Mar 31 2024

LE  MAROGNARE, I MURI A SECCO DEL PASSATO SUI NOSTRI MONTI 

Il marognìn

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I muri a secco che ridisegnano a gradini i pendii delle nostre montagne veronesi vengono propriamente denominati nel dialetto veronese con il termine di “marognàre”, un termine che nella lingua italiana designa propriamente un informe mucchio di pietre. 

Le “marognàre” sono invece il frutto di una secolare tecnica costruttiva. 

La “marogna”, da cui “marognàra” e lo stesso cognome Marogna, veniva realizzata in passato con l’antica tecnica del muro a secco, venivano impiegati cioè solo dei sassi, di diversa grandezza, senza alcun tipo di legante. 

Le pietre venivano riposte manualmente nel “dèrlo” (gerla) e trasportate a schiena o sulle “barèle” (carriole di montagna prive di ruota) e venivano raccolte un tempo anche per liberare il terreno e renderlo coltivabile. 

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Feb 02 2024

VERONA ERA FAMOSA PER LA SUA  OCRA DORATA

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Verona era famosa per il colore giallo, chiamato Ocra dorata, Giallo Verona o Siena di Verona, ricavato dalle miniere di “Terra Gialla” di Verona, che sembrano già  in uso   in periodo romano. Attive fino  a pochi anni fa, l’ultimo cavatore, il sig. Luigi Righetti  cessò negli anno 80 la sua attività di artigianale di “minatore” nella miniera di  via Castello San Felice.  

Questa ocra dorata era rinomata per l’eccellente qualità, e   molto richiesta non solo dai colorifici veronesi, ma anche da quelli italiani. Poteva essere utilizzata al naturale, con il  suo colore giallo, o sottoposta a calcinatura, diventando  una polvere  di colore rosso, il famoso  “Rosso Verona “ .


Ott 08 2022

VERONA. TRASFORMAZIONE DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI

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ALCUNE NOTE INVIATE DA FAUSTO CALIARI PER RICORDARE IL PERCORSO CHE HA PORTATO L’INTERA AREA DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI A TRASFORMARSI DA ZONA PRODUTTIVA, A CULTURALE E INFINE TERZIARIO-DIREZIONALE. 

RISULTA CHIARO IL RUOLO AVUTO DALLA FONDAZIONE CARIVERONA IN QUESTA OPERAZIONE CHE HA PRIVATO VERONA E I VERONESI DI UN’OTTIMA OPPORTUNITA’ DI RIQUALIFICAZIONE .

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LA PROFEZIA DELLA LOCOMOTIVA COSMICA SI È TRISTEMENTE AVVERATA. 

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Dopo la ristrutturazione la magnifica Stazione Frigorifera n°10 appare come un effimero guscio vuoto, violentemente scarnificato, addomesticata e imbellettata per asservire al meglio le nuove

funzioni commerciali, spogliata dei preziosi elementi caratterizzanti che la elevavano potentemente a luogo immaginifico dell’anima, e che proprio per questo ne giustificavano il vincolo integrale originale, perché con il tempo era divenuta opera d’arte; vincolo ribadito con ben due sentenze del consiglio di Stato purtroppo rimaste lettera morta. Ora si può davvero dire che sia spenta e abbandonata in un deserto di idee, lontanissima dalla sua energia primordiale. 

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Set 30 2020

IL RETICOLO URBANO DI VERONA

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Verona è sempre stata un perfetto incrocio ortogonale di cardini e decumani, con isolati di dimensioni costanti. 

Il decumanus maximus e il cardus maximus realizzati in età romana misuravano 720 metri ciascuno, a costituire una ‘centuria quadrata’. 

Una superficie iniziale di 477.000 mq, un perimetro di 2,7 km, strade larghe 8 m (6 m la carreggiata, 1 m ciascuno i marciapiedi) crearono isolati a pianta quadrata con lato oscillante tra i 75 e gli 80 metri.

Oggi le linee perimetrali degli isolati romani si sono perfettamente conservate grazie al loro mantenimento durante l’altomedioevo, come dimostrato dagli scavi archeologici. 

