Mag 12 2019

SI SENTE MALE MENTRE GUIDA ADDIO A GIOVANNI RAPELLI

Giovanni Rapelli

 

Verona e la cultura italiana hanno perso una figura che resterà pietra miliare nello studio della linguistica e della toponomastica. Giovanni Rapelli, 81 anni ancora ben portati con vivacità di spirito e di mente, è morto l’altra sera nei pressi di San Rocco di Piegara, di ritorno da un incontro organizzato dal Curatorium Cimbricum Veronese di cui era stato tra i fondatori nel 1974.  Alla guida della sua auto sulla quale viaggiava l’amico fraterno Carlo Caporal, si è sentito male improvvisamente: la morte è sopraggiunta immediatamente dopo che ha avuto la forza e l’accortezza di accostare l’auto al ciglio della strada.

Marta Tezza, che seguiva l’auto provenendo dalla stessa riunione, ha prestato il primo soccorso ma è stato tutto inutile e anche il medico del 118 ha tentato a lungo le manovre di rianimazione senza successo. I funerali si svolgeranno lunedì alle 16 nella chiesa di San Marco Evangelista, in via Girolamo Dalla Corte 24, in Borgo Venezia, dove Rapelli abitava con la moglie Maria Antonietta.

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Mag 12 2019

FATTURA 57.000 EURO E PAGA L’83% DI TASSE. È LO STATO LADRO ITALIANO

Unico di Stefan Dario 

 

 

di LEONARDO FACCO

 

Nessun parassita riuscirà mai a comprendere cosa significhi vivere in un inferno fiscale! Il parassita non produce ricchezza, semmai la consuma, ergo non ha la percezione reale di quanto sia vessatorio, ed umiliante, essere costretti a cedere oltre i 3/4 del frutto del proprio lavoro.

Ieri, un amico mi ha segnalato lo sfogo di Dario Stefan, apparso sulla pagina Facebook di “Veneto Libero”. Lo riporto integralmente:

 

“Grazie Italia!!! Oggi, sono andato dal commercialista a fare Unico 2015 (foto) ed ho scoperto che ho un utile di 57.050,00 € (ma dove cazzo sono che non li ho visti). Comunque il bello è che mi trovo a pagare, entro fine anno, 47.460,00€ di tasse (83%) quindi mi trovo un netto di 9.590,00 € netti dividendoli per 12 mesi. Vuol dire che ho preso 800€ al mese. E che il negozio che pensavo fosse mio in realtà è solo mio al 17%!!! Mi spiace non solo per me stesso, ma per tutti gli italiani, perché una cosa del genere è inaccettabile e uno stato cosi ti costringe o a chiudere o a espatriare con la conseguenza che la gran parte degli imprenditori chiudono con il susseguirsi di un aumento di disoccupazione. Grazie ancora Italia, grazie di avermi fatto capire che qui da te non è più possibile investire per farti crescere!!!”.

Due settimane fa, ho scritto di un tizio bastonato anche peggio del signor Stefan(e chissà quanti altri ne esistono), considerato che anziché un “modico” 83% di tasse, è stato costretto a sborsare agli estorsori italici il 111,6%dei 75.000 euro fatturati (VEDI QUI). 

 

 

Non voglio tediarvi con commenti da assatanato ed improperi da scaricatore di porto, gli unici che mi verrebbero da proferire. Non voglio nemmeno stare a citare studiosi e intellettuali, come spesso m’è capitato di fare, che hanno passato la loro vita offrendoci gli strumenti utili a difendere legittimamente la libertà, oltreché a spiegare perché il collettivismo porta dritti alla miseria.

Purtroppo, posso solo constatare quanto ho sempre temuto: lo Stato italiano mantiene le sue promesse criminali e, incapace di riformarsi ed autolimitarsi, non può far altro – come del resto fa da almeno 20 anni a questa parte – che espropriare con ferocia i propri cittadini, che, al netto delle zecche che vivono di denari pubblici, sono tanto mansueti quanto patetici borbottoni in cerca di un eroe della patria.

