Gen 12 2020

LA MIA ANIMA HA FRETTA.

Category: Pensieri e parolegiorgio @ 17:32

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Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo per vivere da qui in poi rispetto a quello che ho vissuto fino ad ora. 

Mi sento come quel bambino che ha vinto un pacchetto di dolci: i primi li ha mangiati con piacere, ma quando ha compreso che ne erano rimasti pochi ha cominciato a gustarli intensamente. 

Non ho più tempo per riunioni interminabili dove vengono discussi statuti, regole, procedure e regolamenti interni, sapendo che nulla sarà raggiunto. 

Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la loro età cronologica,  non sono cresciute. 

Il mio tempo è troppo breve: voglio l’essenza, la mia anima ha fretta.

Non ho più molti dolci nel pacchetto. 

Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane, che sappiano ridere dei propri errori e che non siano gonfiate dai propri trionfi  e che si assumano le proprie responsabilità.

Così si difende la dignità umana e si va verso la verità e onestà 

È l’essenziale che fa valer la pena di vivere. 

Voglio circondarmi da persone che sanno come toccare i cuori, di persone  a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con tocchi soavi dell’anima. 

Sì, sono di fretta,  ho fretta di vivere con l’intensità che solo la maturità sa dare. 

Non intendo sprecare nessuno dei dolci rimasti. 

Sono sicuro che saranno squisiti, molto più di quelli mangiati finora. 

Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatto e in pace con i miei cari e la mia coscienza. 

Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una. 

Mário de Andrade


Gen 07 2020

IL VERO NOME DI GESÙ

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Gesù Yeshùa

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È probabilmente la persona più conosciuta al mondo. Parliamo di Gesù. Ma chi era davvero Gesù? Su di lui si pensa di sapere molto. Ma qual era la sua vera identità? Era un visionario?, un personaggio mitico non esistito veramente?, solo un uomo?, un profeta?, un rivoluzionario?, era Dio fattosi uomo?, era una potente creatura spirituale con una esistenza preumana?

   La Bibbia ci dice chi fu veramente questo “Gesù”. C’è molto da scoprire, ma occorre mettere da parte le nozioni religiose date per certe e indagare invece le Sacre Scritture. Si faranno allora scoperte sorprendenti. Si scoprirà – tanto per cominciare – che “Gesù” non è il suo vero nome.

   Il nome Gesù è la traslitterazione in italiano del nome greco Ỉησοῦς [Iesùs].

Il cosiddetto Nuovo Testamento fu scritto in greco (meglio sarebbe chiamare questa parte della Bibbia Scritture Greche). Il nome Iesùs è quindi la traduzione greca del suo vero nome ebraico, dato che egli era un ebreo. Sappiamo il suo nome ebraico? Sì.

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Gen 01 2020

FILOSOFIA DEL LECCACULO. COME DIVENTARE QUALCUNO SENZA ESSERE NESSUNO

Category: Monade satira e rattatujegiorgio @ 11:29

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Impara ad essere fedele al padrone e traditore con gli altri, servile col titolare e prepotente con la povera gente. 

Impara a scodinzolare quando lui ti offre una prebenda e a ruggire quando un sottoposto ti infastidisce

Cominci dalla scuola. 

Il più forte ha sempre ragione, sia il professore o sia il bidello. 

E quando loro parlano bisogna sempre annuire e abbozzare un sorriso di approvazione. Non si sa mai. 

Entrare nelle grazie di chi oggi o domani può darti qualcosa, è fondamentale.

Devi, però, essere disposto a tutto. 

A convertire il torto in ragione, a tradire il compagno di banco e, naturalmente, a leccare il culo al professore. 

Capisci che qualche voto non lo meritavi, ma è andata meglio di come speravi. 

Scopri che quel modo di fare può essere utile sempre, nella vita, nel lavoro, nelle relazioni. 

Impara ad essere fedele al padrone e traditore con gli altri, servile col titolare e prepotente con la povera gente. Impara a scodinzolare quando lui ti offre una prebenda e a ruggire quando un sottoposto ti infastidisce.

Devi apprendere ad usare i sensi. 

Sapere quando devi far finta di non vedere e di non sentire.

Devi aprire la bocca soltanto per usare la lingua al meglio delle sue funzioni. 

Quando parli lo fai solo per osannare il capo. 

Quando le cose si mettono male fatti scappare la pipì, corri nel cesso. 

Meglio non mettersi in situazioni imbarazzanti, potresti sbagliare.

