Lug 30 2019

PFAS, TUTTI SAPEVANO. NESSUNO È INTERVENUTO

 

 

Un corposo rapporto dei Noe accusa la giunta provinciale di Vicenza della leghista Manuela Dal Lago di non essere intervenuta per fermare l’avvelenamento delle acque.

 

Lo sapevano. Lo sapevano tutti e non hanno fatto niente. Non hanno fatto niente anche se, per scongiurare il più devastante caso di inquinamento della falda acquifera dell’intera Europa, sarebbe bastato applicare la legge! 350 mila persone – ed è una stima per difetto – avvelenate dai Pfas, gli acidi perfluoro alchilici utilizzati dalla Miteni per produrre rivestimenti impermeabili. 350 mila uomini, donne e bambini avvelenati grazie al silenzio complice delle autorità che avevano il compito di difendere la loro salute.

 

Per almeno 13 anni, l’Arpav la giunta provinciale di Vicenza hanno deliberatamente ignorato tutte le prove della contaminazione. Hanno fatto finta di non vedere per non dover intervenire nonostante fossero evidentissimi i segnali dell’ “incremento nella contaminazione da benzotrifluoruri, sintesi o sottoprodotti derivati dall’attività della Miteni”, come si legge nel documento di monitoraggio ambientale chiamato Giada avviato sin dal 2003 dall’Ufficio ambiente della provincia di Treviso.

 

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Lug 29 2019

LE RAPIDE DEL TICINO

Pombia-Ticino Cartina-1850

 

 

Questo Capitolo porta a stabilire come fosse il fiume Ticino in età etrusca, per costituire un indizio sostenibile alla tesi dell’identificazione del sito di Melpum con l’attuale Pombia.

 

La tesi poggia molto sul fatto che Melpum dovesse avere un porto fluviale per risalire le rapide, e dunque con questa parte dello studio, cerco di dimostrare che detto porto ci fu veramente, perché se il fiume non avesse avuto percorso e quote adeguate, molte delle mie ipotesi cadrebbero.

 

Per evitare di leggere un capitolo noioso, a chi non è interessato all’idraulica fluviale, concludo qui in anticipo che in età etrusca, la rapida del Ticino copriva un dislivello di 20 metri su 2 chilometri, quindi era ripidissima ed invalicabile con le imbarcazioni. Nell’ottocento invece, prima della costruzione delle attuali dighe, la rapida è divenuta alta 30 metri, ma sul percorso di 10 chilometri, per cui divenne meno ripida di quella antica e perciò si è potuta navigare (parzialmente).

 

Il comportamento del fiume

 

Per capire cosa determina lo scorrimento dell’acqua di un fiume, su un territorio composto da sabbia e ghiaia, come sono fatte le colline (morene glaciali) che chiudono a sud il Lago Maggiore, possiamo osservare come si comporta la battigia di una spiaggia al variare della forza delle onde marine.

 

Durante una grossa mareggiata, il mare asporta completamente la spiaggia mettendo a nudo le rocce e trascinando sul fondo tutti i detriti di sabbia e ghiaia. Nei mari aperti (fetch 1000 km) la velocità delle onde è circa metà della velocità del vento che le forma, pertanto con una buriana da 80 Km/h arrivano onde alla velocità di 40 Km/h. Si noti che la velocità di 36 Km/h equivale a 10 metri al secondo, e questo dato è da ricordare perché è una velocità critica di logoramento più volte citata in questo testo.

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Lug 26 2019

ADDIO A GIOVANNI TODESCO, LO SCOPRITORE DEL DINOSAURO «CIRO»

Addio a Giovanni Todesco, lo scopritore di «Ciro», il baby dinosauro italiano.

 

Si è spento ieri a 72 anni, nell’abbraccio della sua famiglia, il paleontologo dilettante che nel novembre del 1980, nel Beneventano, recuperò da una cava la lastra che per milioni di anni era stata la «cuccia» dello Scipionyx Samniticus.