Indagando tre edifici altomedievali, in via Dante, in Corte Quaranta e in vicolo Monachine si è inoltre giunti alla conclusione che Ia mancanza di edifìci al centro degli isolati nel periodo altomediovale non rappresenta, come in altre città, un segno di abbandono. Ci fu invece una parziale occupazione del lastricato stradale romano, che portò all’avanzamento degli isolati altomedievali rispetto a quelli romani. L’isolato di Palazzo Maffei per esempio venne allungato di ben 9 metri. 

Le case finirono dunque per disporsi in fila sul perimetro dell’isolato, lasciando sgombra di edifici la zona centrale. Questa disposizione di più proprietari affìancati sul margine della strada fece sì che all’interno degli isolati si realizzassero orti e giardini ma anche depositi di rifiuti domestici.

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Fonte: srs di Andrea Schiavone, da  facebook:  LA ME BELA VERONA 


Apr 13 2020

VERONA. PALAZZO VOGHERA – BERTOLDI VIA PONTE PIETRA .

Palazzo Voghera -Bertoldi in via Ponte Pietra

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Qualcuno si ricorda di aver visto foto od immagini dell’ affresco di San Cristoforo , oramai praticamente scomparso presente sulla facciata cieca come da ricostruzione allegata ?

Inquadramento storico artistico 

Il complesso edilizio denominato Palazzo Bertoldi-Voghera prima del 1600 era costituito da un insieme di edifici che una volta ristrutturati ed unificati , anche formalmente , assunsero una conformazione a palazzo più consona al nuovo proprietario che voleva ostentare il suo livello sociale ed economico raggiunto .
Il tutto infatti accadde agli inizi del XVII secolo quando un certo Pasqualino Zignoni, priore della corporazione dei formaggiai veronesi, volle celebrare questa professione e la sua posizione facendo dipingere sulla sua nuova casa al ponte della Pietra un ciclo di affreschi dove fossero rappresentate le diverse fasi della lavorazione di latticini e salumi (la corporazione si occupava anche di questi, potendo così lavorare sia nei periodi «di magro» sia «di grasso»). 

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Nov 18 2019

LA STRUTTURA ANTIGHIACCIO DELL’ARENA DI VERONA

 

 

Le gradinate dell’Arena, prima di essere delle gradinate, sono un tetto che protegge gli arcovoli sottostanti.

Quando gli antichi romani arrivarono nella Gallia Cisalpina, trovarono un situazione climatica molto diversa da quella di Roma: con clima più piovoso, inverni molto più freddi, nebbiosi e spesso con temperature sottozero.

Nella costruzione dell’ Arena avevano intuito che lasciare le gradinate e gli arcovoli sottostanti in balia di tale clima ne avrebbe destabilizzato, nel corso dei secoli, le strutture.

 

 

Arrivarono a risolvere tale problema con un efficace intuito ingegneristico-architettonico: esportarono a martellina circa un  centimetro di pietra dalla superficie superiore dei gradini, lasciando un leggero rialzo solo sui bordi laterali di contatto, e appoggiandoli poi con un’ impercettibile inclinazione verso l’interno.

 

 

Questo ha permesso per secoli l’impossibilità dell’acqua di entrare nelle strutture sottostanti.

Tale tecnica non è mai stata più usata nei vari restauri successivi.

 

 


Set 02 2019

NEGRAR È DIVENTATO FAMOSO ANCHE PER IL NEOLOGISMO…NEGRARIZZAZIONE

 

Anche questo è la Valpolicella

 

 

Negrar è diventato famoso anche per il neologismo che ha fatto nascere, legato alla speculazione edilizia …..

 

Riporto dal vocabolario dalla Treccani  

 

Negrarizzazione 1 s. f. Urbanizzazione speculativa, e al di fuori di ogni controllo, del territorio compreso nel comune di Negrar, in provincia di Verona.  

 

Il conte Pieralvise Serego Alighieri, cinquantenne, vignaiolo di Gargagnago, ultimo discendente del Sommo Poeta, può, a buon diritto, parlare di storia.

Spende volentieri il suo nome, quale presidente dell’associazione «SalValpolicella» (70 iscritti), per una battaglia in cui crede moltissimo e che raccoglie adesioni tra molti abitanti dei 5 comuni dell’area veneta, oggi assediata dal cemento.

Al punto che è stato coniato il neologismo «negrarizzazione», che ricorda il più famoso «rapallizzazione» per indicare il proliferare della speculazione edilizia.