Imboscarsi  al momento giusto è vitale.

Quando è arrivato il tempo di trovare un lavoro cercati un culo politico, è il più redditizio. 

Basta frequentare qualche riunione, farsi vedere, stringere la mano, mostrare la lingua mielosa e proporsi come servitore zerbino nella campagna elettorale. 

Qualche mese di volantinaggio, attacchinaggio e lecchinaggio e il grosso è fatto. 

Lui, accertato che la tua lingua produce sufficiente serotonina, ti darà un incarico, ti farà assumere in qualche ufficio, insomma ti sistemerà fino alla pensione.

Da quel momento in poi, se vuoi fare carriera, devi raffinare tutte le tecniche di adulazione e usarle con grande professionalità. 

Devi essere sempre più servile e ipocrita. 

Perché la posta diventa più alta. 

Ci saranno i tuoi parenti da sistemare, i tuoi figli, i tuoi amici. 

E quindi, a costo di consumare ciò che resta della tua lingua, devi andare fino in fondo.

Invecchierai. 

I tuoi saranno tutti sistemati, ma il mondo, il mondo va a puttane. 

Grazie anche a te e a quelli come te. 

Grazie ai tuoi silenzi, alle tue omissioni, ai tuoi tradimenti, ai cazzi tuoi. 

Ti guarderai allo specchio e sorriderai pensando che in fondo hai fatto il tuo dovere: hai sistemato la famiglia. 

E se la tua città, la tua comunità, il tuo paese se la passano male, cazzi loro. 

Tu che ci puoi fare? 

Tu sei stato capace di cercare un bel culo per la tua lingua. 

Gli altri hanno voluto fare i rivoluzionari, i critici, gli oppositori, i dimostranti, i solidali, gli intellettuali. 

Hanno conservato intatta la loro dignità, la loro onestà, la loro libertà, ma in verità sono dei morti di fame.

E poi cosa hanno cambiato? 

Nulla, nulla. 

E sai perché? 

Perché fin quando ci sei tu e quelli come te, l’unica cosa che si può cambiare è il culo da leccare.

michelefinizio@basilicata24.it

Fonte: da Basilicata  24.it del  7 ottobre 2017

Link: https://www.basilicata24.it/2017/10/filosofia-del-leccaculo-diventare-qualcuno-senza-nessuno-49343/?fbclid=IwAR3Fgyg9DlRP6aV-10rFvREzWBBuTxT87EO4eLcH-t56nn7a5rmEQsVqDfA


Dic 26 2019

LA BANDIERA CON LO UNION JACK E IL LEONE DI SAN MARCO

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 14:28

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Quando Napoleone dichiarò guerra alla Serenissima (primo maggio 1797) ordinò “di far atterrare in tutte le città di terraferma il Leone di San Marco”; i soldati francesi e i collaborazionisti giacobini italiani e veneti eseguirono con particolare determinazione il decreto del Bonaparte e migliaia e migliaia di leoni furono distrutti e scalpellati: Napoleone aveva capito molto bene il valore di un simbolo come il leone di San Marco e cercava di annullarne l’immaginifica potenza. Senza grandi risultati, per la verità, vista la straordinaria diffusione del simbolo marciano anche ai nostri tempi.

Nonostante la furia distruttrice di Napoleone e accoliti vari, nel 1800 nasceva nelle isole Ionie, con capitale Corfù, La Repubblica Settinsulare,  libera e indipendente dal 1800 al 1807, che mise proprio il Leone di San Marco nella propria bandiera, con l’aggiunta  di sette frecce rappresentanti il patto federale delle sette isole.

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Dic 22 2019

IL GIORGIO BOCCA CHE NON CONOSCIAMO

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 19:44

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Giorgio Bocca passò con entusiasmo dal fascismo al marxismo: la cesura è l’8 Settembre, quando nella sua Cuneo aderì a Giustizia e Libertà.


Non parlerò di quando era attivista tra gli universitari di Torino né quando scriveva articoli a favore delle leggi razziali.
Il 27 dicembre del ’43 aveva consegnato due prigionieri tedeschi ad Andrea Spada, il famigerato capo della polizia partigiana.


Erano un maresciallo e un soldato semplice. Quest’ultimo singhiozzava prevedendo la fine che l’attendeva, mentre l’altro, inutilmente mostrava dal portafoglio le foto della famiglia coi suoi bambini.
Furono fucilati non dal plotone che si era rifiutato, ma dal boia Spada.