 

Non appena nominato alla presidenza del Consiglio, Mario Monti ebbe l’ardire di affermare che“l’Italia era in uno stato di guerra” (VEDI QUI) per colpa dell’evasione fiscale. Chi gli ha dato corda, e ha creduto a cotante fanfaronate, va annoverato tra i complici e gli aguzzini a libro paga dello Stato italiano. La verità è altra ed è che, purtroppo, “l’Italia è talmente statalista che per colpa degli evasori fiscali c’è ancora un po’ di ricchezza in circolazione”. E il governo ne è consapevole!

 

Senza indipendenza dall’Italia, l’imprenditore veneto non avrà alcuna speranza, se non quella di vedersi spogliato sempre di più dei suoi averi. L’Italia è un’espressione geografica in cui il socialismo è pressoché reale. Non è un paese per imprenditori, è l’eden dei prenditori!

 

Fonte:  srs di Leonardo Facco, da Miglioverde  del 2015

Link: https://www.miglioverde.eu/fattura-57-000-euro-e-paga-l83-di-tasse-e-lo-stato-ladro-italiano/

 


Mag 11 2019

ESISTE UNA CUCINA NAZIONALE ITALICA?

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 01:07

 

 

Vantaggio o svantaggio non avere una vera ed unica cucina nazionale italiana

 

I francesi ci contestano il fatto che non abbiamo una vera cucina nazionale, ma di avere solo delle ricche cucine regionali, basate sui “piatti della nonna”, buoni sì, ma dalle origini certamente non nobili o raffinate. Tant’è vero che la cucina di casa Savoia non viene considerata regale ma regionale, ovvero quella del mondo rurale piemontese. 
Al contrario, la cucina francese è riconosciuta come una grande e raffinata cucina nazionale con i suoi ricchi piatti tipici, la grande pasticceria, i grandi piatti a base di carne, i grandi formaggi, i piatti a base di uova, ecc. Insomma, meno varietà, ma con grandi “capisaldi”.
Avere una cucina così variegata e con tali differenze non può che portare vantaggi, se poi hanno iniziato prima di noi a fare rete tra produttori e a promuovere le specialità regionali, i risultati ci sono stati, tanto che alcuni prodotti sono considerati delle icone. Ma se lo meritano?

 

Probabilmente è un problema degli italiani piuttosto che della cucina italiana, quindi è solo un fatto culturale … . 
Il campanilismo e le lotte intestine tra comuni, ducati e signorie che hanno contraddistinto la nostra storia si ripercuotono pure sull’immagine della nostra cucina: l’incapacità di fare sistema, tipico della mentalità individualistica italica si riduce ad un insieme di cucine regionali la cui somma non raggiunge il valore assoluto che si merita.
Molti hanno dimenticato, come moltissimi italiani non vogliono accettare, che la cucina occidentale, fino a tutto il Rinascimento, aveva un solo punto di riferimento: quella veneziana, poi esportata alle corti francesi, austro-tedesche e nord europee grazie ai cuochi italiani e allo sviluppo della stampa che ne promosse le conoscenze ed i saperi gastronomici delle tradizioni veneto/veneziane.

 

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Mag 09 2019

VAL D’ILLASI RILEVAMENTI ARCHEOLOGICI A CURA DI LANFRANCO FRANZONI. 1975

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 00:42

 

Val d’Illasi. Carta archeologica 1975

 

 

          – SELVA DI PROGNO.

 

Prov. Verona, Com.Selva di Progno.

 

In località imprecisata si rinvennero oggetti del Neo-eneolitico. Nella sabbia ghiaiosa, alla profondità di cinque metri, fu trovata un’accetta di bronzo. Dispersi. (F. Zorzi)

 

L. Pigorini, in “B.P.I.”, II, 1876, p. 131.

A. Goiran, Catalogo degli oggetti presentati all’Esposizione preistorica Veronese,Verona 1876, p. 51.

 

            –VELO VERONESE.

 

Prov. Verona, Com.Velo Veronese.

 

Nei Covoli di Velo, specialmente nel secolo scorso, si rinvennero a varie riprese, materiali preistorici. Essi furono però raccolti senza riguardo alla stratigrafia e quindi oggetti di epoche diverse vennero confusi. Si ritrovarono numerosi manufatti di selce, in gran parte neo-eneolitici, cocci e qualche vaso intero neo-eneolitici e dell’età del ferro, resti di fauna olocenica e pleistocenica, (Ursus speloeus).A queste ultime erano associate industrie del Paleolitico Medio (Musteriano alpino? ). ( Zorzi).