«In effetti – spiega il conte Serego Alighieri – Negrar è il paese più degradato dei cinque. Ma, avanti così, l’identità di tutta la Valpolicella è destinata a scomparire». (Marisa Fumagalli, Corriere della sera, 13 gennaio 2007, p. 23) •

«nell’ultimo capitolo ho chiarito il concetto di negrarizzazione, neologismo coniato da un architetto veronese con il quale si intende definire “lo sfruttamento non pianificato di un’area senza rispetto per l’impatto ambientale”.  È un fenomeno che ha avuto origine, come suggerisce il nome stesso, nel paese di Negrar, ma che poi ha finito con l’allargarsi e interessare l’intera vallata» [Monica Beghini intervistata da Giancarla Gallo]. (Arena, 27 marzo 2007, p. 29, Cronaca della Provincia).
1-Derivato dal toponimo Negrar con l’aggiunta del suffisso izzazione.

 

Fonte srs di Luigi Pellini

Link: http://luigi-pellini.blogspot.com

Link. https://luigi-pellini.blogspot.com/2017/04/negrar-e-diventato-famoso-anche-per-il.html?spref=fb&fbclid=IwAR3MkfAd1Q7hmqanzaYVKAJTyrPvKdaqhMYoYoDN1_Pex2_xYq2oZsQatUA

Link: http://www.treccani.it/vocabolario/negrarizzazione_%28Neologismi%29/

 


Nov 05 2018

VERONA – DOGANA DI SAN FERMO. FATTA QUASI A DISPETTO DI VENEZIA

Via Dogana – 37121 – Verona, Veneto

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Scipione Maffei, esponente tra i più prestigiosi dell’aristocrazia veronese, nella prima metà del Settecento, propose al vecchio governo della Serenissima un Consiglio politico in cui prospettava un regime parlamentare rappresentativo dei cittadini su modello di quello inglese. E quello, aveva ragione l’aristocratico preveggente, era lo sbocco inevitabile, se Napoleone non avesse distrutto Venezia e venduto la libertà dei Veneti all’Austria. 
C’era quindi tra l’élite di Verona e della Terraferma un’aria di fronda specie verso la  metà de Settecento, in cui si inquadra la costruzione e il conseguente conflitto, tra il governo centrale e il governo locale, che qui riportiamo. E che costò all’erario veneto ben 36mila ducati al posto dei 12mila previsti.
Ringrazio il veronese Lorenzo Magnabosco per la segnalazione. 
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Nell’anno 1746 si avvia al termine a Verona, alle spalle della Basilica di San Fermo, la costruzione ella nuova dogana di terra. Iniziata appena l’anno precedente, è stata costruita a tempo di record.

 

Ma il suo completamento, lungi dal rappresentare un momento di festa, segna l’esplodere di una polemica che vede contrapposte la suddetta Verona e la Repubblica di Venezia. Motivo del contendere, lo spirito secondo il quale Verona ha progettato e costruito l’edificio pubblico: una mai troppo celata insofferenza alla dominazione veneziana, stavolta uscita decisamente allo scoperto. Un atteggiamento che, ovviamente, la Dominante non poteva accettare passivamente: di qui un’aspra contesa che, per la Serenissima, si sarebbe conclusa con una vittoria dal sapore amaro.

 

Ma andiamo con ordine, ricostruendo innanzi tutto le vicende che portarono alla necessità oggettiva, per Verona e per la Repubblica del Leone, di disporre di un nuovo punto di sdoganamento e di controllo sanitario delle merci che viaggiavano via Adige.

La città scaligera, da secoli nodo di vitale importanza per il commercio, aveva conservato tale ruolo primario anche in età veneziana.

Eccezionale era l’importanza della via fluviale dell’Adige, corso d’acqua navigabile quasi per intero: per la sua posizione privilegiata sulle rive di questo fiume, Verona era diventata un punto d’accesso di fondamentale importanza per le merci che entravano nel territorio della Serenissima. E il suo ruolo divenne ancor più determinante dopo che, in seguito alla scoperta dell’America, i grandi traffici marittimi si andarono via via spostando verso le acque dell’Atlantico, portando ad una consistente riduzione dell’importanza di Venezia. Proprio l’Adige, infatti, divenne una via di comunicazione privilegiata nei traffici fra l’area mediterranea e il nord delle nascenti potenze commerciali, Inghilterra ed Olanda.

