Mar 16 2019

VIA DELLA SETA, IL TESTO DELL’INTESA TRA L’ITALIA E LA CINA: LA TRADUZIONE IN ITALIANO E VERSIONE INGLESE

Rapporti Italia-Cina, Mattarella con Xi Jinping (LaPresse, 2019)

 

 

Già 13 i Paesi dell’Ue che hanno siglato un memorandum di intesa con la Cina, mentre un altro, oltre all’Italia, lo sta negoziando. Si tratta di Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. Lussemburgo è invece in trattativa

di Rita Baldassarre (traduzione

 

DOCUMENTO D’INTESA TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE SULLA COLLABORAZIONE ALL’INTERNO DEL PROGETTO ECONOMICO “VIA DELLA SETA” E DELL’INIZIATIVA PER LE VIE MARITTIME DEL XXI° SECOLO

 

Il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica popolare cinese (d’ora in poi denominati “controparti”), nella prospettiva di promuovere una collaborazione pratica bilaterale; nell’accogliere favorevolmente le conclusioni del Forum sulla cooperazione internazionale della Via della Seta, tenutosi a Pechino nel maggio 2017; nel riconoscere l’importanza e i benefici derivanti da una migliorata connettività tra l’Asia e l’Europa e il ruolo che l’iniziativa della Via della Seta può svolgere in questo ambito; ricordando il comunicato congiunto emanato dalla Tavola rotonda dei capi di stato del Forum per la collaborazione internazionale della Via della Seta; ricordando il piano di azione per il rafforzamento della collaborazione economica, commerciale, culturale e scientifica tra l’Italia e la Cina 2017-2020, stipulato a Pechino nel maggio 2017; ricordando il comunicato congiunto emanato dal 9° Comitato intergovernativo Italia-Cina, tenutosi a Roma il 25 gennaio 2019, e l’impegno espresso in quella sede per promuovere il partenariato bilaterale in uno spirito di rispetto reciproco, uguaglianza e giustizia, a reciproco beneficio, nella prospettiva di una solidarietà globale rafforzata; consapevoli del passato storico comune sviluppato attraverso le vie di comunicazione per via di terra e di mare che collegano Asia e Europa e del ruolo tradizionale dell’Italia come punto di approdo della Via della Seta marittima; ribadendo il loro impegno a onorare i principi e le finalità della Carta delle Nazioni Unite e promuovere la crescita inclusiva e lo sviluppo sostenibile, in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici; ricordando inoltre gli obiettivi fissati dall’Agenda strategica per la collaborazione Unione Europea-Cina 2020, e i principi guida della Strategia dell’Unione Europea per collegare Europa e Asia adottata nell’ottobre 2018; hanno raggiunto la seguente intesa: 

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Mar 14 2019

LEONARDO DA VINCI SVELATO IL MISTERO: ECCO CHI ERA LA VERA MADRE

Category: Persone e personaggi,Storia e artegiorgio @ 09:24

 

 

Si chiamava Caterina di Meo Lippi ed era una ragazza povera e orfana la madre di Leonardo da Vinci (1452-1519), che lo dette alla luce poco più che sedicenne: l’identità è stata svelata dallo storico dell’arte inglese Martin Kemp, professore dell’Università di Oxford, tra i maggiori conoscitori dell’opera del genio del Rinascimento, e dal ricercatore Giuseppe Pallanti, autori del libro di imminente pubblicazione dal titolo “Mona Lisa: The People and the Painting” per la Oxford University Press.

 

Gli studiosi hanno individuato a Vinci (Fi) anche l’ubicazione della ‘Casa in Borgo‘ di proprietà del nonno Antonio prima e del padre Ser Piero poi come sicuro luogo in cui Leonardo trascorse l’infanzia a Vinci e possibile luogo di nascita del futuro artista.

 

Nel saggio i due autori illustrano le scoperte frutto di un lungo studio degli antichi documenti trovati negli archivi storici toscani: la Biblioteca Leonardiana, l’Archivio storico comunale e l’Archivio parrocchiale della Chiesa di Santa Croce a Vinci. Il volume di Kemp e Pallanti sarà presentato in anteprima italiana il 13 giugno prossimo a Vinci presso la Biblioteca Leonardiana.