G. Omboni, Di alcuni oggetti preistorici delle caverne di Velo Veronese, in “Atti della Soc. It. di Se. Nat.”, voi. XVIII, Milano 1875

G. Pellegrini— G. Omboni, in “Arch. Antr. Etn.”, vol. V, Firenze 1875, pp. 85, 133, 403.

G. Strobel, in “B.P.I.”, II, 1876, p. 11 sgg.

A. Goiran, Catalogo degli oggetti…,pp. 15 e 19.

G. PellegriniG. Omboni, in “B.P.I.”, XXV, 1899, p. 210.

R. Battaglia, in “B.P.I.”, XLIII, 1923, p. 130.

F. Zorzi, Contributo alla conoscenza della civiltà campignana nel Veronese, in “Memorie del Museo Civico di St. Nat. di Verona”, I, Verona 1948.

 

Alla sommità del Monte Purga si trova un piccolo castelliere, scavato sistematicamente da F. Zorzi nel 1950. Tale scavo mise in evidenza una parte del sistema difensivo e permise di raccogliere copiosi materiali, specialmente cocci dell’età del ferro. (F. Zorzi)

Museo Civico di St. Nat. — Verona.

F. Zorzi, Il castelliere di M. Purga di Velo Veronese, in “Atti dell’Accademia di Verona”, serie V, voi. XXVI, 1949-50.

 

L’Orti segnala di aver scoperto sul Monte Purga molte monete romane. Fra queste, egli descrive una moneta d’argento spettante alla gens lulia,una di bronzo d’Augusto ed un’altra di Gordiano Pio. Fra le altre rinvenute, ricorda che ve ne fossero di Claudio il Gotico, di Tacito, di Costantino, di Teodosio, di Graziano e di Valentiniano III. Lo stesso A. avverte che sul monte Purga “veggonsi qua e là sparsi gli avanzi di ben munita fortificazione”.

 

G. Orti, opra un frammento d’antica consolare iscrizione,Verona 1833, Cfr. p. 7, nota 1.

 

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Mag 08 2019

SDRAIONA: DONNA DETTA DI “FACILI COSTUMI”, LIBERA O IN CASA DI PIACERE.

 

 

SDRAIONA.   Il nome romano derivava dalla posizione professionale. Al tempo della Roma papalina esistevano 600  lupanari o case che ospitavano le prostitute per l’esercizio del loro mestiere. Benedetto Blasi, (1980) ricorda che il tratto delle mura da Porta del Popolo all’antico ingressi di Villa Borghese, conosciuto con il nome di Muro Torto, o “Muro Malo” serviva, dai tempi più antichi  fino al  1800 inoltrato a seppellire i giustiziati impenitenti, ladri, assassini, presunti stregoni, streghe, e….meretrici, i corpi senza vita di coloro che non erano “degni” delle cerimonie religiose.

 

Malgrado questo le prostitute verso il 1592, erano talmente cresciute di numero da costringere il cardinale Rusticucci a notificare il seguente bando: “Poiché l’esperienza ha mostrato, che li luoghi già assegnati in Roma per tollerarvi le meretrici et donne disoneste, non sono capaci, si dispone di aumentare lo spazio”.

 

Verso il 1860 si contavano a Roma 20.000. prostitute. (a Roma la popolazione era stimata a circa 180.000 persone). Nello stesso anno, per regolamentare tale situazione, vennero istituite in Italia, con il Governo Cavour, le “case di tolleranza” o case chiuse” perché, per regolamento, potevano avere al massimo le persiane appena accostate o chiuse del tutto, fermate da una catenella con lucchetto interno ad impedirne l’apertura totale.

 

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Mag 05 2019

MALEDETTA TAV.

Category: Monade satira e rattatujegiorgio @ 10:55

 

 

Maledetta TAV. Buchi nelle montagne, cantieri per decenni per fare arrivare le mozzarelle a Lione venti minuti prima, quando si potrebbero impiegare i fondi per cose più utili e continuare a usare la linea rinnovata nel 1961.

