: Musica e spettacoli,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 05:19

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I’M GOOD OLD REBEL

 

Questo canto sudista risale all’immediato dopoguerra. Esprime  il rifiuto dell’ordine “democratico” e mercantile del Nord.

 

 

Beh. io sono proprio un vecchio ribelle

Adesso, è tutto quello che sono

E della loro bella “terra di libertà”

Non so che farmene.

Sono contento di averla combattuta,

Avrei soltanto voluto vincere

E non voglio perdono

Per tutto quello che ho fatto.

 

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Ott 17 2016

I BORBONICI E I GARIBALDINI SI COMBATTERONO ANCHE IN AMERICA

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Come spiegato nel n. 50 de L’Alfiere, soldati delle Due Sicilie, non pochi dei quali fatti prigionieri in occasione della battaglia del  Volturno, furono arruolati in diverse unità dell’esercito confederato americano.

Una di queste era il 10° reggimento fanteria della Louisiana, organizzato a Camp Moore in Louisiana dal colonnello Mandeville De Marigny. Questa unità fu immediatamente inviata in Virginia al fronte, ed ebbe un ruolo primario nella vittoria confederata di Manassas (21 luglio 1861), ove i Nordisti furono messi in rotta.

 

68 fuoriusciti mazziniani si arruolarono, invece, oltre a ungheresi, russi ed altri stranieri, nella Garibaldi Guard nordista (39° reggimento), la cui compagnia A  portava la camicia rossa.

 

Questo reggimento, per intero, fu compreso fra gli 11.000 prigionieri fatti il 15 settembre 1862 dal generale sudista “Stonewall” Jackson dopo l’assalto alla piazzaforte nordista di Harpers Ferry nella Virginia Occidentale.

 

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Ott 03 2016

IL DEBITO NASCE CON L’UNITA’ D’ITALIA

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Cambiale ai Rothschild

 

 

La campagna del 1859 contro l’Austria per la conquista del Lombardo Veneto, costò al Piemonte 50.000.000 di Lire finanziati dallo Stato più altri 40.000.000 di Lire ottenuti come prestito da banche inglesi e francesi e vide l’impiego di 60.000 uomini.

La Francia, alleata del Piemonte stanziò una somma di 500.000.000 franchi con cambio Lira-Franco paritario e l’arruolamento di 140.000 soldati.

Con l’armistizio di Villafranca tra la Francia, vera vincitrice della guerra e l’Austria sconfitta, parte della Lombardia fu ceduta da questa alla Francia che l’avrebbe girata al Piemonte il quale, in cambio dell’alleanza, cederà La Savoia e Nizza a Napoleone III.

 

Considerando lo scambio Savoia, Nizza – costo sostenuto dalla Francia, l’annessione parziale della Lombardia costò 590.000.000 di Lire che con coefficiente di attualizzazione di 0,0001175 indicato dall’ISTAT e cambio 1936,27 equivalgono a 2.593.272.940 di euro del 2008 (data ultimo coefficiente disponibile)

 

Niente male per uno Stato con appena 7.300.000 abitanti, ma è solo l’inizio perché di li a pochi mesi partirà la campagna chiamata, con eccesso di demagogia, l’impresa dei Mille.

 

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Set 21 2016

IL PROCESSO CONTRO MAROZIN GIUSEPPE DETTO “VERO” TENUTO NEL DOPOGUERRA

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IL PROCESSO CONTRO MAROZIN GIUSEPPE DETTO “VERO” TENUTO NEL DOPOGUERRA

 

Un partigiano valoroso o un killer spietato?