 

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Mar 13 2019

LEONARDO DA VINCI, IL GENIO PER MANTENERSI A BOTTEGA FACEVA IL CUOCO E IL RISTORATORE

Category: Alimentazione e gastronomia,Persone e personaggigiorgio @ 09:07

Il  cuoco  e ristoratore Leonardo da Vinci ….  un aspetto poco conosciuto della sua vita

Pochi sanno che Leonardo da Vinci ebbe per tutta la vita una passione incondizionata per la cucina. Innovatore, sperimentatore in questo campo come in mille altri, Leonardo fu per più di trenta anni Gran Maestro di feste e banchetti alla corte degli Sforza, a Milano

Da ragazzo lo prendevano in giro e lo chiamavano «ciccione». Si strafogava di dolci che il suo patrigno Antonio Buti (conosciuto come ‘Accattabriga’), e che aveva sposato sua madre Caterina di Meo Lippi, pasticciere, gli aveva anche insegnato a preparare. Poi dimagri ma per tutta la vita Leonardo Da Vinci restò più interessato al cibo che ai valori spirituali e all’arte.

Aveva diciassette anni Leonardo quando il padre lo mandò a Firenze come garzone di bottega dal Verrocchio, lo scultore, pittore, ingegnere, orafo, matematico presso il cui studio c’era come apprendista anche Sandro Botticelli, di cui diverrà amico. Qui non si praticava solo la pittura, ma veniva insegnato anche il disegno, la scultura, l’intaglio, un po’ di meccanica e di ingegneria ed anche i rudimenti di architettura.   Pur essendo un allievo curioso e diligente,  continuava passava il tempo mangiando i dolci che il patrigno pasticciere gli mandava, tanto da essere ancora soprannominato dai compagni di bottega il “ciccione”. Verrocchio decide di punirlo per il suo continuo rimpinzarsi e per tenerlo occupato gli affida la realizzazione del pannello di destra del Battesimo di Cristo, commissionato al Verrocchio, per la chiesa di San Salvi.

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Mar 08 2019

IL GIALLO INTERNAZIONALE DI ARGO16

I resti di Argo 16

 

 

Argo16, il caso che coinvolse SID/SISMI, Mossad e i servizi segreti libici

 

Quell’incidente di 43 anni fa poteva cancellare Marghera e Mestre. SID/SISMI, Mossad e i servizi segreti libici risultarono coinvolti. Mandanti e cause ancora avvolti dalle nebbie della laguna.

La tragedia di Argo16 senz’altro avrebbe potuto cambiare il futuro dell’Italia intera e la geografia di Venezia-Mestre/Porto Marghera, ma quanti Veneziani e Veneti si ricordano di quella tragedia e dell’apocalisse sfiorata?

 

Ho cercato di mettere assieme quei fatti pescando dalle cronache di allora e dalla memoria personale (allora abitavo a una decina di km dal disastro).Onestamente non ricordo come i media descrissero la drammaticità di quegli eventi e delle conseguenze evitate per puro caso, come non correlandoli al fatto che erano avvenuti una settimana dopo la fine della guerra del Kippur e dell’accordo tra Italia e Arafat (lodo Moro). Inoltre le proteste di tutti lavoratori di Porto Marghera che chiedevano la chiusura del deposito di fosgene furono fatte passare per normali rivendicazioni salariali.Se fosse esploso, qualche decina di migliaia di mestrini e veneziani non potrebbero ricordare quel fatto. Per gli effetti scampati, provate pensare alla tragedia di Bhopal in India del 1984 dove morirono direttamente e indirettamente circa 15.000 persone per la fuoriuscita di isocianato di metile che si ricava industrialmente dalla reazione fra metilammina e fosgene.Purtroppo, per il segreto di Stato, il quadro d’insieme è ancora avvolto dalla nebbia.Ho tentato di ricostruire gli scenari degli anni ‘70 e ‘80 in cui l’Italia venne coinvolta nei fatti terroristici degli arabi medio-orientali, tuttavia ai quei tempi pochissimi giornalisti erano riusciti a dimostrare i collegamenti esistenti.