 

Maledetta linea del 1961. Cantieri infiniti, chilometri di cavi elettrici per fare arrivare le mozzarelle a Lione mezz’ora prima, anziché impiegare i fondi per cose più utili e continuare ad usare la vecchia linea con alimentazione trifase del 1918.

 

Maledetta lineacon alimentazione trifase del 1918. Chilometri di cavi elettrici pericolosissimi per fare arrivare le truppe al fronte sei ore prima, anziché usare i fondi per cose più utili e continuare a usare la linea a binario semplice.

 

Maledetta lineaa binario semplice. Isolare Susa dalla tratta internazionale, vent’anni di progetti per il traforo per fare arrivare la posta in Savoia due giorni prima, anziché usare i fondi per cose più utili e continuare a usare la linea del Moncenisio.

 

Maledetta lineadel Moncenisio. Locomotive puzzolenti e disastri ambientali per fare arrivare quaranta persone sette ore prima, anziché usare i fondi per cose più utili e continuare a usare le diligenze sulla strada napoleonica.

 

Maledetta strada napoleonica. Anni di lavori, paesaggi disastrati, per fare arrivare le truppe in Italia tre giorni prima, anziché usare i fondi per cose più utili e continuare ad usare la vecchia strada romana.

 

Maledetta strada romana. Decenni di lavori, innumerevoli morti per fare arrivare le legioni in Gallia tre settimane prima, anziché usare i sesterzi per cose più utili e continuare a usare i sentieri con gli asini.

 

Maledetti sentieri con gli asini. Bestie sfruttate per fare arrivare le ceramiche villanoviane due mesi prima anziché usare le conchiglie per cose più utili e continuare a usare le ruote di pietra.

 

Maledette ruote di pietra. Settimane di lavoro a scheggiare la selce e schivare i puma per fare arrivare il pesce secco sei mesi prima, anziché usare i sassolini luccicanti per cose più utili e continuare ad andare a piedi.

 

Maledetta andatura bipede. Si stava meglio sugli alberi.”

 


S.Q.

 

Non so chi l’ha scritta,  comunque  è un genio

 


Mag 04 2019

“GUARITORI E JUSTA O TIRA OSSI” NELLA LESSINIA DEL PASSATO –

 

Le malattie hanno sempre rappresentato per l’uomo un fatto di estrema crisi e soprattutto riproposto problematiche di ordine sociale, individuale, filosofico e religioso. Le malattie mutano, anche profondamente, la quotidianità della vita, il modo di viverla e di rapportarci con gli altri e divengono fonte di insicurezza e pongono spesso l’individuo che ne è colpito nell’afflizione della disperata ricerca della cura e in una diversa ottica di percepire il significato delle cose.

 

Al giorno d’oggi, sebbene molti mali che affliggono l’umanità sono ancora incurabili, i progressi della medicina e della chirurgia sono stati enormi e le probabilità “de salvarse la menega” sono ben più elevate rispetto al passato, ove si dovevano non solo fare i conti con una medicina e pratiche mediche ben più rudimentali e grossolane, ma soprattutto con una povertà dilagante che permetteva solo a pochi di potersi curare. Si ricorreva quindi a metodi tradizionali e naturali, soprattutto quelli fitoterapici, a salassi, polverine, “tira o jùsta ossi”, “praticoni” e guaritori con la speranza della salute.

 

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Mag 03 2019

LE MANIFESTAZIONI DEMONIACHE DELLA CASA DEL BRIGANTE “TOMASIN” DELLA CONTRADA COMERLATI DI VELO VERONESE E LO SBRIGATIVO METODO DI “TITA MARTAREL” PER LIBERARLA DAGLI SPIRITI

Category: Lessinia,Verona cultura variagiorgio @ 00:03

 

I RACCONTI NEI FILO’ DELLA LESSINIA DEL PASSATO.

 

Contrada Comerlati,   casa del brigante  Tomasin

 

 

Nella cultura e nella tradizione popolare di molti paesi una casa stregata (o casa infestata) è un’abitazione che è ritenuta coinvolta in presunti eventi soprannaturali o fenomeni paranormali. Tradizionalmente una casa stregata può essere infestata da fantasmi, da poltergeist o entità malevole come demoni.

