Casa di Giulietta
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Ci sono persone che vogliono una storia come quella di Romeo e Giulietta senza sapere che è durata 3 giorni e ci sono stati 6 morti.
Bisogna leggere !!!
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Mar 29 2025
Casa di Giulietta
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Ci sono persone che vogliono una storia come quella di Romeo e Giulietta senza sapere che è durata 3 giorni e ci sono stati 6 morti.
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Mar 25 2025
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Palazzo Zenobio
Qui nacque l’8 marzo 1924
WALTER CHIARI
e … anche vi dormì
“ma da quel giorno ….
cessarono di dormire gli altri inquilini di questa casa”
Gen 12 2025
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Il pandoro è un tipico dolce veronese che viene consumato soprattutto durante le festività natalizie, gran sostituto del “milanese” panettone.
È uno dei dolci natalizi più tipici in Italia. Deriva dal nome in lingua veneta“pan de oro” e veniva servito sulle tavole dei ricchi veneziani insieme al nadalin. Le origini della ricetta sono da ricercare ai tempi dell’antica Roma, e se ne fa menzione in uno scritto minore che risale al primo secolo d.C., ai tempi di Plinio il Vecchio, che secondo Michela Becchi cita un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex, che preparò un “panis” con fiori di farina, burro e olio., anche se secondo molti le prime tracce del pandoro risalgono al 1500 nel periodo della Repubblica Veneziana. C’è però chi è convinto che sia l’evoluzione di altri dolci, come il Nadalin, un dessert a forma di stella, oppure il Pane di Vienna, simile ad una brioche.
Continua a leggere”IL PANDORO : LA STORIA DEL NOSTRO DOLCE NATALIZIO SIMBOLO DELLA VERONESITÀ.”
Mar 30 2024
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La pearà, o piperata termine del dialetto veronese, è una salsa povera o, più propriamente, una salsa semplice.
Non esiste altro piatto che rappresenti la veronesità più della pearà. E d’altro canto la pearà non viene preparata in altre città o regioni se non a Verona e alla sua provincia.
La pearà è una salsa pepata servita assieme al bollito misto. Tuttavia non va considerata un semplice accompagnamento, ma parte integrante del piatto, tanto da comparire nel nome stesso: bollito misto con pearà.
Come tante altre cose, anche questa è legata ad una leggenda la quale narra che, nel 557, fu il cuoco di corte di Alboino, re dei Longobardi, a inventarla perché aveva bisogno di un cibo in grado di ridare forza a Rosmunda, la quale, divenuta forzatamente moglie del re, si stava lasciando morire di fame dopo essere stata costretta a bere dal cranio, trasformato in coppa, del padre Cunimondo re dei Gepidi ucciso in battaglia dallo stesso Alboino.
Continua a leggere”LA FAMOSA PEARÀ: IL TESORO VERONESE TRA LEGGENDA E REALTA’. “
Nov 22 2019
Roberto Pugliero
Il giorno 19 novembre, a 73 anni, si è spento Roberto Puliero, grande regista, attore e radiocronista storico dell’Hellas Verona.
Ricoverato a Borgo Trento, nelle ultime settimane ha scritto una poesia dedicata a dottori e infermieri che l’hanno curato.
GRASSIE A CHI M’HA CURÀ
Quando un giorno uno el se cata
ricoverado a l’ospedal,
più che ben, se po’ anca dir
che, struca struca… te stè mal
Ma, za dopo un par de giorni,
te te senti consolà,
e da una serie de attensioni
circondado e confortà!
Gh’è un bel sciapo de infermiere
che come ti te le ciami,
le se parcipita a iutàrte
come un supìo de tsunami!
Le te alsa, le te sbalsa,
le te senta, le te sbassa,
le te palpa, le te tasta,
le te dindola e strapassa
Fin da mattina imboressàde
la Federica o la Veronica
un’iniesson de bonumor
che la par la bomba ’tomica!
E le prova ad una ad una
sigalando un fià a la bona…
… che sia pronte par la sera
le cansone del Verona,
e le sistema le bandiere!,
parchè riva fin lassù
la gioiosità festosa
dei colori gialloblù!
… po’ gh’è Andrea, che te lo senti
quando riva el so vocion
che’l par proprio vegnù fora
da un Sior Todaro brontolòn
E Francesco che po’ se casco,
so a la fin contento istesso…
sono sicuro: co un colpetto
el me tira su dal cesso!