 

LA SENTENZA

 

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Giudice Istruttore presso il Tribunale Civile e Penale di Vicenza ha pronunciato la seguente

Sentenza nel procedimento penale contro

 

1)    ANTEMI ANTENORE, nato il 28-6-1920 a Ponzo (Padova), attualmente in Francia; partigiano “Tenore”;

2)    CAVALIERE UMBERTO MICHELE, nato a Crespadoro il 10-10-1925, ivi residente; partigiano “Penna”;

3)    CHIAROTTO ILIO, nato a Monteforte d’Alpone il 20 ottobre 1923, deceduto il 24-4¬1945; partigiano “Fido”;

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Set 20 2016

“LA LETTERA DI GARIBALDI A COLLODI”: MI CHIAMO JOSEPH MARIE GARIBALDI’ E, CONTRARIAMENTE, A QUANTO PENSANO MOLTI, SONO E MI SENTO FRANCESE.

 

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Et Voilà!! Garibaldi si confessa!!

 

“LA LETTERA DI GARIBALDI A COLLODI” NEL ROMANZO “LE CONFESSIONI DI JOSEPH MARIE GARIBALDI'” DI FRANCESCO LUCA BORGHESI

 

Quella che stiamo per pubblicare è la “lettera scritta” da Giuseppe Garibaldi, o per meglio dire Joseph Marie Garibaldi, che pochi giorni prima di morire inviò al professor Carlo Lorenzini, meglio conosciuto come Carlo Collodi.

E’ tratta dal romanzo “Le confessioni di Joseph Marie Garibaldì“, di Francesco Luca Borghesi. (2014)

 

Giuseppe Garibaldi, qualche giorno prima di morire, scrive una lunga lettera allo scrittore Carlo Lorenzini, noto come Carlo Collodi, l’autore di Pinocchio.

Si dichiara francese, a partire dal nome, Joseph Marie Garibaldì (accento sulla i finale), e mostra rimorso verso tutte le ingiustizie che vennero perpetrate nel nome di un’Italia che mai venne ad essere una nazione unita.

Una storia non agiografica, che si discosta in modo deciso dalle versioni ufficiali sull’Unità d’Italia e la Spedizione dei Mille.

Una interpretazione degli eventi che getta una luce nuova, che costringe a riflettere su un revisionismo che, se non stridesse con gli interessi attuali, sarebbe degno di esami e valutazioni oggettive. Il nostro, spogliatosi della veste d’eroe, chiede giustizia alle vittime tramite Collodi, confessandosi ad uno dei parlamentari del nuovo Stato unificato.

La giustizia potrà essere dunque una meticolosa ricostruzione di ciò che fu e che non doveva essere. La storia chiede giustizia.

 

 

 

«Illustrissimo professore Carlo Lorenzini,

 

Scrivo con rispetto e gratitudine a Voi che decideste di farmi cosa grata riportando le mie memorie al popolo di una penisola che mai amai come avrei potuto, che mai difesi come avrebbe meritato.

 

Una penisola che non fu mai e mai sarà la mia patria.

 

Una penisola meravigliosa che io non solo non unificai, se non unicamente al nome, ma che addirittura divisi, e, per mia colpa, divisa sarà per sempre.

 

[…] codesto giorno, trentuno maggio ottantadue del secolo milleottocento, sono a ricordare la mia vita trascorsa, in attesa che venga definitivamente compiuto il mio destino […] forse non temo neppure: diciamo che attendo che presto sia fatta giustizia e chi mai può sapere se dopo la morte vi sarà giustizia?!

 

Voi infatti penserete che io sia felicemente italiano: se così fosse le sorprese non vi mancheranno.

 

Se vi aspettavate un patriota, troverete un avventuriero.

 

Se vi aspettavate un probo, troverete un dissoluto.

 

La spedizione dei mille fu realmente la più vile porcata che il suolo della penisola possa aver mai vissuto e, a questo punto, spero che mai sia costretta a rivedere.

 

La mia vita era rivolta alla ricerca di fama e ricchezza: mi venne in mente di unificare l’Italia in quanto sarei potuto diventare potente e ricco.