 

LA SCIA DI SANGUE LASCIATA DAL TERRORISMO MEDIO-ORIENTALE LUNGA DODICI ANNI: Continua a leggere”IL GIALLO INTERNAZIONALE DI ARGO16″


Mar 07 2019

L’ORIGINE REMOTA DEL CARNEVALE VERONESE

Papà del Gnoco

 

 

L’origine remota del Carnevale Veronese secondo le teorie del grande studioso scaligero Umberto Grancelli, fautore del grande testo sulla rinascita e rifondazione della città “nova” di Verona; voluta dal nascente Impero Romano e attuata sotto precisi dettami esoterici.

 

IL CARNEVALE VERONESE

 

Non è fuor luogo ammettere che il Carnevale Veronese trovi le sue origini nelle antiche corse dei Palio, sancite dallo Statuto Albertino e che trovano magistrale eco nel canto XV dell’Inferno della Divina Commedia. “E parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde”Narra la tradizione, riportata dagli storici dell’umanesimo, che Ezzelino, dopo aver vinto la fazione dei Sanbonifacio, rientrò a Verona nella prima domenica di Quaresima del 1208 con entusiasmo e con giostre e tornei; si stabilì che ogni anno si corresse il Palio, al quale per rinnovati trionfi accorrevano molti onorati cavalieri e nobilissime dame da molte parti d’Italia.

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Mar 06 2019

DIO È ALTROVE …. LA DERIVA DELL’ARCHITETTURA SACRA MODERNA

 

 

La chiesa di Palù appena ristrutturata in provincia di Verona! L’orribile senza storia nella Bassa Veronese.

 

 

La vecchia chiesa restaurata per altri usi  dopo essere stata lasciata nell’abbandono per 30 anni

 

 

DIO È ALTROVE

 

Le Chiese costruite dalle archistar fanno schifo, e Dio è traslocato altrove. Un saggio corrosivo di Angelo Crespi …

 

Costruito da dio. Perché le chiese contemporanee sono brutte e i musei sono diventati le nuove cattedrali” 

 

 Nuova Chiesa di San Paolo a Foligno, Foligno 

 

“Chiediamoci: queste chiese sono davvero orrende? Se sul bello oggettivo molti nicchiamo, convinti che il nostro personale gusto sia imprescindibile nel valutare una cosa, sul brutto oggettivo ci troviamo d’accordo. Se una cosa è brutta spesso lo è in modo oggettivo e totalmente irredimibile. Tralasciamo per clemenza le chiese di periferia frutto delle scarne linee guida della Cei e progettate da oscuri architetti, e concentriamoci invece sulle elaborazioni delle archistar che hanno misurato il proprio ingegno anche nel campo del sacro. Edifici che – spesso in opposizione, spesso in ossequio alla disciplina postconciliare – sono o anonimi e cheap, oppure magniloquenti nella “ricerca forzata della monumentalità”, oppure frutto di mera esibizione strutturale, ma il risultato non cambia.

 

La chiesa del Santo Volto a Torino, disegnata da Mario Botta, è stata consacrata nel 2006. È un edificio a pianta centrale di dodicimila metri quadrati con sette torri perimetrali alte trentacinque metri, tutto in pietra rossa nel tipico stile dell’architetto svizzero.

 

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Mar 05 2019

L’UMILTA’ NON FA RUMORE…

Category: Pensieri e parolegiorgio @ 09:00

 

 

 

Camminavo con mio padre, quando all’improvviso si arrestò ad una curva e dopo un breve silenzio mi domandò:  “Oltre al canto dei passeri, senti qualcos’altro?”

 

Aguzzai le orecchie e dopo alcuni secondi gli risposi:  “Il rumore di un carretto”.

 

“Giusto – mi disse -. È un carretto vuoto”.

 

Io gli domandai:   “Come fai a sapere che si tratta di un carretto vuoto se non lo hai ancora visto?”.

 

Mi rispose:  “E’ facile capire quando un carretto è vuoto, dal momento che quanto più è vuoto, tanto più fa rumore”.

 

Divenni adulta e anche oggi quando vedo una persona che parla troppo, interrompe la conversazione degli altri, è invadente, si vanta delle doti che pensa di avere, è prepotente e pensa di poter fare a meno degli altri, ho l’impressione di ascoltare la voce di mio padre che dice:

Quanto più il carretto è vuoto, tanto più fa rumore”.