E gh’è la Elena col boresso
sempre annesso e incorporado
con la Kety a far da spalla
a quel “duo“ un fià scombinado
Fin che intanto la Michela,
coi so oceti birichini,
la te fa solo pensar
a pastissi e tortellini…
… e po’ gh’è la Paola capobanda:
per governar quelo che gh’è,
ela ghe basta un bel sorriso,
’na parola, anca un giossetin de te…
Du anni fa, forsi impisocado
e de sonno ancora storno,
m’era fin scapà da dir
“quasi quasi qua ghe torno!“
Ben, scusè, m’ero sbalià!…
Voi tornar ma no malà…
voi tornar pa ringrassiar
chi ogni giorno m’ha curà
con affetto e co umiltà
impinando el so lavoro
de amicissia e umanità
R.P.
Ott 13 2019
LA VERONA CHE NON C´È PIÙ. La storia commerciale di via Mazzini scandita dai negozi storici che ne hanno animato la vita e dettato la moda in città dai primi del ´900.
L´annunciata chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´epilogo di una lenta agonia iniziata alla fine degli anni Ottanta.
La chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´ultimo capitolo non solo della storia commerciale di Verona, attraverso la sua più importante strada del passeggio e delle vetrine, ma anche il triste epilogo di un´epoca. Quella della ricca borghesia cittadina che vestiva elegante, ma anche quella della città popolare che guardava le vetrine con gli ultimi arrivi e affidava all´estro e alle mani delle giovani donne, casalinghe e sartine in casa, con lo scampolo di stoffa a poche lire, la possibilità di un abito alla moda. Via Mazzini, la via principale di Verona, che i veronesi amavano chiamare con il vecchio toponimo di via Nuova.
CON LA CHIUSURA della libreria Ghelfi&Barbato, che, unico negozio di via Mazzini, ha mantenuto anche lo splendido rivestimento metallico, si volta pagina su un pezzo di storia. La libreria è citata in una guida di Verona del 1868 (libraio Munster, via Nuova alla Scala ed, un ventennio dopo, Remigio Cabianca), e poi in tutte le guide di fine Ottocento, in uno stabile che, in epoca asburgica, ospitava le stalle.
La raffinata struttura in ferro venne eseguita dalla Premiata officina Marcello Carrara di via Torretta San Zeno: manca la data, ma è del secondo ottocento, in quanto Marcello Carrara è presente nell´elenco delle officine veronesi proprio in quel periodo.
Nei primi decenni del novecento, i Barbato da Pontremoli, la patria delle bancarelle di libri, sono approdati a Verona: prima vendevano i libri in bancarelle poste al centro della strada, poi hanno rilevato la storica libreria. L´addio di Ghelfi&Barbato, in via Mazzini, segue di solo un anno la chiusura della sede storica della Bnl, la Banca nazionale del Lavoro, che ha lasciato il posto ai grandi magazzini Zara. Di negozi storici, sopravvive la Farmacia Due Campane, che la tradizione fa risalire addirittura al 1753 dallo speziale Giuseppe Faccioli in contrada Santi Apostoli, poi trasferita in via Nuova dallo speziale Gaetano Lonardi nel 1789. E nell´alta via Mazzini, al numero 67, verso piazza Bra, dagli anni Venti, c´è la gioielleria Maria Passeroni.
Continua a leggere”QUELLE VETRINE CHE HANNO SEGNATO UN´EPOCA.”
Ott 09 2019
Ghelfi e Barbato, cartello chiusura
Un pezzo di storia e di cultura veronese che se ne va: è questa la sintesi dell’annunciata chiusura della libreria “Ghelfi e Barbato” in centro storico. Dalla serata di venerdì campeggia sulle vetrine del negozio un cartello con caratteri cubitali: «Svendita totale per chiusura». Tanta la concorrenza, enormi le difficoltà da sostenere per le librerie indipendenti nei confronti delle grandi catene e dell’e-commerce.
«Ebbene sì. “Grosso Ghelfi e Barbato” chiude. Con la morte nel cuore ma affrontando la realtà con serenità e la consapevolezza che abbiamo fatto il possibile. Sono grato per quanto ho avuto da questo straordinario mestiere e per le persone eccezionali che ho incontrato e mi hanno arricchito professionalmente e personalmente», questo il saluto affidato ai social dal titolare. Un’istituzione fatta di libri per la città di Verona, la “Ghelfi Barbato” nata ben 92 anni fa, quando al tempo di nome faceva “Libreria Grosso”. Nel 2012 ci fu un primo “segno dei tempi” (non molto lieti ammettiamolo), quando il negozio dovette trasferirsi da via Mazzini, la via dello shopping, per trovare una nuova sede, più conveniente, pochi passi più in là in Piazzetta Scala al civico 3.