 

Cercai appoggi, soldi e falsi ideali su cui far leva e trovai qualcuno che, dopo avermi usato, mi mise da parte.

 

Diciamo subito e senza giri di parole: il patriottismo in Italia non è mai esistito.

 

Mi ricordano tutti come il patriota Giuseppe Garibaldi, ma queste sono voci, magari leggende, ma certamente menzogne.

 

Mi chiamo Joseph Marie Garibaldi e, contrariamente, a quanto pensano molti, sono e mi sento francese.

 

[…] l’Italia del Nord depredò Italia del Sud con atti di ferocia tale che mai potrà essere cancellata ed ancora accade mentre sto scrivendo…».

 

 

Sono passati 154 anni, accade ancora oggi…

 

 

 

 

Fonte: Ferdinando Guarino – Napolistyle.it

Link: http://www.napolistyle.it/notizia/13123/cultura/la-lettera-di-garibaldi-a-collodi-nel-romanzo-le-confessioni-di-joseph-marie-garibaldi-di-francesco-luca-borghesi.html

 

 

 

L’autore

Francesco Luca Borghesi, classe 1969, originario di Marina di Ravenna da parte di padre, croato da parte di madre. Scrittore prevalentemente comico ha vinto il premio “Massimo Troisi” nel 2008 per il miglior racconto. Nel 2009 esce, edito da Comix, il racconto “Un giorno – ventiquattrore”. Nel 2010 viene pubblicato il libro umoristico e dissacrante “Comicamore”, edito da Cento Autori. Alla fine dello stesso anno viene presentato a Roma, per le edizioni Liux il libro comico “Il Professore”. Nel 2011 collabora al testo di Tito Buffolini per Rocco Barbaro “Che fine ha fatto Pete Best?”. Nel 2012 pubblica “Didi, la storia di Marina”. Collabora con alcune radio. Nel 2014 pubblica “Le confessioni di Joseph Marie Garibaldi”

 


Ago 31 2016

SOVIETLANDIA: DA SIBILLA ALERAMO A CALVINO GLI ITALIANI STREGATI DAIL’URSS

Category: Società e politica,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:54

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Italo Calvino nel 1954. Due anni prima pubblicò i pezzi dall’Urss sull’Unità

 

Di Carlo Sala

 

Giorgio Nicolai raccoglie in un’antologia gli scritti di romanzieri e cronisti in viaggio in Russia. Spesso incapaci di vedere le mostruosità del regime

 

Quale paradiso in terra per gli operai avesse realizzato il  comunismo si intuiva fin dall’inizio, appena la Rivoluzione d’ottobre in Russia mise in pratica le sue promesse.

Come aveva capito il futuro Nobel Bertrand Russell, il  comunismo non aveva fatto altro che creare una nuova casta di privilegiati, quasi una sorta di nuova aristocrazia, con la scusa dell’ egualitarismo e del trionfo del proletariato.

 

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Ago 30 2016

LE METAMORFOSI DELLA BELLA GIOVENTÙ. IERI ERANO TUTTI FASCISTI, OGGI SONO TUTTI ANTIFASCISTI

Category: Società e politica,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:03

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Quanta bella gioventù

 

 

Il 24 settembre 1942, il settimanale “Roma Fascista” pubblica un articolo di Eugenio Scalfari: «Gli imperi moderni quali noi li concepiamo – scrive – sono basati sul cardine “razza”, escludendo pertanto l’estensione della cittadinanza da parte dello stato nucleo alle altre genti».

 

Il 4 agosto 1942 “La Provincia Granda” pubblica a firma di Giorgio Bocca: «Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza infatti, sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere, in un tempo non lontano, essere lo schiavo degli ebrei?».

 

Erano entrambi giovanissimi, forgiati dalla propaganda del Ventennio, insieme al giovanissimo Giovanni Spadolini, privi della scelta che solo la libertà garantisce.

Tuttavia, nessuno di loro fu costretto a scrivere sotto minaccia.