 

Si ritiene che le case stregate siano spesso abitate da spiriti di trapassati che si presume fossero i precedenti abitanti o avessero una qualche familiarità con quella data abitazione. La presunta attività soprannaturale all’interno di queste case viene associata principalmente ad eventi violenti o tragici che sarebbero avvenuti al loro interno, come omicidi, morti accidentali o suicidi, nel passato recente o remoto. Talvolta si ritiene però che in quel luogo vi siano manifestazioni demoniache derivanti ad esempio dall’aver “venduto l’anima al Diavolo”.

 

In molte culture e religioni si ritiene che l’essenza di un essere umano, cioè la sua l’anima continui ad esistere anche dopo la morte; taluni sostengono la credenza che gli spiriti dei defunti che non sono passati nell’aldilà, in alcuni casi particolari possano rimanere intrappolati all’interno delle abitazioni in cui i loro ricordi e la loro energia sono forti. Queste entità infesterebbero le abitazioni, manifestando ai vivi la loro presenza con rumori, con apparizioni, oppure con spostamenti o lanci di oggetti fisici, quali pietre o altro. Queste manifestazioni paranormali vengono presentate talvolta come “attività di poltergeist”, cioè di “spiriti rumorosi” o come tradizionalmente vengono definiti nella cultura popolare lessinica i “rensaòrio regninsàori”.

 

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Mag 02 2019

“EL PIGNATON COI SCHEI DE ORO” (IL PENTOLONE CON LE MONETE D’ORO)

Monete d’oro

 

 

I RACCONTI DEI FILO’ NELLA LESSINIA DEL PASSATO 

 

Nel mondo contadino montanaro del passato la vita era estremamente dura e difficile e anche i nostri montanari lessinici dovevano “tribolare” non poco per riuscire a mantenere le proprie famiglie. La situazione economica della maggior parte dei contadini lessinici del passato era infatti spesso piuttosto misera e le loro attività lavorative, spesso poco remunerate, occupavano gran parte della giornata. Tuttavia quando non devono lavorare all’esterno, quando il tempo non lo consentiva o si era in piena stagione invernale ed il mondo circostante era avvolto da una spessa coltre di neve gli abitanti delle nostre contrade a sera più in stalla che in casa, perché la prima non doveva essere riscaldata col fuoco, si radunavano nelle stalle riscaldate dal calore animale. Nella stalla dunque si svolgeva non solo l’attività lavorativa di accudire il bestiame, ma si praticavano anche varie attività artigianali e domestiche ma si svolgeva soprattutto un evento sociale che veniva denominato “il filò”. 

 

Il filò, il cui termine sarebbe fatto derivare dall’attività della filatura della lana che le donne erano solite praticare nel corso di tali occasioni di raduno, costituiva un momento socialmente coinvolgente e culturalmente stimolante; vi confluiscono tutti gli abitanti di una contrada e di quelle vicine. Iniziava solitamente verso le 20 con la recita del Rosario, ma nei giorni lavorativi non si rimaneva inoperosi. Le donne filano la lana, cucivano e rammendavano gli indumenti domestici, sferruzzano; gli uomini invece realizzavano ceste o gerle in paglia o vimini, impagliano le sedie, “scartossano la polenta” (levavano il cartoccio alle pannocchie del mais), costruivano o riparavano attrezzi, ecc. Non si rimaneva mai con le mani in mano e completamente inoperosi, poiché in un mondo dove il mantenimento dipendeva esclusivamente dal proprio lavoro l’inoperosità significava non produrre e quindi non mangiare.

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Mag 01 2019

LA ME AMBRA LA XE VOLА IN PARADISO – LUTTO PER BEGGIATO

Ettore Beggiato e, a destra, l’amata figlia Ambra

 

 

VICENZA. «La me Ambra la xe volà in Paradiso». Grave lutto per Ettore Beggiato, fondatore della Liga Veneta, che con un post su Facebook ha dato l’annuncio della morte della giovane figlia Ambra. Centinaia i messaggi di cordoglio sui social.