 

Fu questo il nome che il mondo scientifico attribuì a quella che è stata definita come la scoperta paleontologica del Novecento e che è avvenuta grazie alla passione di un tecnico calzaturiero in vacanza nel Sannio assieme alla sua famiglia.

 

La moglie Giovanna, i figli Valeria e Alessio, lo hanno accompagnato mano nella mano nel suo ultimo chilometro, quello di una lunga e difficile «maratona» di malattia, dopo «una vita di emozioni e sorprese» come diceva lui, come accadeva le domeniche di tanti anni fa, passate a «cavar sassi» di qua e di là per il gusto di scoprire il tesoro che millenni di storia ci avevano custodito dentro. 

 

Fonte: srs di Paola Dalli Cani, da  L’arena di Verona del 26 luglio 2019

Link: https://www.larena.it/territori/est/val-d-alpone/addio-a-todesco-lo-scopritore-del-dinosauro-ciro-1.7508198

 

 

SI È SPENTO IL VERONESE GIOVANNI TODESCO, SCOPRITORE DEL «PRIMO DINOSAURO ITALIANO»

 

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Lug 25 2019

PREMESSA ALLA TESI DI MELPUM

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 21:48

Ortelius, 1624, Italia Gallica sive Gallia Cisalpina ex conatibus. Dettaglio. Nella parte centrale dell’immagine ingrandita si può vedere l’indicazione Melpum

 

 

Tengo ad evidenziare che questo Testo, articolato in più capitoli, non espone un qualcosa che è stato trovato, ma l’opinione su come si possa trovarlo, secondo un metodo deduttivo, che conoscendolo, può essere applicato a qualunque ricerca, perché segue logiche precise e solitamente funzionanti.

 

Il problema della ricerca archeologica sta nell’essere autorizzati a farla, e perciò un privato che non lo è, può ugualmente individuare Siti archeologici, con queste analisi che consentono di indirizzare Prospezioni Strumentali preventive, da cui poi si attiveranno veri scavi autorizzati.

 

Nei capitoli precedenti, relativi al Viaggio di Annibale, è stato esemplificato come l’analisi dettagliata di un testo, produce un assemblaggio di indizi, che per confronto con la carta geografica e l’esplorazione territoriale, consente una serie di conferme ed esclusioni, che, con la comune logica ipotetico-deduttiva, porta a scoprire realtà che non sono state citate dai testi storici, o sono state distorte o mentite, così che si possa ricostruire come fu la vera storia.

 

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Lug 22 2019

L’ANALISI DEI DATI DI MELPUM

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 09:26

 

 

 

Come già visto in precedenza, la prima operazione dell’indagine è di raccogliere tutti i dati disponibili per analizzare significati, motivazioni, tempi degli eventi, luoghi della Padania nord- occidentale, per individuare quale può essere l’ubicazione di Melpum.

 

Tito Livio scrive che le invasioni galliche cominciarono alla fine del VII sec.a.C. con l’arrivo dei Biturigesdi Bellovesus,e continuarono fino al IV sec.a.C.; però l’archeologia ha corretto che vi furono prima solo immigrazioni pacifiche con integrazione di Celti, e solo nel 4° secolo a.C. vi fu una invasione.

 

La grande ondata invasionistica che distrusse Melpumnel 396 a.C., e poi tutte le città etrusco-padane, fu quella delle tribù Galliche deiBiturgi, Edui, Arverni, Ambarri, Carnuti, Aulerci, Senoni, Cenomani, Boi, che fecero fuggire i precedenti Leponzinelle valli alpine dell’Ossola e Canton Ticino, spinsero gli Orobie Camunisui monti loro vicini, nonché cacciarono liguri, umbried etruschi, dalla sponda sud del Po’ all’Interno dell’Appennino. Solo gli Insubriseppero respingere i Galli, conservando il loro dominio sulle colline del Verbano, Ceresio e Lario. La grande massa di gente nuova cambiò il lessico padano, e l’archeologia ha classificato questa nuova Cultura come il tipo La Tène.