 

Fonte: da bacheca.chatta.it del  6 marzo 2015

Link: http://bacheca.chatta.it/diva62/i6x59t5z/default.aspx

 

 


Mar 04 2019

ANCHE UMILIATO, MIO PADRE OPERAIO ODORAVA DI DIGNITÀ

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 12:38

 

 

“Ero tornato da poche ore, l’ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera.

 

Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica.

 

L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo.

 

L’ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie.

 

L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università.

 

L’ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro.

 

L’ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.

 

Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro, ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che la modernità richiede di tornare indietro.

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Mar 03 2019

COME SI DOVEVA LAVORARE PER MORIRE A MARGHERA (1917-2017)

 

 

Oggi l’ambientalismo è un argomento che coinvolge tutti. Le manifestazioni di inciviltà sono all’ordine del giorno: dalla scoperta di discariche abusive di rifiuti tossici alla discarica urbana lungo le strade con tutto ciò che riempiva cantine e soffitte.

Tra tutti quelli che parlano di salvaguardia dell’ambiente quanti sono quelli che conoscono i disastri che l’uomo ha fatto progettando gli insediamenti industriali, come quelli di Marghera, con lo sconvolgimento di un territorio delicato a cavallo tra laguna e terraferma, solo per il potere e per arricchimento in nome del progresso.

E’ vero che, alla fine del 1800, il futuro economico di Venezia si trovava ad un bivio. O rimanere in laguna e morire per mancanza di spazi e soccombere all’incalzante sviluppo tecnologico/industriale che avveniva nel nord Europa abbinato al tramonto degli scambi con il Medio Oriente, oppure lasciare la laguna per tentare la strada della terraferma (sarebbe stata la prima volta negli oltre mille anni della sua storia che Venezia usciva dall’isolamento garantito dall’acqua).

Senza entrare nel merito delle origini delle società finanziarie e delle componenti politiche che avviarono il processo di insediamento e di sviluppo, mi permetto raccontare quello che successe sulla base delle memorie familiari, delle cronache del tempo e delle notizie trovate in occasione del centenario della sua fondazione. Diventa fondamentale non perdere le memorie sulle condizioni di lavoro a cavallo delle due guerre mondiali.

 

Alla MONTECATINIFERTILIZZANTI  l’operazione di riempire i sacchi del concime veniva dato in appalto a ditte esterne essendo considerata pericolosa per i dipendenti.

 

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Mar 01 2019

BUON CAPODANNO VENETO 2019

Category: Cultura e dintorni,Storia e arte,Veneto e dintornigiorgio @ 09:37

 

 

Batter Marzo o Chiamar Marzo,   bassorilievo del  primo mese dell’anno, sul protiro della Chiesa di San  Zeno…Buon Capodanno Veneto!

 

Fino al 153 a.C. i romani iniziavano l’anno nuovo con il primo di marzo, da questa data in poi adottarono invece il primo di gennaio.

Ma con il crollo dell’Impero romano, i diversi regimi che seguirono adottarono invece scelsero calendari diversi, mentre i cristiani mantennero la fedeltà al Calendario Giuliano, pur adottando date di inizio anno differenti.

 

La Serenissima Repubblica continuo  invece a far iniziare l’anno il 1 Marzo. Infatti ancora oggi il calendario risente di questa data per cui a partire da Marzo, il mese della rinascita, si contano i dieci mesi, per cui il settimo è settembre, l’ottavo è ottobre, il nono è novembre e il decimo è dicembre.

 

Il capodanno veneto è festeggiato dagli ultimi tre giorni di febbraio, cioè gli ultimi giorni dell’anno, e si va avanti fino al nono giorno di Marzo. Batter Marzo, o Brusar Marzo, o Ciamar Marzo significa risvegliare l’anno nuovo, la vita addormentata, la terra addormentata dal gelo dell’inverno perché si ridesti e si risvegli e si prepari per la nuova semina.


Feb 28 2019

BISOGNA CAMBIARE IL SANTO PATRONO D’ITALIA

 

 

A Bobbio abbiamo avuto un santo strepitoso:  San Colombano….l’Italia  ha avuto un altro santo strepitoso simile a San Colombano: San Benedetto,quello che aveva messo a punto la regola ora et labora….