 

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Mag 31 2018

MULINO DI PALASIO

Isola della Scala,   Mulino di Pallasio

 

 

Isola della Scala.  Il Mulino del Palasio si trovava lungo il fiume Tartato all’altezza di Via Degli Emili. Il nome deriva dal fatto che annesso al mulino vi era un altro edificio attualmente visibile percorrendo la via. In alcuni documenti del ‘500 viene indicata la presenza di quattro ruote da macina; sul finire del ‘500 venne aggiunta una pila da riso.
A partire dai primi anni del ‘900 la Privilegiata Impresa Einstein gestita dai fratelli Rudolf e Hermann Einstein, padre del più noto premio nobel Alfred, installò un generatore che sfruttava la forza del fiume per la produzione di energia elettrica. 

 

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Set 04 2017

LA VERONA PERDUTA— ARCHEOLOGIA, SFOGO DELLA GIULIANA CAVALIERI MANASSE: «PIAZZA ARDITI, UN’OCCASIONE PERSA».

Girava l’anno 2010

 

Cantiere Come si presentavano gli scavi in piazza Arditi

 

 

«Si poteva creare un deposito coperto come quello di piazza Poste»

 

I progetti che riguardano il sottosuolo di Verona sono occasioni per l’archeologia urbana, le uniche possibilità in effetti di andare a indagare cosa si nasconda sotto il livello stradale.

 

«Ma molto spesso si tramutano purtroppo in occasioni perse».

 

E’ il pensiero di Giuliana Cavalieri Manasse, direttrice del nucleo operativo veronese della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto.

 

Una delle «occasioni perse» in passato, è la via Postumia nascosta sotto corso Cavour, «ma almeno – spiega Manasse – la via Postumia è rimasta lì sotto, e se in futuro ci saranno i mezzi e le possibilità si potrà pensare a un progetto di valorizzazione diverso rispetto alla soluzione dell’interramento».

 

Ma la direttrice si sfoga, e spiega che quanto è successo in piazza Arditi è molto più che un’occasione persa.

 

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Mag 25 2017

VERONA 2008: IL SINDACO FLAVIO TOSI TUONA CONTRO LE SOPRINTENDENZE

 

Girava l’anno 2008 è il sindaco di Verona dava esempi  granitici della sua sensibilità culturale

 

Il sindaco di Verona Flavio Tosi

 

 

LA POLEMICA. Il sindaco attacca gli uffici territoriali del ministero dei Beni culturali competenti per la tutela del patrimonio storico. «Non possono bloccare la crescita della città, devono avere tempi veloci e regole certe». «Un muro antico in più non aggiunge nulla mentre alla città servono posteggi».

 

Contro le Soprintendenze, colpevoli di «frenare la crescita della città», si era già scagliato in campagna elettorale.  E ora, ai primi ostacoli, le bordate del sindaco Flavio Tosi ripartono.

 

Del resto, come abbiamo documentato ieri, tutti gli scavi iniziati in queste ultime settimane per i parcheggi pertinenziali, da piazza Viviani a piazza Arditi e lungadige Capuleti hanno tutti fatto emergere pagine di storia della Verona antica.

Deve quindi intervenire la Soprintendenza, sia essa archeologica o ai beni ambientali, con le competenze e i tempi che le sono propri.

 

E qui scatta l’ira del sindaco.

 

«Non è ammissibile che lo sviluppo e la crescita di una città vengano fermati dalle Soprintendenze», dice Tosi commentando il fatto che molti cantieri cittadini siano bloccati, in attesa di un parere da parte della Soprintendenza archeologica.

«Tutti gli enti pubblici devono avere dei tempi e delle regole di funzionamento – ha aggiunto il sindaco – cosa che però non avviene nel caso delle soprintendenze che sono un organo di derivazione borbonica e hanno potere assoluto, in grado di fermare anche per anni qualsiasi opera pubblica o privata, anche se strategica per la città, come si può vedere nel caso del parcheggio di piazza delle Poste».