 

Quando giunsero i Romani nel 3° sec.a.C. trovarono Galli ovunque e diedero nome di Gallia Cisalpina a tutta la Padania, riservando i nomi dei predecessori ai loro monti (Alpi Leponzie, Retiche, Orobie, ecc.).

 

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Lug 19 2019

GLI INDIZI DI MELPUM

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 21:41

 

Siamo giunti al capitolo principale che indica come fare il riconoscimento archeologico di un sito insospettato, ma questa spiegazione non regge da sola, se non si seguono prima le indicazioni dei capitoli precedenti, e perciò li riepilogo per chi apre questa pagina senza aver già visto le altre.

 

Disegno n. 1 di Pombia reaiizzato nel 1994, per evidenziare meglio le caratteristiche. Si noti che il “Roggione” (a metà disegno sulla destra) non è un torrentello ma è il fosso che si è scavato il deflusso continuo delle acque della cloaca etrusca, che è stata tagliata dai romani quando hanno fatto il canalone che separa il Castrum

 

1° indizio: Le Fonti Storiche:

 

Livio scrive che nel IV sec.a.C. i Galli vinsero gli Etruschi sul Ticino, quindi è lì che si deve cercare, con una buona carta geografica, per valutare i possibili percorsi etruschi sul Ticino.

Mi documento su tutti i testi storici possibili, per sapere come può essere fatto ciò che vado cercando.

 

2° indizio: L’analisi Stradale:

 

La carta geografica indica strade, che non c’erano, ma rispecchiano itinerari fondamentali, valuto distanze tra punti salienti, alture, valichi alpini, laghi, guadi, confluenza di fiumi, incroci tra gli itinerari fondamentali. Con la logica delle probabilità ed esclusioni, stringo il cerchio su poche aree possibili.

 

4° indizio: Riconoscimento del Sito sulla Carta Geografica

 

Con le idee chiare di come deve essere fatto il sito cercato, esploro una carta geografica molto dettagliata (IGM), per identificare un’area che corrisponda alle caratteristiche cercate; in prima battuta se ne trovano due o tre, ma stringendo l’analisi sui dettagli, si scopre che esiste soltanto un punto in cui coincidono tutti i connotati cercati. Mi documento come è la località attuale e organizzo una visita.

 

5° indizio: Riconoscimento del Sito sul posto

 

L’esplorazione del luogo rivela una serie di dettagli geografici, urbanistici, tradizioni, toponimi, che qui vado a confrontare con l’idea di come deve essere fatto il sito cercato, e focalizzo quanto può coincidere e quanto può escludere; si tiene conto di tutto, anche il trascurabile o l’inverosimile.

Il disegno n° 1 allegato mostra la pianta di Pombia, è tratto fedelmente in scala, dalla Carta IGM, che non allego perché troppo complicata dai dettagli, mentre qui serve una chiara visione d’assieme, che consenta di accompagnare le descrizioni della località.

 

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Lug 09 2019

PROSPERO ALPINI , IL VENETO CHE SCOPRI’…. IL CAFFE’

 

 

Il 21 settembre 1580 il botanico Prospero Alpini, scienziato nato a Marostica, parte per un viaggio di quattro anni in Egitto, al seguito dell’ambasciatore della Repubblica Veneta al Cairo, N.H. Giorgio Emo.

Durante le sue ricerche raccoglie i materiali per due suoi libri, pieni di illustrazioni: il “De Plantis Aegypti liber” ed il “De Medicina Aegyptorum”; le sue scoperte parlano, tra l’altro, della pianta del caffè e dell’uso locale di tostarne i semi. “Turchi e Arabi con questi semi, chiamati ‘bon’, o ‘ban’, preparano un decotto assai diffuso che essi bevono al posto del vino.

Questo decotto è venduto nelle pubbliche bettole, come da noi il vino”. Spiega che lo bevono caldo, a sorsi, soprattutto le donne contro i dolori mestruali.

 

La scoperta apre la strada all’introduzione del caffè in Europa, a partire da Venezia dove   apre a metà Settecento  il  “Caffè Florian” (in origine “Alla Venezia trionfante”), e frequentato tra gli altri da Carlo Goldoni.