 

E invece l’Italia si è andata   a scegliere come  patrono un certo Francesco che è campato fino a 46 anni… e  mentre sia San Colombano  che  San Benedetto      avevano  questa regola di  lavorare,   quella di san Francesco era di vivere di carità, non hanno mai lavorato … l’unica cosa che facevano nel 1200 era di raccogliere la legna  perché, secondo me, gli abitanti di Assisi   e  d’intorni se non si raccoglievano la legna  li  avrebbero lasciati morire di  freddo.

 

E l’Italia si è   scelto il santo secondo me sbagliato, perché l’Italia è un popolo che cerca di vivere di carità.    È stato messo appunto il reddito di cittadinanza:   regalare soldi alle  persone  senza sudarseli,  senza guadagnarseli, senza   “l’ ora et labora”.   È tutto qua il guaio  e l’Italia non se la caverà  mai.    

L’unica possibilità  per l’itala è quella di cambiare patrono…trovare un patrono  che dice: lavorare,  lavorare,  pregare anche,  meditare,  ma  lavorare… lavorare, lavorare, … e basta!

Finché avremo questo santo,  niente!……. Eppure    tutti lo portano in palma di mano…. Uno che ha sempre vissuto  di carità che non si è mai fatto neanche   un orticello…incredibile!  

 

Bisogna creare   le possibilità per le persone,  per i giovani soprattutto, di vivere del   proprio lavoro,   questa è la cosa stupenda. Non chiedere niente  ai giovani,    non dar loro  niente,  ma lasciar loro la possibilità   di tirare fuori il meglio di sé,   inventarsi, crearsi  il lavoro,   come lo hanno fatto i nostri padri,  i nostri nonni,  soprattutto chi è stato reduce  dalla guerra tremenda.. che però subito dopo la guerra tutti hanno potuto inventarsi  un lavoro… Stop!

P.M.

 

 

 

 


Feb 27 2019

LA PRIMA VICENZA SCOPERTA SOTTO LA FUTURA BRETELLA

Category: Archeologia e paleontologia,Veneto e dintornigiorgio @ 17:22

 

 

VICENZA. Lì dove tutto è iniziato, nascerà una tangenziale. Quei primi vicentini non potevano immaginare che 7.300 anni dopo, al posto delle loro capanne, sarebbe passata una strada a scorrimento veloce. Ma non era nemmeno prevedibile che l’area di cantiere della tanto attesa futura bretella dell’Albera nascondesse uno dei siti archeologici più interessanti di Vicenza, capace di raccontare i primi insediamenti di abitanti della città, risalente al Neolitico antico. È qui che sono state ritrovati frammenti di vasi di ceramica, strumenti di selce, tracce di intonaci delle capanne o dei primi focolari. 

 

Una scoperta che gli archeologi della Soprintendenza considerano importantissima. Anche se si attendono ulteriori indagini per confermare le tesi preliminari: il materiale emerso dagli scavi sembrerebbe risalire a un periodo compreso tra il 5.300 e il 4.900 avanti Cristo, quando le comunità che prima vivevano solo di caccia e raccolta, cominciarono a coltivare i campi. E dove prese forma la prima Vicenza. 

 

Fonte: da il Giornale di Vicenza del 23 febbraio 2019

Link: http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/la-prima-vicenza-scoperta-sotto-la-futura-bretella-1.7142789?fbclid=IwAR2LCGrnDop2USXgXKPbnHgdrMobhi0n5U7g_Se1jZpAsL6HSdo5avLAG8I

 


Feb 26 2019

ADDIO A GIORGIO GIOCO EL “COGO” DE VERONA

 

 

Il cuoco icona della cucina tradizionale veronese affermava che «La cucina povera ha il profumo della terra e il sapore dell’onestà».

 

Rabbrividirebbe leggendo i tanti articoli di questi giorni in cui viene definito chef. Lui era un cuoco, anzi el “cogo” de Verona.

Lo scorso 23 febbraio Giorgio Gioco, a novantatre anni, ci ha lasciati. Ha fatto la storia della cucina non solo a Verona ma in tutta Italia. Patron del 12 Apostoli, “il ristorante” nel cuore della Verona antica conosciuto in tutto il mondo. Ristorante con il quale conquistò le due stelle Michelin, che mantenne fino ai primi anni Ottanta.