 

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Gen 28 2017

VERONA. IL MURO VISCONTEO CHE HA BLOCCATO I GARAGE IN LUNGADIGE CAPULETI

scavi lungadige capuleti

Il muro visconteo in Lungadige Capuleti

 

 

VERONA, 1 AGOSTO 2010

 

Giunto al termine l’intervento sull’antico reperto emerso oltre due anni fa dopo i primi scavi per realizzare il parcheggio pertinenziale: Oggi sopralluogo delle due Soprintendenze insieme al Comune e ai responsabili dell’impresa: i tempi sono molto stretti

 

Correva l’anno 2008, era l’11 febbraio, quando il cantiere di lungadige Capuleti, per la costruzione di un parcheggio pertinenziale sotterraneo di 250 posti, apriva i battenti. Appena una settimana più tardi, i lavori venivano però stoppati a causa della scoperta delle fondazioni di un muro che delimitava lungo il fiume la cittadella viscontea.

Ora, a distanza di oltre due anni, nel cantiere si procede ancora con scalpello e paletta, anziché con le ruspe. Ma questa situazione ha finalmente e, sembra una volta per tutte, i giorni contati.

 

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Giu 10 2012

COLOGNOLA AI COLLI 2012: RIPARTE LA CEMENTIFICAZIONE DEL MONTE CASTEGGIONI

Dopo la  lottizzazione  degli  anni ’80 si sperava che   le  rimanenti parti integre del castelliere fossero  state salvaguardate  per le generazione a divenire.

Ma quando mai!

La gru installata  sul Casteggioni  sta  dimostrare  che la sensibilità dei nostri amministratori  verso  le aere culturali,  tendono sempre a zero.

Cosa volete farci, le  persone sono sempre tese verso altri traguardi!

 

POST CORRELATI

 

COLOGNALA  AI COLLI:  ASPETTI STORICO ABITATIVI DEL MONTE  CASTEGGIONE (IL CASTEJON DI COLOGNOLA AI COLLI)

https://www.veja.it/2012/06/08/colognala-ai-colli-aspetti-storico-abitativi-del-monte-casteggione-il-castejon-di-colognola-ai-colli/

 

COLOGNOLA AI COLLI NELL’ETÀ DEL BRONZO E DEL FERRO

https://www.veja.it/2012/06/09/colognola-ai-colli-nelleta-del-bronzo-e-del-ferro/

 

CASTEGGION (CASTEJON) DI COLOGNOLA AI COLLI, DOVE SI NARRA LA MEMORABILE STORIA DI UNA COLLINA…

https://www.veja.it/2009/03/24/castejon-di-cologna-ai-colli-dove-si-narra-la-memorabile-storia-di-una-collina/

 

CASTEJON  DI COLOGNOLA AI COLLI,   L’ ALTARE SOTTO LA ROCCIA:  INTRODUZIONE

https://www.veja.it/2009/03/22/castejon-di-colognola-ai-colli-l’-altare-sotto-la-roccia-introduzione/

IL CASTEJON  DI COLOGNOLA AI COLLI:  L’ALTARE  SOTTO  L’ASFALTO

https://www.veja.it/2009/03/22/il-castejon-di-colognola-ai-colli-l’altare-sotto-lasfalto/

 

VERONA. IL CASTEGGION  O CASTEJON O DI COLOGNOLA AI COLLI:  PRIMA E DOPO LA CURA EDILIZIA

https://www.veja.it/2009/03/23/verona-il-castejon-di-colognola-ai-colli-prima-e-dopo/

 

 


Dic 30 2009

E profanate le Chiese, scoperchiate le tombe, defecheranno sulle ossa della vostra memoria

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Vago di Lavagno di Verona: E questo è quanto sta avvenendo  nei resti di quello che fu l’antico monastero benedettino  della Lepia, il complesso conventuale più antico dell’area veronese sorto nel 1170  XII sec, all’interno del quale si trova la chiesetta romanica dedicata a San Giuliano.

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Dic 30 2009

LAVAGNO DI VERONA: Corte LEPIA, il saccheggio continua

leppia-e-centro-commerciale

LAVAGNO. Era un angolo incantato. Ora una strada sfreccia accanto al monumento, proprio lì è stato fatto l’ennesimo centro commerciale e i muri medievali crollano

Disprezzo della storia e vergogna della propria memoria. Non ci sono altre spiegazioni per quello che sta succedendo nel complesso monastico medioevale di San Giuliano di LEPIA, poligono di addestramento per vandali.

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