Morì a Padova nel 1617.

 

Fonte:  da Veneto Storia

Link: https://www.venetostoria.com

 


Lug 07 2019

TUTTO QUELLO CHE PIERCAMILLO DAVIGO DIREBBE SE AL POSTO DELLE TOGHE CI FOSSERO I POLITICI

 

 

Nello scandalo Csm fa rumore il silenzio dell’ex pm

 

di Ermes Antonucci

 

Roma. Mentre la bufera sulle nomine al Consiglio superiore della magistratura si estende, chiamando in causa ora anche il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio (membro di diritto del Csm e titolare dell’esercizio del potere disciplinare), c’è un dato, piuttosto passato inosservato, che continua a sorprendere: il silenzio tombale sulla vicenda da parte dell’ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo, oggi componente del Csm. Proprio lui che da oltre venticinque anni ci ha abituati a continui interventi pubblici su giornali e tv dal taglio moraleggiante, per denunciare il diffuso malaffare nella classe dirigente ogni qualvolta vi fosse uno scandalo di corruzione e per celebrare la superiorità etica della magistratura, ora tace di fronte a una delle più gravi crisi giudiziarie ed etiche mai vissute dall’organo di autogoverno della magistratura.

 

Eppure, se si ricordano le bordate lanciate dall’ex pm in passato sulla corruzione della classe dirigente, si capisce che oggi di cose da dire il “vero” Davigo ne avrebbe eccome. E a spiegare il suo silenzio non basta il fatto che in questo momento egli faccia parte della commissione disciplinare del Csm chiamata a valutare il comportamento dei consiglieri coinvolti nello scandalo, visto che nell’esternare le sue opinioni l’ex pm si è sempre giustificato sostenendo di parlare in termini generali e mai di casi specifici.

 

Così, se al posto delle toghe lo scandalo riguardasse esponenti politici, probabilmente Davigo sarebbe in televisione a dirci che “non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti” e che quindi dovremmo considerare gli indagati come già colpevoli.

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Lug 06 2019

MARIA GIOVANNA MAGLIE: IO NON CI STO

 

 

UNA MAGLIE FIAMMEGGIANTE AFFONDA LA SEA WATCH: ”NON CI STO A PASSARE PER DISUMANA E ORA ANCHE PER FESSA DOPO LA DECISIONE DEL MAGISTRATO. NON CI STO A SENTIRE CAROLA DIPINTA COME UN’EROINA DELL’ILLEGALITÀ MORALE CONTRO SALVINI BULLO DELLA LEGALITÀ BELLUINA. SE LEI SI VERGOGNA DI ESSERE OCCIDENTALE, IO SONO INVECE ORGOGLIOSA E ARRABBIATA. SE I GIORNALI NON VENDONO PIÙ È PERCHÉ IGNORANO BIBBIANO E POMPANO CAROLA. IGNORANO L’ITALIANA PRO-MIGRANTI CONDANNATA IN FRANCIA, MENTRE TRATTANO DA ANALFABETI FUNZIONALI IL 60% DEL PAESE. INSULTATEMI PURE PERCHÉ IO INVECE PENSO CHE…”

 

Lettera di Maria Giovanna Maglie a Dagospia

 

Caro Dago, eh no che non ci sto a passare per disumana e ora anche per fessa, viste le decisioni della ineffabile magistrato che non ravvisa nel comportamento di Carola Rackete alcun reato, e loro sì che applicano la legge, nessuna ombra di uso politico della giustizia li sfiora.

 

Non ci sto a sentire che c’è addirittura allarme rosso, e Salvini rischia di alimentare il clima di odio in Italia. Parola dell’Associazione Nazionale magistrati, rappresentanti di quella categoria che si riuniva con politici del PD per decidere posti e poltrone, in un giro di toghe retribuite o castigate, di processi da tenere bassi o da esaltare per rovinare gli avversari politici, che un momento di silenzio per vergogna non lo osserva neanche a morire.