Continua a leggere”CON LA MORTE NEL CUORE CHIUDE LA STORICA LIBRERIA DI VERONA GHELFI E BARBATO”
Mar 07 2019
Papà del Gnoco
L’origine remota del Carnevale Veronese secondo le teorie del grande studioso scaligero Umberto Grancelli, fautore del grande testo sulla rinascita e rifondazione della città “nova” di Verona; voluta dal nascente Impero Romano e attuata sotto precisi dettami esoterici.
IL CARNEVALE VERONESE
Non è fuor luogo ammettere che il Carnevale Veronese trovi le sue origini nelle antiche corse dei Palio, sancite dallo Statuto Albertino e che trovano magistrale eco nel canto XV dell’Inferno della Divina Commedia. “E parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde”Narra la tradizione, riportata dagli storici dell’umanesimo, che Ezzelino, dopo aver vinto la fazione dei Sanbonifacio, rientrò a Verona nella prima domenica di Quaresima del 1208 con entusiasmo e con giostre e tornei; si stabilì che ogni anno si corresse il Palio, al quale per rinnovati trionfi accorrevano molti onorati cavalieri e nobilissime dame da molte parti d’Italia.
Feb 26 2019
Il cuoco icona della cucina tradizionale veronese affermava che «La cucina povera ha il profumo della terra e il sapore dell’onestà».
Rabbrividirebbe leggendo i tanti articoli di questi giorni in cui viene definito chef. Lui era un cuoco, anzi el “cogo” de Verona.
Lo scorso 23 febbraio Giorgio Gioco, a novantatre anni, ci ha lasciati. Ha fatto la storia della cucina non solo a Verona ma in tutta Italia. Patron del 12 Apostoli, “il ristorante” nel cuore della Verona antica conosciuto in tutto il mondo. Ristorante con il quale conquistò le due stelle Michelin, che mantenne fino ai primi anni Ottanta.
Legato al territorio e alla tradizione è stato uno dei fondatori della Fiera del Riso di Isola della Scala, sua anche la prima pasta e fagioli della prima delle Giornate del Vino Italiano, che poi diedero origine al Vinitaly.
Tradizione e semplicità il cuoco veronese affermava che «La cucina povera ha il profumo della terra e il sapore dell’onestà».
Appassionato d’arte e lettere, nel 1968, Giorgio Gioco con Cesare Marchi, Indro Montanelli, Giulio Nascimbeni e Enzo Biagi, fondò il premio letterario 12 Apostoli.
Credo che il miglior modo per salutarlo sia a tavola, realizzando una sua ricetta. Recentemente, nel 2016 in occasione del 50° anniversario della Fiera del Riso, ha riscritto, aggiornandola la ricetta “ufficiale” del Risotto all’Isolana. Con questa gli rendiamo omaggio.
Ricetta del Risotto all’Isolana (2016) di Giorgio Gioco
Cosa occorre: kg di riso Vialone Nano veronese (consigliato l’Igp), 2 litri di ottimo brodo (pollo/gallina – manzo – verdure), 200 gr. di vitello magro, 600 gr. di lombata di maiale, 150 gr. di burro, 140 gr. di formaggio grana, pepe, sale, cannella e rosmarino (quanto basta).
Come si fa: tagliate la carne a dadini, condire con sale e pepe macinato fresco, lasciare riposare per un’ora. Fondere il burro, mettere un rametto di rosmarino, rosolare bene la carne. Cuocere a fuoco lento fino a completa cottura della carne indi togliere il rosmarino.
Far bollire il brodo, aggiungere il riso mondato, cuocere per circa 18 minuti a fuoco lento. Il riso dovrà assorbire tutto il brodo. Condire quindi il riso con il condimento fatto in precedenza. Completare il risotto all’Isolana con il formaggio profumato alla cannella.
Cinzia Inguanta
Fonte: srs di Cinzia Inguanta, da Verona in del 25 febbraio 2019
Gen 20 2019
La storica insegna: oggi c’è un negozio di abbigliamento
VERONA- Se, nel Medioevo, con il pepe, i veneziani pagavano il dazio ai longobardi, questa, che resta la più famosa delle droghe orientali, è una protagonista della nostra cucina. Dalla leggenda alla storia, con il pepe, grazie al libro di Andrea Brugnoli dal titolo Magna e tasi.