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Dic 17 2019

I 10 LADRI DELLA NOSTRA ENERGIA….

Category: Conoscenza varie,Salute e benesseregiorgio @ 22:47

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Dai Lama: ecco chi sono i 10 latri della nostra energia

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La nostra energia può essere rubata, assorbita, trasformata da tutto quello che ci circonda, soprattutto dalle persone che ruotano intorno a noi e alla nostra vita.

Come sappiamo, tutti noi siamo fatti di energia. L’energia, grazie alla “Legge di Attrazione”, in seguito si trasforma in pensiero cosciente facendoci creare il mondo intorno a noi.

Capita a volte, di sentirsi giù di morale, stanchi, apatici e non più in linea con quello che desideriamo dalla vita. Questo accade perché la nostra energia si abbassa. 

Il Dalai Lama ha riconosciuto i “10 ladri della nostra energia” e ha indicato come impedire loro di continuare a derubarci. 

Eccoli:

1 – Lascia andare le persone che condividono solo lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.

2 – Paga i tuoi debiti in tempo. Nel contempo cerca anche di riscuotere i tuoi crediti o scegli di lasciare perdere, se chi dovrebbe pagarti non può farlo.

3 – Mantieni le tue promesse. Se non l’hai fatto, domandati perché… Hai sempre il diritto di cambiare opinione, scusarti, compensare, rinegoziare e offrire un’alternativa ad una promessa non mantenuta; ma non farlo diventare un’abitudine. Il modo più semplice per evitare di fare una cosa che non vuoi, è dire NO subito.

4 – Elimina se puoi o delega i compiti che preferisci non fare e dedica il tuo tempo a fare ciò che più ti piace.

5 – Permettiti di riposare quando ti serve e datti il permesso di agire se hai un’occasione buona.

6 – Butta, raccogli e organizza le tue cose: niente ti prende più energia di uno spazio disordinato e pieno di cose del passato che ormai non ti servono più.

7 – Dai la priorità alla tua salute: se il macchinario del tuo corpo non lavora bene, non puoi fare molto. Prenditi delle pause.

8 – Affronta le situazioni tossiche che stai vivendo, non tollerare le azioni negative, gli insulti, i soprusi di un compagno, di un familiare o di un gruppo; fai ciò che è necessario.

9 – Quando non puoi fare altro… accetta. Niente ti fa perdere più energia che litigare con una situazione che non puoi cambiare.

10 – Perdona e lascia andare le situazioni che sono causa di dolore, e lascia andare anche i ricordi dolorosi.

Fonte: da Aprilamente

Link: https://aprilamente.info

Link: https://aprilamente.info/dalai-lama-ecco-chi-sono-i-10-ladri-della-nostra-energia/?fbclid=IwAR3nr3igajDlaWX7bFMlOKzDGWmfXiO26k_BlWGupuFgplbjIftTfGiEogg


Dic 12 2019

IL PRIMO CRISTIANO DI VERONA ERA UN BIMBO DI 3 ANNI

L’epigrafe a San Procolo per Victor(i)nianus, morto a due anni e 11 mesi dopo essere stato battezzato (BATCH)

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Si chiamava Victorinianus, è vissuto alla fine del IV secolo dopo Cristo ed è morto in tenerissima età (per un motivo che si è perso nella notte dei tempi), a nemmeno tre anni: è lui il più antico cristiano veronese di cui abbiamo testimonianza. Il primato, appunto quello di iscrizione paleocristiana più antica di Verona, appartiene a un’epigrafe ritrovata lungo le scale che conducono alla cripta dell’antica chiesa romanica di San Procolo, a poche decine di metri da San Zeno.

Un’iscrizione riaffiorata durante i lavori, datati anni Ottanta, di recupero funzionale dell’edificio sacro sorto sull’area di un sepolcreto romano dove, evidentemente (grazie al piccolo Victorinianus ne abbiamo ora le prove) già nel IV secolo era previsto un settore dedicato alla comunità cristiana. Già allora era stata fotografata e studiata.

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Dic 05 2019

BEPI DEL GIASSO.

 

 

No, non riferibile al venditore di ghiaccio che, alla mia epoca, con la carriola portava il ghiaccio per le calli per venderlo alle massaie.

È L’epiteto, coniato dagli anarchici veneziani, per indicare niente po’po’ di meno IOSEF VISSARIONOVIC più tardi chiamato STALIN (d’acciaio) circolante in Venezia nel 1907.