 

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Ago 28 2016

LAGER E DEPORTAZIONE – LA TESTIMONIANZE DI MILO NAVASA

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(Milo Navasa. Nato a Venezia il 12.05.1925; morto a Verona il 14.02.2009)

 

Arresto: 13 dicembre 1944 a casa

Carcerazione:  Verona: al comando SS, al Forte di San Leonardo e al Forte di San Mattia

Deportazione: Bolzano,

Liberazione: 01.05.1945 a Bolzano

 

R: Buongiorno. Mi chiamo Milo Navasa, sono nato a Venezia il 27 maggio  1925. Figlio unico e abitavamo a Verona da parecchi anni. Mio papà lavorava  alla Telve e io ero studente, scuole normali, liceo ecc.

 

Il 13 dicembre 1944 di notte abbiamo sentito un fracasso infernale giù alla  porta d’ingresso della casa, hanno mezzo sfondato una porta ed era una  pattuglia di SS. Sono venuti dentro, hanno beccato mio papà subito e  stavano per portarlo via, quando girando per l’appartamento, sono capitati  anche in camera mia che stavo dormendo, mi ero svegliato un po’ di  soprassalto. Hanno chiesto a mio padre, il quale parlava tedesco tra l’altro e  capiva, gli hanno chiesto chi ero e lui ha detto: “E’ mio figlio”. Hanno detto:   “Komm” e mi hanno preso, anch’io.

 

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Ago 08 2016

PERSECUZIONI ESODI E VECCHI TITOLI DI GIORNALE

 

18-ottobre-1918

The New York Times, 18 ottobre 1918

QUALCOSA NON TORNA. 50 ANNI PRIMA CHE ACCADESSE, SI VOCIFERAVA CHE 6 MILIONI DI EBREI SAREBBERO MORTI IN EUROPA.

 

 

-fine 1800 

“c’erano pubblicazioni giudaiche che dicevano che 6 milioni di ebrei sarebbero morti in Europa.”

 

– Enciclopedia Britannica 1902:

“parla di 6 milioni di ebrei.”

 

1911 l’Enciclopedia Britannica:

“parla ancora di 6 milioni di ebrei.”

 

The Sun, 6 giugno 1915:

“6.000.000 di ebrei in Russia sono perseguitati, cacciati, fatti morire di fame, massacrati, oltraggiati.”

 

The New York Times, 18 ottobre 1918:

“6.000.000 di ebrei hanno bisogno di aiuto perché stanno morendo.”

 

The New York Times, 8 settembre 1919:

“In Ucraina, 6.000.000 di ebrei sono in pericolo. Sei milioni di ebrei in Ucraina e Polonia hanno ricevuto la notizia che stanno per essere completamente sterminati.”

 

The New York Times, 12 novembre 1919:

“6.000.000 di ebrei in Europa sono stati ridotti in condizioni di povertà, fame e malattia.”

 

Atlanta Constitution, 23 febbraio 1920:

“Negli Stati Uniti vengono raccolti 50.000$ per contribuire a salvare la vita di 6.000.000 di ebrei che stanno subendo persecuzioni in Europa.”

 

The New York Times, 7 maggio 1920:

“100.000$ di contributi per 6.000.000 di ebrei che muoiono di fame e malattie”

 

Gazzetta di Montreal, 29 dicembre 1931:

“6.000.000 di ebrei sono di fronte alla morte per fame.”

 

The New York Times, 31 maggio 1936:

“La comunità cristiana chiede che venga concessa la possibilità di rifugiare in Palestina i milioni di ebrei che stanno soffrendo a causa dello European Holocaust.”

 

New York Times, 23 febbraio 1938:

“6.000.000 di ebrei in Europa privi di tutela e possibilità.