Legato al territorio e alla tradizione è stato uno dei fondatori della Fiera del Riso di Isola della Scala, sua anche la prima pasta e fagioli della prima delle Giornate del Vino Italiano, che poi diedero origine al Vinitaly.

Tradizione e semplicità il cuoco veronese affermava che «La cucina povera ha il profumo della terra e il sapore dell’onestà».

Appassionato d’arte e lettere, nel 1968, Giorgio Gioco con Cesare Marchi, Indro Montanelli, Giulio Nascimbeni e Enzo Biagi, fondò il premio letterario 12 Apostoli.

 

Credo che il miglior modo per salutarlo sia a tavola, realizzando una sua ricetta. Recentemente, nel 2016 in occasione del 50° anniversario della Fiera del Riso, ha riscritto, aggiornandola  la ricetta “ufficiale” del Risotto all’Isolana. Con questa gli rendiamo omaggio.

 

Ricetta del Risotto all’Isolana (2016) di Giorgio Gioco

 

Cosa occorre: kg di riso Vialone Nano veronese (consigliato l’Igp), 2 litri di ottimo brodo (pollo/gallina – manzo – verdure), 200 gr. di vitello magro, 600 gr. di lombata di maiale, 150 gr. di burro, 140 gr. di formaggio grana, pepe, sale, cannella e rosmarino (quanto basta).

Come si fa: tagliate la carne a dadini, condire con sale e pepe macinato fresco, lasciare riposare per un’ora. Fondere il burro, mettere un rametto di rosmarino, rosolare bene la carne. Cuocere a fuoco lento fino a completa cottura della carne indi togliere il rosmarino.

Far bollire il brodo, aggiungere il riso mondato, cuocere per circa 18 minuti a fuoco lento. Il riso dovrà assorbire tutto il brodo. Condire quindi il riso con il condimento fatto in precedenza. Completare il risotto all’Isolana con il formaggio profumato alla cannella.

Cinzia Inguanta

 

Fonte: srs di Cinzia Inguanta, da Verona in del  25 febbraio 2019

Link: https://www.verona-in.it/2019/02/25/addio-a-giorgio-giogo-el-cogo-de-verona/?fbclid=IwAR1i59g678iC4sAPEIB3NQoOrNr0AXHEJYv7Rma3BFIGDceXastuOsMho0s

 


Feb 17 2019

STRAORDINARIA SCOPERTA A NOGAROLE ROCCA – TROVATA LA PIÙ GRANDE NECROPOLI D’ITALIA

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 11:33

Un archeologo durante un lavoro di scavi in un sito

 

 

Valeria Zanetti .  14.febbraio.2019

 

La più importante necropoli dell’Italia settentrionale, probabilmente utilizzata senza interruzioni tra l’età Campaniforme, dal 2500 al 2200 avanti Cristo, e l’età del Bronzo, dal 2200 al 1600 avanti Cristo, è stata scoperta a Nogarole Rocca. Per quasi mille anni i defunti della comunità che viveva in questo territorio, ricco di corsi d’acqua e di risorse, furono seppelliti nello scampolo di campagna ora delimitato tra il casello autostradale e la vasta area in corso di urbanizzazione, denominata Porta della Città, poco distante dall’insediamento su cui sta sorgendo l’hub logistico di Zalando.

 

A Pradelle,la frazione interessata dal ritrovamento, da mesi gli abitanti guardano con curiosità le montagnole di terra scavata su un appezzamento, non ancora raggiunto da strade asfaltate, ai bordi del quale parcheggiano spesso due o tre auto. Tanto che già si vociferava di qualche ritrovamento archeologico: chi parlava di ossa, chi di utensileria. Ora però la notizia è ufficiale e contenuta in un comunicato congiunto della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo e del Comune di Nogarole, postato sulla pagina Facebook dell’ente locale.

 

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Feb 15 2019

ANIMA DULCIS VIVAS MECU(M)” – “CHE TU POSSA VIVERE CON ME, ANIMA DOLCE

Category: Storia e artegiorgio @ 20:50

 

 

“Anima dulcis vivas mecu(m)”

“Che tu possa vivere con me, anima dolce”

 

 

Anello romano, IV secolo d.C.

 


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