Arrivò nella nostra città per sottrarsi alla polizia zarista che lo braccava, con l’intenzione di raggiungere Lenin in Svizzera.

Chiese ospitalità alla comunità monacale armena dell’isola dei San Lazzaro, dato che ne conosceva perfettamente l’idioma acquisito negli oratori della sua terra, il Priore dell’isola gliela concesse e lo assegnò al compito di campanaro, al cui servizio si dedicò anche se per breve tempo.

Lasciò l’isola declinando l’offerta dei monaci per un suo più importante impegno nella comunità.

Il soprannome gli venne attribuito per la sua provenienza dalla Russia, terra a clima freddo, dagli anarchici che per primi lo accolsero, dando prova alla veneziana, di sapere appioppare epiteti adeguati.

Se ne ritornò in Russia e da campanaro, cioè da annunciatore di fede e di amore, passò alla sua congeniale inclinazione: quella di gran epuratore.

 

Ecco chi fu BEPI DEL GIASSO.

 

Fonte: srs di  Geppetto Giulio Scorla Mastro, da facebook del  30 novembre 2019

Link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2618800661685695&set=a.1431062473792859&type=3&theater

 

 


Dic 01 2019

UNA PALLOTTOLA PER IL GENERALE CANTORE

 

 

Una pallottola per il generale


Era italiano o austriaco il cecchino che il 20 luglio del 1915 sulle Tofane uccise il generale Antonio Cantore? Ed a trapassare il cranio dell’ufficiale fu un proiettile calibro 8 millimetri austriaco o un 6.5 millimetri italiano? A distanza di novant’anni l’interrogativo è ancora aperto.


Il foro lasciato dal proiettile sulla visiera del berretto non basta, da solo, a risolvere l’enigma. Perché il cuoio col passare degli anni si è ristretto ed ora, da quel foro, è impossibile stabilire con certezza il calibro ed il tipo di arma impiegata.


Solo la riesumazione dei resti della vittima, con il relativo esame del cranio, potrebbe eventualmente fornire una risposta certa sul tipo di fucile imbracciato dal cecchino.

IL PROIETTILE. Un indizio che tuttavia, per quanto importante, non risolverebbe definitivamente il caso. Supponiamo che venga accertato che ad uccidere il generale sia stato un proiettile calibro 8 partito da un fucile austriaco Mannlicher, anziché un calibro 6,5 esploso dal modello 91 italiano. Ebbene, in tal caso, ci troveremo comunque nell’impossibilità di identificare con certezza la nazionalità e l’autore di quello che qualcuno ha osato beffardamente definire come ‘il più bel tiro della Prima guerra mondiale”, per la precisione millimetrica con la quale andò a segno. Non sfugge una certa macabra ironia, a chi la voglia intendere, sull’obiettivo centrato, per l’appunto il generale Cantore, cioè uno delle alte gerarchie militari accusate all’epoca dai soldati di mandare allo sbaraglio le truppe con assalti alle trincee nemiche su terreno scoperto che risultavano micidiali.

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Nov 28 2019

1848, LA GUERRA DI LIBERAZIONE DI MILANO E VENEZIA CONTRO L’AUSTRIA, CURTATONE, MONTANARA E GOITO

Category: Italia storia e dintorni,Regno delle Due Siciliegiorgio @ 22:39

 

 

 

Il 1848 prima guerra di indipendenza ove morirono molti napoletani…ma non è ricordato da alcuno!

Tratta da uno scritto di Giacinto dè Sivo, drammaturgo, letterato e storico del Regno delle Due Sicilie, Maddaloni (Regno delle Due Sicilie)


di Domenico Iannantuoni 
FEGATO
Racconto mensile
25, venerdì

– Cari ragazzi,- Esordì il maestro questa mattina, eccomi a voi con il racconto mensile. So che lo stavate aspettando con trepidazione.- 

Si fermò per qualche secondo vicino alla cattedra e poi prese il solito grosso libro e lo aprì.


– Come già sapete vi leggerò una storia vera, accaduta circa dieci anni fa nel nostro Stato, ed in Italia del Nord e che è bene che voi conosciate con precisione perché un domani questi eventi potrebbero essere nascosti o camuffati. Noi non possiamo conoscere il futuro, questo no, ma con un po’ di immaginazione possiamo individuarne i possibili sviluppi, e molte volte a pensar male ci si azzecca. Sicuramente siamo parecchio odiati nel contesto europeo, la nostra forza autarchica, il nostro progresso scientifico, la nostra ricchezza ed il nostro assetto sociale ci sono molto invidiati, soprattutto dalla nazione più potente del mondo: l’Inghilterra…chissà. Comunque il 1848 fu un anno orribilis…concessione della Costituzione nel Regno delle Due Sicilie, guerra esterna, guerra interna in Napoli e poi contro Ruggero VII in Sicilia, abolizione della costituzione…un bel ’48!