 

Deduzione statistica:

Dal 6 giugno 1915 ad almeno il 23 febbraio del 1938, il tasso di mortalità della popolazione ebrea è stato esattamente uguale al tasso di crescita; quindi durante il periodo preso in considerazione, o in realtà si sono costantemente riprodotti, come dice Papa Francesco, “come conigli”, oppure nessuno è riuscito a sterminarli, nonostante l’impegno profuso.

 

Da cui si ricava che: o la matematica è solo una opinione, o nella stampa la menzogna regna sovrana o si tratta di tutte megalitiche bufale.

 

Due aforismi pertinenti, attribuiti ad un esperto in materia:

“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”

“La propaganda è un’arte, non importa se questa racconti la verità”

[Joseph Goebbels]

 

Da chi avrà imparato Goebbels l’arte della propaganda?

 

Fonte: da disquisendo del 2 agosto 2016

Link: https://disquisendo.wordpress.com/2016/08/02/50-anni-prima-sapevano-che-6-milioni-di-ebrei-sarebbero-morti-in-europa/

 


Ago 03 2016

I VINTI DEL RISORGIMENTO: UN LIBRO DAGLI ARCHIVI DEI BORBONE. STRAGI E MANEGGI DEI SAVOIA

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Di SILVIA GARBELLI –

 

Di taglio storiografico revisionistico, questo libro affronta il fenomeno risorgimentale da un punto di vista meridionalistico.

Si tratta, infatti, della situazione creatasi nel Regno delle Due Sicilie a causa del processo della cosiddetta “unificazione italiana” esattamente tra gli anni 1860 e 1861. Il periodo preso in considerazione è dunque breve, ma la trattazione degli avvenimenti è intensa e avvincente come nelle migliori ricostruzioni storiche. A dispetto delle consuete litanie italopatriottarde, l’autore ci propone una lettura veritiera di quanto forzata e forzosa è stata l’unione degli Stati Preunitari e cosa abbia comportato nella vita della sua dinastia, i Borbone e a quella dei suoi sudditi.

Nell’introduzione, l’autore auspica la necessità di fare chiarezza affinché si affermi la verità dei fatti accaduti, proprio a fronte della consapevolezza della menzognera storiografia ufficiale ancora presente in gran parte degli attuali libri in uso nella scuola italiana.

 

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Ago 02 2016

LA GRANDE GUERRA, CATASTROFE ITALIANA. LO STUDIOSO INGLESE THOMPSON: GENERALI INCAPACI, MANDARONO AL MASSACRO LE TRUPPE.

trincea pochi passi e si veniva colpiti

Pochi passi  e si veniva colpiti 

 

L’altissimo prezzo pagato dal nostro Paese ( un milione di vittime), il caos politico, l’avvento del fascismo

 

«Fermatevi! Ritornate indietro! Non spareremo più. Volete morire tutti?»: durante la Grande Guerra capitò almeno una mezza dozzina di volte che i soldati austriaci fecero tacere le mitragliatrici, con cui avevano appena fatto facile strage dei soldati italiani mandati avanti allo sbaraglio, per spronare al dietrofront i nemici superstiti che arrancavano tra i cadaveri dei commilitoni.

«Non ho trovato testimonianze di scene simili su nessun altro fronte bellico», sottolinea lo storico inglese Mark Thompson in un nuovo, poderoso libro dove racconta dalla prospettiva italiana «una delle più disperate e insensate guerre moderne» presentando in una luce particolarmente sinistra il vanaglorioso generale Luigi Cadorna, a capo delle forze armate tricolori fino al tracollo di Caporetto.

In «The White War», appena pubblicato a Londra dalla casa editrici Faber and Faber, Thompson si dà una missione: demolire una volta per tutte la pervicace mitologia patriottarda – alimentata ad arte soprattutto dal fascismo e tuttora aleggiante nella Penisola – che fa della partecipazione italiana alla «Great War» una specie di eroico, epico prosieguo delle guerre risorgimentali per l’indipendenza.

 

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