Beggiato, vicentino, studioso di storia e di cultura veneta, fondatore della Liga Veneta, nel 1985 è stato uno dei due consiglieri regionali eletti sotto il simbolo del nuovo partito, il Leon di San Marco; nel biennio 1993-95 è stato assessore regionale ai rapporti con i Veneti nel mondo. È presidente onorario dell’associazione Veneti nel Mondo.

 

Fonte: da il Giornale di Vicenza 1 maggio 2019

Link: https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/la-me-ambra-la-xe-volà-in-paradiso-lutto-per-beggiato-1.7300125?fbclid=IwAR2LQBIeXV7Ud6snQPT51rFaJcZmdIXGT__Ft15FjMvEro_gLyqgMaAOFSw

 


Mag 01 2019

25 APRILE 1945: SCOPPIO DEL FORTE DI CORRUBBIO

 

Sulla destra si vede l’entrata di Villa De Stefani, in fondo al centro la chiesa di San Martino scoperchiata e sulla sinistra i resti di Villa Banda: sopravvive solo la torre colombara circolare e ruderi del muro di cinta.

 

A Corrubbio di Negarine, sotto la collina di Sausto, fin dai tempi antichi furono scavate diverse cave in galleria per estrarre roccia calcarea a nummoliti, la cosiddetta “pietra gallina”, di color giallastro, molto utilizzata ai tempi come materiale da costruzione. Una di queste, abbandonata dal primo dopoguerra, venne utilizzata dall’Esercito Italiano, a partire dal 1938, per lo stoccaggio di armi chimiche e come deposito di carburante. Venne chiamata “Forte Cedrare”, dall’omonima villa ubicata poco più a sud, così chiamata per la presenza di tre grandi cedraie settecentesche, oggi non più visibili.

 
Dopo l’8 settembre 1943 la polveriera venne occupata dai tedeschi, che in quei giorni si stanziarono in maniera massiccia in tutta la zona, utilizzando strutture come Villa Amistà, Villa Giona e Villa Betteloni come sede di comandi. Durante la loro presenza, i tedeschi riempirono il “Forte” con munizioni e materiale bellico di ogni tipo.

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Apr 29 2019

QUANDO TI RENDI CONTO CHE, PER PRODURRE, È NECESSARIO OTTENERE IL CONSENSO DI COLORO CHE NON PRODUCONO NULLA…

Category: Economia e lavoro,Pensieri e parolegiorgio @ 00:20

 

 

AYN RAND.  QUESTA FRASE È DEL 19201

 

Frase della filosofa russo-americana Ayn Rand (ebrea fuggitiva dalla rivoluzione russa, che arrivò negli Stati Uniti nella meta del decennio 1920-30), mostrando un punto di vista con cognizione di causa:

 

Quando ti rendi conto che, per produrre, è necessario ottenere Il consenso di coloro che non producono nulla;

Quando hai la prova che Il denaro fluisce a coloro che non commerciano con merci, ma con favori;

Quando capisci che molti si arricchiscono con la corruzione e l’influenza, più che di lavoro e che le leggi non ci proteggono da loro, ma al contrarlo, essi sono protetti dalle leggi;

Quando ti rendi conto che la corruzione è ricompensata, e l’onestà diventa auto-sacrificio; allora puoi affermare, senza paura di sbagliarti, che la tua società è condannata.

 

 

 


Apr 28 2019

PERCHE’ IL 25 APRILE E’ UNA DATA CHE ANCORA DIVIDE

Category: Società e politica,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 12:27

 

 

di ROMANO BRACALINI

 

– Il 25 aprile doveva costituire un simbolo nazionale,un motivo di orgoglio collettivo,un riferimento forte e condiviso della nuova identità italiana, come il 4 di luglio negli Stati Uniti e il 14 luglio in Francia. Non c’è riuscito.Ogni anno i cortei organizzati dall’ANPI diventano un motivo di polemica e di divisione, come quelli che si annunciano giovedì.

 

Così, con tutti gli apparati della propaganda, e forse a causa di questi, il 25 aprile non è riuscito a diventare la festa nazionale che si voleva perché il suo carattere politico e di parte l’ha resa indigesta ed estranea a gran parte del Paese.