– Il mio racconto, oltre che dai dati documentali è anche suffragato da una mia personale amicizia con il Dott. Giuseppe Antonio Pasquale Barletta , nostro uomo di primario ingegno che partecipò personalmente alla campagna di Curtatone, Montanara e Goito e pure ebbe qualche comparsa perfino a Venezia.

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Nov 24 2019

QUADRO STATISTICO-ECONOMICO DEI VARI STATI D’ITALIA PREUNITARI DI ADRIANO BALBI

 

 

 

Nel 1830 uno studioso, Adriano Balbi preparò una tabella interessante.

QUADRO STATISTICO-ECONOMICO DEI VARI STATI D’ITALIA PREUNITARIA”

REGNO LOMBARDO-VENETO

Popolazione 4.930.000; 

Esercito 5.000  (0,1%)

Rendita(in franchi) 122.000.000  (27,8 franchi a persona)

REGNO DI SARDEGNA

Popolazione 3.800.000;

Esercito 23.000; (0,6%)

Rendita 60.000.000;  (15,8 franchi a persona)

GRANDUCATO DI TOSCANA

Popolazione 1.275.000;

Esercito 4.000; (0,3)

Rendita 17.000.000;   ( 13,3 franchi a persona)

STATO PONTIFICIO

Popolazione 2.590.000;

Esercito 6.000; (1,5%)

Rendita 30.000.000; ( 11,6 franchi a persona)

REGNO DELLE DUE SICILIE

Popolazione 7,420.000; 

Esercito 30.000;  (04%)

Rendita:84.000.000.  ( 11,3  franchi a persona) 

Dopo arrivò il  risorgimento, l’indebitamento, le tasse, e l’emigrazione, per sfuggire alla fame,  alla pellagra, alla miseria nera. 


Nov 22 2019

L’ULTIMA POESIA DI ROBERTO PULIERO IN OSPEDALE… “GRASSIE A CHI M’HA CURÀ” .

Roberto Pugliero

 

 

Il giorno 19 novembre, a 73 anni, si è spento Roberto Puliero, grande regista, attore e radiocronista storico dell’Hellas Verona.


Ricoverato a Borgo Trento, nelle ultime settimane ha scritto una poesia dedicata a dottori e infermieri che l’hanno curato.

 

GRASSIE A CHI M’HA CURÀ

Quando un giorno uno el se cata

ricoverado a l’ospedal,

più che ben, se po’ anca dir

che, struca struca… te stè mal

Ma, za dopo un par de giorni,

te te senti consolà,

e da una serie de attensioni

circondado e confortà!

Gh’è un bel sciapo de infermiere

che come ti te le ciami,

le se parcipita a iutàrte

come un supìo de tsunami!

Le te alsa, le te sbalsa,

le te senta, le te sbassa,

le te palpa, le te tasta,

le te dindola e strapassa

Fin da mattina imboressàde

la Federica o la Veronica

un’iniesson de bonumor

che la par la bomba ’tomica!

E le prova ad una ad una

sigalando un fià a la bona…

… che sia pronte par la sera

le cansone del Verona,

e le sistema le bandiere!,

parchè riva fin lassù

la gioiosità festosa

dei colori gialloblù!

… po’ gh’è Andrea, che te lo senti

quando riva el so vocion

che’l par proprio vegnù fora

da un Sior Todaro brontolòn

E Francesco che po’ se casco,

so a la fin contento istesso…

sono sicuro: co un colpetto

el me tira su dal cesso!

E gh’è la Elena col boresso

sempre annesso e incorporado

con la Kety a far da spalla

a quel “duo“ un fià scombinado

Fin che intanto la Michela,

coi so oceti birichini,

la te fa solo pensar

a pastissi e tortellini…

… e po’ gh’è la Paola capobanda:

per governar quelo che gh’è,

ela ghe basta un bel sorriso,

’na parola, anca un giossetin de te…

Du anni fa, forsi impisocado

e de sonno ancora storno,

m’era fin scapà da dir

“quasi quasi qua ghe torno!“

Ben, scusè, m’ero sbalià!…

Voi tornar ma no malà…

voi tornar pa ringrassiar

chi ogni giorno m’ha curà

con affetto e co umiltà

impinando el so lavoro

de amicissia e umanità

 R.P.