 

Non ci sto a sentire che lui, Salvini, e’ cattivo, non la gip che ha deciso che tentare di ammazzare dei finanzieri in servizio non è reato, figurarsi tentata strage, alimentando così qualunque tipo di clima di odio e aggressione futura verso qualunque iniziativa e presenza di forze dell’ordine.

 

E non ci sto a sentire in televisione, era da Nicola Porro se non sbaglio, qualcuno di quelli veramente buoni e umani, non disumani e cattivi come me, che assomiglio o imito per piaggeria Salvini, sostenere che è colpa della motovedetta della guardia di Finanza, che si è messa in mezzo invece di lasciar passare la capitana mia capitana, in missione per conto di Dio.

 

Non ci sto ad apprendere che si è scandalizzata doverosamente anche l’Anpi, associazione zombie di partigiani che dovrebbero aver terminato il lavoro nel 1945, e che invece ci affliggono 74 anni dopo, e intervengono non si capisce a che titolo nella politica italiana stabilendo chi è buono e chi è cattivo, naturalmente a seconda della vicinanza politica alla sinistra.

 

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Lug 04 2019

IL FILO DI ARIANNA, ALLA RICERCA DELLE ANTICHE STRADE

 

 

 

L’antica idea di trovare la strada seguendo la traccia di un filo, è il principio più semplice e sicuro per trovare delle tracce seguendo una strada. Una strada consente di trovare tutto ciò che è stato costruito nell’antichità, perché fu sempre una strada a condurre in ogni luogo.

 

Questo testo prosegue i due precedenti (Annibale e Melpum) nel proporre il metodo di esplorazione dell’antichità per via deduttiva, basando la ricerca sulla percorrenza delle Antiche Strade, invece di percorrere le citazioni dei testi antichi, perché le indicazioni tratte dall’osservazione attenta dei luoghi, rivelano le esistenze del passato più di quanto sappiano spiegare i testi.

 

Questo tipo di indagine potrebbe dirsi archeologia deduttiva, perchè invece di scavare nel terreno, scava nelle ipotesi, per quanto si vede, e guida sulle possibilità di fare ritrovamenti, prima che uno scavo casuale li riveli all’archeologia.

 

Chi volesse proseguire questo metodo, dopo qualche esperienza riscontrerà che non bazzica fantasie inconsistenti, perchè devo dire che per tutta la vita ho lavorato proprio applicando questi criteri.

 

Quel già citato “Tempi e Metodi” è una professione per la quale si fanno ristrutturazioni di stabilimenti, basate sulla attenta osservazione di quello che viene fatto, per “dedurre” come si debba farlo in un altro modo, più semplice, rapido, sicuro, meno costoso, e soprattutto flessibile (da mutare nel tempo).

 

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Giu 26 2019

LE VIE DI MELPUM

Mappa dei fiumi e dei percorsi padani

 

 

 

Secondo il criterio seguito da questo studio, definibile come geo-archeologia, l’analisi dei percorsi dell’antichità (cioè gli itinerari) è il primo passo necessario per individuare tracciati, sentieri e strade, che di conseguenza portano ad individuare dove furono gli insediamenti abitativi, dedotti con la logica che segue le forme del territorio, le distanze dei punti salienti, e l’inserimento del cosiddetto modulo di viaggio (circa 30 km/giorno) che consente la ricostruzione virtuale di dove necessariamente dovevano esservi i punti di sosta, pernottamento, insediamento.

 

Il fatto che una carta geografica mostri le strade attuali, o che si sappia dove sono stati trovati resti di strade romane, è un complemento che indica la storia di un itinerario, ma non è determinante in questo studio perché occorre risalire prima al tracciato preistorico, per poi ridiscendere alle varianti portate dalle strade successive. Spesso la storia ha sfruttato gli antichi tracciati, per ricalcarvi sopra le nuove vie, per cui è frequente trovare antiche strade sotto altre più recenti; però l’obbiettivo di questa ricerca non sono le strade, ma di usare le strade per trovare gli antichi abitati che sono andati distrutti.