 

Nonostante le mistificazioni e le cifre gonfiate, la Resistenza fu un fenomeno minoritario e non influì sulle sorti della guerra. E tuttavia ho grande rispetto per quelli, pochi, che l’hanno fatta davvero, a confronto di quelli, molti, che dissero di averla fatta.

 

La Resistenza, inoltre, ha interessato solo la metà del paese, ovvero il Centro-Nord, dalla Toscana in su, quello stesso Centro-Nord che ha sempre rappresentato la modernità e il progresso e che darà la vittoria alla Repubblica nel 1946. Il Sud, come tutti i deboli, veniva al rimorchio.

 

Nel periodo clandestino i partigiani si aggiravano sulle centomila unità, forse meno; dopo la Liberazione divennero improvvisamente dai 600.000 ai 700.000, tutti in possesso di certificati più o meno autentici, più o meno compiacentemente rilasciati.

 

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Apr 27 2019

«IO, DISARMATO E NASCOSTO MENTRE SALTAVANO I PONTI DI VERONA»

I resti del  Ponte di Castelvecchio, 1945

 

 

«Il 25 aprile fu una delle giornate più tragiche e più felici della mia vita»: inizia così il racconto di Gianfranco De Bosio, regista e sceneggiatore veronese, classe 1924, che in quella primavera del 1945 era a Verona quale membro del terzo Comitato di liberazione nazionale (il primo si era sciolto dopo le prime retate dei nazifascisti, tutti i componenti del secondo erano poi finiti nei lager nazisti). Nel CLN veronese De Bosio era quale rappresentante della Democrazia Cristiana, «anche se non ne facevo parte, ma la regola voleva che ogni partito antifascista clandestino fosse rappresentato, così per la DC fui designato io». Ci volevano almeno tre partiti per formare un CLN riconosciuto, e tre furono in quello veronese, perché i socialisti non designarono mai il loro rappresentante. Così, oltre De Bosio, c’erano Vittorio Zorzi per il Partito d’Azione (dopo la guerra braccio destro di Adriano Olivetti, scoprirà Primo Levi scrittore) e Idelmo Mercandino per i comunisti (subentrato a Pietro Melloni, arrestato)

 

«Dalle sette di sera del 25 aprile i nazisti in ritirata fecero saltare i ponti», continua De Bosio. «Fu la peggior sconfitta della Resistenza veronese: non riuscimmo a impedirlo. I gruppi cittadini erano disarmati e dal Baldo non scese nessuno. Ricordo la polvere che pioveva dal cielo sul centro. Quel pomeriggio ero nascosto in un appartamento vicino agli Scalzi, reduce da tredici mesi di vita clandestina. Sentite le esplosioni uscii subito in strada, rimasi atterrito: fu un gesto inutile, di rappresaglia». Il commento di De Bosio risente ancora delle polemiche scoppiate nel primo dopoguerra, quando furono incolpati i partigiani per il mancato intervento, piuttosto che i nazifascisti per la devastazione (cariche esplosive enormemente più potenti del necessario, per far danno alla città, come fu) e per l’inganno (al vescovo Cardinale, che si era prestato come mediatore, fu assicurato che i ponti non sarebbero saltati, se i partigiani si fossero astenuti da attacchi. Invece*…). 

 

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Apr 25 2019

GLI ITALIANI NON ESISTONO. SIAMO UN GRANDE MIX GENETICO. TRANNE I SARDI

Category: Popoli e nazionigiorgio @ 22:27

 

 

La penisola dal punto di vista genetico è divisa da una linea che separa più Est da Ovest che Nord da Sud. L’unica che fa storia a sé è la Sardegna

 

di Luigi Ripamonti

 

La distribuzione genetica in Italia per linea paterna

 

Gli Italiani? Non esistono. «Si tratta solo di un’aggregazione di tipo geografico. Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle» spiega Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha creato una banca di campioni di Dna per tracciare la storia genetica degli Italiani, insieme a Donata Luiselli del Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna e collaboratori. Lo studio rientra in un progetto mondiale finanziato dalla National Geographic Society.

 

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