Nov 20 2019

QUANDO A ROMA SI PARLAVA NAPOLETANO

Category: Cultura e dintorni,Italia storia e dintornigiorgio @ 14:34

Sisinium: Fili de le pute, traite, Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto colo palo, Carvoncelle!

 

Un ghigno compare sul mio viso, non potete vederlo ma vi assicuro che c’è, e il motivo mi viene cagionato dalla lettura di alcune documentazioni relative agli idiomi della penisola italica.

Non essendo un cultore della storia linguistica del nostro Paese devo, ob torto collo, riferirmi ad altrui affermazioni per comprendere l’evoluzione linguistica della “mia lingua”.

È universalmente riconosciuto che l’italiano moderno poggia i suoi enormi piedi sul latino classico, quello letterario per intendersi mentre il volgo (da vulgaris) aveva un suo idioma composto da un limitato vocabolario latino infarinato con le antiche lingue parlate nell’area, questi dialetti alla fine hanno dato origine alle varie lingue romanze attualmente vive nel bacino linguistico neolatino.

Una prima lista di queste parole volgari la si ritrova nell’Appendix Probi del III secolo dove al fianco della corretta parola latina compare quella che il vogo utilizzava nell’uso comune, lo scopo era quello di affermare la corretta dizione ad uso didattico della parola (pardon per il gioco di “parole”).

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Nov 18 2019

LA STRUTTURA ANTIGHIACCIO DELL’ARENA DI VERONA

 

 

Le gradinate dell’Arena, prima di essere delle gradinate, sono un tetto che protegge gli arcovoli sottostanti.

Quando gli antichi romani arrivarono nella Gallia Cisalpina, trovarono un situazione climatica molto diversa da quella di Roma: con clima più piovoso, inverni molto più freddi, nebbiosi e spesso con temperature sottozero.

Nella costruzione dell’ Arena avevano intuito che lasciare le gradinate e gli arcovoli sottostanti in balia di tale clima ne avrebbe destabilizzato, nel corso dei secoli, le strutture.

 

 

Arrivarono a risolvere tale problema con un efficace intuito ingegneristico-architettonico: esportarono a martellina circa un  centimetro di pietra dalla superficie superiore dei gradini, lasciando un leggero rialzo solo sui bordi laterali di contatto, e appoggiandoli poi con un’ impercettibile inclinazione verso l’interno.

 

 

Questo ha permesso per secoli l’impossibilità dell’acqua di entrare nelle strutture sottostanti.

Tale tecnica non è mai stata più usata nei vari restauri successivi.

 

 


Nov 16 2019

VENEZIA…DONAZIONI PER STATO DI CALAMITÀ

Category: Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 01:18

 

Onestamente non avrei voluto scrivere questo post ma i commenti, la cattiveria e l’ignoranza che ho letto nei vari post in questi giorni mi ha fatto pensare.
Ma andiamo per punti:
DONAZIONI PER STATO DI CALAMITÀ: questo è il più ricorrente dei vostri lungimiranti pensieri.
A vostro parere, nessuno dovrebbe donare nemmeno un euro alla causa perché è cito: “un caffè costa 20 euro in piazza San Marco, se lo paghino da soli lo stato di calamità”; “dopo tutti i soldi che si sono mangiati, ancora chiedono soldi? Ricchi e ladri siete”; “ma i veneti non erano quelli che volevano l’autonomia? Se sono così bravi se la paghino da soli”.
Ora questi sono solo 3 degli illustrissimi pensieri che avete sfornato e aprono altre questioni in merito ma ancora una volta andremo in ordine.
Lo stato di calamità e le donazioni in merito avvengono quando: “… al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia.”

E ancora: “La delibera dello stato di emergenza stanzia l’importo per realizzare i primi interventi.

Ulteriori risorse possono essere assegnate, con successiva delibera, a seguito della ricognizione dei fabbisogni realizzata dai Commissari delegati.”

Per tutto il resto vi rimando al sito della protezione civile Italiana e ai vari emendamenti per tali situazioni nei vari siti ministeriali.

Ora quello che si nota e che lo stato di calamità viene proclamato per la causa viene concesso indipendentemente dal popolo che lo subisce.

 

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