 

Per trovare una strada romana è relativamente facile, perché si vede bene con la foto aerea all’infrarosso. Anche quando i basolati sono stati asportati per farne pietre da costruzione, è rimasto comunque il sottofondo, che è una massiccia gettata di ghiaia, che ama farsi notare, e dunque se si cerca una strada allo scopo di valorizzare turisticamente una località, basta scoperchiare 100 metri di strada romana, per metterla in mostra e farci il parco archeologico che dà risalto alla cittadina.

 

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Giu 24 2019

IL MODO DI VIAGGIARE NELL’ANICHITA’

 

 

– Nello studiare le strade antiche è inevitabile occuparsi anche del come venivano percorse, con quali mezzi di trasporto, quali velocità, quali intervalli tra una sosta e l’altra.

  • Il commercio minuto italico ed etrusco, consisteva di brevi carovane autonome, con carichi a dorso di mulo, che girovagavano tra città e villaggi, per scambiare merci; con mercanti e trasportatori della stessa famiglia, paragonabili agli attuali ambulanti che fanno i mercati. Più tardi, in età romana, quando vi furono sufficienti vie acciottolate o lastricate, anche questo commercio passò sui carri.
  • I grandi flussi commerciali etruschi invece non erano autonomi, perché il problema principale era la sicurezza dell’attraversamento di grandi territori abitati da altre genti; e dunque il ferro e le merci dello scambio in controvalore, viaggiavano con carovane allestite da gente locale. Gli Etruschi avevano esperienze di rapporti internazionali (conoscenza di lingue e di tipi di gente, di ambienti e di valori delle merci, diplomazia e abilità di trattare gli scambi), perciò i commercianti etruschi viaggiavano assieme a trasportatori dei luoghi attraversati (carovanieri o natanti) i quali conoscevano bene i percorsi migliori e tenevano buoni rapporti con le popolazioni locali. Questo sistema fu il motore dello scambio di costumi, credenze e conoscenze, oltre agli scambi mercantili ed economici.
  • I costumi antichi erano conservatori, cioè la gente faceva sempre le stesse cose allo stesso modo, perché l’unica scuola consisteva nel tramandare esperienze di padre in figlio, perciò esistevano famiglie a tradizione carovaniera (o natante), che per generazioni continuavano sempre gli stessi percorsi e metodi di viaggio, e ciò era quanto di meglio si potesse, per far viaggiare mercanzie, per centinaia di chilometri tra l’Etruria (o le navi etrusche) e le città dell’interno padano e celtico.

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Giu 13 2019

I SEGRETI DELL’ARC…SULLE ORME DI ANNIBALE

 

 

Arc è una parola di sole tre lettere, ma è la chiave di molti significati: c’è un Arc che tende il filo per scoccare la freccia, un Archetto che tende la tela da rammendare, un Arcolaio che dipana il filo, un Arcotrapano usato per fare fori nell’antichità, l’Arco regge il tetto e la strada del ponte, c’è un Arcobaleno ed un’Arco del tempo, fin anche l’Archeologia che spiega la Storia che non fu scritta.

 

Ebbene qui vengo a dire che c’è anche un Arc che potrà spiegare ciò che fu scritto da chi non sapeva scrivere; questo Arc è il più bel fiume della Savoia, dove si potranno organizzare gite a piedi sui monti, per migliaia di appassionati camminatori che, nel cercare la quiete e l’aria pura, cercheranno di fotografare mille graffiti sparsi su tutte le rocce delle vallate attorno, perchè da questo lavoro, nascerà una nuova archeologia, che non solo spiegherà le “Orme di Annibale”, ma anche scoprirà la logica dei Petroglifi, che costellano tutte le montagne del mondo, e che dicono cose più antiche della scrittura.

 

Quello che segue è il prospetto di viaggio, che ho fatto per cercare le “Orme di Annibaie”.