Curiosamente, ricorda Brugnoli che la prima attestazione del nome «pearà» riguarda un possidente di nome Ato, soprannominato Pearà, appunto, che, nel 1141, aveva terreni al Boschetto, fuori Porta Vescovo.
La pearà, definita piperata, nella Verona medioevale, è citata, come ci ricorda sempre Brugnoli, negli statuti del 1319: doveva essere fatta con il pepe,a cui andavano aggiunti zafferano, cannella e zenzero.
Continua a leggere”LE DROGHERIE, LA PEARA’ E LA CITTA’ SCOMPARSA”
Gen 12 2018
A MADONNA di Dossobuono Giorgio Battocchio proclamato Castaldo de la Cioda. Davanti a Papà del Gnoco, Luca Zoccatelli precedentemente in carica ha passato il caratteristico scettro a forma di chiodo. Giorgio, pensionato, 60 anni, ha già ricoperto il ruolo sette volte. LUD.P.
Fonte: da L’Arena di Verona, di Lunedi 8 gennaio 2018 pag,10
Link: http://www.larena.it
P.S. non sono io
Lug 05 2016
ENRICO DE MORI
(02.07.2016, Giuseppe Corrà)
Il maestro Enrico De Mori è morto ieri (1 luglio 2016) al Policlinico di Borgo Roma dove era stato ricoverato per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, assai precarie negli ultimi tempi tanto da non permettergli di partecipare l’11 giugno scorso al concerto tenuto al Circolo unificato di Castelvecchio per i suoi 86 anni.
Enrico De Mori, (meglio Henri) era nato a Roanne, cittadina del dipartimento della Loira, l’11 giugno 1930. Qui abitava la sua famiglia proveniente da Perzacco, frazione di Zevio, che era emigrata in Francia alla ricerca di lavoro.
La sua formazione di musicista era iniziata sotto la guida del papà Augusto Cesare, valido violinista e chitarrista, ed era continuata con il maestro Charles Bonneton. A 12 anni Henri aveva conseguito il diploma in pianoforte, teoria e solfeggio all’École de la musique de Roanne. Ma, nel 1942 dovette rientrare precipitosamente in Italia con la famiglia a causa della guerra. Qui fu obbligato a ripetere gli studi e gli esami di diploma musicale nel 1943 al Conservatorio Arrigo Boito di Parma perché tutti i documenti che certificavano la sua preparazione musicale erano rimasti in Francia.
Mag 16 2016
Simeon della Riva dell’Isolo con la sua consorte
Verona: Nel 1409, nasce la contrada dell’Isolo, divisa a sua volta in Isolo Superiore e Isolo Inferiore
C’acqua era nella Verona Antica il motore di ogni commercio e industria, specialmente della più fiorente di Verona, quella del legname, con scafi, segherie e laboratori vari.
Gia al tempo del libero comune esisteva una Corporazione (o mistir) dei Radaroli veronesi, con un loro Statuto del 1260. I radaroli o satari ( da ratis= zattera) erano i conduttori di zattere.
Uno degli scali principali era quello di Santa Maria in Organo, sul quale gli Olivetani avevano un diritto di Ripatico.
Continua a leggere”SIMEON DELLA RIVA DELL’ISOLO. UNA MASCHERA STORICA VERONESE”
Mag 12 2016
Attilio Benetti, EL TILIO (1923 – 18 aprile 2013)
ATTILIO BENETTI (EL TILIO): IL CERCATORE DI TESORI PIETRIFICATI DELLA LESSINIA
Verona. Che si tratti di tradizioni o di reperti fossili, per Attilio Benetti la montagna veronese non ha segreti:Vive in un contrada di Campolsivano l’esperto di paleontologia riconosciuto da premi internazionali: E non è certo una casualità se il brachiopode più grande rinvenuto al mondo è stato battezzato con il suo nome
Dietro ad un grande paleontologo, si nasconde un semplice segreto: la curiosità. Quel sano desiderio di conoscenza che, ormai da ottantasei anni, accompagna le giornate di Attilio Benetti.
«Al mondo devi sempre essere curioso, altrimenti non scoprirai mai niente» sostiene infatti chi curioso lo è oggi, che è un affermato studioso di paleontologia riconosciuto da premi internazionali, e lo era anche ottant’anni fa, quando ha cominciato a esplorare ogni angolo della Lessinia alla ricerca di tesori pietrificati.
Continua a leggere”ATTILIO BENETTI (EL TILIO): IL CERCATORE DI TESORI PIETRIFICATI DELLA LESSINIA”
Gen 23 2016
Calvino Zoenilgrifone