 

IL PERCORSO SULL’ARC – VERIFICA DELLE DEVIAZIONI POSSIBILI

 

Da Camousset sull’Isère dove confluisce l’Arc, quota 350 m, (156 km da Valence) si prosegue per Aiguebelle sur Arc, che dista 9 km dall’Isère e sta sulla curva verso sud del fiume Arc; qui vi è una gola con laghetto che passa tra un cucuzzolo isolato alto 400 m. (Montgilbet), posto tra il fiume ed un monte maggiore. La gola di Aiguebelle deve essere quella dove l’esercito fu bombardato da sassi.

 

Da qui la marcia riprese al 2° giorno dall’arrivo alla confluenza Arc, e per 3 gg consecutivi sul fondo valle, dove era una strada carrabile, alla velocità solita di 28 km/gg, perciò a circa 90 km, incontrò gli abitanti del passo, prosegui senza incidenti per 1 gg ma il giorno dopo fu attaccato sotto una rupe bianca in una gola, e dopo altri due giorni giunse al valico (90+20-30 km =110-120 km tot).

 

Al 10° g. inizia la discesa (forche, frana, neve nuova e vecchia), poi campo 3 gg con pascolo, 13° g. discesa, fine zona dirupata; poi 3 gg per giungere al piano (Pianura Padana).

 

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Mag 29 2019

SINTESI DELLE STRADE ROMANE

 

 

 

Questa sintesi, meglio descritta altrove, vuole essere uno sprone per molti Cultori di Storia Locale che, ciascuno per il suo paese o città, possa portare avanti questo tipo di indagini, per farle confluire in Questo Sito, punto di convegno degli appassionati archeologi, dove si potrà costituire un Forum di confronto, discussione e messa a punto dei dati, per completare sempre più, una mappa geografico-storica-archeologica dell’Italia.

 

Io sono troppo vecchio per continuare questo lavoro, perciò spero di suscitare interesse perché lo facciano altri.

 

Si dice che “nisciuno è nato imparato“, non bisogna preoccuparsi del dire solo cose certe, perché di esse non ce ne saranno mai, servono dati ed idee da porre a confronto con altre persone ed altri dati, perché è questo che porterà al compimento di documentazioni di valore, come servono all’ampliamento della Conoscenza.

 

 

STRADE RADIALI DI ROMA

 

NOME STRADA ASSE VIARIO COSTRUTTORE COSTRUZIONE UTILIZZO KM NOTE

 

L’antica Roma dei sette re, 753-609 a.C. ebbe brevi strade suburbane a disposizione radiale:

 

Campana:  poi Portuense, Roma-Portus, Imp.Claudio I d.C, 28 km. sponda destra Tevere

 

Maccarese:     poi inizio Aurelia fino a Fregene, 241 a.C., 25 km

 

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Mag 26 2019

LE STRADE ROMANE

Verona la Postumia all’ingresso della città

 

 

L’ assetto stradale antico

 

Le più antiche strade ancora esistenti sono quelle romane, che dopo oltre duemila anni continuano ad essere i collegamenti vitali dell’Italia, dell’Europa e del Mediterraneo. Furono fatte per la guerra ma poi servirono alla pace e l’unione tra i popoli.

 

La civiltà romana si forma dal 753 al 509 a.C. col regno dei sette re, tra una etnia Latina che include vari popoli del Lazio centrale: Sabini, Albani, Volsci, ed immigrati Etruschi, Troiani, Greci e Fenici.

 

Poi diventa Repubblica e nel IV sec.a.C. comincia ad espandersi; diventa una società cosmopolita che annette nella capitale gli esponenti di tutte le culture conquistate; si dà una solida struttura urbana di concezione etrusca, protetta dalla grande cerchia delle Mura Serviane, e le strutture di base come la rete di strade, acquedotti, fognature, porto fluviale, senato, leggi scritte, censo, esercito permanente.

 

All’inizio del regno la struttura viaria era quella tipica della griglia etrusca, per la quale ogni città si trova all’incrocio tra una via longitudinale ed una trasversale, ma alla fine diventa a struttura radiale.

 

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